Lavinia si sporse dalla porta dell'aereo, dopo che la hostess la aprì davanti a noi sorridendoci, forse perché era il suo lavoro, forse perché pensava fossimo una coppia.
"Non sarebbe affatto male, eh Butch?„
Lasciò un grande sospiro uscire dalle labbra, mentre si sistemava lo zaino sulla spalla.
Uscii dall'aereo, e un'ondata di sollievo e paura mi invase il cuore, facendomi sentire più pesante."Tutto bene, Genn?" chiese Lavinia, che nel frattempo stava scendendo la scaletta metallica traballante.
Annuii, mentre percorrevo velocemente quei pochi gradini che mi separavano da un nuovo inizio."È questo che mi piace" pronunciò lentamente Lavinia, ogni parola con il suo tempo. "La sensazione di libertà, di vita che senti quando scendi dall'aereo. La consapevolezza che ora la tua vita è tua, e solo tua. Non è dei tuoi genitori, non è della tua scuola, non è della società, o del tuo Stato. La mia vita è mia, e scelgo io per me" spiegò dopo, barcollando accanto a me.
Era strano vederla così. Scomposta, libera, vera.
"Perché mi fissi e stai zitto?""Pensavo" risposi, tornando a guardare davanti a me. Le porte scorrevoli del reparto degli arrivi mi si aprirono davanti, ma feci passare prima Lavinia.
"A cosa?"
"A quanto tu sia strana-" si girò a guardarmi, con una faccia confusa "-un secondo prima sei composta, delicata, fredda. Il momento dopo vai in giro barcollando a dire cose sulla tua vita come se mi conoscessi da anni".
Lavinia mi guardò negli occhi per qualche secondo, mentre si mordeva il labbro inferiore.
"C'è qualcosa che non mi dici" dissi dopo un po', davanti al nastro trasportatore che doveva portarmi il mio zaino."Hai un posto dove stare?" chiese subito dopo, avvicinandosi di un passo. Inciampò però nella chitarra che appoggiai prima accanto ai miei piedi, così la cassa armonica rimbombò un rumore cupo che mi fece strizzare gli occhi e il cuore.
Mi mancò il fiato, però, quando vidi Lavinia cadere, contorta per non toccare la chitarra."Oddio Liv, tutto bene?" domandai, ansioso, aiutandola ad alzarsi. Strinse forte le mie mani, e non le lasciò una volta in piedi.
"Sì, tutto benissimo. In fondo sono caduta sul morbido" rispose, alludendo al sedere.
Sorrisi, con le mani ancora nelle sue.
"Allora, questo posto per dormire ce l'hai?""Avevo intenzioni di farti pena e venire con te. Cos'hai, una stanza d'albergo?"
"Un appartamento. Un mese in Hotel me lo sogno di notte" sussurrò, appena prima che il nastro si attivasse, e cominciasse a trasportare le poche valigie dei pochi passeggeri che c'erano a bordo.
Sorrisi, mentre lei parlava con le guance rosse.
"Perché ridi?".
Mi allungai a prendere lo zaino, prima di rispondere."Stavo pensando al volo che hai fatto" risposi, cercando di non ridere.
Ma l'espressione offesa che fece dopo, sporgendo il labbro inferiore e socchiudendo di poco gli occhi, mi fece scoppiare a ridere.
Misi lo zaino in spalla, presi la chitarra con la mano sinistra, e il braccio destro lo appoggiai sulle spalle di Lavinia, che si strinse a me mentre ancora ridevo."Dài andiamo, che siamo già in ritardo" mi esultò lei, prendendomi per il polso e cominciando a camminare velocemente verso l'uscita.
Riuscii in qualche modo a fermare un taxi, mentre sentivo Lavinia fare una chiamata.
"¡Hola, Juli! Soy Lavinia...acabo de llegar...sí, sí, todo bien...estoy con un amigo mío, espero que no sea un problema para el piso...sí, por supuesto...vale...perfecto, quedamos a las diez y medio...okay, bueno...hasta luego, nena".
La guardai, sorpreso da quello che avevo appena sentito."Non sarei venuta in Spagna se non sapessi lo spagnolo, genio. Sali in macchina che siamo in ritardo". Mi spinse dentro, e appena ebbe finito di dire l'indirizzo al tassista, si girò verso il finestrino e sospirò.
"Ma cosa le hai detto?"
"Le ho chiesto se è un problema che tu sia con me". La guardai, per spronarla a continuare. "Eh, sì, Genn. Non puoi stare da me, devi andare a dormire sotto un ponte".
Sgranai gli occhi, e per qualche secondo la sua espressione rimase seria.Poi scoppiò a ridere.
"Non l'avevo mai sentita ridere. Dio, che bella.„"Vai a cagare, Liv" sussurrai, sorridendo.
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Living. //butch
FanfictionTutto quello che volevano era la felicità provocata dalla loro continua ricerca per la libertà. Ma entrambi trovarono la felicità in qualcosa che non era la libertà.