Andrea guardava il messaggio di Bea sullo schermo del cellulare, il pollice fermo, incerto se rispondere subito o aspettare di vederla. "Ho bisogno di parlarti. Possiamo vederci domani?" Le parole le sembravano strane, quasi fredde, come se celassero un'inquietudine che non riusciva a definire.Il giorno dopo, la loro casa sembrava più silenziosa del solito. Andrea passeggiava nervosamente avanti e indietro nel salotto, l'orologio sul muro scandiva i minuti lenti, mentre l'aria nell'appartamento sembrava carica di una tensione sottile. Aveva sempre avuto fiducia in Bea, eppure quella richiesta improvvisa, quel "parliamo domani", lo metteva a disagio.
Quando Bea entrò, si mosse in modo più esitante del solito, e il sorriso che di solito illuminava il suo viso sembrava assente. Si tolse il cappotto con gesti lenti e pesanti, come se il peso dei suoi pensieri fosse insopportabile.
"Sei già qui..." Bea tentò un sorriso, ma era debole, sfuggente. Andrea la fissò, cercando di captare qualche segno, ma non riusciva a leggere chiaramente le emozioni nei suoi occhi.
"Bea, che succede?" chiese con una calma apparente, ma con il cuore che batteva forte. "Cosa c'è che non va?"
Bea fece una pausa, stringendo le mani come se cercasse qualcosa a cui aggrapparsi, come se volesse rallentare il tempo. "Andrea... non è facile da spiegare." La sua voce era bassa, distante. "Ma devo farlo."
"Parlami, Bea. Che cosa c'è che non mi hai detto?" insistette Andrea, cercando di mantenere il tono leggero, ma sentiva il nodo allo stomaco stringersi.
Bea si sedette sul divano, lontana da lui. "Mi hanno offerto un posto per lavorare ad un progetto... a Barcellona," iniziò, finalmente alzando lo sguardo, come per capire cosa stesse pensando.
"Barcellona?" ripeté Andrea, con una sorpresa genuina, ma senza capire ancora cosa implicasse.
"Sì, è un'opportunità incredibile. Lavorare alla Sagrada Família... qualcosa che ho sempre sognato. Ma..." Bea fece una pausa, lottando con le parole. "Si tratta di sei mesi, forse più. E tu... io... non so come faremo a gestire tutto questo."
Andrea si sedette accanto a lei, cercando di capire. "Sei mesi non sono facili, lo so. Ma stai parlando come se fosse una cosa che distruggerà tutto."
Bea abbassò lo sguardo, il peso della decisione le gravava sulle spalle. "È che non si tratta solo della distanza. Ho paura che ci allontaneremo, Andrea. Non voglio vincolarti, non voglio che tu debba portare il peso di questa scelta. E se ti rendessi conto che tutto questo non vale la pena? Se trovassi qualcun'altra qui, qualcuno che possa esserci per te ogni giorno?"
La stanza sembrava improvvisamente gelida, le parole di Bea le rimbombavano nella testa come un'eco. Aveva paura che Andrea accettasse la sua partenza solo per non farla sentire in colpa, ma che dentro di sé stesse già allontanandosi.
Andrea fece una pausa, chiuse gli occhi per un secondo, cercando di mantenere la calma. Non era sorpreso dalla sua preoccupazione, ma era ferito dal dubbio che Bea potesse pensare che lui non fosse completamente con lei. "Bea, davvero credi che possa succedere? Davvero pensi che smetterei di amarti solo perché sei lontana?"
Bea lo fissò, gli occhi lucidi. "Non lo so, Andre. Non voglio perdere quello che abbiamo, ma la distanza cambia tutto. Non sarà come una partita di calcio che finisce in una sera. Saranno mesi senza di te, senza di noi. E se tu accetti solo per farmi stare bene? Se lo fai solo per darmi quello che voglio, ma in realtà lo odi?"
Andrea si avvicinò a lei, e con un gesto lento le prese le mani tra le sue, guardandola negli occhi con tutta la sincerità che aveva dentro. "Bea, non sto dicendo queste cose per tranquillizzarti. Non ti dico quello che vuoi sentire. Te lo dico perché ci credo davvero. Non sono parole vuote. Sono qui con te, e ci sarò anche da lontano. Funzionerà, perché lo faremo funzionare."
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Andrea Cambiaso- AC27
Hayran KurguAndrea, un affermato calciatore sia della Juventus che della nazionale Italiana, e Beatrice, una talentuosa studentessa all'Accademia delle Belle Arti, si incontrano "casualmente" durante un concerto a Torino. Tra sguardi intensi, sorrisi rubati, le...