"up and down, and in the end
it's only round and round.
and round.""Di cosa hai paura, Genn?" chiese Liv. Era tardi, quasi mezzanotte, e noi due eravamo seduti sul divano. Io stavo giocando con le dita della mano di Liv, mentre lei teneva la testa appoggiata alla mia spalla. Non parlavamo tanto, non ce n'era bisogno. Il silenzio non era imbarazzante, a me bastava essere con lei.
Sorrisi, quando mi fece quella domanda."Sono già passate tre settimane.„
Tre settimane da quando eravamo là, insieme. Tre settimane dall'aeroporto. Tre settimane in cui vissi con una sconosciuta.
Strinsi il cuscino tra le mie braccia, e ci appoggiai sopra la mano di Liv. Lei si avvicinò a me, e mise le gambe rannicchiate sopra le mie.
"Ho paura di me stesso-" sussurrai, dopo un lungo sospiro "-ho paura di essere lasciato solo nel dolore. Ho paura di un cuore spezzato, e di non essere apprezzato".
Nemmeno Alex le sapeva queste cose, non le avevo mai dette a nessuno. Solo fogli sgualciti e in seguito strappati sapevano di queste paure.
Nessun altro.Nessun altro a parte Lavinia.
Lei rimase ferma per qualche secondo, senza neanche respirare, poi si strinse di più a me. Tornai a giocare con le dita della sua mano, e mi fermai a guardare l'anello che portava sempre."Non lasciarmi andare, Liv" bisbigliai, con lo sguardo fisso sulle sue dita.
"Non lo farò" rispose, sorprendendomi. Spostai la mia attenzione sul suo viso, che mi guardava a soli pochi centimetri di distanza, in maniera diversa dal solito.
Mi soffermai per troppo tempo sulle sue labbra, e feci fatica dopo a distogliere lo sguardo."e che faccio, ora?„
"La senti, la canzone?" chiesi, indicando con l'indice l'aria. Panico. Ero nel panico.
Guardò il suo cellulare collegato alle casse che Juliana ci aveva lasciato.
Us and Them."Adoro questa canzone" sussurrò, mente appoggiava la mano libera intorno al mio collo.
"Calmo, respira.„
"Può essere la nostra canzone, se vuoi". Alzò il viso, con una luce strana negli occhi, e un sorriso brillante sul volto.
"Dio, quanto sei bella". Ero ormai senza controllo, e prima che potesse fare qualcosa, la baciai.
Mi aspettavo che respingesse, schifata. Ma lei ci stava, a quel bacio. Teneva la mano intorno al mio collo, le dita intrecciate ai capelli, e le labbra premute contro le mie.___
"NON SAI QUELLO CHE È SUCCESSO OGGI" gridò Liv, entrando dalla porta d'entrata appena prima che andassi in cucina a preparare la cena.
"E non ti azzardare a cucinare, Butch, strano ma voglio vivere ancora per un bel po'""Hai intenzione di dirmi quello che è successo o continuerai a insultare la mia cucina fino alla fine dei tempi?" chiesi, quasi scocciato. Non riuscivo però a trattenere un sorriso, era più forte di me.
Quello che provavo quando stava intorno a me era più forte di me.
"E comunque, avrei solo riscaldato la pizza di ieri, guastafeste""Vabbeh, comunque-" scoppiai ridere, quando si spostò i capelli da davanti il viso con un gesto teatrale. Lei sorrise, prima di continuare a parlare "-stavo servendo un cliente, come ogni giorno, quando il mio capo mi chiama nel suo ufficio. Quando entro, ovviamente con un'espressione impresentabile, c'erano Jorge, il capo, e una donna che non avevo mai visto. Stavo per chiedere cosa volessero, ma la donna mi ha preceduta".
La sua felicità era palpabile. Non l'avevo mai vista così felice, da un anno non aveva quegli occhi così allegri, quel sorriso così aperto.
"Quella donna mi ha chiesto di essere una modella per una nuova linea di vestiti, che sarà pubblicizzata su una rivista inglese".
Spalancai gli occhi, lentamente, quando riuscii a capire quello che intendeva."Quindi..."
"Quindi da domani cominciamo a fare alcune foto, per vedere come va, poi andiamo in Inghilterra!". Saltò in piedi sul divano, con un cuscino tra le braccia.
Io mi alzai di scatto, sorridendo. Lavinia mi si buttò fra le braccia, stringendosi al mio corpo.
"È bellissimo, Liv"
"È la cosa migliore che mi sia capitata quest'anno".
"Per me sei tu, la cosa migliore capitata quest'anno.„ volevo rispondere io.
Ma mi limitai a sorridere, stingendo le braccia intorno al suo petto."Beh, allora festeggiamo!" quasi gridai, contagiato dall'entusiasmo di Lavinia. "Ho visto che sotto il frigo ci sono alcune bottiglie di prosecco" dissi, mentre Liv controllava qualcosa sul suo telefono.
"Hai mai mangiato sushi, Gennarì?" domandò, con il telefono premuto contro l'orecchio. Scossi la testa, appena prima che lei cominciasse a parlare in spagnolo con il tipo del ristorante.
___
Scoppiò a ridere per l'ennesima volta, quando guardai stranito le bacchette che dovevo usare."Ma sono legali?".
Si portò ancora il bicchiere alla bocca, sorridendo."Sono facilissime da usare" disse, mentre prendeva un 'urumaki' —così li aveva chiamati— con le bacchette.
"Ma non ce la faccio" risposi, esasperato. Finivano sempre per terra, e non ne potevo più.
Liv rise ancora, avvicinandosi a me."Vieni qua, che mi tocca imboccarti". Mi sedetti accanto a Liv, che appoggiò un dito sotto al mio mento, facendomi irrigidire.
Portò poi quel coso sempre più vicino alla mia bocca."Ma sei sicura che è buono?" chiesi, dubbioso, con quell'involtino di riso, avocado e pesce crudo a pochi centimetri dalla mia bocca.
"Fidati di me, Genny. Non morirai stasera" rispose, facendomi aprire la bocca.
Masticai l'urumaki per qualche secondo, prima di ingoiarlo con gli occhi strizzati.
"Quindi?" domandò retorica Liv, mentre aprivo gli occhi."Wow, è buonissimo". Lei applaudì soddisfatta, mentre gridava un "Finalmente, Butch!" che mi fece sorridere.
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yeah: ultimamente non ho niente da fare, quindi scrivo.
non so da dove mi sia uscito questo capitolo, ma boh, la prima parte mi piace. il resto boh.VI PREGO, COMMENTATE con qualsiasi cosa. please.
:)
Ro.

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Living. //butch
FanfictionTutto quello che volevano era la felicità provocata dalla loro continua ricerca per la libertà. Ma entrambi trovarono la felicità in qualcosa che non era la libertà.