9° Forse un giorno

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Oggi sono uscito prima del solito; non so perché ma non mi andava di vederli.

Ho girovagato per un po' nel quartiere, ricevendo qualche timido saluto da gente che ovviamente non conosco.

A pensarci bene la mia vita è costellata da continue negazioni; forse perché inconsciamente rifiuto il passato?

Un'altra assurda domanda a cui non so dare risposta.

Arrivo a scuola in perfetto orario.

A piedi, da casa mia ci metto sì e no una ventina di minuti.

Ecco, questa è una delle cose che non ho dimenticato.

Strano, forse vedo la scuola come un punto fermo nella mia vita.

E allora quale importanza do ai miei genitori?

Finisco in breve di pormi domande, proprio mentre risuona la campanella della prima ora di lezione.

La ragazza a fianco a me ha un che di familiare.

E' molto carina.

Vorrei parlarle ma i suoi occhi me lo impediscono.

Già, sembra sciocco, eppure ho l'impressione che il suo sguardo mi stia intimando di non proferire parola e lasciarla libera di pensare alla lezione in santa pace.

Aspetto invano per le ore successive.

Non sono riuscito a dirle nemmeno una parola o a farmi notare in qualche modo e questo mi turba.

Mi turba?

Ma cosa sto pensando?

Forse il mio cervello ha deciso di giocarmi un altro scherzo, come se ce ne fosse bisogno.

Alla fine delle lezioni mi accingo ad uscire in tutta fretta.

E' strano come il mio corpo si muova velocemente verso la scuola al mattino e altrettanto celermente si allontani da lei al suono dell'ultima campanella.

Smetto di pensarci e osservo il paesaggio circostante, sempre tenendo un'andatura costante.

Poi, all'improvviso quel rumore di passi alle mie spalle.

Mi volto di scatto e la vedo, così come noto chiaramente la sua mano destra che impatta violentemente contro il mio viso.

Barcollo leggermente all'indietro, lasciando che il mio sguardo incontri il suo.

E' arrabbiata, anzi direi furiosa e ad occhio e croce direi che io centro qualcosa.

<Adesso ti ricordi di me?>

Vorrei risponderle in modo affermativo ma la mia testa si muove autonomamente, disegnando per aria un perfetto segno di diniego.

Lei mi osserva e forse vorrebbe colpirmi ancora ma non lo fa.

Adesso i suoi occhi hanno uno sguardo totalmente differente, sembrano dire <perché non ti ricordi di me?>

Mi sento sempre peggio, pensando che a causa mia molte persone soffrono o lo faranno in futuro.

Vorrei poter sparire dalla faccia della terra ma alla fine a cosa servirebbe?

Li farei soffrire ancora, ecco cosa succederebbe.

Lei si volta e fa per andarsene.

E' proprio in quel momento che riesco a parlarle.

<Ci conosciamo vero? O almeno tu sai chi sono ma evidentemente io non mi ricordo di te>.

Lei non si volta neppure di sfuggita ma almeno mi degna di una risposta.

<Non è così grave, ci siamo appena conosciuti; il fatto è che tu sei il primo e l'unico che fino ad oggi mi abbia rivolto la parola>.

Assurdo, ma com'è possibile che nessuno abbia mai scambiato nemmeno una parola con una simile creatura?

<E come sono stato?>

<Cosa?>

Ora si è leggermente voltata, forse incuriosita dalla mia domanda.

<Volevo dire com'è stato parlare con me>.

<Direi niente di che ma in fin dei conti....>

Sorrido, pensando che anche una piccola bugia può nascondere mille verità.

<Sai, non so se te l'ho mai detto ma domani non mi ricorderò di te e di tutta la gente che mi si parerà di fronte, questo perché il mio cervello si rifiuta di memorizzare gli eventi della giornata>.

<Sei uno smemorato>.

Adesso sto ridendo, anzi, stiamo ridendo.

E' bello, appagante e piuttosto strano.

Penso di aver riso raramente da quando sono al mondo e probabilmente mai così di gusto.

Quando tutto finisce non ci resta che lo sguardo, pensieroso e un po' triste di chi è consapevole e impotente di fronte al destino.

<Forse un giorno.....>

Lei accenna ad un sorriso e spegne le mie parole con il tocco di due dita.

Poi se ne va senza proferir parola, lasciandomi con una maledetta stretta al cuore.



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