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"Non puoi aprire il cuore a qualcuno se prima non trovi il coraggio di toglierti l'armatura

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"Non puoi aprire il cuore a qualcuno se prima non trovi il coraggio di toglierti l'armatura."
-Paulo Coelho

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Sofia

Mi trovavo in una stanza buia. Potevo sentire il rumore dei miei passi riecheggiare sul pavimento, mentre avanzavo con cautela, incerta su dove mi trovassi.

L'aria era densa e fredda, quasi opprimente, e il mio cuore batteva all'impazzata nel petto.

Cercavo di orientarmi, di capire cosa stesse succedendo, ma ogni cosa sembrava sfocata, irreale.

Poi, all'improvviso, la vidi. Mia madre.

Era seduta su una sedia al centro della stanza, il suo volto illuminato da una luce fioca che sembrava venire dal nulla.

Indossava lo stesso abito che portava l'ultima volta che l'avevo vista in ospedale, un sorriso stanco dipinto sulle labbra, ma i suoi occhi erano tristi, quasi vuoti.

Provai a muovermi verso di lei, ma era come se i miei piedi fossero incatenati al pavimento.

«Mamma?» chiamai, ma la mia voce sembrava soffocata, lontana «mamma, sono io, Sofia, la tua bambina...»

Lei sollevò lentamente lo sguardo, fissandomi con un'espressione che non riuscii a decifrare.

«Perché non sei qui, Sofia?» sussurrò, la sua voce un'eco malinconica che mi attraversò come un pugnale «perché mi hai lasciata sola?»

Un senso di colpa travolgente mi prese, come una marea che mi sommerse, e cercai di avvicinarmi ancora di più, con la disperazione nel cuore «Non volevo... non ti ho lasciata sola, io...»

Ma lei scosse la testa, il suo volto sempre più distante.

«Non sei stata qui quando avevo bisogno di te... non sei stata abbastanza» la sua voce tremava.

Quelle parole mi colpirono come schiaffi in pieno volto. Sentii il mio respiro diventare affannoso, il mio petto stringersi in una morsa di dolore.

Cercai di gridare, di urlare, ma nessun suono uscì dalle mie labbra. Tutto si fece sempre più confuso, il suo volto si allontanava, la stanza intorno a me si sgretolava, fino a quando mi ritrovai a cadere nel vuoto...

Mi svegliai di colpo, ansimando, con il cuore che martellava nelle orecchie. Per un attimo tutto mi sembrò sfocato. Poi le ombre della stanza presero forma e riconobbi la mia camera.

Sentii una mano sfiorarmi la spalla delicatamente, ma quasi istintivamente mi ritrassi.

«Bambolina, tutto ok?»

Quella voce mi risuonò nelle orecchie, confondendomi ancora di più.

Lo guardai, mettendo a fuoco la sua figura poco distante da me. Aveva il viso assonnato e un'espressione quasi preoccupata.

Like a dream || Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora