29 - Should Envy Us

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"should envy us
should envy me."

Mi aveva detto che era una ritardataria, che di solito arrivava più tardi rispetto all'ora prestabilita.
Ma quella sera arrivò a casa mia quaranta minuti dopo.
Alex e Alice erano già arrivato da tanto, quando suonò il campanello.

"Un miraggio?" domandò retorico Alex, nel momento in cui Liv entrò in casa.

"Simpaticissimo, Alex" sbuffò lei, grondante di acqua.

"Liv, sai che esistono gli ombrelli?" chiese Alice, facendomi ridere.
"Come quella volta in Inghilterra.„
Liv le lanciò un'occhiataccia, prima di rispondere.

"Sono partita tardi perché mi ero persa a guardare i video di Carpool del Late Late Show. E in più dovevo farmi la doccia. Ma quando uscii di casa, mi resi conto che non serviva farsi la doccia. Ho dovuto camminare da casa mia fino a qua a piedi, senza ombrello. Mi portavo dietro un barattolo di shampoo e facevo prima "

"Ti sarei passato a prendere" le sussurrai, mentre la aiutavo a togliersi il giubbotto. "Vuoi una felpa asciutta?"

"Grazie" mimò con le labbra, sorridente, prima di togliersi la sua. Salii in fretta le scale, e presi la prima felpa nera che trovai piegata malamente sulla sedia.
Tornai in salotto, dove Liv si era seduta accanto al divano, per terra. Teneva il telefono in una mano, gli occhiali leggermente calati sul naso e una coda alta che la rendeva così timidamente bella. Non capii cosa disse Alice, ma Liv scoppiò a ridere, rendendola ancora più bella.

Quando la indossò, si coprì la bocca con il tessuto scuro della felpa, e inspirò profondamente.
Mi venne da sorridere, per quel gesto semplice.
Sentii Alex sussurrare accanto a me un "Vorrei vomitare" che mi fece scoppiare a ridere, attirando l'attenzione delle due ragazze.

"Beh, guardiamo il film?" chiese in seguito Alex, strofinando le mani sui jeans. Guardò me, poi Liv, poi Alice.

"Non vedo l'ora" disse Alice, mentre Alex si alzò e andò accanto alla televisione, per inserire il DVD nel lettore.

Noi Siamo Infinito.

Presi la mano di Liv, costringendola ad alzarsi e sedersi accanto a me. Lei capì il mio intento, così si alzò e si rannicchiò alla mia destra, portando le gambe attaccate al petto. Le sorrisi, e lei storse il naso, assumendo quell'espressione che mi piaceva così tanto.

"Se dovete baciarvi baciatevi, ma guai a voi se sento un rumore" ci informò Alice, facendo ridere Liv.

"Ma ragazzi, spiegatemi, perché siete tutti e due così simpatici e Genn no?". Alice si girò verso di noi con la bocca spalancata, gli occhi sgranati e un sorriso sempre più evidente. Poi scoppiò a ridere, trascinando anche Alex.

"C'è sempre una pecora nera, nel gruppo" le rispose Alex, facendole l'occhiolino. Io sbuffai, spostando di poco il ciuffo che mi ricadde sopra l'occhio.

"Come sei suscettibbile, Genny, stiamo scherzando" continuò Alex, usando quello stupido soprannome che mi diede Liv.

"Zitto e fai partire il film, traditore". Alex ridacchiò, Alice sospirò, e Liv si strinse a me. E anche se avevano appena finito di insultarmi, io mi sentivo così bene, in quel momento.

Mi sentivo Infinito.
E quando il film finì, con la canzone di David Bowie come colonna sonora, ci alzammo tutti e quattro, e saltando in giro per il salotto, cantammo a squarciagola Heroes.
Alla fine io baciai Liv, che non la smise di sorridere un secondo.

"Perché sorridi così?" le chiesi subito dopo ridendo, con la sua bocca a solo qualche centimetro dalla mia.

"Perché questa è la felicità che aspettavo da un anno". Strinse la presa sulla mia maglia, mentre un piccolo sorriso timido aveva preso il posto di quello smagliante di prima. Le premetti le mani sulle guance, e la baciai ancora, e ancora, e ancora.

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Alice ci aveva sentivo milioni di volte cantare, sapeva ogni canzone a memoria, anche le parti rap, eppure, quando Liv propose che suonassimo, Alice gioì come non l'avevo mai vista. Supportò l'idea di Liv, costringendoci a suonare.

"Alè, facciamo Should Envy Us?".
Lui annuì, mentre suonò a vuoto ogni corda, accordando quella del Sol.

"Pronto, Genny?"

"Muoviti, coglione" sussurrai in risposta, facendo ridere sia lui che Liv. Alex battè quattro tempi sulla cassa della chitarra, e cominciai a cantare. Sentivo ogni tanto la voce di Alex sovrastare la mia, nelle parti armonizzate assieme, e sempre quel sottofondo costante che provocava Alice.
Guardavo fissò il tappeto sotto il divano, mentre lasciavo che le nostre parole scritte tempo fa uscissero automatiche.

Durante il ritornello, però, raccolsi tutto il coraggio possibile, e guardai Liv negli occhi. Lei già mi stava fissando, con quello sguardo indagatore che non mi faceva mai capire a cosa stesse pensando. Ma quando incrociai il suo sguardo, la sua espressione cambiò rapidamente, diventando felice.

Lo pensavo veramente. Il Mondo, l'Universo, le persone di Somma, avrebbero dovuto invidiarci. O invidiare me. Era da tanto che aspettavo un momento del genere: mi ritrovai a pensare all'amore che mi circondava in quel momento, con Liv, Ali e Alex.

Finalmente ero felice, e sapevo che sarebbe durata, perché per la prima volta non riuscivo a smettere di sorridere, dopo tanto tempo.

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"Ripetilo se hai il coraggio" disse Liv, con quello sguardo di sfida che non portava a niente di buono.

"I Pink Floyd non sanno fare musica. Sono una palla, dài" ripetè Alice, senza problemi. Liv guardò me, poi Alessio. Lui immobilizzò Alice con un movimento fulmineo, mentre io e Lov cominciammo a farle il solletico. Alice cominciò a ridere e contorcersi per tentare di evitare la tortura, ma noi continuammo fino a quando non ce la faceva più.

"Mai insultare i Pink Floyd" aggiunsi dopo un po', prima di sedermi di nuovo sul divano. Lasciai cadere la testa sullo schienale, non avendo tante forze in corpo.

"Genn, tutto bene?" sentii Liv sussurrarmi all orecchio.

"Sto solo-" sbadigliai, nel frattempo "-morendo di sonno". Chiusi gli occhi, non riuscendo a tenerli aperti, e sorrisi, quando sentii la sua mano stringersi alla mia.
Poco dopo, mi addormentai.

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Mi svegliai nel mezzo nella notte, e in salotto era rimasta solo Liv. Dormiva distesa sui cuscini, con la testa sulle mie gambe. Era rannicchiata in posizione fetale, e ogni tanto tremava di freddo, così mi sporsi verso il tavolino davanti al divano, e presi la coperta.
Mi spostai i capelli davanti agli occhi, notandoli più lunghi del solito.

Dopo aver coperto Liv mettendola al caldo, mi passai le mani fra i capelli, e una sensazione di panico mi fece urlare.

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nota:
non c'ho un cazzo da dire come al solito, sto male. potrebbero esserci errori, ma non ho voglia di rileggerlo, quindi vabbeh.

commentate vi prego,e passate a leggere COINCIDENCE, sul mio profilo
per favore (:

Ro.

Living.  //butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora