47° Sola nel bosco

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Il profumo dell'aria mentre silenziosamente s'inoltrava docile fra i rami dei placidi alberi, l'allegro vociare della natura e poi quella quiete nell'anima che solo il bosco le sapeva dare.
Aisha conosceva i suoi demoni, li aveva evitati, nascosti, persino cancellati dalla memoria.
Ma questi erano prontamente tornati a farle visita, durante le notti insonni, di giorno, nelle ore di lezione, al centro di volontariato e inevitabilmente anche in compagnia della persona che più le stava a cuore.
Era lì in cerca di risposte, quelle che Joseph le aveva promesso attraverso un semplice messaggio.
<Se vuoi sapere di Thomas cerca la casa nel bosco>.
Dieci parole, nulla più, ma sufficienti per farle raggelare il sangue nelle vene.
Cosa ne sapeva quell'uomo gentile di suo fratello?
E poi a quale scopo tenere nascosta la verità per tutto quel tempo ?
Domande e ancora domande, piccoli tarli che ad uno ad uno stavano logorando la sua fragile mente, ora più che mai sull'orlo di un precipizio apparentemente senza fondo.
Avanzò fra la fitta vegetazione, armata solamente dei ricordi, del giorno in cui quell'uomo, che un tempo considerava un caro amico, le aveva parlato della sua casa d'infanzia, un vecchio rudere in disfacimento, il cui corpo vuoto sembrava rimanere in piedi per pura e semplice ostinazione.
Erano entrati nella macchia, fra la fitta vegetazione e seguendo un filo invisibile avevano trovato il motivo del tanto cercare.
Il cuore di Aisha iniziò a palpitare più velocemente, ricordava perfettamente la sensazione di disagio provata di fronte a quello spettacolo desolante, fatto di mura annerite e sguardi invisibili che non riusciva a comprendere.
E forse in quel preciso istante avrebbe potuto e dovuto capire che qualcosa non andava.
Joseph non era la persona che credeva; l'uomo buono era forse più simile ad un moderno Barbablù.
Quel sorriso e i modi gentili avevano offuscato il suo giudizio, ed ora era lì, in mezzo alla boscaglia, in cerca di risposte che per troppo tempo aveva atteso.
La ragazza avanzò, certa che quella fosse la giusta direzione.
Probabilmente era lo stesso pensiero fatto da Joseph e questo la rendeva ancor più inquieta.
Camminò per un tempo che sembrò infinito, inghiottita da un paesaggio monocorde, in una sorta di loop claustrofobico.
Poi, quasi insperatamente la vide, placida e spettrale come se la ricordava.
Lasciò la macchia, ritrovandosi in uno spazio invaso dall'erbacce, cosa che rendeva assolutamente complicato qualsiasi movimento.
"Aisha non perderti d'animo" pensò ad alta voce.
Proseguì, sentendo nitidamente lo sfregare della vegetazione che dai pantaloni passava alla pelle, in una sorta di assurdo fenomeno osmotico.
Arrivò alla porta d'entrata; ansimante vi appoggiò i palmi delle mani cercando di dare aria ai polmoni.
Per alcuni istanti osservò in trance le gocce di sudore che cadevano copiosamente al suolo, ne percepì il suono al contatto con la terra, vide nitidamente il percorso che irrimediabilmente le avrebbe portate al fatale schianto.
Poi pensó a lui, Thomas, a quella verità che fra pochi istanti sarebbe stata svelata.
Accumulò le poche forze residue e aprì la porta.
L'accolse il buio.
Quindi una luce lontana la investì.
Percepì distintamente la voce del fratello perduto; proveniva da uno schermo.
S'inoltrò nella stanza cercando il suo volto.
Si accorse, mentre avanzava nel buio che quelle parole lontane, prima confuse, ora avevano il chiaro aspetto di una richiesta.
Stava cercando aiuto.
Aisha cadde in ginocchio, lo sguardo spento al suolo, le labbra contorte in un sorriso tremebondo.
"È solo colpa mia" accennò sommessamente.
Capì che ogni risposta sarebbe stata inutile.
Si alzò barcollante, pronta a lasciare quel luogo saturo di male e sofferenza.
Quindi lo vide, in mezzo alla stanza, legato ad una sedia, illuminato dalla fioca luce di una lampadina.
Gli corse incontro, sperando non fosse lui.
Si fermò al limitare del raggio luminoso; osservò attentamente quel viso che nonostante tutto sembrava così rilassato.
Si avvicinò quel tanto da sentirne il respiro, lento, ritmato.
"Perché sei qui" esclamò, mentre calde lacrime incominciavano a rigarle il viso.
Lui aprì gli occhi, forse richiamato alla veglia da quella voce familiare.
Aisha sorrise e lo baciò, lasciando che per un breve, interminabile momento ogni male svanisse nel nulla.
Poi arrivò il dolore, una fitta lancinante che la percosse in tutto il corpo.
Cadde al suolo, esanime.
"Nooo, maledetto bastardo" gridò il ragazzo in preda all'ira.
Joseph non se ne curò e cautamente sollevò dal suolo Aisha, sorreggendola come fosse la cosa più preziosa al mondo.
"Ti prego, lasciala andare" esclamò inplorante il ragazzo.
"Non posso, lui la sta aspettando" ribatté Joseph, prima di scomparire fra le ombre.


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