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Aprii lentamente gli occhi e non riuscii a non sorridere: sentivo il suo braccio sotto il mio collo, il suo respiro sulla mia nuca e le nostre gambe intrecciate. La sera prima, dopo quello che era successo, non aveva detto niente e si era messo subito a dormire. Lo avevo ringraziato per questo, avremmo potuto dire qualcosa di sconveniente.. Mi resi conto che lo stesso problema si sarebbe posto anche quella mattina, quindi, con delicatezza, sganciai le nostre gambe senza svegliarlo, raccattai i miei vestiti in giro e andai subito in bagno a cambiarmi. Ero nella mia camera, quindi non mi rimaneva altro da fare se non scendere nella hall e fare colazione nonostante fosse ancora presto. Lo guardai addormentato e mi chiusi la porta alle spalle. La sera prima avevo bevuto, era innegabile, ma ciò che era accaduto non aveva niente a che fare con l'alcol e lo sapevo.

Portai con me il pc e completai un po' di lavoro arretrato, mi preparai un caffè lungo e mangiai una crostata al limone.

Proprio quando ebbi finito, mi sentii chiamare: Niall, Louis e Liam erano scesi per fare colazione.

"Splendore", Louis mi fece un occhiolino: ormai era diventato il nostro saluto mattutino.

"Giorno Ragazzi! Dormito bene?"

"Si, tu?", Niall mi guardava storto: effettivamente, con la fretta, avevo lasciato i capelli un po' per aria e non mi ero truccata, tra l'altro ero reduce da un post-sbronza.

"Sono così brutta?"

"No, solo che non siamo abituati a vederti così sconvolta: ci sei andata giù pesante ieri, eh!", era ovvio che si riferissero all'alcol ma l'ansia per quell'enorme segreto face in modo che dalla mia bocca uscisse una risata falsa, al limite dell'isteria. Fortunatamente, i ragazzi non si accorsero di niente. Liam mi stava raccontando delle pazzie che avevano combinato la sera precedente, quando..

"ED ECCO A VOI IL CAMPIONE DELLA SERATA, SIGNORI!", Louis guardava un punto indistinto dietro di me mentre urlava queste parole. Capii subito che dietro di me c'era Harry, non riuscii a voltarmi e il mio cuore fece una capriola.

"Non urlare, idiota! Il mal di testa mi uccide", non aveva guardato nessuno, si era semplicemente seduto al tavolo poggiando comodamente la schiena sulla spalliera della sedia. Indossava gli occhiali da sole, ma già dal tono di voce era palese che fosse di cattivo umore.

"Quindi, Mr. Faccio Fuoco Tutta la Notte? Chi è stata la fortunata ad entrare nelle tue puritane mutande?", il succo che stavo bevendo mi andò di traverso.

"Cosa ti fa credere, caro Louis, che sia stato con una donna?", si era alzato gli occhiali sulla testa e mi resi conto che il suo sguardi si era lievemente addolcito: forse non era arrabbiato come credevo.

"Ieri non sei tornato in camera", Louis sfoderò il suo sguardo più provocatorio, che ovviamente con Harry non funzionava minimamente.

"Ieri, deficiente, mi hai chiuso fuori dalla camera!", lanciò un velocissimo sguardo verso di me: dovevo reggergli il gioco.

"Quindi ha dormito da me", lo dissi con tranquillità: era stata una mossa astuta, non avremmo dovuto fingere o inventare mille bugie.

"Fammi capire: TU", e Louis indicò Harry con un dito, "hai dormito in camera con LEI", e puntò il dito contro di me, "E hai sul serio dormito?!", la sua espressione era tra il traumatizzato e lo shoccato.

Tutti scoppiamo a ridere ma, quando alzai lo sguardo, i miei occhi si incrociarono con quelli di Harry e capii che qualcosa non andava: nonostante ridesse con i ragazzi, quello sguardo era duro e freddo.

Cercai di non pensarci troppo. Risalimmo ognuno alle proprie stanze e preparai le valigie: nel primo pomeriggio avevamo il volo per Berlino.

HARRY'S POV

Entrai in camera abbastanza tranquillo: l'idea di dire una mezza verità avrebbe evitato bugie ambigue che ci avrebbero fatto scoprire.

Stavo per entrare in bagno quando mi sentii trattenere il braccio, mi voltai e rimasi stupito nel vedere Liam.

"Amico, dobbiamo parlare", sembrava particolarmente serio.

"Dimmi", ero curioso ma anche un po' sospettoso.

"Ieri sera la porta non era chiusa, sono stato io stesso a lasciarla aperta per te, ed ero lucidissimo quindi sono certo di non sbagliare", rimasi in silenzio a guardarlo, non sapevo che dire per non mettermi in qualche situazione scomoda.

"Non so se è vero che sei rimasto con lei, e non mi interessa neanche, l'importante è che però tu non stia combinando qualche scemenza. Lo dico per te amico."

"Ero con lei, davvero", sembrò calmarsi: Liam aveva sempre il terrore che uno di noi potesse infilarsi in brutte situazioni come droghe o altro.

"Bene! é anche quello un casino, ma te lo puoi gestire da solo", scoppiamo a ridere e tornai a tranquillizzarmi: se c'era qualcuno che non avrebbe detto niente su questa storia, era Liam.

EMILY'S POV

Ero nella hall e aspettavo che arrivassero i ragazzi, li vidi scendere solo dopo pochi minuti e ci avviammo verso l'auto. Era innegabile che Harry fosse bravo a non fare trapelare niente, ma era altrettanto bravo ad ignorarmi. Non mi aveva rivolto la parola mezza volta e le poche volte che lo beccavo a guardarmi erano sempre sguardi gelidi. Sapevo che andare a letto insieme avrebbe complicato le cose ma, quelle labbra, quegli occhi, quell'essere unicamente lui.. non ero riuscita a resistere.

Era stata una notte magica, non per l'atto in sé, ma per le accortezze e le premure che aveva avuto nei miei confronti: come se non fosse solo un istinto carnale. Solo al pensiero delle sue labbra sul mio corpo e del suo corpo sopra di me, le mie gambe avevano cominciato a vacillare, lo stomaco a fare le capriole e le mie guance erano diventate rossissime. Restava il fatto che però continuasse ad avere quello strano atteggiamento.

Eravamo appena arrivati in aeroporto quando sentii affermarmi il braccio: era lui, furioso.

"Che ti prende?", cercai di usare un tono distaccato, come se non stessi pensando a lui nudo.

Aveva le labbra strette in una fessura e sembrava lottare con se stesso, una guerra interna lo martoriava. Rimasi in silenzio, in attesa di qualche sua parola. Alla fine, alzò lo sguardo e, ancora furioso, mi fece l'unica domanda che non mi aspettavo potesse rivolgermi.

"Perché non eri nel letto stamattina?", mi aveva spaziata: cosa avrei dovuto fare? Ci stavamo imbarcando in un discorso che non ero ancora pronta ad affrontare.

"Non mi sembrava il caso", usai di nuovo quel tono freddo e distaccato.

"Ma davvero?", stava ghignando, ma in realtà era solo arrabbiato.

"Si, ero ubriaca e non mi sono posta nessun freno. Abbiamo fatto una cazzata, e tu lo sai! Evitiamo di farne un dramma, è stato un episodio da non ripetere..", cercai di apparire tranquilla ma la verità era che non credevo a mezza parola di quello che avevo detto.

Annuì e mi voltò le spalle sbuffando un sorriso arrabbiato, lo sentii dire "Sei assurda"

Una rabbia immensa mi stava crescendo dentro: sapevo che aveva ragione lui, ma dovevo salvaguardare loro e la mia carriera. Era una storia impossibile e lui sapeva perfettamente che era così. Ripetevo a me stessa che avevo fatto la cosa giusta ma non riuscivo proprio a credermi.

Salimmo sull'aereo e partimmo per Berlino.

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