42° L'ultimo racconto

6 0 0
                                    

<C'era una volta, o almeno così iniziava la favola che ogni sera, prima di andare a dormire tu mi raccontavi>.
Lo sguardo di Katia era assente, privo di quelle emozioni che ogni persona dovrebbe avere.
Agli occhi del figlio appariva come una fragile bambola di porcellana un po' sciupata dal tempo, ma che nonostante tutto manteneva intatta quell'antica bellezza figlia di un sapiente lavoro artigianale.
Aveva retto per troppo tempo il peso di un figlio malato, di un marito divenuto improvvisamente assente, fino a quando, in un mite giorno primaverile il suo cervello si era spento.
<Sai mamma, il dottore ha detto che nonostante gli antidepressivi il tuo corpo è in buona salute e quindi potresti svegliarti da un momento all'altro...se solo lo volessi.
Cercò sul volto della madre un segno, anche infinitesimale, un breve bagliore che potesse in qualche modo confortarlo, ma nulla accadde.
Sospirò, poi con la mente ritornò ai giorni dell'infanzia, alle calde coperte durante il freddo invernale e alla fiaba che lei gli raccontava prima di addormentarsi.
C'era una volta un re, la cui memoria con il passare degli anni si era fatta sempre più lacunosa.
Aveva dimenticato il nome dei figli, dei nipoti e addirittura di essere stato un grande monarca.
Più il tempo passava e maggiori erano le difficoltà che questa situazione comportava, fino a quando, in un giorno di pioggia i suoi eredi decisero di comune accordo che sarebbe stato il caso di deporlo dal suo ruolo.
Andarono quindi dal sovrano, comunicandogli la loro decisione.
<E quindi, se ho ben capito, vorreste prendere il mio posto> esclamò il re piuttosto divertito.
<È così padre> ribatté il figlio maggiore.
<E ditemi, a chi di voi spetterà tale onore?>
A questo punto ogni figlio affermò il proprio diritto a divenire il nuovo re, chi per un motivo e chi per un altro, fino a che dalle parole si passò alle spade.
Il re stette tutto il tempo seduto sul suo trono, dal quale poté assistere ad un incomparabile spettacolo composto dai più bassi istinti umani.
Alla fine, stanco e disgustato si levò in piedi, lasciando la stanza.
Sul trono, adagiato placidamente sulla seduta c'era una corona, simbolo di un potere che non sarebbe più tornato.
Poco più tardi dalla sala reale si udirono urla strazianti.
Il vecchio re capì; non avrebbe più dovuto ricordare il nome dei figli, ne tantomeno quello di un regno ormai scomparso.
<Ricordo che di tutta la fiaba una cosa mi aveva incuriosito, perché tutto accadeva in un giorno di pioggia?
Posso ancora scorgere il tuo sorriso, mentre innocentemente ti chiedevo una risposta.
<Beh, probabilmente perché la pioggia lava via ogni cosa>.
Sai, ci ho pensato spesso e alla fine sono arrivato ad una conclusione...la tua è l'unica risposta plausibile.
Spostò lo sguardo dalla madre allo smartphone.
Una chiamata persa.
Era Luca.
L'avrebbe richiamato;forse.
Si alzò dalla sedia, cercando di fare meno rumore possibile.
<La pricipessa dorme> pensò fra sé e sé.
Lasciò la stanza, nello stesso istante in cui un'infermiera si accingeva ad entrare.
<Buongiorno signora, oggi come va?
Facciamo progressi?> disse la giovane, sfoggiando un limpido sorriso d'apparenza.
Controllò celermente la flebo ed alcuni parametri vitali, poi uscì dalla stanza canticchiando.
In un attimo tutto fu avvolto da un silenzio assordante.
Fu in un quel preciso istante che si udì un bisbiglio.
<Ora il re ricorda> esclamò flebilmente Katia, mentre calde lacrime rigavano il suo volto.

GIONATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora