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"Liv?" domandò Alex, quando mi vide guidare verso la sua scuola, senza fermarmi da Lavinia.

"Non mi ha detto niente. Non ha nemmeno risposto, quindi non so niente" mi giustificai, mentre tamburellavo le dita sul volante. Nemmeno Alice stava in macchina con noi, quel giorno. Così, Alex azzardò un discorso che non avrebbe mai fatto con Alice, o Liv vicino.

"Gennà, ma già avete..." cominciò, non completando la frase. Sapevo che lo imbarazzavano, questi discorsi, così finsi di non capire cosa stava intendendo.

"Avete cosa? E chi?"

"Genn, dai, lo so che hai capito"

"In realtà, amico, non ho capito niente. Zero di zero". Mi girai per un secondo verso di lui, e lo vidi guardarmi torvo. Potevo immaginare cosa stava pensando.

"Tu e Liv. Avete già...l'hai già portata a letto?".

"Perché no?„

"Sì, ovvio. Lo faccio tutti i giorni-". Alex si girò di scatto verso di me, incredulo. "-Diciamo che lei non studia sulla scrivania, quindi mi tocca andare sul letto per spiegarle chimica".
Guardai ancora Alex, che sospirò pesantemente.

"Genn, sei un idiota". Gli sorrisi, mentre mettevo la freccia verso destra.
"Tornando seri, già l'avete fatto, no?"

"Sì, Ale. Ma tranquillo, non sto diventando padre". Mi tirò una pacca sulla spalla, e scoppiò a ridere.

"E non è che potrei...potrei chiederti come...e dove, soprattutto...".
Inchiodai di colpo, davanti alle strisce pedonali, sia per due bambini che dovevano passare, sia per la domanda di Alex.

"Fermo, fermo, fermo. C'è qualcosa che non mi stai dicendo, Alè?". Non ripartii, e non avevo intenzione di farlo finché non avrebbe detto tutto.
"Aie a' uagliona e nimmanco me o' dici?".
Alex guardava dritto davanti a sé, mentre si torturava le dita.

"Stavo per dirtelo"

"Voglio sapere T U T T O" quasi urlai, scandendo ogni lettera dell'ultima parola.

"Genn, puoi partire? Siamo in ritardo"

"Oh, chissene frega. La scuola salta, oggi. Hai 19 anni, puoi giustificarti da solo. Oggi parliamo, caro Alex" annunciai, prima di fare un'inversione di marcia azzardata.

"Parlarmi della fortunata" dissi dopo, mentre guidavo, senza una meta precisa. Poco prima, Alex attaccò lo stereo, e stava ancora riproducendo le canzoni di Liv. The 1975, rigorosamente.

"È Ludovica". Spalancai gli occhi per qualche secondo, sorpreso.

"La Ludovica di quest'estate, al mare?". Lui annuì, con un sorriso leggero sul viso.
"E da quanto state assieme?". Cercai di non mostrarmi offeso, con scarsi risultati.

"Da più o meno Capodanno. Ma non ti preoccupare, Genny, tu sarai sempre l'unica donna della mia vita". Appoggiai una mano sul cuore, imitando poi un pianto sollevato.

"Cioè, amico, state insieme da cinque mesi, quasi, e non me l'hai detto? Grazie mille". In risposta scrollò le spalle, e continuammo il viaggio verso non sapevo dove non toccando l'argomento. Cantammo varie canzoni della playlist di Liv, che ancora non rispondeva al telefono.
Non potevo nascondere un pizzico di preoccupazione, nei movimenti frenetici che non riuscivo a camuffare, così decisi di fermarmi poco dopo.

Parcheggiai senza tante manovre, e scesi in fretta dalla macchina. Inspirai profondamente, e sentii il sapore dell'erba e del mare. Io e Alex attraversammo la strada, per sederci su un muretto di cemento, che permetteva un'ottima vista sul mare.
Sotto di noi, una parete ripida scendeva dritta fino alla strada, che per fortuna non era trafficata per niente.

Living.  //butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora