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"Il passato è una pianta che non c'è più, ma che ha lasciato le sue radici

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"Il passato è una pianta che non c'è più, ma che ha lasciato le sue radici."
- Mario Tobino

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Non credevo veramente ai miei occhi.

Davanti a me, avevo la porta del mio appartamento, ma le mani mi tremavano troppo per riuscire a beccare la serratura.

Sospirai, cercando di mantenere la calma. Strinsi le mie nuove chiavi con entrambe le mani e poi con decisione riuscii finalmente a inserirle nella dannata serratura.

Aprii lentamente la porta, sentendo uno scricchiolio fastidioso attenuarsi sempre di più.

Dicono che le porte nuove fanno sempre quel rumore, ma che poi con il tempo sparisce... me lo auguro.

Dovetti strizzare gli occhi più volte per realizzare che, quella che avevo davanti a me, era la mia casa.

Senza chiudere la porta, lasciai incustoditi i bagagli, passeggiando lentamente sul parquet che avevo sempre desiderato.

Sfiorai il divano beige, sentendone la tessitura rugosa contro le mie dita, poi mi ci sedetti sopra, lasciandomi andare e assaporando l'aria fresca e nuova che riempiva la stanza.

Sorrisi, realizzando di avercela fatta, anche se ancora tutto doveva avere inizio.

Il silenzio confortante mi avvolse, interrotto solo dal ticchettio dell'orologio sul muro. A quel punto, mi alzai per andare a raccogliere i bagagli che avevo lasciato ai piedi dell'entrata.

Chiusi la porta, per poi farne aderire la mia schiena. Scivolai lentamente per terra, ammirando la luce che filtrava dalle finestre e colorava delicatamente le pareti appena dipinte.

Esplorai il resto della casa, compresa la cucina che prometteva colazioni tranquille e serate serene.

Poi mi avventurai nella mia stanza preferita, dove il letto appena fatto mi invitava a riposare dopo la mattinata passata in università.

Senza pensarci due volte, presi il cellulare e digitai velocemente il numero di mia mamma.

Ogni squillo sembrava prolungarsi all'infinito, mentre aspettavo ansiosamente che qualcuno rispondesse dall'altra parte.

L'attesa si faceva sentire, come un'agonia silenziosa che mi stringeva il petto sempre più forte.

Dopo una serie di squilli interminabili, la voce registrata della segreteria prese il sopravvento, interrompendo il tumulto dei miei pensieri.

Una lacrima solitaria scivolò lungo la mia guancia mentre cominciavo a lasciare il messaggio nella segreteria.

«Ciao mamma, questa casa è meravigliosa, è la casa dei miei sogni, dovresti vederla, piacerebbe anche a te... Non riesco ancora a credere di star riuscendo a vivere la vita che ho sempre desiderato... avrei voluto ci fossi anche tu, qui con me»

La voce tremò, soffocata da un singhiozzo che ruppe il silenzio della stanza. Mi ritrovai a parlare nel vuoto, cercando conforto nelle parole che sapevo non avrebbero mai avuto risposta.

Mia madre non c'era più, da un anno intero.

Un senso di solitudine mi avvolse, misto a una dolce nostalgia per il passato e a una tristezza che non accennava a svanire.

Mi sedetti sul bordo del letto, lasciando che le lacrime scivolassero silenziosamente lungo le guance.

Era difficile accettare che mia madre non fosse più qui per condividere questi momenti con me, per vedere i miei sogni prendere vita.

Eppure, nel dolore, c'era anche un senso di gratitudine per tutto ciò che mi era stato regalato e per la forza che mia madre mi aveva trasmesso nel corso degli anni.

Osservai dallo specchio l'ultima lacrima scorrermi lungo il viso, segnandolo con una traccia di dolore. Sospirai profondamente, cercando di sollevare gli angoli della bocca in un sorriso forzato.

La mamma avrebbe preferito fossi felice, così dovevo almeno fingere di esserlo.

La chiamavo spesso, lo usavo come un modo per parlare con lei, per sfogarmi, anche se nel profondo sapevo che le mie parole sarebbero rimaste sospese nel vuoto, senza una risposta.

Nonostante fosse sabato mattina, mi stesi a peso morto sul letto, cercando in qualche modo di sfuggire da quella realtà, che anche se mi stava facendo vivere grandi emozioni, a tratti ritornava triste proprio come quel giorno di un anno fa.

Così, mi abbandonai al peso del sonno che mi avvolse dolcemente, come un abbraccio rassicurante, portandomi via dal caos dei pensieri.

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Spazio autrice
Ecco un altro capitolo...

Qui vediamo un aspetto di Sofia che ci accompagnerà per il resto della storia: la mancanza della madre.

So che ancora non c'è traccia di Kenan, ma dal prossimo capitolo vi dico già che si smuoverà di gran lunga qualcosa...

Vi aspetto domani, lasciate una stellina se vi va, baci❤️💫

Like a dream || Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora