3° Aisha

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Entro a scuola.

Sono nervoso, lo avverto dalla copiosa sudorazione sotto le ascelle.

Tutti mi fissano come fossi un fenomeno da baraccone, bisbigliano e commentano sottovoce.

Neanche un saluto o un semplice gesto della mano.

<Ehilà, come va stamattina?>

Mi volto di scatto.

A pochi centimetri dal mio naso c'è un ragazzo dall'aria piuttosto divertita.

<Ciao, sono Luca, il tuo migliore amico>.

<Davvero?>

Ride divertito.

<No dai, sono solo il classico ripetente che si diverte a farti lo stesso scherzo ogni benedetta mattina>.

<E ti diverte?>

<Beh, ad occhio e croce direi di sì, anche perché non saprei come riempire la giornata>.

<Allora felice di esserti stato utile>.

Mi volto nuovamente e proseguo per la mia strada.

Entro in classe, sperando che anche il bidello all'entrata non si sia prego gioco di me.

Per la prima volta ricevo sguardi amichevoli, o almeno non palesemente diffidenti.

Mi seggo e attendo in silenzio.

Il prof entra qualche secondo dopo il suono della campanella, accompagnato da una ragazza e dallo sguardo incuriosito dei miei compagni di classe.

<Buongiorno, prima d'iniziare la lezione vorrei presentarvi quella che da oggi, fino alla fine dell'anno scolastico sarà una vostra nuova compagna di classe; si chiama Aisha Lume, proviene dalla città e sfortunatamente ha dovuto traslocare in provincia, entrare in questa scuola e probabilmente dire addio ad un luminoso futuro>.

<Bene Aisha, accomodati pure vicino a quel ragazzo laggiù; che guarda caso è una delle poche note liete del mio lavoro; peccato che non si ricordi minimamente chi io sia>.

Ovviamente stava parlando del sottoscritto e anche se in tono sarcastico aveva perfettamente ragione; non sapevo chi fosse, così come non riconoscevo nessun ragazzo presente in classe.

<Bene, iniziamo la lezione, per chi fosse anche solo minimamente intenzionato a seguirla>.

Il prof iniziò a parlare e forse per la prima volta non ascoltai nemmeno una parola durante tutta la successiva ora.

Lei era lì, al mio fianco, silenziosa e attenta.

Non mi aveva degnato di uno sguardo fin da quando aveva preso posto a sedere e sembrava intenzionata a non farlo per tutta la mattinata.

L'ultima ora arrivò velocemente ma la mia testa era altrove.

Cercavo di ricordare episodi del passato ma gli unici che la mia maledettissima mente materializzava risalivano all'infanzia.

Triste, patetico e forse un tantino disperato, ecco come mi sentivo.

<Potresti almeno fare finta di ascoltare>.

La guardai; erano le prime parole che mi rivolgeva in quattro ore.

<Parli con me?>

<Vedi qualcun'altro oltre a quella finestra?>

Ancora sarcasmo, qualcosa che iniziavo decisamente a detestare.

<Scusa, è che ho un po' la testa tra le nuvole>.

<Allora potevi restartene a casa>.

Non riesco a ribattere.

<Noto che non hai molti argomenti>.

Ancora silenzio.

<Beh, almeno non mi sarai di disturbo durante la lezione>.

Rimango a guardarla di sfuggita per il resto del tempo.

E' bellissima e decisamente stronza.





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