3 - believe

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"Open up my eyes
tell me I'm alive
this is never gonna go away
if I'm gonna have to guess what's
in your mind."

Mancava mezz'ora.
Mi ero addormentato per un po', e quando mi svegliai, mi ritrovai con la testa appoggiata alla spalla di Lavinia, probabilmente da troppo tempo.
La alzai imbarazzato, ma in risposta lei non disse niente, alzò solo le spalle.
Mi scusai per altri cinque minuti, finché lei disse
"Oh, Gennaro, basta. Va tutto bene, non mi hai mica stuprata. Non importa, tranquillo". Le sorrisi velocemente, e portai lo sguardo fuori dal finestrino.
Osservavo le nuvole passare accanto a noi, osservavo il cielo chiaro sopra di noi, il mare uniforme sotto di noi.

Non staccai lo sguardo dal finestrino fino a quando sentii qualcosa toccarmi il braccio.
Mi voltai, e vidi Lavinia porgermi una cuffietta.
La guardai stranito per qualche secondo, in cui lei teneva gli occhi fissi nei miei.

Era incredibile la sicurezza di quella ragazza.

"Mi sembri agitato, e so che con la musica ti calmi. Prendi questa cuffietta o me ne torno al mio posto?" chiese, quasi annoiata, o scocciata.
La afferrai subito, e sentii che stava ascoltando una canzone che conoscevo bene.

Come As You Are.
Sorrisi, al sentire la voce graffiante di Kurt live.

"Ti piacciono?" chiese lei, forse vedendo la mia reazione.

"Non so cosa sarei se non conoscessi i Nirvana".
"Perché. L'ho. Detto.„
Tenni lo sguardo fisso davanti a me, sul sedile di fronte, anche se sentivo gli occhi curiosi di Lavinia bruciarmi sul viso.

"Mh, strano. Avrei detto la stessa cosa, identica" disse lei, con tono leggero, prima di chiudere gli occhi, e abbandonare la testa al sedile.

"Cosa?„

"La voce, la chitarra e i testi di quella band mi hanno sempre aiutato a calmarmi, quando non ce la facevo. Sempre" aggiunsi poi, come trasportato dalle sensazioni che quelle canzoni mi avevano sempre trasmesso.

"Ancora di più nelle versioni live" acconsentì lei. Era come se mi leggesse nella mente. Lavinia se ne stava con gli occhi chiusi, la testa all'indietro e le gambe rannicchiate sul sedile. Era così tranquilla, così sicura, così triste.
E io volevo scoprire il perché, a costo di seguirla in capo al mondo. L'avrei fatto, perché sapevo che ne sarebbe valsa la pena.

"Oh, Dio" la sentii sussurrare, quando venne un'altra canzone.
"Li conosci, loro?" chiese, con un sorriso che cercava di nascondere sul viso.

"È così bella quando sorride.„
"Scherzo, è bella sempre, cavolo.„

"No, loro no"

"Mumford and Sons" disse dopo un po', mentre una loro canzone stava andando.
Sentii una stretta al cuore quando capii quello che il cantante nella parte migliore della canzone stava cantando.

Say something, say something, something like you love me
that you wanna move away
from the noise of this place
I don't even know if I believe everything you're trying to say to me.

Guardai di sottecchi Lavinia, che stava immobile sul sedile, con un'espressione fin troppo triste  che le impossessava il viso, le labbra, la mente.
Istintivamente le strinsi la mano, aspettandomi un'occhiataccia, oppure una sberla.

Ma quello che fece mi sorprese.

La sua mano si rilassò nella mia, e poco dopo intrecciò le nostre dita, stringendo di più la mia mano.
Mi voltai verso il finestrino, e lasciai che quel sorriso che mi stava tormentando il viso modificasse la mia solita espressione.

Guardai fuori, con un sorriso che non se ne andava sulle labbra e la mano intrecciata a quella di Lavinia, con quella canzone di cui non conoscevo il titolo nelle orecchie e il velo di serenità che portava, sia a me che a Lavinia.

"Di cosa hai paura, Gennaro?" chiese la ragazza, ad un certo punto, con la mano ancora intrecciata alla mia.
Mi voltai verso di lei, e vidi i suoi occhi guardarmi innocenti.

"È solo Genn" dissi solamente, non essendo capace di formulare un discorso sensato.

"Bene, allora. Di cosa hai paura, è-solo-Genn?" domandò ancora, avvicinandosi di poco a me.

Living.  //butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora