23 - Oblivion

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[ #Genniv ]

"Liv, dovresti passarmi l'asciugamano che hai usato tu, giù non capiscono che ne voglio un alt-" mi bloccai, quando, dopo essere entrato in stanza, vidi Liv dormire, rannicchiata contro la finestra, con addosso la mia felpa.
La mattina arrivammo ad Amsterdam, prima tappa del giro giornaliero, e dopo una giornata passata a camminare per la città, pedalare e correre per non perdere il traghetto, era più che logica la sua stanchezza.

Mi faceva quasi pena, vederla seduta scomposta sul piccolo ripiano davanti alla finestra, ma decisi che prima mi sarei vestito.

"Meglio evitare, va'.„
Il minuto dopo, sfoderai tutta la forza rimasta che riuscii a racimolare da braccia e gambe, per prenderla in braccio, cercando di non svegliarla.
Tutto inutile, ovviamente.

"Genn, che stai-"

"Ti eri addormentata accanto alla finestra, così ho pensato che se ti avessi presa in braccio e ti avessi appoggiata sul letto non ti saresti svegliata. Perché ti sei svegliata?". Il suo tono di voce era lo stesso che aveva ogni mattina, ancora più dolce della sua solita voce, e quando sorrise, stringendosi nella  mia felpa, sentii una scarica di calore invadere il corpo.
"Adesso andiamo a dormire, okay piccolina?" sussurrai, imitando il tono che usava mio papà con le mie sorelle.

Feci stendere Liv sul letto,  e quando stavo per alzarmi, sentii la mano di Lavinia stringermi il colletto della maglietta, tenendomi giù sul letto.
"Posso attaccare la musica, o potresti morire in questi venti secondi?". Aprì un occhio, mentre mi guardava con un mezzo sorriso sulle labbra.

"Ho freddo"

"C'hai la coperta là, accanto al comodino". Roteò gli occhi al cielo, confondendomi.

"No, Genn, non hai capito. Ho freddo" ripetè, enfatizzando di più l'ultima parola.

"La coperta sta accanto al comodino" la imitai, non capendo dove voleva andare a parare.
Sbuffò sonoramente, lasciando che due ciuffi cadessero davanti ai suoi occhi, prima di "Gennà, capa e' cazzo, abbracciàm".
Ci misi comunque qualche secondo, a capire quello che voleva veramente.

"AH-" quasi gridai, facendola ridere "-allora mi ci vogliono solo quindici secondi"

"Muoviti" sussurrò, mentre mi diressi velocemente verso la piccola cassa portatile che avevamo deciso di portare con noi.
Feci partire la prima canzone che mi venne in mente.
Oblivion.

La sentii sospirare, prima di "5, 4, 3,-". Spiccai un salto, e atterrai sul materasso, facendola spostare bruscamente addosso a me. Emise un leggero gridolino, che mi fece sorridere divertito.

"2, 1, 0" finii, contando più velocemente.

"Sei irrecuperabile" mi intimò, mentre si sistemava meglio accanto a me. Infilai un braccio sotto il cuscino, per arrivare oltre la sua testa, e la tirai più vicina a me, con la punta del suo naso a contatto con il mio collo. Si rilassò il secondo dopo, allontanandosi di poco, forse perché stava scomoda.

_
Stava dormendo da due ore, le canzoni andavano avanti, e io proprio non riuscivo a dormire. Si era spostata, ora aveva la testa appoggiata sul petto, accanto al mio cuore. Aveva tenuto la mia felpa, che le stava decisamente larga, tanto da lasciarmi intravedere il suo reggiseno rosso.

"Gennaro, cal-ma-ti.„
Ripensai a Oblivion, una delle mie canzoni preferite dei Bastille.

"When you fall asleep with your head upon my shoulder.
When you're in my arms but you've gone somewhere deeper".
Mi chiedevo spesso cosa passasse per la mente di Liv, la maggior parte del tempo. Cosa le ricordasse Jack, cosa Don, o cosa Mat. Cosa la fecesse pensare a me, e cosa pensasse di me. Mi chiedevo cosa scriveva con insistenza e velocità su quel suo quaderno rosso, off limits.
Dovevano esserci cose estremamente personali, se nessuno poteva toccarlo.
La sua mente, probabilmente.

Mi chiedevo spesso a cosa pensasse, quando se ne andava lontano, isolandosi dal Mondo. Quando ascoltava musica, quando fissava un punto, quando smetteva di parlare di colpo, persa in qualche suo ragionamento. Mi aveva sempre affascinato studiare come la mente di una persona lavorasse: come questa apriva collegamenti con cose apparentemente senza senso, come una sola parola detta con il tono sbagliato poteva rovinare tutto un mondo di una persona. Mi era sempre piaciuta la soggettività delle cose, a partire dai vari significati che diverse persone possono affibiare a una sola canzone.

Spesso, in autobus, vedevo Lavinia, quando ancora non ci conoscevamo. Mi piaceva guardarla, notare quei piccoli dettagli che mi facevano capire che la canzone che stava ascoltano era cambiata, oppure come una particolare frase di un pezzo le potesse piacere particolarmente. Mi era sempre sembrata interessante, fin da quando un giorno, ero seduto sui posti da quattro. Lei si sedette sul posto davanti al mio, appoggiando lo zaino accanto a lei, e tirò fuori sempre lo stesso iPod nero. Facevo finta di guardare fuori, ma in realtà fissavo il flebile riflesso di lei sul vetro, e mi attirava come fosse trasportata dalla musica. Come lasciasse cadere la testa all'indietro, come chiudesse gli occhi, e come le sue labbra si piegassero in un leggero sorriso quando c'era qualcosa che le piaceva particolarmente.

"Genn?". Sbattei gli occhi velocemente, ritornando nella stanza dell'ostello di Amsterdam, che tra solo tre ore avremmo dovuto lasciare. Spostai lo sguardo su Liv, che si era riavvicinata al mio viso, appoggiando il suo accanto al mio sul cuscino.
"Tutto bene?" chiese dopo, stringendo un braccio intorno alla mia pancia. Annuii, quando appoggiai la testa alla sua, sussurrandole di rimettersi a dormire.
Era tardi. Tardissimo.
"Dovresti dormire anche tu, non voglio avere a che fare con uno zombie  a L'Aia"

"Sembra facile" risposi, sbuffando. Non facevo nemmeno caso alle canzoni che passavano veloci. Sentii i suoi occhi sul mio viso per due secondi, prima che si spostasse ancora, adesso con il viso lontano dal mio. Mi fece appoggiare la testa nell'incavo della sua spalla, con il naso premuto contro il suo collo. Inspirai profondamente, riuscendo a calmare il casino con il suo profumo.

"Meglio?" domandò retorica, prima che le lasciassi un bacio sulla clavicola in risposta.
"And I'll whisper quietly-" sussurrò dopo un po', contro i miei capelli, seguendo la canzone che stavamo ascoltando,"- I'll give you nothing but truth. If you're not inside me, I'll put my future in you. You are my one, and only. You can wrap your fingers 'round my thumb, and hold me tight".

Small Bump.
Sentii la schiena scossa da mille brividi, e una strana pace regnava nel mio corpo, dal cuore alla testa.
E forse, quello che avevo fatto con Alex era davvero la cosa giusta.

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nota: e comunque, sto morendo dissanguata.
Ciao belli, COMMENTATE IL CAPITOLO DAI,
scappo che ho fisica da studiare,
E penso che questo sia uno dei miei preferiti, fino a ora.
DETTO QUESTO,

ciao, cagatemi

masa.

Living.  //butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora