4° Ci conosciamo?

101 12 8
                                    

"Vivo in un mare di pensieri, senza aver le braccia per poter nuotare".

Sono le parole di un biglietto che ho trovato stamattina sopra al comodino, a pochi centimetri dal mio letto.

Non ho la più pallida idea di cosa vogliano dire e ad essere sincero non m'importa nemmeno.

Passo circa mezz'ora in casa, prima di uscire per andare a scuola.

Penso di aver fatto le solite cose ma non posso saperlo con certezza.

Per certi versi mi sembra di essere il protagonista del film "Ricomincio da capo", in cui un uomo è costretto suo malgrado a rivivere sempre lo stesso giorno.

L'unica differenza è che lui ricorda esattamente gli accadimenti del giorno precedente.

Ma quando diavolo sono diventato così?

Ho ricordi del passato ben stampati in testa ed altri che mi sfuggono inesorabilmente.

I miei genitori ne sono l'esempio più lampante; non ricordo nulla di loro, neanche dei momenti in cui mi hanno tenuto fra le braccia.

Resetto tutti gli oscuri pensieri; almeno questo dovrebbe essere facile.

Arrivo a scuola, incontro un ragazzo che finge di essere il mio migliore amico, entro in classe e mi metto a sedere.

Inizia la lezione e quasi non mi accorgo della presenza di una ragazza al mio fianco.

E' decisamente carina con quei capelli neri, lunghi e fluentemente leggiadri fino a metà busto; gli occhi grandi, color nocciola, scrutano l'aula con curiosità mentre le dita affusolate disegnano piccoli cerchi concentrici sul banco.

Nonostante tutto è attenta alla lezione, lo si intuisce dal leggero movimento del capo ad ogni singola parola del prof.

E' attraente sotto tutti i punti di vista.

Ah, in più sembra molto triste.

Cerco di seguire tutte le lezioni, anche se in certi momenti la mente vaga altrove.

Vorrei tante cose ed infine solo una veramente.

Il tempo scorre velocemente e così l'ultima ora diventa quasi una formalità.

Mi alzo ed esco dall'aula in preda ad un'inconsueta fretta; ho un impegno improrogabile.

Accelero il passo fra i lunghi corridoi, ignorando chiunque, anche i professori che in qualche modo cercano di rivolgermi la parola.

Esco dal cancello principale, salgo sul marciapiedi e mi dirigo verso la stazione delle corriere.

Sembro un fuggiasco, in cerca di un improbabile rifugio, ma poi da cosa?

In una decina di minuti arrivo a destinazione.

Controllo la tabella degli orari.

Compro il biglietto.

Infine aspetto, in preda ad una dannata agitazione.

Tutto secondo un ordine prestabilito.

Sono convinto di aver già vissuto più e più volte questa scena ma ovviamente non lo ricordo.

<Sei strano, lo sai?>

Mi volto di scatto e quasi trasalisco.

< La mia faccia t'inquieta?>

<No, ma il fatto che tu sia scivolata alle mie spalle senza farti notare è vagamente inquietante>.

<Beh, ti sarai fatto un'idea della sottoscritta>.

<Non conoscendoti, non saprei>.

<Sembra veramente che tu non mi abbia mai visto prima d'oggi>.

<Te lo ripeto, io non ti conosco>.

La corriera arrivò giusto in quell'istante.

Salii, limitandomi ad osservare il suo sguardo stupito, mentre le porte lentamente si chiudevano.




GIONATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora