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Mi svegliai con la sensazione di qualcosa di morbido sulla mia guancia. Caldo, delicato, accogliente. Subito dopo, la sua mano passò veloce lungo il mio petto, nudo dalla sera prima. Girai il viso verso Liv, che mi guardava sorridente.

"Sono i capelli, vero?" conclusi, notando il suo sguardo divertito. Scosse la testa, prima di lasciarmi un altro bacio sulla guancia, lungo, lento, ammaliante.
"E allora che c'è?"

"Sei bello" disse semplicemente, guardandomi dritto negli occhi. La guardai serio, prima di scoppiare a ridere. Mi tirò una leggera sberla sul petto, fingendosi offesa.
"Ti incazzi se non ti faccio complimenti, e poi ridi se te li faccio. Sei impossibile, Raia" sbottò, girandosi dall'altra parte. Tirò il lenzuolo irritata, su fino alla testa.
Soffocai una risata, prima di spostarmi su un fianco, con il petto appoggiato alla sua schiena. Le spostai i capelli, per poi iniziare a baciarle il collo, la spalla, fino alla clavicola, dove aveva uno dei suoi tatuaggi.

Sorrisi contro la sua pelle, per la semplicità di quelle due parole che mi disse prima. Liv prese una mia mano fra le sue, e se la portò accanto al viso.

"Grazie, bimba" sussurrai, prima di spostarle il viso con un dito. Mi ritrovai davanti agli occhi un sorriso smagliante, così la baciai, come feci la sera prima.

"Genn!" sentimmo urlare dal corridoio Amelia. Mi allontanai lentamente, con gli occhi chiusi, rassegnato. Liv mi accarezzò un braccio, rivolgendomi un altro sorriso.
"Genn muoviti, dovete andare" gridò ancora Am, spalancando la porta della mia camera.
"Alex è già qua, e se non andate subito ci distrugge la casa dall'agitazione-" aggiunse, con la mano ferma intorno alla maniglia, "-e Liv, penso ci sia anche tuo padre. Sta parlando con mamma e-". Spostai lo sguardo su Liv, che fissava Am sorpresa.

"Cosa?" sussurrò, incredula. Guardai di nuovo Am, confusa. "C'è-c'è mio papà qua?". Am annuì animatamente, prima di chiudere la porta, e correre da Im, ridacchiando.

"Liv, dagli una-"

"Non ci posso credere" mormorò, con le lacrime agli occhi.

"Ehi, ehi. Calma, non è niente. Ti vorrà solo salutare". Le accarezzai una guancia con le dita, per tentare di calmarla. Prese un grande respiro, lasciando uscire l'aria dal naso, prima di aprire gli occhi, e alzarsi. Raggiunsi l'armadio velocemente, per prendermi un paio di pantaloni e una camicia. Mi vestii in fretta, e porsi alcuni vestiti di Liv che tenevo in armadio, per quando dormiva da me. Lei si legò i capelli in una coda alta, e, dopo essersi infilata gli abiti e gli occhiali, uscimmo dalla mia camera. Subito, il suono della risata di mia madre mi invase le orecchie, mentre un buon odore di caffè mi distese i nervi.

"Alex, basta. Stai facendo tremare il divano, mi sembra di stare in idromassagio" esclamò Imma, esasperata. Scesi le scale, con la mano di Liv stretta alla mia. Alex era perso nel suo mondo di agitazione, mentre Im e Am cercavano invano di risvegliarlo dal suo stato di ansia. Andammo in cucina, e vidi Jan parlare con mamma, sorridente.

"Ah, eccovi, finalmente. Stavamo aspettando solo voi. Genn, prenditi una tazzina e usciamo, Jan vuole parlare con Liv da solo". Mi girai verso Liv, che aumentava sempre di più la presa sulla mia mano, che diventava anche più sudaticcia.

"Calmati, amore" le sussurrai all'orecchio, sicuro che nessun altro ci sentisse. Di colpo, la sua stretta si fece più rilassata, delicata. Le sorrisi, prima di prendermi il caffè e uscire, accanto a mia mamma.


Venti minuti dopo, eravamo a casa di Liv. Io, Alex e Alice la aspettavamo in macchina, mentre lei prendeva le sue cose. Uscì di casa sei minuti dopo, con una valigia accanto, una borsa sulla spalla e un giubbotto di pelle nero in mano. Suo padre comparì subito dopo dalla porta, fermando per l'ultima volta Liv. Lei si girò, e lasciando tutto, si avvicinò a Jan, e lo abbracciò. Sul viso del padre c'era un sorriso rilassato che mi fece sorridere, mentre un senso di leggerezza mi rese il cuore più leggero. Poco dopo, Liv entrò in macchina, sedendosi accanto a me sui sedili posteriori.

"E quello?"

"Mio padre si è scusato-" disse in fretta, con una voce strana. Sembrava che stesse per, "-Per tutto". Si girò verso di me, e vidi che stava piangendo. Scoppiò a ridere, mentre lasciava che le lacrime scendessero lungo le guance veloci. Appoggiò la testa sulle mie gambe, singhiozzando felice.

"Liv, perchè piangi?" chiese Alex, confuso dalla sua reazione.

"Perchè finalmente posso chiamare mio padre papà". Sapevo che aveva voglia di gridare, così feci alzare il volume della radio, che stava passando Starman.
Cominciammo tutti a cantare, io e Liv a squarciagola, mentre ancora lacrime scendevano giù sulla sua maglietta.

Finalmente, era arrivato xFactor.

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nota: scrivere sta diventando più difficile scrivere, che scatole.
vi dico che mancano dieci capitoli, una storia troppo lunga mi sembra noiosa.
BEH CIAO, andate a leggere [bios/genn], please?
cercatela sul mio profilo, fate prima.
Grazie mille,

Ro.

Living.  //butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora