26 - Burn The Pages

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"so don't worry, don't worry
I'm here by your side, by your side
we're letting go tonight".

Il giorno dopo sarebbe finito tutto. Stavamo a Treviso, in Veneto. Quella era la nostra ultima meta programmata. Non volevo che tutto finisse, non volevo tornare alla vita scolastica di Somma, non volevo doverla vedere di meno durante il giorno.

Lei era la mia Liv.
Non sapevo perché avesse insistito tanto per andare in quella città, relativamente piccola. Non l'avevo mai sentita nominare, e dalle foto che mi fece vedere non era questo granché.
Mancava mezz'ora all'arrivo, da Milano.

"Liv?"

"Sì?" chiese, girando la testa verso di me. Sorrisi, prima di prenderle la mano e parlare.

"Perché hai insistito per Treviso?". Lei si avvicinò a me, appoggiando la testa alla mia spalla.

"Già ci sono venuta, qua. C'ho passato tre giorni, in cui conobbi un ragazzo che mi fece scoprire alcuni dei posti più belli della città. Da quel giorno, Treviso è sempre stata la mia città preferita. E, insomma...sì, ti ci volevo portare".
Teneva stretto tra le dita il lembo della manica della maglietta, giocandoci con l'altra mano.
Un brivido mi riscaldò il cuore, mentre non riuscivo a impedirmi un sorriso.
Feci scivolare un braccio intorno al suo collo, portandomi la sua testa contro la mia.
Le sfiorai la fronte con un bacio, mentre lei mi prese la mano che pendeva dalla sua spalla.
"Perché non mi baci quasi mai?" chiese poi, timidamente.
Mi faceva sempre uno strano effetto vederla così timida, così insicura di quello che faceva.

"Perché quelli te li può dare chiunque. Quello che posso darti io, e che nessun altro può darti-" sussurrai, a poca distanza dalle sue labbra "-sono piccoli gesti, che contengono tutto quello che provo per te".
Si girò verso di me, con la punta del naso accanto al mio, e i suoi occhi aperti davanti ai miei.

"Adesso però mi puoi baciare?". Ridacchiai, prima di premerle il viso contro il mio, e sentire sulle labbra il suo sapore dolce, fresco.

"Agli ordini, caporale". Scoppiò a ridere, tenendo il viso accanto al mio.

"Quanto sei idiota" sussurrò, dopo essersi allontanata di poco. Risi ancora, abbandonando la testa all'indietro, contro il sedile in pelle del treno. Prese il telefono dalla tasca della mia felpa che indossava, e aprì Snapchat.

"Mi spieghi perché nella tua storia ci sono prevalentemente ioLAVINIA BLOCCA QUEL VIDEO". Mi resi conto troppo tardi che stava registrando quello che dicevo, e scoppiò a ridere, quando sgranai gli occhi di fronte alla telecamera.
"Sei pessima".
Si girò verso di me, con quel sorriso brillante che mi faceva dimenticare tutto.
"E sei anche bellissima. Dio, quanto ti odio".
La baciai ancora, dopo aver allontanato la schiena dal sedile. Capii che scattò una foto, mentre ci baciavamo, ma poco importava.
"Blocca quel telefono" sussurrai, contro la sua bocca.
Biascicò un "un secondo" che mi fece sorridere, prima di lasciar cadere il telefono nel mio zaino accanto al sedile, e continuare a baciarmi.

__
"Questo è in assoluto il mio posto preferito". Camminava velocemente per quei vicoli così stretti e ingarbugliati che non sapevo come faceva a non perdersi. Mi teneva la mano, trascinandomi dopo di lei in quelle viette medievali, con edifici storici e la pavimentazione romana.
Non era niente male.

Arrivò in riva al fiume della città, che la circondava quasi completamente. C'era una piccola piattaforma di cemento, sollevata di mezzo metro dall'acqua che scorreva fredda a poca distanza da noi. Di fronte, ci stavano due sculture moderne, scure, quasi aerodinamiche.
Intorno a noi, palazzi vecchi e di colori tenui, un ponte poco trafficato, e il rumore dell'acqua che scorreva.
Si sedette sul bordo della piccola piattaforma di cemento, con i piedi che quasi sfioravano le correnti del fiume.

"Adoro questo posto. È così piccolo, e intimo, eterno. Niente in confronto al Big Ben, a cattedrali immense e parchi infiniti, ovvio, ma ha un fascino quasi uguale. Quasi...magico".
Sospirò profondamente, osservandosi intorno. Era incredibile come trovasse del bello in ogni cosa, ogni persona, ogni situazione.
Mi sedetti dietro di lei, facendole appoggiare la schiena al mio petto. Le sistemai alcuni ciuffi di capelli dietro le orecchie, e le accarezzai il contorno del viso, così dolce, così liscio.
"Ti piace?" chiese dopo un po', alzando gli occhi verso me. Mi chinai in avanti, per baciarla.

"Vorrei che il tempo si fermasse, ora, proprio qui. Non voglio tornare a Somma". Mi sorrise, e tornò a guardarsi intorno con le gambe che penzolavano, gli occhi che viaggiavano da un particolare a un altro, le dita fredde che stringevano le mie.

"Who knows which is which?" intonai a un certo punto, dopo minuti di silenzio.

"And who is who?" mi seguì lei, con la sua voce delicata.
"Ancora non ci credo che mi avete iscritta a xFactor" sussurrò subito dopo, incontrando di nuovo i miei occhi.

"Mi sembrava la cosa migliore da fare" mi giustificai, ripensando ai brividi che sentii quando Liv mi cantò la sua canzone.

"È la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per me".
Le sorrisi, mentre mi chinai per lasciare un bacio sulla fronte.

__
Si sedette a gambe incrociate sul letto della stanza. Un bicchiere di vino in mano, una sigaretta nell'altra, e canzoni a caso in sottofondo.
Le presi la sigaretta dalle mani, mentre mi raccontava di come lei e suo fratello andarono a un concerto dei Linkin Park a Milano senza che i suoi genitori lo sapessero.

"Non ci credo che siete andati al concerto dei Linkin Park"

"È stato assurdo, Genn. Ho pianto per la maggior parte del tempo". Le sorrisi, mentre lasciavo uscire una boccata di fumo.
"Jack mi ha anche presa sulle spalle, mentre cantavano Iridescent, non sai che figata. Non mi sentivo il cuore nel petto. E in più, c'erano i Fall Out Boy come band di apertura. Fantastico".

"La smetti di rinfacciarmi quanto bello sia stato? Grazie mille". Mi sorrise innocentemente, mentre prendeva un sorso di vino dal bicchiere.

"Non voglio che tutto questo finisca" sussurrò dopo, sottovoce.

"Nemmeno io" sospirai, in accordo con lei.
Mi guardò per un secondo con gli occhi spalancati, per poi girarsi di colpo.
"Che c'hai?"

"Questa canzone".
Sia.
"Adoro questo pezzo".
Anche ad Alice piaceva questa canzone, e mi costrinse così tante volte ad ascoltarla che conoscevo il testo a memoria.

"Fanculo, lo faccio.„

Lasciai la sigaretta nel portacenere, e staccai il bicchiere di vino dalla mano di Liv. Lei prima mi guardò offesa, poi si avvicinò a me, sedendosi sulle mie gambe.
"and I know, it's a heavy load carrying those tears around" sussurrai sul suo orecchio, prima di cominciare a lasciarle una scia di baci lungo tutta la mandibola.

"Non mi avevi detto che conoscevi Sia" disse Liv, intrecciando la sua dita tra i miei capelli.

"Ci sono tante cose che non dico"

"Prova a dirne una" mi esortò, sollevandomi il viso con un dito. Mi guardava dritto negli occhi, e mi chiedevo come faceva ogni volta a reggere così tanto lo sguardo di una persona.
Ma deglutii, e mi costrinsi a dire quello che pensavo da un po'.

"Vorrei fare l'amore con te".

"we're letting go tonight. yesterday is gone and you will be okay. place your past into a book, burn the pages, let them cook, oh."

__
nota: penso si noti dalla descrizione della città che sono di Treviso, e si, adoro la mia città, perché anche se non c'è un cazzo di negozi, ha questi vicoli medievali che mi fanno impazzire. lol.

dai per favore,
cagatemi vi prego
commentate, ho scritto questa roba in coda tornando dalla montagna alle dieci di sera, un po' di compassione

ciao,
Ro.

Living.  //butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora