La resa dei conti (parte 2)

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- Dici che sta bene? Sono due giorni che è chiusa lì dentro e non esce - domandò preoccupato Seth, gettando un'occhiata intensa alla maniglia della porta in ferro.

- Non puoi entrare - lo rimproverò Kisara, prendendo posto sulla sedia accanto alla sua.

- Pensa che ho dovuto portare via di peso Atem con la magia. Voleva irrompere all'interno perché non aveva capito che una volta iniziato l'incantesimo sarebbe rimasta ferma immobile per tre giorni di fila -

- Non lo biasimo. So che non si è portata dentro né cibo né acqua...-

- Ed è così, ma io ho mentito ad Atem dicendogli il contrario, altrimenti sarebbe impazzito del tutto. Semplicemente era inutile portarselo. Da quello che mi ha raccontato, una volta iniziata la formula, è come se il suo spirito si distaccasse, libero di plasmare la pietra senza la costrizione di un corpo, usando così la piena potenza e assorbendo l'energia dei quattro elementi -

- Ce la farà... vero? È complesso...-

- La divinità ha assicurato che non corre pericoli, né lei, né... nessun altro -

- Quindi domani dovrebbe uscire -

- Uscirà - lo corresse l'albina.

- Cambiando discorso, quanti mostri hanno attaccato la città? - continuò la ragazza.

- Da ovest oggi è arrivata un'orda che ha continuato ad infliggere danni alla barriera. Credo che cadrà prima di questa notte. Atem ha già fatto schierare le truppe -

- Quindi anche noi dobbiamo aggregarci agli altri -

- Sì, non appena arrivano le due guardie a difesa di questa porta raggiungeremo le nostre postazioni -

- Spero che vada tutto bene... - ammise preoccupata.

- Vinceremo, promesso - e le strinse la mano.


L'indomani Atem si piazzò seduto davanti a quella maledetta porta in ferro. Aveva promesso a Kisara di aspettare pazientemente, ma la verità era che l'ansia lo stava divorando. La barriera aveva ceduto, i soldati stavano respingendo come potevano l'attacco, Kisara e Seth si erano schierati in prima linea. Mahad forniva supporto al loro gruppo, quindi era abbastanza tranquillo per la loro incolumità. Chi lo preoccupava davvero era la sua fidanzata. L'incontro con la divinità l'aveva turbata profondamente, sebbene non lo volesse dimostrare.

Quando Hikari uscì diverse ore dopo, Atem le andò incontro, ma fu costretto a fermarsi a causa di un'esplosione di luce sprigionata dal polso della principessa.

- Lui è a posto - comandò Hikari, e la luce svanì.

Il giovane faraone guardò meglio e notò un bracciale d'oro massiccio con incastonata al centro una pietra blu notte.

- Ha funzionato - mormorò Atem.

- Avevi qualche dubbio? - domando con sorriso furbo.

Fece per avanzare, ma un improvviso capogiro le fece perdere l'equilibrio. Il faraone l'afferrò prontamente.

- Non hai mangiato né bevuto niente, vero? Kisara ha cercato di convincermi del contrario, ma non sono cieco, né stupido. Quella ragazza ha l'abitudine di massaggiare il pollice destro con quello sinistro quando mente -

La principessa sorrise divertita. Kisara era un vero libro aperto e Atem un osservatore attento.

- L'incanto nutriva il mio corpo il necessario. Ho solo bisogno di un attimo - gli spiegò velocemente.

- Adesso io ti porto in cucina e poi a dormire. Anche se ti concedi qualche ora di sonno, il regno non morirà. Guarda che possiamo resistere ancora qualche giorno -

La principessa d'EgittoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora