8. The Allfather

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Nonostante la premura della regina, l'incontro con Odino era stato fissato per il primo pomeriggio e, per questa ragione, Thor aveva approfittato di quel tempo per sbrigare alcune questioni.
Alcuni minuti prima dell'orario prestabilito dal re, però, il biondo, perfettamente e stranamente in linea con tutti i suoi impegni, imbocca l'ultimo corridoio che lo divide da una delle entrate alla sala del trono.
Come immaginava, appena il portone d'oro del salone compare nel suo campo visivo, scorge anche la figura slanciata di suo fratello, in piedi e al fianco di una delle colonne portanti di quell'immenso uscio. Raggiungendolo, il moro alza appena gli occhi verso di lui, mostrandogli il suo solito sguardo di ghiaccio, tradito, però, dalla mascella serrata e la postura tesa.
Il maggiore non fa domande, in fondo sa bene che quel palazzo non ha molti segreti per Loki, anche se, questa volta, gli piacerebbe proprio sapere come diavolo abbia fatto ad azzeccare anche l'ingresso giusto.
Prima di poter dire qualsiasi cosa, però, l'attenzione di entrambi è catturata da un rumore di tacchi sul pavimento marmoreo che, seguendolo, li porta a posare gli occhi su due sagome femminili alla loro destra. Frigga, che avanza sicura verso i figli, e la giovane midgardiana, che segue la prima, guardandosi intorno.
Tra i due, Loki si sofferma su quest'ultima, studiandone l'intera figura, a partire dal vestito: turchese, di ottima fattura, lungo fino ai piedi, decorato con dettagli floreali dorati e con una cintura all'altezza della vita dello stesso colore. I capelli, invece, sono abilmente raccolti con dei fermagli a forma di farfalla, che lasciano cadere alcune ciocche ondulate sulle spalle e ai lati del viso, per incorniciarlo.
Proprio il suo volto è la parte che lo colpisce maggiormente: il leggero trucco sugli occhi dai colori naturali evidenzia la loro bellezza, le occhiaie sembrano sparite, segno che è finalmente in forze, sulle guance un accenno di rosa ne illumina l'incarnato e, per finire, un rossetto color pesca fa risaltare le sue labbra piene.
Il moro indugia qualche secondo su di esse, per poi salire lentamente fino agli occhi della ragazza, consapevole che, per tutto il tempo, lo hanno seguito attentamente.
Incontrando lo sguardo tagliente di lei, il dio delle malefatte sorride, divertito dal chiaro fastidio di lei rispetto alla calma con la quale il principe l'ha studiata da capo a piedi, rivelando apertamente quanto non gli importi affatto di essere colto in flagrante da tutti.
Però, prima che la terrestre possa dire a parole ciò che la sua faccia ha già chiaramente espresso, Frigga si affretta a porre fine a quella guerra silenziosa, spalancando il portone con la magia.
Il principe dannato, allora, senza perdere il suo ghigno provocatorio e beffardo, porge il suo braccio ad Angel che, in tutta risposta, lo guarda di traverso.
-Nessuno ti ha invitato, mi pare.- sibila.
-Mi ringrazierai di essere qui, appena ti renderai conto con chi hai a che fare.- risponde lui, attraversando l'uscio.
La ragazza, seguendo quei movimenti, d'istinto si volta a guardare l'ambiente davanti a sé e, nel farlo, ogni parola le muore in gola, soffocata dalla spettacolarità della stanza: lunghissima, con un immenso corridoio centrale contornato da colonne altissime e fittissime, tanto da sembrare quasi infinite, ad un occhio poco abituato.
A quanto pare, il salone ha vari ingressi e loro ne hanno usato uno laterale che, solo dopo aver superato numerose file di pilastri e sceso alcuni gradini, gli permette di ritrovarsi al centro. A quel punto, l'umana lancia una veloce occhiata dietro di sé, riuscendo a cogliere in lontananza la luce del sole, segno che, probabilmente, quel luogo singolare sia aperto.
Davanti, invece, l'imponente trono è illuminato e messo in risalto da una scalinata e decorazioni retrostanti, tutto rigorosamente dorato. Alla vista del re, seduto, con lo scettro nella mano destra e le guardie ai suoi piedi, la midgardiana ha un momento di esitazione e, mentre Loki e la reggente continuano a camminare, Thor le si affianca, cogliendo tempestivamente la sua difficoltà e porgendole l'avambraccio.
-Perché mi sono fatta convincere a venire?- bisbiglia lei, iniziando a sentirsi un po' troppo in soggezione in quella stanza, che mai avrebbe pensato potesse esistere al di fuori di qualche rievocazione storica dalle tinte fantasy.
-Mio padre non è così male, vedrai.- sorride lui, risultando più finto che mai, mentre lei inizia a sentire il cuore battere troppo velocemente e le mani sudare.
Arrivati davanti al primo scalino, la ragazza si guarda intorno, talmente disorientata da iniziare a pensare di trovarsi nel bel mezzo di un sogno, se non fosse che, in quel momento, il biondo la tira per un braccio, per spingerla a seguire i suoi movimenti ed inchinarsi. Lei esegue quella riverenza per inerzia, ma, di sottecchi, osserva Frigga salire le scale e il moro fermarsi al loro fianco, senza imitare quel gesto di rispetto.
-Prego, alzatevi.- ordina Odino, ignorando il minore.
Angel, ora, può studiarlo attentamente: è un uomo molto anziano, a giudicare dalle rughe sul viso, con capelli e barba completamente bianchi, portati entrambi lunghi. Pare abbastanza alto, ma non quanto i suoi figli, e porta una placca dorata sull'occhio destro, che riprende il colore della sua armatura regale, con tanto di mantello scuro. L'espressione è severa e sicura, tanto da provocare una certa inquietudine in chi lo osserva.
-Giovane umana, posso sapere perché ti trovi sotto il mio tetto, ad usufruire da giorni delle attenzioni dei nostri migliori guaritori e instaurando contatti con tutta la mia famiglia, senza che io, il Padre degli dei, ne sia al corrente? Non ricordavo che su Midgard le cose funzionassero in questo modo. Non chiamate forse intrusi coloro che agiscono in tale maniera?- esordisce il sovrano, interrompendo l'analisi della ragazza.
Lei apre la bocca per rispondere, per precisare che, in realtà, non è proprio così che sono andate le cose, ma Loki la batte sul tempo.
-Proprio tu, Odino, difensore dei Nove Regni, re giusto e amante della pace, ora ti prendi gioco delle fragilità di un'umana?- si fa beffe di lui, nominando qualità che non crede proprie del sovrano.
-Sono io il responsabile e tu lo sai bene. Quindi, se l'hai convocata solo per umiliarla, non faresti una bella figura con il suo popolo, Padre degli dei.- continua, ora serio.
Il re sorride e, ignorando l'affronto, gli risponde:-Allora, Loki, perché hai deciso di portare questa creatura ad Asgard?-.
-Non credevo che soltanto Thor potesse giocare con gli umani. È un'altra delle concessioni riservate solo al tuo prediletto?-.
La ragazza, stranita dall'udire una strana sfumatura cupa in quella frase sarcastica, si volta a guardare il minore, ritrovandosi a trattenere il fiato, appena, nei suoi occhi di ghiaccio, coglie un leggero tremolio.
Quanto deve essere forte quel risentimento, per tradire un attore preparato quanto lui?
Il biondo, fraintendendo quella reazione della giovane, le mette una mano sulla spalla, come a rassicurarla che quelle parole non siano vere e servano solo ad attaccare Odino.
-Non ho intenzione di fare il tuo gioco. A me interessa la sua natura.- risponde il re, ottenendo la piena attenzione della terrestre, ora con i nervi a fior di pelle.
-Padre, scegli parole delicate, lei non è al corrente di nulla.- interviene il dio del tuono, avanzando leggermente e lasciando la presa sulla midgardiana.
-Allora, è il momento che sappia che il sangue umano non è l'unico che le scorre nelle vene.-.
Angel perde un battito e, sicura di aver interpretato male, cerca rassicurazione negli occhi dei presenti; prima Thor, poi Odino, poi Frigga e, infine, Loki, ma tutti hanno lo sguardo tipico di chi nasconde qualcosa.
-Cosa intende con questo?- domanda lei, tradita dalla voce tremante, ma continuando a ribadire nella sua testa l'assurdità di tutta quella conversazione.
Odino si alza in piedi e, senza mai smettere di fissarla negli occhi, si avvicina, troppo per i suoi gusti.
-Le tue iridi.-.
-Questo non significa niente.- si difende lei.
-Forse no, ma un'umana sarebbe morta per molto meno, rispetto a ciò al quale sei stata sottoposta.-.
-E lei come...- inizia la frase la ragazza, per poi bloccarsi e girarsi furente verso Thor, i pugni stretti in una morsa.
È sicura che non sia stato Loki, non conosce bene i rapporti della famiglia reale, ma non ci vuole un genio per capire che lui non sembra intrattenere conversazioni di piacere col padre.
-Non è stato nostro figlio.- la informa Frigga, scendendo gli scalini e avvicinandosi al marito:-I guaritori di Asgard sono molto fedeli ai loro sovrani e, ovviamente, ci hanno informati. Poi, ieri sera, la mia magia è stata completamente investita dalle tue sensazioni legate a quei momenti.-.
-Che cosa?- domanda la ragazza, sconvolta da tutto, ancora certa che si tratti di un'orribile presa in giro.
-Mi scuso, il mio non è stato un gesto intenzionale.-.
-Davvero spera che io creda a questo? Che lei non avrebbe potuto fermarsi, se solo avesse voluto?- trema lei, cominciando a sentire gli occhi lucidi e una strana difficoltà a respirare:-Sarò anche un'umana, ma non sono stupida e nessuno doveva permettersi di farsi gli affari miei!-.
-Angel, so che adesso tutto ti sembra orribile, ma ti assicuro che ogni cosa è stata fatta solo per aiutarti.- prova a calmarla Thor, allungando una mano a sfiorarle il braccio.
-Non toccarmi!- ringhia lei, volgendogli una veloce e truce occhiata, per poi iniziare ad indietreggiare.
Si volta per correre via, ma subito il dio del tuono la blocca, parandosi davanti.
-Per favore, lascia che ti spieghi meglio la cosa. Lei non ha guardato i tuoi ricordi, ha solo cercato di alleggerirti dal tuo dolore.-.
-Stai zitto! Non voglio sentire un'altra parola.-.
-Ora basta.- si impone Odino, ricevendo, così, l'attenzione di tutti:-Se vuole pensare a noi come tiranni, così sia. Ci comporteremo come tali. Guardie, che la midgardiana sia condotta nella sua stanza e controllata a vista, fino a che io non deciderò il da farsi.-.
-No, padre, questo non può aiutare.- supplica l'erede al trono.
-Siamo nel Medioevo, per caso? Nessuno può richiudere una persona senza motivo: si chiama rapimento.- sbotta lei, lasciando la paura in un angolino, ormai fuori di sé e guidata solo dal fuoco dell'ira, che si manifesta attraverso il suo sguardo, ora che, per la prima volta, riesce a sostenere quello spregiudicato del re.
-Credi davvero di poter dire a me, il Padre degli dei, cosa sia giusto fare nel mio stesso Regno?-.
-Io ho il diritto di difendermi e intendo farlo, soprattutto davanti a chi mi minaccia in modo arrogante e crudele!-.
A queste parole, il re punta il suo scettro verso la ragazza, solo per spaventarla, ma i suoi due figli, comunque, si posizionano al suo fianco, per proteggerla in caso di necessità.
Angel, per secondi interminabili, rimane a fissare quell'oggetto a poca distanza dal suo viso, perdendo la sensibilità di tutto il suo corpo che, ora, non sente più suo.
Per quanto possa essere assurdo o, addirittura, masochista, al momento non ha paura di essere uccisa, teme piuttosto i loro poteri, la loro capacità di spogliarla. I ricordi, le emozioni, sono cose che non dovevano venirle rubate, non dopo che la stessa cosa è stata fatta al suo corpo.
Non accettare più la propria pelle è terribile, ma quando lo stesso succede con la mente, quando anch'essa viene violata, allora, forse, si perde il contatto con sé stessi, non ci si riconosce più. E, magari, è questo che sta accadendo ad Angel, mentre, completamente vuota, si ritrova ad ascoltare parole che, ormai, non la colpiscono più.
-Un altro affronto e questo non rimarrà un semplice avvertimento. Noi non siamo tuoi pari, hanno commesso un grosso errore nel fartelo credere.-.
-Allora lascia che sia io a recuperare a questo. So essere più convincente della tua prigionia e lo sai.- si intromette il dio degli inganni, bluffando.
-Padre, metti da parte la rabbia. È giovane e molto spaventata, lascia che si abitui a tutto questo.- interviene il maggiore, per niente tranquillo di poter lasciare Angel nelle mani dell'uno o dell'altro.
-Non mettere a rischio la sua vita o sai dove finirai i tuoi giorni.- pronuncia il re, ovviamente diretto al moro, ignorando completamente l'altro.
Loki si volta verso la midgardiana, riservandole un'occhiata divertita, che lei, precipitando nella sua disperazione, usa come appiglio per frenare la caduta, scegliendo di travisarla completamente e crederla l'ennesimo inizio di un qualche tipo di abuso, piuttosto che un segnale di vittoria nei confronti del re.
Poi, appena il moro, cogliendo il suo stato precario, le afferra il polso nel tentativo di riportarla alla realtà, lei scatta, decisa ad impedire a chiunque di farla sentire ancora in quel modo. Così, alimentata da innumerevoli scintille di rabbia repressa, si divincola dalla presa, per poi tornare a guardare il Padre degli dei.
-Come fa a guardarsi allo specchio, dopo aver ordinato certe ingiustizie?- domanda decisa, seppur con le pupille che tremano.
-Riscaldi le lenzuola del traditore che ha fatto una strage dei tuoi simili e credi di meritare la mia pietà?-.
Lei indietreggia, mentre il fiato viene a mancarle per un attimo, quasi qualcuno le avesse appena tirato un calcio allo sterno. Senza nemmeno riuscire a metabolizzare razionalmente quelle parole, quella stessa ira che sta dando forza al suo intero essere prende a montarle dentro più che mai, producendo una scarica talmente forte da sentire gli occhi andarle a fuoco e un desiderio incontenibile di urlare.
Rivolgendosi a Padre Tutto, con le iridi ora cosparse dello stesso colore del sangue, ringhia:-Non ho mai pensato potesse esistere un re così bastardo, ma lascia che...-.
Prima che possa aggiungere altro, si sente sollevare da terra, trovandosi, nel tempo di un battito di ciglia, tra le braccia di Loki, a guardare il tessuto scuro che copre il suo petto a pochi centimetri dal viso, con la sensazione piacevole dell'aria che le sfiora la pelle della schiena.
-Tieniti.- intima lui, appena lei si rende conto di trovarsi esattamente in fondo alla sala del trono, dove un'enorme arcata la divide dai giardini, ma, prima di avere il privilegio di osservare il panorama, il semi-dio fa un balzo in aria, costringendola a stringergli le spalle con tutte le sue forze e strizzare gli occhi per non vedere.
-Cosa diavolo ti viene in mente?- domanda Angel, sconvolta e col cuore a mille, quando lui, dopo un minuto, o forse meno, arresta la sua corsa.
La giovane lascia la presa sul moro e poggia i piedi, o meglio, quei sandali finemente decorati, sull'erba, realizzando di trovarsi in una sorta di bosco che, alla fine, non è poi così differente rispetto a quelli sulla Terra.
-Dovrei chiederlo io a te.-.
-Io non ho appena percorso una distanza assurda alla velocità della luce.- controbatte lei, notando i contorni dorati del palazzo piuttosto distanti, mentre il resto risulta coperto delle cime verdi dei fittissimi alberi che le impediscono la vista, nonostante la ragazza cerchi di aggirarli, indietreggiando fino ad arrivare con la schiena ad un tronco.
-Hai dato a Odino del bastardo, vale molto di più.- esclama lui, lasciandosi sfuggire una risata.
È la prima volta che lo vede ridere in modo sincero e, deve ammettere che, quell'espressione, lo rende ancora più bello e delicato, donando al suo viso una luce in più.
-Se lo meritava.- ammette poi, mentre la rabbia, sopita dallo spavento per il volo appena fatto, accenna a volersi palesare di nuovo.
In tutta risposta, il moro le si para davanti, sovrastandola con la sua figura e portandola, istintivamente, a schiacciarsi contro l'albero, mentre il respiro le muore in gola, impreparata ad un gesto del genere, data l'atmosfera.
-Sappi che l'ira di Odino non è l'unica cosa ad essersi scatenata a seguito di certe parole.- sussurra lui, piegandosi per sopperire alla notevole differenza di altezza, fino ad arrivare ad un soffio dalle labbra di lei.
Angel, di colpo, perde il sostegno della furia che le stava permettendo una precaria difesa contro quegli esseri così forti, tornando a sentirsi confusa, persa, in balia di quegli occhi di ghiaccio.
-Così, il tuo cuore rischia di impazzire, ma...davvero si tratta solo di paura?- sussurra lui, percependo chiaramente il suo battito accelerato, i muscoli tesi e il respiro irregolare.
-Non ti vergogni?- soffia lei, serrando le palpebre e tentando di giocare la sua ultima carta.
-Prego?- interroga lui, in una risata.
-Insomma, un uomo con un minimo di orgoglio vorrebbe sentirsi desiderato, non prendere una donna con la forza, o sbaglio?-.
Lui la fissa, ma, non riuscendo più a mantenere quella parte, ride di gusto, allontanandosi.
-Non male come tentativo, ma l'unica cosa che potresti ottenere con un affronto del genere sarebbe un misero momento di confusione. Se non lo sfrutti per liberarti e scappare, allora non hai più speranze.- ammette lui, le labbra tirate in un sorriso di scherno.
-Avevi capito che...-.
-Che stavi cercando di prenderti gioco di me? Perché, speravi davvero non fosse così?-.
Già, sono io a non aver capito che lui stava facendo esattamente la stessa cosa con me, ma perché?, si domanda la giovane, spostando l'attenzione sui suoi stessi piedi e ripercorrendo gli ultimi istanti, per trovare una risposta al quesito.
-Hai sbagliato strategia due volte nel giro di pochi minuti.- spiega lui, ottenendo lo sguardo confuso della midgardiana:-Agire guidata dalle sole emozioni ti farà uccidere. Prima, la tua rabbia ti ha dato la forza di rispondere ad Odino, è vero, ma non hai saputo scegliere le parole adatte. Se non fossi intervenuto io, ti assicuro che ora non saresti in grado di parlare.-.
Avvicinandosi ancora, per godersi meglio la reazione della terrestre a quella lezioncina sul buon senso, continua:-Anche adesso, ti sei fatta guidare dalla paura e, fidati, con un affronto simile, un essere sul punto di compiere certe deplorevoli azioni, ne sarebbe ancora più motivato.-.
Angel lo fissa incredula, senza sapere come reagire, ora che ha capito il perché delle sue azioni: dopo la sua uscita con Odino, voleva metterla alla prova, per mostrarle che quell'uscita non era solo un caso, ma il suo modus operandi abituale.
-Devi tenere a bada quel caratterino e iniziare a ragionare a mente fredda, anche se ti ritrovi alle strette.- aggiunge, fissandola in modo duro, tanto da metterla quasi a disagio.
Poi, tornado ad assumere le sembianze del Loki di sempre, sospira, alzando gli occhi al cielo e brontolando qualcosa sul fatto che non è il suo ruolo quello di farle da balia.
Ignorando quest'ultima parte, la giovane, senza capirne subito il motivo, con una mano va alla ricerca delle dita affusolate del semi-dio, sfiorandole per riottenere i suoi occhi brillanti.
In realtà, non sa cosa vorrebbe dirgli, perché quello che ha fatto l'ha profondamente scossa, di nuovo.
Ogni volta che il modo di fare freddo e distaccato del dio degli inganni si crepa, in lei cresce la sensazione che lui non sia affatto come vuole far credere a tutti. I suoi modi saranno sgarbati e poco ortodossi e, forse, lei non è al pieno della sua lucidità, ma, per assurdo, lui le pare l'unico, su quello strano pianeta, in grado di capirla. Anche se, magari, sta fantasticando troppo su un singolo gesto, fatto, per di più, dalla personificazione dell'incoerenza, non riesce e non vuole ignorare le sensazioni che, adesso, le riempiono il petto.
Nel frattempo, il moro, ignaro di quei pensieri, continua ad immergersi in quegli occhi, che lo intrigano, lo rapiscono, ma che, allo stesso tempo, fanno riaffiorare dall'oblio aspetti di sé ormai rifiutati, non adatti a essere parte di ciò che ha scelto di diventare.
Di colpo, poi, è lei a riportarlo alla realtà, cogliendolo quasi alla sprovvista, quando, poggiando le dita tremanti ai lati del suo viso, lo bacia, sfiorando delicatamente le sue labbra.
Il principe non si muove, impegnato a comprendere quel gesto, che percepisce non essere guidato dalla passione, ma da qualcosa di diverso, un desiderio a lui estraneo.
A quel punto, un fastidioso disagio inizia a farsi strada in lui, perché un dubbio si impone nella sua testa. E se questa ragazzina incosciente provasse davvero qualcosa?, si domanda, mentre un macigno sembra formarsi nel suo stomaco e lui, non riuscendo a spiegarsi certe reazioni, decide, come sempre, di metterle da parte, per smetterla di torturarsi.
Per aiutarsi a farlo, pone fine a quel contatto, allontanandosi abbastanza per poter guardare Angel in viso e cogliere una strana luce nel suo sguardo che, prontamente, lei nasconde, abbassando il volto.
-Sei solo un'illusa.-.
La terrestre perde il respiro a quelle parole, sentendosi una stupida, ma, come per un riflesso incondizionato, torna a cercare i due oceani in tempesta del principe rinnegato.
-Tu invece sei un codardo.- ribatte poi, trovando quelle parole nelle iridi di lui, per quanto assurdo possa sembrare.
Il moro la osserva dubbioso, alzando un sopracciglio e, in una risata, la provoca:-È l'unico insulto che conosci?-.
-Non lo è, ma è quello più adatto a te.-.
-E vorresti favorirmi le tue motivazioni?- domanda il moro, più divertito che mai.
-Io ti confondo, Loki.-.

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