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Quando entrai nell'appartamento, sentii Lavinia parlare al telefono. Chiacchierava allegramente, con quel tono squillante che sentivo ultimamente, quando stava bene, e non normale come al solito.
Aveva una tazza di tè in mano, e guardava fuori dalla finestra.

"Ciao Genn" mi sorrise, interrompendo quello che stava dicendo.
Mi chinai a lasciarle un bacio sulla fronte, mentre parlava al telefono.
"Sì, Mar...Sì, Raia...Ti giuro che è qua". Sorrisi, al sentire il tono incredulo della ragazza con cui stava parlando.
Liv sporse il telefono verso di me, mimando un "Salutala" con le labbra, prima che si portasse la tazza di tè alla bocca.

"Emh, ciao...Tamara?". Liv annuì, per aver azzeccato il nome della ragazza.
"Ma è Tamara Dalla Riva?" sussurrai a Liv, che annuì di nuovo.
"Ma tu sei veramente Raia? Non ci credo che stai là con Nan".
Nan, ecco perché.
"E invece, Tamara, sono proprio io. E Gennaro, Genn se vuoi, ma Raia no"
"Okay, scusami Gennarino". Sbuffai, mentre roteai gli occhi al cielo.

Liv si portò di nuovo il telefono all'orecchio, chiedendo di  Don, il ragazzo che nominava spesso.
La sua espressione si fece seria all'istante, e la mano che reggeva la tazza cominciò a tremare.
Guardava dritto davanti a sè, con quello sguardo vuoto di prima.
Non prometteva bene.

D'un tratto, lasciò cadere il telefono dalla mano, che sbattè contro la tazza di tè, che cadde a terra di conseguenza.
Vidi i suoi occhi farsi sempre di lucidi, prima che sussurrasse un "ancora no" che mi fece tremare il cuore.

"Liv, cosa succed-". Scansò con un movimento brusco la mano che appoggiai sul suo braccio, e si alzò di scatto, correndo verso la porta.
Andò fuori, senza giubbotto, o sciarpa, o cappello, e senza telefono.
La chiamata stava ancora andando.

"Tamara, ci sei?"
"Sì" sussurrò lei, debole.
"Cos'è successo? Perché Liv ha reagito così?"
"Sai chi è Don?"
"No, Liv continua a ripeterlo, ma non so chi sia"
"Giovanni Iovino?". A quel nome, rizzai la schiena.
Lo conoscevo. Giò.
"AH, Giò. Okay, ho capito. Che è successo?"
"È stato...Giò è stato -" prese un grosso sospiro, in cui percepii la tristezza della ragazza che parlava "-Giò è stato preso sotto da una macchina mentre stava in bicicletta. Ora è in ospedale, in una specie di coma. Ti prego, Genn, stai attento a Nan. Ti prego". Non avevo mai sentito un tono così disperato, così supplichevole. La sentii singhiozzare, e la mia mente corse subito da Liv. Non riuscii a immaginare come si sentisse. Un suo amico in coma, investito da una macchina, come successe a Jack.
"Tamara, Liv è scappata. E non ho idea di dove sia"
"Tornerà, prima o poi tornerà. Ma stalle vicino, ti scongiuro. Quel ragazzo è la sua ultima speranza, dopo..."
"Dopo Jack, lo so"
"Genn, lei si fida di te. Proteggila, Don è importante per lei"
"Ma, lei e Don..."
"È il suo migliore amico. L'unico, a parte me e Davide. Io non...cazzo, se solo fossi lì, da lei..."
"Ci sono io qua, non ti preoccupare". Mi salutò velocemente, forse perché non riusciva più a parlare, forse perché doveva fare altro.
Lasciai il telefono di Liv accanto alla finestra, e cominciai a fare qualsiasi cosa mi venisse in mente, per evitare di pensare.
Pulii il pavimento, dove Liv fece cadere la tazza di tè. Mentre raccoglievo i pezzi della tazza di ceramica in frantumi, mi tagliai il palmo della mano, ma andai avanti, forse vedere un po' di sangue mi distraeva.

__
Erano passate due ore, e Liv non era tornata.
Erano le 5 del pomeriggio, e già si faceva scuro.

__
Erano le 9 di sera, ormai era ufficialmente tardi, e sentii la preoccupazione invadere ogni cellula del mio corpo, mentre la aspettavo in piedi, sveglio, pronto.
Cominciai a suonare la chitarra, cantare le prime cose che mi venivano in mente, magari scrivere anche una nuova canzone, ma l'unica cosa  che avevo in mente era Liv, il possibile crollo psicologico che poteva aver avuto.

__
Erano le 11 di sera, e avevo appena finito la mia sesta sigaretta. La chitarra non funzionò. Finii per rompere una corda, e data la sua precedente tensione, allo spezzarsi mi frustò la mano, la stessa che prima mi ero tagliato.
La mia mente continuava a creare possibili situazioni riguardanti Liv, e riuscivo a pensare solo al peggio.
Poteva essere...morta, semplicemente.
Scacciai il pensiero, quando sentii un velo di agitazione e tristezza avvicinarsi al mio già presente stato di ansia.

__
Era mezzanotte e mezza, e avevo finito il pacchetto di sigarette che avevo comprato nuovo il giorno prima, quando sentii la porta aprirsi. L'avevo lasciata aperta, così che Liv avesse potuto entrare da sola.
Quello che mi si presentò davanti, fu il corpo tremante e congelato di Lavinia. I capelli arruffati, le guance arrossate, il corpo scosso da brividi di freddo. I suoi occhi, invece, scrutavano tutte le cose vuoti. La sua espressione era assente, ancora peggio di quando la vidi per la prima volta.
Ora non c'era niente, se non disperazione.

"Stalle vicino".
L'avrei fatto.

"Liv" sussurrai, avvicinandomi di un passo a lei. Rimase immobile, ferma con lo sguardo vuoto fisso su di me. Vedevo lacrima dopo lacrime scendere dai suoi occhi, ogni goccia che rigava quelle guance era una pugnalata al cuore con uno stuzzicadenti.
Quando le sfiorai la mano, si allontanò di un passo.
"Dove sei stata, Liv?".
Ora tutta l'ansia doveva uscire.
"Liv, mi rispondi? Dove cazzo sei stata per tutto il giorno, eh? Sai quanto sono stato in ansia, per il fatto che qualcosa avrebbe potuto farti del male? Liv, Madonna, svegliati" gridai, sicuro di avere il viso arrossato, mentre la scuotevo per le braccia.
Lei spostò lentamente il suo sguardo su di me.

"Tu non puoi capire" disse, pronunciando ogni parola con calma.

"Tutto qui? Tutto quello che dici è che io non posso capire? Dio Santo, Liv, quando ti decidi a fidarti di me? Ho passato il giorno più brutto della mia vita, ad aspettare e sperare che non ti facessi male. Ti rendi conto? Solo perché Giò è in ospedale, non signifi-"

"Tu non puoi capire" ripetè, con lo stesso tono lento di prima.
La guardai per qualche secondo, mentre tenevo le mani strette intorno alle sue braccia, e il suo sguardo fu il colpo di grazia al mio cuore.

"Già, Liv. Io non capisco. Non capisco tante cose. Non capisco perché adesso stai così, perché sembri una mummia, non capisco perché io mi dia così tante pene per te. Non capisco nemmeno perché ora sto qua a parlarti, tanto tu non capisci un cazzo". Mi allontanai, sbuffando.

"Tu non puoi capire perché io lo amavo".
Ennesima pugnalata al cuore.
Prima lacrima di una lunga serie.

___
nota: NON FATEVI STRANE IDEE
IL PROSSIMO CAPITOLO SPIEGA TUTTO
ho creato questo avvenimento prima di andare a una festa, l'ho scritta su un foglio a casa in camera per non dimenticarla, mi sento Dio.
eh vbb, me ne vado.
vi prego, COMMENTATE, ditemi cosa ne pensate.
cosa pensate succederà, cosa dovrei cambiare, magari anche qualche episodio che trovate carino e vorreste leggere qua nella storia. commenti, messaggi, accetto anche piccioni viaggiatori.
dai su, è tardi non so cosa stia scrivendo

Ro

ps: ah, e comunque. siamo a 656 visualizzazioni. metà saranno mie, per tutte le volte che rileggo i capitoli alla ricerca di possibili errori. ma 656.
chi lo avrebbe immaginato. non mi sembra nemmeno questo gran che, la storia, ma vbb
chao

Living.  //butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora