Il principe rinnegato di Asgard lascia andare un sospiro di disapprovazione, roteando gli occhi e lamentandosi mentalmente per l'atterraggio appena compiuto; credeva che la stupida spedizione, della quale si trova disgraziatamente a capo, sarebbe durata più a lungo, concedendogli, finalmente, di poter mettere in atto qualche geniale ragionamento partorito dalla sua dotatissima mente. Ovviamente, non è andata per niente come sperava, considerando che la parte più laboriosa, ovvero scovare il passaggio dimensionale per quell'insulso pianeta, si è risolta in pochissimo tempo. Si potrebbe dire sia stato addirittura banale, per un uomo con i suoi poteri, e la cosa lo infastidisce non poco, perché, ormai, le speranze di sfogare i suoi desideri più oscuri sono piuttosto latenti.
Prima ancora di toccare il suolo, infatti, lui e i suoi uomini hanno già piegato, con gli armamenti presenti sulla nave spaziale, la difesa di quei ribelli asgardiani posta fuori la loro roccaforte improvvisata. Cosa che dimostra chiaramente il basso livello di quel gruppo di fuori legge che, nel patetico tentativo di sfuggire alla giustizia del Padre degli dei, si è rifugiato su un piccolo, spoglio e morente pianeta, di cui nemmeno è utile ricordare il nome.
Con tutta probabilità, erano convinti che nessuno avrebbe mai scoperto il passaggio per accedere a quella terra ai confini dei Nove Regni; non potevano immaginare che Odino avrebbe affidato il compito al figlio adottivo.
Nessuno conosce quali siano i veri poteri di quest'ultimo, tutto quello che circola su di lui sono leggende, ricavate dalle sue malefatte, e storie per spaventare i bambini, ma, ciò che non un asgardiano ha mai osato mettere in dubbio sono la sua ingannevole furbizia, spiccata intelligenza e sadica malvagità, che lo rendono terribilmente pericoloso, tanto da portare ogni essere a ricordarlo nelle proprie preghiere, con la speranza di non incrociare mai il suo cammino.
Per anni aveva vissuto indisturbato tra le mura del palazzo di Asgard, facendo credere a tutti di essere solo un amante dei trucchi di magia, delle illusioni, ottenendo il titolo di "dio degli inganni". La verità, o almeno, quella che il popolo racconta, è invece che, come un predatore, stava solo aspettando il momento adatto per impossessarsi del trono.
Persino il legittimo figlio di Odino ha rischiato di soccombere a causa sua, arrivando a combattere il fratello traditore su Midgard, dove, finalmente, è riuscito a catturarlo e consegnarlo al giudizio di Padre Tutto.
Quello che successe dopo è lasciato all'immaginazione delle menti più fantasiose: la famiglia reale non ha mai dato troppe spiegazioni sul perché quell'impostore si trovi di nuovo in libertà.
Però, bruciando nel fuoco della Fiamma Eterna i racconti popolari, la verità è che, Odino, dopo aver condannato quell'assassino, che fino a poco prima aveva chiamato figlio, alla prigionia a vita, aveva ceduto alle parole della moglie, la saggia regina di Asgard, che gli aveva consigliato di non far marcire tanto talento in una cella.
Il dio dell'inganno, così, fu costretto ad un altro tipo di condanna: venne liberato dalle segrete e sfruttato dal sovrano, in ogni situazione poco degna della propria attenzione o di quella del dio del tuono.
Effettivamente, in quel momento di quiete, era molto gradito al Padre degli dei avere dei piccoli disturbi in meno, con la garanzia che, se solo il principe dannato avesse tradito il Regno, l'erede al trono lo avrebbe trovato e consegnato ad Hel e, se fosse stato tanto scaltro da sfuggire dall'occhio vigile del re di Asgard o dei suoi fidati corvi, sarebbe stata Frigga, sua madre e sua unica alleata, a pagare al suo posto.
Almeno, questa è stata la solenne dichiarazione che ha pronunciato il reggente del Regno dorato davanti alla sua famiglia, consapevole che nessuno l'avrebbe contraddetto, nemmeno Loki, nonostante, almeno lui, avesse compreso la verità.
Infatti, ciò che costringe quest'ultimo ad obbedire a quegli insulsi ordini, va ben oltre certe faccende affettive: in un certo senso, la protezione di Asgard gli fa molto comodo, dopo aver infranto la promessa fatta al Titano che gli aveva concesso i poteri dello Scettro e un esercito di Chitauri. Non può dimenticare le parole che il tirapiedi di Thanos gli aveva riservato, il macabro giuramento di vendetta nel caso di un suo fallimento e, considerando come il suo tentativo di conquista sia precipitato nell'oblio, forse, il Regno di Odino è il luogo più sicuro per lui, al momento.
Ovviamente, il semi-dio dai capelli corvini non ha riferito a nessuno questa verità, ma non è uno sprovveduto, sa bene che Padre Tutto ne è a conoscenza. Questo perché, il suddetto, non si sognerebbe mai di mettere sua moglie in pericolo, fidandosi delle parole di quel figlio traditore e, per questo, non gli permetterebbe nemmeno di muoversi liberamente tra i Regni o, per lo meno, non senza potentissimi sigilli per impedirgli di usare la magia.
Tutto sommato, però, la scusa che ha trovato il sovrano, per fingersi all'oscuro delle vere ragioni che muovono il secondogenito e godere dei vantaggi che ne derivano, non è poi così male; se la regina dovesse capirlo, sicuramente lo terrà per sé, in nome dell'amore che la lega al figlio adottivo e, onestamente, non c'è alcun pericolo che Thor possa sospettare qualcosa.
Il dio delle malefatte, però, benché non possa che apprezzare l'astuzia del re, odia che quella situazione, che pensava aver rigirato a proprio favore, alla fine sia stata sfruttata da quell'uomo a suo vantaggio, ma, per ora, non può far altro che accettare i compiti assegnatogli, nonostante, come l'ultimo, siano un insulto alla sua intelligenza.
Ultimamente, infatti, si è trovato a sedare rivolte molto spesso, ma senza mai preoccuparsi di comprendere a fondo le motivazioni che portassero la gente ad insorgere: opposizioni rispetto al governo regio, con tutta probabilità.
Come sempre, anche questa volta è riuscito in poco tempo ad intercettare le attività di una struttura piuttosto all'avanguardia in una parte quasi morente della galassia.
A suo seguito, si ritrova ad avere delle guardie di Asgard sospettose e fedeli al loro re. Sa che lo temono, anche se tentano di nasconderlo dietro ad un ferreo addestramento al controllo.
Il traditore del Regno conosce bene le sue doti naturali: il nobile e attraente aspetto, gli occhi incantatori e lo sguardo magnetico, che sono solo alcune delle armi in suo possesso per soggiogare le menti di chiunque si trovi sul suo cammino. Quando, poi, dopo averle attratte, mostra il suo sorriso crudele alle povere vittime, è già troppo tardi per comprendere di essere caduti nella sua trappola.
Adora crogiolarsi in quella sensazione di potere; sapere di poter manipolare chiunque, se solo lo desidera.
Non gli importa più avere uomini devoti a lui o affetti di qualunque tipo, perché le inebrianti soddisfazioni che gli dà l'essere temuto vanno ben oltre tutte queste frivolezze o, almeno, questo è ciò che si convince a credere.
-Troviamo lo stolto a capo di questi poveri illusi. Voglio chiudere questa faccenda, mi sto annoiando.- ordina il principe, in tono tagliente e severo, mentre scende dalla nave prestatagli dalla corona per quella missione e poggiando i piedi su quel suolo desolato.
-Voi due catturate i presenti al piano principale e voi sei dividetevi il piano superiore. Io penso ai sotterranei.- continua poi, osservando dall'esterno la struttura davanti a loro e intuendone con facilità la divisione degli spazi.
Avanza a passo sicuro verso il portone, ignorando le grida di battaglia della coppia di uomini di guardia all'uscio, dei quali schiva in abili mosse i fendenti, lasciandoli alle affilate spade del suo seguito. Emanando una potente energia di colore verde dalle sue mani, in meno di un secondo, l'entrata si spalanca al suo cospetto, quasi si tratti di un invito.
Senza indugiare, fa il suo ingresso trionfale, deluso nel non trovare nessuno ad assistere al suo momento e, spazientito dalla situazione, ora più di prima, prende a studiare velocemente il grande salone dai muri grigi e vuoti, osservando che, gli unici pezzi di arredamento presenti sono un lunghissimo tavolo di legno scuro, con sedie abbinate, e un camino dalle rifiniture classiche.
Sbuffando, si dirige verso quest'ultimo, ricavato nella parete a sinistra, per poi abbassarsi appena e infilare la mano nella canna fumaria, dove, come immaginava, è presente una leva. La tira con decisione verso il basso e, lentamente, un meccanismo solleva l'intero camino, scoprendo una scala buia.
Trucco talmente banale che persino Thor lo avrebbe capito, pensa lui, in un ghigno divertito, mentre imbocca quel passaggio malamente nascosto.
Sicuramente, tanto poco investimento in materia di sicurezza è dovuto all'ingenuo pensiero che bastasse nascondersi ai confini della realtà per essere al sicuro. Effettivamente, i ribelli avrebbero potuto avere ragione, se solo i tre fuggitivi catturati ad Asgard non fossero passati dalle mani del dio dell'inganno che, in poco tempo, ha ottenuto, con mezzi non troppo ortodossi, le coordinate spaziali di quel pianeta.
Continua a scendere, sperando di trovare qualcosa di divertente, almeno nei sotterranei: una base tecnologica o mistica, magari, oppure un essere degno del suo interesse.
Certamente, è sicuro di potersi imbattere in qualcuno che ricopre una posizione importante in quella faccenda, rifugiatosi lì dopo l'allarme di invasione.
Arrivato alla fine della scalinata, con gli occhi già abituati alla penombra, nota subito due corridoi: uno a sinistra, illuminato e piuttosto largo, da cui riesce ad intravedere prigioni simili a quelle dove è stato rinchiuso anche lui poco tempo prima, e uno angusto e scuro a destra.
Nonostante sia incuriosito dalla presenza di celle in una fortezza di ribelli, decide di lasciare il piacere della scoperta alla fine e optare per il secondo.
Accelera il passo, non curante del rumore dei suoi stivali sulla pietra.
Ad un tratto, da dietro un angolo cieco, una figura gli si para davanti, puntandogli un'arma da fuoco, quasi certamente di fattura midgardiana, a pochi centimetri dal naso.
-Questa sarebbe l'accoglienza per il legittimo erede al trono di Asgard?- ironizza lui, con disarmante tranquillità.
Spaventato, il ragazzo biondo, suo aggressore, spara un colpo, che prontamente viene schivato dal suo avversario, spostandosi leggermente di lato.
-Come vuoi.- fa spallucce il semi-dio, prima di disarmare il giovane con abile destrezza e colpirlo con la sua stessa arma, in mezzo agli occhi.
Palesemente deluso, guarda quel corpo senza vita cadere, fino a schiantarsi a terra in un rumore sordo, per poi alzare lo sguardo e sorridere all'urlo dell'uomo in lontananza che, con foga, comincia a correre verso di lui, munito di una spada.
Non distoglie nemmeno per un millesimo di secondo le sue iridi glaciali dall'asgardiano che, a giudicare dalle caratteristiche fisiche e l'espressione stravolta dal dolore, deve essere il padre di quello che, ormai, è solo un cadavere.
Il moro non muove un muscolo per tentare una qualsiasi difesa, almeno non fino a che il suo nemico non si trova sufficientemente vicino per disarmarlo, gettarlo a terra con un calcio e chiudergli i polsi in un paio di manette sigillate da antiche rune.
-Scusa la scocciatura. Fosse per me ti farei raggiungere subito il tuo amato figlio, ma Odino pretende dei superstiti, per ottenere informazioni.- gli sussurra, con un ghigno intimidatorio.
Non si spreca ad ascoltare le successive imprecazioni ed insulti da parte dell'uomo, mentre lo trascina verso le scale; in fondo per lui è solo un moscerino fastidioso, nulla di più.
Prima di imboccare la salita, però, la sua attenzione viene rapita in direzione delle prigioni. Si ferma, urlando il nome di uno dei suoi uomini, che, in pochi secondi, obbedisce all'ordine, raggiungendo il semi-dio.
-La fortezza è stata espugnata.- dichiara la guardia, convinta fosse questo il motivo della sua convocazione.
-Prendi questo mollusco, io vi raggiungo tra qualche momento.- esordisce il principe, invece, lanciandogli il prigioniero come fosse spazzatura.
Il soldato afferra prontamente l'uomo, affrettandosi a sparire, per non contrariare in alcun modo il suo momentaneo comandante dal comportamento imprevedibile.
Osservando le due figure sparire dalla sua vista, il moro si avvia verso la direzione opposta a quella che aveva imboccato poco prima, per completare il suo compito.
Questa volta avanza piano, attento ad ogni suono. È sicuro di aver sentito dei rumori poco prima e lui non commette errori: potrebbe esserci qualche prigioniero.
Entra nell'ala, provvista di quattro grandi celle e, spostando il suo guardo dentro la prima a sinistra, vede ciò che non avrebbe immaginato: una giovane, minuta e gracile.
La ragazza ha la testa appoggiata su una spalla, gli occhi chiusi, il viso sporco e per lo più coperto da lunghi capelli castani, che le cadono in morbide onde fino a poco sotto il seno.
È legata ai polsi, con delle catene assicurate al soffitto e, a giudicare dalle braccia tremanti e le gambe piegate, sembra affidare a quei sottili arti superiori quasi tutto il suo peso.
Indossa un abito logoro, strappato in vari punti, il cui colore bianco risulta in netto contrasto con il rosso del sangue di cui è in gran parte intriso; lo stesso che le scorre lungo le gambe, macchiando la sua pelle chiara.
Il principe si avvicina alla prigione e, con un semplice tocco sul pannello di controllo a lato di essa, disattiva la barriera della cella.
Solo a quel punto la giovane si accorge di lui: apre appena gli occhi, tentando vanamente di alzare anche la testa, in uno sforzo che pare estremo, mentre il suo respiro, già irregolare, inizia a farsi più veloce.
Lui entra, a passi lenti, godendosi la sensazione di potere sulla paura della prigioniera.
Ora che è più vicino, può finalmente confermare la sua idea: non è un'asgardiana, ha una statura e un fisico troppo minuti per poterlo essere. Quasi certamente si tratta di una midgardiana e, tra le cose, anche molto giovane.
Nonostante Loki non sia il tipo da provare compassione, per qualche ragione la sua mascella si serra con forza, mentre i suoi occhi indagano ogni millimetro di quel corpo martoriato, come a volerne ricostruire la storia.
Operazione piuttosto facile, in realtà, ma una piccola voce dentro di lui non può fare a meno di suggerirgli che qualcosa non torna affatto.
Certo, sotto quello straccio e le piccole ferite, anche lui riesce a riconoscere un corpo particolarmente attraente: magro, ma allo stesso tempo formoso dove più apprezzabile. Però, non è così stupido da pensare che sia solo il bell'aspetto a costringere un'umana così lontano da Midgard.
Curioso, il semi-dio, ad un passo da lei, le alza il viso con l'indice, riuscendo a vedere per un solo momento dei grandi occhi castani pieni di lacrime che, al suo tocco, si chiudono con forza, sigillati da folte ciglia nere.
Indugia qualche istante sul viso ovale della malcapitata, nel tentativo di studiarne ogni espressione. I suoi lineamenti, per quanto stravolti da sofferenza e paura, risultano delicati ed armoniosi: le sopracciglia scure disegnano un arco molto naturale sopra le palpebre, gli zigomi sono morbidi, non troppo pronunciati, il naso è sottile, con una leggera curvatura verso l'alto, e le labbra appaiono invitanti e piene. Sotto lo sguardo indagatore del secondogenito di Asgard, proprio queste ultime iniziano involontariamente a tremare, attirando l'attenzione su piccoli taglietti che le ricoprono, forse a causa dei morsi che lei stessa si è inflitta per sopportare il dolore.
-Scommetto che se avessi saputo di quali deprecabili colpe possono macchiarsi gli uomini, avresti preferito non essere così attraente.- sussurra lui, senza nemmeno preoccuparsi di filtrare quel suo pensiero.
A quella frase, alcune lacrime iniziano a scorrere sulle guance della prigioniera, benché lei tenti in ogni modo di arginarle, strizzando con forza le palpebre, mentre, a causa degli inutili tentativi di controllare i muscoli, il suo corpo prende a tremare con più forza.
-Sono desolato, bambina. Io non sono il principe azzurro, ma se collabori, potrei essere sicuramente più divertente.- le comunica, volutamente malizioso, prima di far scattare, con un'abile mossa, le morse ai polsi della ragazza e afferrarla prima che, non potendo reggersi in piedi, crolli sul pavimento.
Lei sussulta per il dolore, probabilmente a causa del movimento brusco e, anche mentre lui la solleva tra le sue braccia, la gracile umana non riesce a dire una parola. Poi però, raccogliendo ogni brandello di forza rimasta, con le unghie afferra la stoffa della casacca del suo aguzzino, in un gesto disperato di opposizione, seppur inutile e quasi esilarante, agli occhi del moro.
In pochi secondi, infatti, perde anche quella presa, crollando a peso morto, cedendo al buio e concedendo una tregua alla sua mente stravolta.

STAI LEGGENDO
Salvation || Loki
Fanfiction~COMPLETATA~ (In revisione -> capitoli corretti: 12) Tutti conoscono Loki come il dio degli inganni, delle malefatte o, più ufficiosamente, lingua d'argento. Nomi utili a mettere in guardia da un uomo apparentemente senza cuore, con una mente subdo...