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"if love is a labor,
I'll slave 'til the end. I won't
cross this street until you
hold my hand."

Era il nostro ultimo giorno a Córdoba, e nessuno dei due aveva voglia di andare a dormire.
Stavo canticchiando Swing Life Away, dei Rise Against, quando Liv entrò in salotto, con il giubbotto addosso e una sciarpa intorno al collo.

"Liv?"

"Vestiti, dobbiamo fare una cosa". Appoggiai la chitarra sul divano, guardando Liv con un sopracciglio alzato.
"Non possiamo passare la nostra ultima sera in questa città senza fare niente. Ho un'idea".
Vidi una scintilla nei suoi occhi che non avevo mai visto, così brillante che mi convinse a vestirmi.

Infilai il cappello di lana rosso mentre uscivamo dal palazzo. Si vedeva, era impaziente.

"Liv, mi dici dove stiamo andando?"

"Stavo pensando che, essendo l'ultimo giorno, dovevamo comprare dei souvenir di Córdoba. Ma a me, i souvenir non piacciono, non s-"

"Arriva al punto, Wazikowska" la fermai, prendendole la mano.

"Tatuaggi" rispose lei, dopo essersi fermata in mezzo al marciapiede.
Sgranai gli occhi.
"Perché no? Insomma, un segno permanente di questa città, di quest'avventura" aggiunse, aprendo le braccia e girando su se stessa.
"Non sei costretto, se non vuoi, ma io lo faccio". Prese di nuovo la mia mano, e cominciò a camminare velocemente lungo la strada principale.
Mi trascinava con forza, mentre blaterava parole entusiaste su quanto le sembrasse una buona idea, su quanto fosse eccitata dall'idea di un tatuaggio.

"Liv. Liv calmati, ehi". Mi fermai, ridendo, mentre lei cercava di trascinarmi avanti, sempre più avanti.
Si voltò verso di me, perplessa.

"Perché ridi?"

"Perché non dovrei?" chiesi di rimando, facendole alzare un sopracciglio.
Qualche secondo dopo, però, scoppiò a ridere.
Appoggiò la testa alla mia spalla, mentre io le presi ancora la mano, che aveva lasciato quando mi ero fermato.
"Mi fai sentire così bene, Liv" sussurrai, quando ricominciò a camminare, più lentamente di prima.
Si strinse intorno al mio braccio, sorridendo.

_
Mi sedetti sulla sedia accanto al bancone con la cassa, dove stava una ragazza con un piercing sul labbro e i capelli rosa.
Guardavo Liv parlare animatamente con la ragazza che le avrebbe fatto il tatuaggio.
Stava scrivendo qualcosa su un foglio, e alzò la testa per chiederle qualcosa.

"¿Es tu novia?" chiese la ragazza alla cassa, attirando la mia attenzione.

"Non ho la minima idea di cosa significhi quello che ha detto.„

"¿Me entiendes?" domandò poi, al vedere la mia faccia confusa.
Scossi la testa, provocandole una risata.

"¿Éres italiano?". Annuii, con un mezzo sorriso sulle labbra.

"È la tua ragazza?" chiese, marcando esageratamente la r e le z.
Scossi la testa, accompagnato da un verso desolato.
"Es muy guapa. Bella" aggiunse dopo. Era incredibile la semplicità di quella conversazione. Eppure l'aveva capito. Quella ragazza l'aveva capito.

Biascicai un "Sì" imbarazzato, facendo ridere ancora di più la ragazza. Intanto, nel negozio risuonava Boulevard of Broken Dreams.
Cominciai a battere il tempo con il piede, mentre mi guardavo in giro.
Centinaia di foto di tatuaggi colorati erano appesi alle pareti, due piccoli banchi con sopra grandi raccoglitori pieni di buste trasparenti.

Living.  //butchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora