22° Il cuore di pietra

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Omar Signori era un uomo all'antica; lo sapeva.

 Viveva ricordando le storie del passato, di quando correva nei boschi, solo con i suoi pensieri, libero da ogni orpello morale.

Abituato al lavoro sin da piccolo, non disdegnava la quieta compagnia del silenzio o al massimo il discreto vociare degli usignoli.

Non aveva avuto bisogno di coltivare sentimenti quali l'amore, amicizia o semplice affetto perché , come diceva il padre "erodono l'uomo fino al midollo, portandolo all'inevitabile pazzia".

Probabilmente era anche per questo motivo che la madre li aveva abbandonati in una fredda notte autunnale, stanca di mille sé e di troppi ma.

Omar non pianse nemmeno una volta, neanche quando il padre, in un imprevedibile slancio affettivo gli disse che sarebbe stato un comportamento più che naturale per un ragazzo della sua età.

Quindici anni, un peso nel cuore e nessun motivo per sorridere....almeno fino al suo arrivo.

Lei era quello che non meritava, eppure ne sentiva l'assoluta esigenza.

Era il motivo per il quale si alzava presto al mattino, per cui aveva conseguito la maturità, pur non essendo uno studente particolarmente dotato; ma soprattutto era l'unica persona al mondo che fosse riuscita a farlo sorridere.

Furono giorni spensierati e nemmeno la prematura scomparsa del padre riuscì a scalfire la sua nuova convinzione.

La felicità esiste, oltre ogni ragionevole dubbio.

Il matrimonio, una casa e l'arrivo della creatura che avrebbe cambiato i loro destini.

Era tutto dannatamente perfetto e fatalmente fragile.

Da un giorno all'altro il mondo che avevano alacremente costruito mutò, semplicemente perché il destino non dimentica e prima o poi ritorna a reclamare ciò che gli appartiene.

Quell'essere senza volto gli aveva portato via in un solo istante l'adorato figlio e la compagna di una vita.

Per questo motivo ora era seduto nello studio del dottor Luca Rigoni, pronto a confessare l'inconfessabile, come un misero penitente che cerca conforto nelle parole di un sacerdote.

<Gli e l'ha detto ?>

<No, non c'è bisogno che lo sappia; e poi non le importerebbe>.

<Ne è così sicuro ?>

<Direi di sì, non mi parla più da quel giorno>.

<Omar, pensa di avere delle colpe in quel che è successo a suo figlio ?>

<Potrebbe essere altrimenti ?>

<Potrebbe>.

<Senta dottore, non sono certamente il prototipo dell'uomo e padre ideale>.

<E questo cosa significa per lei ?>

<Che la sto pagando profumatamente per accumulare domande senza avere in cambio alcuna risposta>.

<Mi dica allora, perché non vuole sottoporsi ad un trattamento di ipnosi ?>

<Perché non ho assolutamente nulla da nascondere>.

<Tutti abbiamo dei segreti inconfessabili dai quali vorremmo liberarci>.

<Non io dottore; la saluto>.

Omar Signori lasciò lo studio, cupo in volto, come mai lo era stato prima.

Anche quella notte i fantasmi del passato sarebbero venuti a fargli visita.



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