5° Vuoto

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Infilo la mano nella tasca interna del giubbotto;è lì che mi attendeva placido e silenzioso.

Osservo per alcuni istanti quel biglietto da visita che fino a qualche minuto fa avrei volentieri gettato al suolo.

Dottor Andrea Rigoni psicologo.

Si definisce un medico ma in fin dei conti è semplicemente uno strizzacervelli.

Tentenno.

Guardo il suolo.

Chiudo gli occhi e impreco.

Sono una scatola senza contenuto, buona solo per essere riempita e svuotata all'infinito.

L'edificio è di fronte a me, bianco, anonimo.

Una casa di cura.

L'inizio e la fine delle mie sofferenze.

Una delle poche cose che ricordo e che mia madre ripete ad intervalli regolari è che al primo anno di vita piangevo in continuazione, per ogni singolo avvenimento.

Poi più nulla, né lacrime, né tantomeno lamentele di qualsiasi genere.

Il figlio perfetto per la maggior parte dei genitori ma non per lei.

Vorrei piangere, ma come sempre non ne sento l'esigenza.

Non è acqua.

Non è ossigeno.

Quindi non serve a farmi vivere.

Ma forse potrebbe aiutarmi.

Ripenso alla scatola vuota.

Riguardo il biglietto da visita; non mi dice assolutamente nulla, solo un nome su un pezzo di carta rigida.

Potrei decidere di non decidere ma alla fine faccio un passo in avanti e poi un altro ancora, fino ad arrivare all'entrata della palazzina.

Perché?

Forse è solo per conoscere la verità.




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