43° Amore quanto ti odio

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Luca sfiorò delicatamente lo specchio, sperando che per una sola insignificante volta quell'immagine riflessa non gli rivolgesse la parola.
Ma non fu così.
<Perché hai paura di me?
Io sono te e tu sei la mia copia carbone, nulla più di questo>.
<Sei solo una deformità creata dalla mia mente>.
<Bugiardo.
Mi vedi, sono vivida essenza, ogni singola parola sgorga da queste labbra che vorresti serrare>.
<Cerchi di corrompermi, offuscare la mia mente, farmi fare cose che non vorrei...>
Il resto rimase sospeso per aria e lentamente volò via, come un palloncino sfuggito dalle fragili mani di un bambino.
<E se così fosse?>
<Dovrei fermarti>.
<E come pensi di fare?
Magari compiendo un atto estremo?
Oppure facendoti rinchiudere in qualche clinica specializzata in malattie
mentali?>
<Non sono pazzo>.
<Ma è quello che sembra>.
Luca socchiuse gli occhi, portò indice e medio alle tempie, massaggiandole poi con un movimento lento, costante, quasi ipnotico.
<Anche lui ormai ti ha abbandonato>.
<Non è vero>.
<E allora perché non ha risposto alle tue chiamate?>
<Sarà stato impegnato>.
<Ora ti dai alle congetture?>
Luca si azzittì, lasciando che fosse il silenzio a rispondere in sua vece.
<Lo vuoi? Prenditelo, elimina ogni ostacolo e fallo tuo>.
<Non posso>.
<Non vuoi; è diverso>.
<È stato chiaro su quali siano i suoi sentimenti nei miei confronti>.
<E tu lo rispetti talmente tanto da reprimerli e logorarti ogni maledetto giorno>.
Luca assentì con un impercettibile segno del capo.
Stava sorridendo; anzi ghignando.
Era quella stilla di follia racchiusa nella sua mente a parlare.
Stava per dire qualcosa, quando sentì lo smartphone trillare.
Lo estrasse dalla tasca.
Un messaggio.
Era lui.
Lo aprì e lesse.
<Sono nel bosco; aiutami.>
Luca trasalì.
Il respiro si fece affannoso.
Cosa doveva fare?
<Lascialo al suo destino> esclamò l'immagine allo specchio.
<Non posso farlo, dopotutto è pur sempre il mio migliore amico>.
<È la causa del tuo male, del perché io esisto>.
<Stai zitto!> urlò Luca ferocemente.
<Altrimenti?>
Crash!
Lo specchio si frantumò in mille pezzi.
Stesi al suolo frammenti di vetro e sangue.
Il ragazzo aprì il pugno, lasciando distendere la mano.
Osservò per alcuni istanti il corposo liquido purpureo scivolare al suolo.
Quindi si destò dal torpore, scivolò velocemente in bagno, prese un asciugamano dall'armadietto posto accanto alla vasca da bagno e lo strinse attorno alla mano.
Il candore del morbido tessuto si legó al rosso sanguigno creando un immagine bislacca.
Luca ghignò nuovamente, quello che stava osservando era il suo volto deforme.

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