"the city thinks it's still night
lights on for the road
but no longer is the dawn
I'm only an Urban Stranger right now"."Ma stai facendo un video?" chiese, notando solo ora il cellulare davanti al mio viso.
Annuii, e lei sorrise, cercando di spostarsi dall'inquadratura.
"Spegnilo, ora. Genn!" gridò, mentre le presi la mano, avvicinandola con uno scatto a me.
Aggiunsi il video alla Mia Storia, e subito dopo bloccai il telefono, lasciandolo cadere in seguito sul telo che avevamo appoggiato prima sulla sabbia.
"Devi smetterla di farmi foto" sussurrò lei, puntandomi il dito al petto.
Avevo una mano sulla sua schiena, per tenerla vicino a me."E cosa mi fai se non lo faccio?" bisbigliai in risposta, premendo le labbra contro il suo orecchio.
"Vuoi ricattare una ricattatrice?" chiese, con tono di sfida.
Sorrisi divertito, con un ghigno che sottintendeva un sì.
"Mh, bene. Ti devo ricordare che c'è la tua chitarra, qua con te, e un mare aperto e pieno di correnti fredde davanti a noi?".
Subito scostai lo sguardo verso la mia chitarra, chiusa per ora nella sua custodia, all'asciutto."Non oseresti" risposi sicuro.
Con un movimento veloce si liberò dalla mia presa, e con un altro altrettanto rapido prese la custodia appoggiata per terra.
Cominciò a correre verso il bagnasciuga, con i capelli che volavano da tutte le parti.Sarei rimasto a guardarla correre verso l'acqua, se in mano non avesse avuto la mia chitarra.
"LAVINIA AGATA WAZIKOWSKA" gridai, nel panico, quando aprì la custodia e prese la chitarra per il manico.
Aveva i piedi in acqua, i pantaloni tirati su fino a metà gamba, e un braccio aperto, con la chitarra in mano.
"NON CI PROVARE""E se lo facessi?" domandò calma, ferma nella sua posizione.
"Tu faresti la stessa fine della chitarra".
Sapeva che non parlavo sul serio. Vedere andare via la chitarra e Lavinia sarebbe un colpo troppo forte per me.
"La mia chitarra" dissi piano, imitando il tono di un bambino a cui erano stati tolti i suoi giochi preferiti.
Sporsi il labbro inferiore, facendolo tremare leggermente, nella speranza che potesse allontanarsi dall'acqua. O che almeno allontanasse la chitarra dall'acqua."Non mi fai pena, Raia, sono mezza polacca". Cercai di non ridere, a quell'affermazione.
Mi guardò per qualche secondo, poi sbuffò e tornò all'asciutto, porgendomi la chitarra."AMORE MIO STAI BENE" gridai, stringendo la chitarra tra le braccia. Liv prima mi guardò sconvolta, poi sorrise.
"Non ti perdonerò mai, Liv".
Si girò, mentre tornavamo verso il nostro asciugamano, per sfoderarmi una linguaccia.__
Sotto sua costrizione, cominciai a suonare una nostra canzone, quella che, in quel momento, preferivo.
Urban Stranger.Più cantavo quella canzone, più mi rendevo conto di quanto Alex fosse fondamentale per il duo. Da solo non era la stessa cosa, tutto suonava troppo rabbioso e basso.
Serviva Alex.
Mi serviva Alex.Mi fermai prima che iniziasse l'ultima strofa. Quella doveva cantarla Alex, non era compito mio.
Alzai lo sguardo verso Liv, che mi guardava con un flebile sorriso sulle labbra."L'hai scritta tu?" chiese, mentre appoggiava i gomiti sulle gambe. Mi guardava con quei suoi occhi grandi, azzurri.
Annuii, aggiungendo un "io e Alex" sussurrato. Non riuscivo a parlare, mentre guardavo la sfumatura grigia che aveva nella parte più esteriore dell'iride.Troppo vicino.
"Cavolo, sei bravissimo, Genn". Sorrisi, riconoscente.
"E devi sentire come viene fuori con Alex. È mille volte meglio" aggiunsi, dopo essermi costretto a distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
"Perché hai smesso di guardarmi?" chiese lei, dopo poco. Sorrisi, mentre guardavo per terra, la chitarra appoggiata sulle mie gambe incrociate.
"Perché voglio parlare con te"
"Puoi guardarmi, mentre parli, il terreno non si offende". Cercai di non ridere, ma quando alzai lo sguardo, e vidi quel sorriso sincero che stava sulle labbra di Liv, alzai la testa in alto, con gli occhi chiusi, e lasciai che la risata uscisse.
"Perché non mi guardi mai quando mi parli?""Perché se no non riesco a parlare". Mi diede una leggera spinta sulla spalla, mentre sbuffava annoiata.
"Ti giuro che è vero" aggiunsi, alzando le mani in alto.
Lei rise, nascondendosi metà viso con le mani.
"Senti, Liv, ti arrabbi se mando uno snap a Alex?" chiesi, cercando in tutti i modi di tenere lo sguardo fisso su un punto del suo viso."No, perché dovrei?"
"Perché vorrei che ci fossi anche tu". Sentii le guance scaldarsi di colpo, e quando Liv sorrise, capii che dovevo essere arrossito parecchio.
"E facciamo questo snap, su".
__
Liv si alzò di scatto, guardandosi attorno.
C'eravamo solo noi, su quella spiaggia desolata. Eravamo distesi sul telo, anche se lontani, per la prima volta la sentivo vicina a me."Liv, che hai?"
"Ho voglia di gridare" rispose subito dopo, velocemente.
"Cosa?"
"Sì, per tutte quelle cose che non ho mai detto, che stanno sopra il cuore e lo fanno sentire pesante. Voglio gridare. Gridi con me?". Si voltò verso di me, sorridendomi apertamente.
Sbuffai in approvazione, prendendo la mano che Liv mi aveva porto. Sembrava quasi la Liv dell'ultima sera di Córdoba. Liv che parlava velocemente, in preda all'eccitazione, all'istinto, frenetica.
Un'atmosfera agitata, ma serena, che non avrei mai immaginato potesse circondarla."Non dirmi, Genn, che non hai mai voluto dire qualcosa a qualcuno ma non ce l'hai fatta-" mi chiese, quasi retorica, "-non ci credo".
"Beh, perché no?„
"In realtà, c'è qualcosa che non ho detto-" Liv sorrise soddisfatta "-ma più che gridarlo, preferirei chiederlo". Mi guardò con un sorriso confuso, gli occhi leggermente socchiusi.
"Una sera mi hai detto che la vita è fatta per essere condivisa. Un uomo non può portarsi tutto dentro da solo per la vita. Prima o poi scoppia, e tu stai per scoppiare". Cercai di guardarla negli occhi, mentre parlavo, e quando dissi quello che lei mi aveva sussurrato una notte a Córdoba, vedi i suoi occhi illuminarsi di gioia.
"Liv, mi chiedevo se ti andrebbe di condividere la tua vita con me". Era immobile davanti a me, di una decina di centimetri più bassa, con lo sguardo fermo, fisso nel mio. Allungò una mano verso la mia, che sfiorò con le dita, in un tocco delicato.
"Sarai la mia ragazza, Liv?"."Non arrossire Genn. Tutto, ma non arrossire, TI PREGO.„
Liv mi guardava, con un sorriso leggermente accennato sulle labbra. Non diceva niente, sembrava che nemmeno respirasse.
"Liv?""Bah, ci penso, ti so dire fra un mese" rispose, aggiungendoci una scrollata di spalle.
"Cosa..."
"Ma, Genn-" scoppiò a ridere, e non mi sembrava di aver mai sentito una sua risata così cristallina, "-come potrei dire di no?".
Tirai un sospiro di sollievo, che la fece ridere ancora.
"Pronto a gridare?".
Le presi la mano, tirandola più vicina a me."Ora sì".
Era il 19 novembre.
__
nota: hello,
it's me, Mario!
no okay, CHAO BELLI, oggi sto benissimo, ma so che non vi interessa, quindi finisco qua.
COMMENTATEEE, yeah🐸
Ro.
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Living. //butch
FanfictionTutto quello che volevano era la felicità provocata dalla loro continua ricerca per la libertà. Ma entrambi trovarono la felicità in qualcosa che non era la libertà.