11 - Boom!

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"you still make my
crazy little heart
go BOOM".

Eravamo distesi sul letto, con le gambe intrecciate e un groviglio di lenzuola tra noi due. Avevo attaccato il mio iPod allo stereo, così che non ci fossimo solo noi due a parlare.
Era diversa, quella sera, dalle altre. Di solito stavamo in silenzio, e la musica era la protagonista.
Quella serata passò in un batter d'occhio, tra tutte quelle parole che riempirono l'appartamento.

Parlavamo delle cose più diverse possibili. Dalla musica, alla scuola, da sogni per il futuro, a critiche su attori o film appena usciti. Sarebbe stata la serata perfetta, ideale, se non fosse stato per l'espressione sofferente presente sul viso di Liv.
Si sentiva dal modo in cui parlava, dalla calma con cui si esprimeva, e dalla lentezza dei suoi gesti.

C'era sempre quella domanda installata nella mia mente che volevo porle.

"Liv"

"Sì?" chiese, sistemando meglio la testa accanto alla mia. Io la appoggiai sopra la sua, e un suo respiro caldo sulla guancia mi fece sorridere.

"Quando ti ho vista all'aeroporto...tu stavi...stavi tremando-" Il suo respiro si fece corto improvvisamente, spaventato. "Da cosa stai scappando?" chiesi, infine, dopo una pausa imbarazzante. Sentivo il suo corpo immobile, così cominciai ad accarezzarle il braccio con la punta delle dita.
Dopo poco si strinse di più a me, e sentii che tremava leggermente. Stava in silenzio, respirava senza emettere rumori, fino a quando sospirò, facendomi percepire il casino nella sua testa.

"Routine, parole, ricordi".
Quella mattina sembrava la ragazza sicura che conobbi sull'aereo, quella che non aveva paura di un contatto visivo.
Ora tremava tra le mie braccia.
"Ero stanca della normalità con cui facevo cose che non mi andava di fare, del solito andamento monotono della mia vita, della staticità delle cose intorno a me.
Non riuscivo più a sopportare tutte quelle storie ridicole che girano su di me in quella merda di scuola. Era irritante come tutti mi guardavano, quasi fossi una specie di dio. Io non ero quello. Non sono quello. Non sono sicura, non sono popolare, non sono bellissima. E mi ha stancato quello che tutti pensano. Non mi sono mai interessata a quello che la gente pensava di me, tanto era la loro opinione di me, mica la mia, ma come ultimamente tutti mi guardavano mi faceva sentire sempre più male, e non ce la facevo più" rispose, sussurrando.
Sentii con chiarezza che era un argomento delicato, per lei. Non avrebbe sussurrato, non si sarebbe stretta ancora di più a me mentre parlava, se questo argomento non fosse stato così importante per Lavinia.

Intanto, dallo stereo usciva la melodia di Boom, dei Simple Plan.

"E i ricor-" stavo per domandarle, quando lei mi interruppe.

"Ti ho detto che ho un fratello, vero, Genn?".
Annuii.
"Ti ho detto quando fosse importante per me, Giacomo?"

"Mi hai detto che è grazie a lui se adesso sei così. Hai detto che quando i tuoi non c'erano, lui si occupava di te. Jack ti ha insegnato a leggere, a ballare, ad apprezzare quello che sei".
Mi ricordai quando mi parlò di Jack. Aveva questo sorriso stampato sulle labbra, e quasi ero invidioso.
Volevo che quel sorriso ce l'avesse quando parlava di me, non di Jack.

Liv sospirò ancora, pesantemente. Dopo una decina di secondi, parlò.

"Jack è morto l'anno scorso". Mi irrigidii, quando pronunciò quelle parole lentamente. "Stava tornando dall'Università, di notte. Doveva finire di preparare la sua tesi, per la laurea, e quella notte rimase di più a scuola, per lavorare con un suo professore. È stato investito mentre attraversava sulle strisce".
Restammo in silenzio per un po'.

"Liv, perché hai deciso di partire?" domandai, spaventato.
Già la sapevo la risposta, ma speravo che non rispondesse quello che pensavo.

"Avevo programmato il mio suicidio, e mi sembrava giusto farla finita a Varsavia".
Sentii il cuore bloccarsi, non riuscivo a muovere la mano, non riuscivo a respirare.
Lo immaginavo, ma speravo non fosse così.

"È così, cazzo. È così, è così, è così.„

"E...e ora?" domandai, con una voce troppo traballante.

"Ora i piani sono saltati". Stavo per domandarle come, ma mi precedette. "Sono saltati grazie a un certo Butch".

"Cos'ha detto?„

Mi allontanai da lei, alzando la schiena, per poterla guardare in faccia.

"Liv, cosa s-"

"Mi sono innamorata di te, Genn" mi interruppe, guardandomi negli occhi mentre parlava.

"Non ci posso credere.„

Mi sorrise leggermente, spostando poi lo sguardo altrove.
Mi appoggiai su un braccio, mentre con l'altro le accarezzai il contro del viso, per attirare la sua attenzione su di me.
"Io sapevo che potevo fidarmi di te. Da quando ti ho fatto ascoltare i Nirvana in aereo. Sapevo che non mi avres-"

"Anche io" dissi, prima che finisse di parlare.

"Cosa?"

"Anche io mi sono innamorato di te, Liv".

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nota: ho scampato l'interrogazione di inglese, gioisco.

COMMENTATE pleeeease, dài. :)

🐸
Ro

Living.  //butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora