40° Oltre il dolore

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Tutto tace, tranne il male che lentamente, ma inesorabilmente lo avrebbe portato alla follia.
Omar era conscio di quello che aveva fatto e di cosa sarebbe stato costretto a fare da lì a breve.
La mano destra appoggiata a coppa sulla sinistra, che stringeva tremante la soluzione ad ogni suo problema.
La osservò attentamente, cercando di ricordare in quale frammento della sua esistenza ne fosse venuto in possesso.
Sorrise sommessamente.
Si ritrovò a vagare con il pensiero nel passato, in un poligono di tiro, stava ascoltando attentamente i suggerimenti intervallati costantemente da altrettanti ammonimenti di un istruttore.
Era alla prima lezione di un percorso che l'avrebbe condotto ad ottenere il porto d'armi.
Lo doveva a lei ed al figlio che entro breve avrebbe arricchito la loro vita familiare.
Omar si destò, lasciando che lo sguardo passasse celermente dalla pistola al nudo soffitto.
Era estate quando il piccolo venne alla luce, il sole aveva fatto capolino da un paio d'ore ed il frinire delle cicale lasciato spazio alla danza ipnotica delle lucciole.
L'intero ospedale era immerso in un silenzio ovattato, spezzato ad intervalli irregolari dalle fragili grida del neonato.
Lei lo stringeva delicatamente fra le braccia, mentre intonava una nenia dal sapore antico.
<È bellissimo> esclamò l'uomo, non sapendo cos'altro dire.
<Ti assomiglia, soprattutto lo sguardo>.
<Dici?>
<Sì, sembra osservare il mondo con curiosità ed allo stesso tempo estrema perplessità>.
<Da quando in qua mi consideri un tipo curioso?>
<Da sempre e poi dovresti vedere il tuo sguardo mentre osservi nostro figlio>.
Omar scoppiò in una fragorosa risata, strozzata solamente dal pensiero di poter disturbare il piccolo infante.
Sospirò, ossevando il figlio dormiente, cullato dalle dolci note di Morfeo.
E quindi ancora il presente, il dolore, i rimorsi e quella famiglia che ormai era solo uno sbiadito ricordo.
Avrebbe agito di conseguenza, in relazione ad ogni sua scellerata azione.
Sentì la porta aprirsi e fu in quel preciso istante che incrociò il suo sguardo.
Era confuso, poteva capirlo dagli occhi sbarrati e increduli.
Andrea Rigoni se ne stava lì, sull'uscio a bocca aperta.
<Buongiorno dottore, noto che la mia presenza l'ha in qualche modo stupita, oppure è stata lei a lasciarla di sasso?>
Omar scosse a mezz'aria la pistola, accertandosi che fosse ben visibile al suo muto interlocutore.
<Veramente...>
<Lo so, non avevamo nessuna seduta in programma ma vede, oggi sarò io a farle delle domande e la prego di rispondere sinceramente oppure...>
Andrea Rigoni mosse timidamente la testa in segno affermativo.
<Benissimo, adesso la prego di entrare nel suo studio, la seduta inizierà a breve>.
L'uomo avanzò con passò infermo, lasciando alle sue spalle la porta spalancata.
Fu improvvisamente colto da una cupa sensazione.
Pensò alla morte, a Dio, al diavolo e a quanto fossero futili quei pensieri.
In quel momento non poté far altro che maledire se stesso.

GIONATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora