36 - Let It Go

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"everything that's broken, leave it to
the breeze, why don't you be you?
and I'll be me? And I'll be me".

"Dovresti fare qualcosa" disse Alex dopo un po', mentre uscivamo da Somma.
Era arrivato il giorno. Due ore di macchina dividevano me, Alex e Liv da una possibile carriera nella musica, da xFactor.
Guardai Alex attraverso lo specchietto, sperando che quel piccolo vetro riflettente gli trasmettesse tutto l'odio possibile.

"Dài, Alex. Sei serio?" sputai, con troppa acidità. "Lo so che dovrei fare qualcosa, e io vorrei fare quel qualcosa, ma se Liv non mi parla, non mi bada e mi evita come posso, io? Non è facile, parlare con un muro, quindi a cosa servirebbe?". Alex mi guardò con un sopracciglio alzato, quasi scocciato dalla semplicità della soluzione.

"Dovresti farle capire che-"

"Che cosa, eh? Che non dormo da quattro giorni? Che vomito quello che mangio? Che io senza di lei sono solo uno straccio? Alex, penso si noti, anche adesso. Ma se lei non vuole ascoltarmi, come fa adesso, forse significa che non c'è più niente, che non c'è mai stato niente. Non credi?". Sussurrò qualcosa che non riuscii a capire, prima che alzassi gli occhi al cielo, più irritato che mai.
Vidi che cercava di reprimere un ghigno, così sbuffai, e mi infilai le cuffiette. Guardai di sottecchi Liv, che tentava di dormire rannicchiata contro la portiera, e deglutii, prima di girare la testa dall'altra parte, e appoggiarla al finestrino.

Chiusi gli occhi, con la speranza che magari ora riuscissi a dormire, ma dopo quelle che mi sembrarono ore, non riuscii ad addormentarmi. Così, restai lì con gli occhi chiusi, le cuffiette nelle orecchie e impressa nel cervello l'immagine dello sguardo ferito di Liv.

Ero stressato, ansioso e preoccupato, e quando la sentii cantare così male, senza capirne il motivo, scoppiai. Le urlai contro, istericamente, le cose peggiori che potessero venirmi in mente. Le buttai addosso Jack, le spiattellai in faccia l'imminente figuraccia che avrebbe fatto se avesse cantato così male anche sul palco, le sibilai nelle orecchie il fatto che ero stanco che vivesse così tanto nel passato, del peso che questo aveva sul suo presente. Avevo fatto esattamente quello che odiava, come i suoi genitori.
Non l'avevo mai pensato, erano cose a cui non pensavo mai, che vennero fuori nel momento sbagliato. Liv mi guardò negli occhi per pochi secondi, in cui vidi i suoi farsi lucidi, e corse via, trattenendosi dal piangere davanti a me, a noi.
Per una settimana non mi ha più parlato, non ha risposto, non è mai venuta da me. Parlava con Alex, con Im e Am, persino con mia mamma, ma a me non rivolse la parola nemmeno per un secondo.

Tentai di reprimere un conato di vomito, ma quando sentii in bocca il sapore acido di quel poco che avevo mangiato a colazione, costrinsi Alex a fermarsi. Mi precipitai verso il bordo dell'autostrada, prima di sputare quella poltiglia di cibo semi-digerito e acido che mi insarpì la bocca.
Ripartimmo subito dopo, e nessuno disse niente. L'atmosfera non era mai stata così pesante, tra noi tre, così ricominciai ad ascoltare musica.

"so, c'mon, let it go, just let it be
why don't you be you, and I'll be me"

Cercai di sistemare meglio la cintura di sicurezza intorno al mio corpo, ma ancora irritava la pelle del collo, così lasciai perdere, prima che perdessi la pazienza e la strappassi a morsi. Appoggiai ancora la testa al finestrino, quando sentii qualcosa appoggiarsi alla mia gamba, con una leggerezza insaspettata.

Liv.

Abbassai lo sguardo, e vidi la sua testa appoggiata alla mia anca, e un braccio intorno alla gamba. Mi tolsi una cuffietta, quando notai che lei si era tolta le sue.

"In realtà, ho sentito tutto" disse dopo un po', alludendo alla mia conversazione di mezz'ora fa con Alex. Guardai Alex, che ci guardava con sguardo complice.

"Voi due mi farete impazzire" sussurrai, dopo aver capito che avevano programmato tutto. Liv ridacchiò, mentre Alex accese la radio, finalmente rendendo l'atmosfera più leggera.
"Mi dispiace, Liv, io non-"

"Lo so, Genn. Sapevo che non lo intendevi sul serio, ma comunque quello che hai detto non era così facile da digerire"

"Niente per me è facile da digerire da qualche giorno" sussurrai, mentre accarezzavo i capelli di Liv, ormai castani e corti. Alex scoppiò a ridere, trascinandosi dietro anche Liv. Lei girò la testa, fino a potermi guardare negli occhi, e sentii di nuovo quel calore tipico di sempre.

Ero davvero pronto, ora.

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nota: va sempre peggio lol
vi lascio,
chao belli, magari al prossimo capitolo vi dico come mi chiamo in realtà.
Ro.

Living.  //butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora