Il vicolo

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Una volta usciti dall'edificio, Maximillion fece sedere Shyla sulla panchina di un parco, per cercare di smuoverla dal suo stato di shock. Da quando si era alzata dalla poltrona, non aveva più proferito una sola parola. Il suo sguardo era perso nel vuoto, e le braccia erano come incollate al ventre.

- Shyla - la chiamò dolcemente Pegasus inginocchiandosi davanti a lei.

Ma lei non rispose. Ciò che Pegasus non sapeva, era che la mente della povera ex principessa d'Egitto stava rivivendo, come se stesse accadendo in quel momento, gli ultimi istanti della sua vita, quando decise di sacrificare se stessa e non solo, pur di salvare l'amato regno.

- Shyla, stai cominciando a farmi preoccupare - continuò Pegasus invano, poiché non ottenne nessuna risposta.

- SHYLA! - le scosse le spalle.

Quel gesto così improvviso fece destare la ex principessa, la quale cominciò a guardarsi intorno come smarrita.

- Dove siamo? - domandò timorosa

- Fuori dalla Forniture. Stai... bene? -

- Lui... non so come, ma mi ha fatto rivivere di nuovo quel momento - disse spaventata.

- Dimentica quello che ha detto, ok? -

Ma Shyla fece correre lo sguardo sulle chiome degli alberi mosse da un leggero vento.

- D'accordo, ne riparliamo dopo. Hai bisogno di stenderti. Chiamo un taxi, ce la fai a camminare? -

La ex principessa rispose con un timido cenno del capo, ancora in stato confusionale, mentre il corpo rispondeva come un'autonoma ai gesti di Pegasus.


Quando Shyla si risvegliò, constatò di essere a casa. Per qualche secondo si chiese cosa fosse successo, perché la mente aveva un blocco. Poi, i ricordi la travolsero in pieno come uno tsunami e si sentì morire dentro. Solo Kisara era a conoscenza di ciò che era successo in quei giorni, come era possibile che qualcuno gliel'avesse detto? Quale razza di potere aveva raggiunto il mago? Perché l'unica spiegazione possibile era che Demon avesse fatto un viaggio indietro di 5000 anni e l'avesse spiata.

- Tutto bene? - chiese Pegasus entrando con un vassoio.

- Colazione a letto? Guarda che poi prendo il vizio - fece la spavalda.

- Shyla, non fingere - le disse mentre appoggiava il vassoio - non ce n'è proprio bisogno con me - e si sedette sul letto.

- Non lo hai chiamato, vero? - chiese a capo chino.

- No. Non ho telefonato ad Atem, né nessun altro - la rincuorò - anche se dovresti vederlo -

- Neanche per sogno - si impuntò.

- Come... come posso vederlo eh? Lui... non sapeva nemmeno che lo fossi - cercò di parlare mentre lacrime di rabbia le pungevano gli occhi.

Pegasus le appoggiò una mano sulla spalla.

- Io penso che Atem non ti condannerebbe mai per questo -

- Io invece lo farei - mormorò stringendo la stoffa delle lenzuola.


Il giorno dopo Shyla uscì all'alba perché non riusciva a riprendere sonno. In più, sapeva che Pegasus avrebbe di certo chiamato Kisara. Ma non aveva la forza di vedere nemmeno lei. Aveva resistito fino a quel momento, ricacciando in un cassetto tutta la sofferenza che si portava dentro. Il fatto che Merlin gliel'avesse sbattuta in faccia, aveva fatto sì che quel cassetto si aprisse e il contenuto esplodesse.

La principessa d'EgittoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora