23° Lo specchio degli anni

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Tutto attorno a me era avvolto da un silenzio innaturale, le serrande dei negozi abbassate conferivano al paese una sorta di ovattato stato dormiente.

L'estate era alle porte e le lunghe giornate scolastiche avevano lasciato spazio alle agognate vacanze. 

Il prossimo anno sarebbe stato l'ultimo, forse, poi sarei partito per la città.

Aisha era sicura che la vita universitaria mi avrebbe aiutato a ritrovare la memoria o almeno alcuni essenziali residui.

<Vedrai, la città è stupenda> affermava spesso e  volentieri, certa di quel che diceva.

Era rassicurante avere qualcuno che pensava a me, per la prima volta dopo tanto tempo.  

Aveva cambiato radicalmente il mio modo di guardare il mondo e tutto quello che lo circondava.

Mi aveva esortato a cercare un'opportunità nella tecnologia.

Alla fine avevo scaricato sullo smartphone un applicazione che fungeva da diario virtuale, dove potevo registrare ogni avvenimento giornaliero o semplicemente archiviare foto di persone che non volevo dimenticare.

La mia vita dentro una scatola e questa volta avrei potuto riempirla senza la paura di perdere ogni cosa.

Un vento tiepido si alzò improvvisamente, chiusi gli occhi e m' immaginai immerso in una corsa a perdifiato.

I miei genitori osservavano da lontano, vigili e sorridenti.

Non riuscivo a ricordarli così e questo probabilmente non sarebbe cambiato.....almeno fino a quando non avessi ritrovato quella parte di me che ancora mancava all'appello.

Discesi al fiume, una cosa che facevo soventemente negli ultimi giorni.

Mia madre, in una delle rare occasioni di confronto affermò che un tempo era una tradizione di famiglia passare il weekend fra nuotate, barbecue e lunghe partite a carte.

Perché mai avevo dimenticato anche questo particolare della mia vita?

Eppure era un ricordo lontano da quel giorno.

Già e alla fine quando aveva avuto inizio la mia penitenza?

Cos'era effettivamente successo per indurmi a resettare ogni singola cosa di ogni maledettissimo giorno?

Mi accorsi di essere arrivato.

I pensieri mi avevano privato del tempo, ed ora me ne stavo lì, in riva ad uno specchio d'acqua che placidamente scorreva verso il mare.

C'era della pace in quell'andare, costante, quasi metodico nel suo incedere, perennemente in conflitto con lo spazio infinito a cui sarebbe giunto.

Contemplando tale bellezza non mi accorsi di chi era sopraggiunto furtivamente alle mie spalle.

<Sembri piuttosto sereno>.

Trasalii.

Mi voltai e vidi un ragazzo che sembrava conoscermi.

<Tranquillo, mi conosci, ma non ti ricordi chi sono>.

<Mi dispiace>.

<Non devi>.

<Sai, da piccoli giocavamo spesso in riva al fiume, ci divertivamo con questi>.

Lo sconosciuto si chinò e raccolse un sasso.

Era talmente piatto e levigato da sembrare invisibile nel palmo della sua mano.

Prese slancio, con il braccio proteso a formare un arco; il ciottolo, sospeso fra il pollice e l'indice si ritrovò in un attimo a volare verso il fiume.

Lo vidi rimbalzare dolcemente sull'acqua, formando una decina d'increspature che si dissolsero in un lampo.

Poi scomparve fra i flutti.

Il mio cuore iniziò a palpitare, prima lentamente, poi sempre più veloce, ad un ritmo che non riuscivo a controllare.

Ero estasiato, incredulo e fortemente eccitato per quella che ai miei occhi sembrava un immane scoperta.

Eppure non lo era, almeno secondo lo sconosciuto.

<Mi chiamo Luca, se per caso te lo stessi chiedendo>.

<Piacere.....>

<Lo so come ti chiami, dopotutto lo smemorato della situazione sei tu, non certo il sottoscritto>.

<Eh già>.

Scoppiammo a ridere e questo rese il momento ancora più crudele; come ogni mattina avevo ripassato l'elenco delle mie conoscenze e lui purtroppo non c'era.

<Vuoi provare?> esclamò sornione.

<Non so se......>

<Un tempo non eri così male>.

<Intendi che ero meglio di te?>

<Non esageriamo, diciamo solo che eri un degno avversario>.

Senza indugiare oltre mi chinai al suolo, raccolsi quello che sembrava un ciottolo adatto allo scopo e preparai il lancio; non ricordo quanto c'impiegai ma fu la cosa.......meno spettacolare che avessi mai visto.

Il sasso si schianto sullo specchio d'acqua senza fare alcun rimbalzo, riuscendo al contempo a creare una piccola bomba composta da migliaia di gocce simili a rugiada.

<Bello> esclamò Luca, come se il risultato finale fosse solamente il frutto di qualcosa che aveva già calcolato nella sua mente.

<Forse e dico forse, se avessi inclinato leggermente il corpo in avanti e il movimento del braccio fosse stato congruo a quello del corpo, allora il ciottolo sarebbe rimbalzato almeno un paio di volte>.

<In poche parole ero simile ad un blocco di cemento che cerca di svincolarsi senza successo dalle leggi della fisica?>

<Io l'avrei detto in un altro modo ma il concetto è il medesimo>.

Ridemmo ancora e continuammo così per l'intera giornata, fra lanci sbagliati e aneddoti che ovviamente non ricordavo.

il buio fece capolino piuttosto velocemente e ci ritrovammo all'inevitabile momento dei saluti.

<Beh, è stato divertente, anche se inutile>.

<Perché?> gli dissi, anche se presumevo quale sarebbe stata la sua risposta.

<Domani avrai dimenticato ogni cosa e questo giorno nella tua testa non sarà mai esistito>.

Appoggiai entrambi le mani sulle sue spalle, sorrisi e dissi a gran voce: <non questa volta....credimi>.

Luca ricambiò il sorriso.

Un attimo dopo la sua sagoma scomparve lungo la via che l'avrebbe riportato a casa.

Fissai ancora per un lungo istante il fiume, sulle cui acque rispendeva il viso radioso della Luna.

Era tutto perfetto e dannatamente fragile. 

GIONATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora