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[ Lavinia ]

Mi gettai una manciata di acqua gelata sul viso, per togliermi definitivamente quel velo di stanchezza dopo una nottata del genere, piena di incubi. Strofinai forte gli occhi, nel vano tentativo di togliere quel coloraccio blu sotto gli occhi, ma ogni giorno quelle occhiaie si facevano più scure, e il trucco ormai non bastava a coprirle.
Spensi l'acqua del rubinetto, prima di passarmi lo stesso asciugamano di ieri sera sul viso. Mi legai i capelli in una coda, e tentai di nascondere i segni violacei sotto gli occhi, mentre sentivo Genn parlare al telefono.
Non capivo cosa diceva, forse parlava piano per non farsi sentire.
Mi infilai la stessa maglia rossa di ieri, i jeans chiari e gli occhiali, e mi avviai verso la porta del bagno, quando, appena prima di aprirla, riuscii a distinguere le parole di Genn.

"No, ovvio che non gliel'ho detto, in fondo la conosco da poco...non so perché, ma mi sembrava la cosa giusta da fare...sai come reagisce la gente, quando succedono queste cose...ovvio che sei più importante te, che stronzata...non ti sostituirò a lei, ma farla felice è la cosa migliore, ha bisogno di questo...".
Boom, un buco al cuore. Un male sia fisico che psicologico.

Non sentii altro, le mani tremavano, quando aprii la porta di scatto, trovandomi a qualche metro da Genn. Era rivolto verso di me, con il telefono attaccato all'orecchio e l'unghia del pollice tra i denti.
Nervosismo.
"Sto solo aspettando il momento giusto per dirglielo. Magari la prende male e si incazza con me, non ce la f-"

"Magari? E quando me l'avresti detto, tra una settimana?". Alzò lo sguardo in fretta, e riuscii a vedere puro panico, che nemmeno tentò di mascherare. Lasciò cadere il telefono dalle mani, mentre teneva lo sguardo fisso nel mio.
"Nemmeno tre mesi, Genn, e già cominci?". Aprì la bocca, come per ribattere, ma lo interruppi prima. "Non pensavo fossi così, tutte quelle cagate su "atti disumani", "che senso avrebbe?", oppure "non riuscirei mai a vivere con me stesso", ah sì? Sai, mi sbagliavo. Sei un grande attore, bravissimo. DiCaprio ti fa un baffo". Cercava di avvicinarsi a me, balbettando un "ascoltami" che ignorai. Ad ogni passo che faceva verso me, io indietreggiavo. Gli avevo lasciato via libera, via libera a me, alla vera me che nessuno conosce, nemmeno Giò o Mat.
E lui, ovviamente, mi stava tradendo.
"Non avrei mai dovuto dirti tutta quella merda sul mio passato. Non avrei mai dovuto parlarti. Forse sarei solo dovuta morire, come avevo programmato. Sarebbe stato meglio per tutti, no? Per me di sicuro". Aprii la porta della camera, prima che potesse dire qualcosa.
"Io mi fidavo, e questo lo sapevi. Ma l'hai fatto comunque"

"Liv"

"Sei spregevole". Chiusi forte la porta, forse troppo forte, e cominciai a correre verso la porta d'entrata dell'Ostello.
Sentii Genn chiamarmi, e iniziare a correre, ma l'unica cosa che volevo era la pace, la calma.
Mi serviva un posto che riuscisse a calmare il dolore al cuore che mi attanagliava il corpo, calmare il casino nella testa, calmare le lacrime che stavano per uscire.
Faceva freddo, in pieno inverno in Olanda senza giubbotto, ma cosa poteva qualche grado sopra lo zero in confronto a un sempre maggiore dolore al cuore, al petto, al cervello?

Correvo lungo vie che non sapevo dove portassero, non conoscevo niente di quella città, ma riconobbi una strada che avevamo percorso il giorno prima.
Lasciai cadere una lacrima, pensando che forse il dolore si sarebbe affievolito. Ma tutto quello che fece fu iniziare una lunga serie di lacrime, che aumentavano il dolore sempre di più.

Mi ritrovai dopo poco in riva al fiume, ancora poco popolato data l'ora mattutina. Strinsi le mani intorno al parapetto in ferro, mentre strizzavo gli occhi sempre di più, cercando di sovrastare quel casino che contaminava anche la tranquillità normale.
Mi inginocchiai, con la fronte attaccata a una sbarra del parapetto, ancora stretto fra le mie mani.
Strizzai gli occhi, sempre più forte, mentre nella mente continuava ripetersi una sola spiegazione.

Mi stava tradendo.
Logico, più che logico. Era ovvio che prima o poi si sarebbe stancato. Forse aveva la ragazza fin da quando partimmo da Somma, magari si era inventato di essere stato con la Puma per quattro anni, averla mollata perché lo tradiva troppo spesso.
Fu stata una mossa poco furba, però, da parte sua, parlarle al telefono con me nella stanza accanto, quasi come se volesse che lo venissi a sapere.

Altre mille domande, sul perché l'avrebbe chiamata con me a pochi metri di distanza vennero interrotte, quando Genn urlò il mio nome.
Non mi girai, non mi alzai in piedi. Strinsi di più la presa sulla sbarra, e inspirai profondamente, nel vano tentativo che l'odore di Mattino e del fiume mi calmasse.
Niente.

"Liv, Dio santo, fammi spiegare". A mala pena riusciva a parlare. Faceva frequenti respiri profondi, in una disperata ricerca d'aria. Sembrava quasi tenero, magari mi era corso dietro tutto questo tempo.
Strizzai di più gli occhi, mentre lui riprendeva fiato.
"Non è assolutamente quello che pensi"

"Ovviamente, tanto non lo è mai. Dicono sempre così, sai? E poi, com'è? Ah, sì, come si pensava" quasi gridai, in preda alla rabbia. Rabbia per essere stata presa in giro, rabbia per essermi fidata, rabbia per aver abbandonato il mio piano. Mi alzai di scatto, puntandogli il dito contro.
"Che senso ha avuto, eh? Ti senti meglio, più forte, più realizzato adesso? Ti senti più maschio, mh? È così appagante come immaginavi, mentre sparavi sentenze sdolcinate su quanto fosse immorale? Dio, come ho fatto ad essere così stupida, lasciarmi andare così velocemente".
Mi prese un polso con rapidità, e mi baciò.
Lo allontanai con una spinta sul petto, e automaticamente gli tirai una sberla in faccia.
"Non ti azzardare, Gennaro. Questo non è un film, uno schifo di bacio non può risolvere le cose. Un semplice 'mi dispiace' non riparerà tutto. Sapevi che ero, che sono sull'orlo-" urlai, incurante della poca gente che ci guardava sconvolta, "-Tu lo sapevi perfettamente, e l'hai fatto comunque. Vorrei non averti mai parlato, in aereo. Sarebbe stato meglio per tutti".

Intanto Genn mi guardava, mentre si mordeva il labbro inferiore.
Quando cominciò a parlare, il cuore smise di battere, il silenzio più totale calò dentro me.

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nota:
lo divido perché è più malefico così, non che freghi a tanti, ma mi fa stare bene
lol

ciao,
Masa.

Living.  //butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora