Sono passare ore, ormai, da quando Loki è sparito dentro quella specie di grotta.
Nel frattempo, Banner è arrivato sul campo, accompagnato da innumerevoli agenti dello SHIELD che, in tempi record, hanno portato via tutte le vittime prive di sensi, che giacevano riverse su quel suolo desolato.
Fury li aveva assicurati che si sarebbe occupato lui delle loro condizioni, considerando che non gli restava nient'altro da poter fare, in quella situazione. Con particolare astio nel tono della voce, poi, aveva sottolineato il fatto che, in fin dei conti, anche i quattro Avengers rimasti potessero considerarsi disoccupati.
Forse, ce l'aveva solo con sé stesso o, magari, gli dava talmente fastidio il fatto di sentirsi inutile, che aveva dovuto per forza ricordare a tutti di non essere l'unico. In ogni caso, comunque, qualunque fosse la motivazione, la cosa certa era che ogni sua parola suonava chiaramente infastidita e il suo sguardo severo tradiva sconfitta, dolore e rabbia.
Non è mai stato un uomo a cui piace restarsene a guardare, soprattutto se significa lasciare tutto nelle mani di quello che, fino a pochi giorni addietro, era un nemico temuto.
Fury non ha la situazione sotto controllo, per una volta e, a giudicare da come li ha liquidati in fretta, andandosene a testa bassa, si è capito che non volesse né sopportare, né accettare la cosa.
Probabilmente, in quella guerra tra leggende, si sentiva fastidiosamente impotente e, questo, non è affatto lontano da ciò che provano, da intere ore, gli Avengers rimasti.
Ciò lo dimostra il fatto che nessuno di loro si è mosso da quel campo di battaglia deserto o ha anche solo provato a distogliere lo sguardo dal punto in cui è sparito Loki.
Però, nonostante questo, in quel luogo continua a non cambiare nulla, da troppo tempo, e i nervi di tutti stanno dando segni di cedimento.
Persino quella strana sensazione di attrazione, che Natasha aveva provato in modo più forte rispetto agli altri, era scomparsa con il dio del caos e ciò che è rimasto, dopo di lui, è solo un'aria pesante di tensione e timori, che sta diventando sempre più irrespirabile.
-Se non dovesse farcela, cosa faremo?- domanda Bruce, interrompendo quel silenzio snervante.
-Gli Asgardiani chiuderanno il varco.- risponde il capitano, distrattamente, quasi fosse un rituale, un mantra che, anche lui, si sta ripetendo fino alla pazzia.
-Dovremo ricominciare daccapo, trovare un altro modo per evitare di tornare alla situazione di poco fa, o...arrivare a qualcosa di peggio.- lo riprende la Vedova Nera, che si volta, invece, a guardare negli occhi la versione umana di Hulk.
-No. Non ce ne sarà bisogno.-.
La voce di Steve, adesso, suona completamente diversa, quasi fosse un arcobaleno dopo la devastazione di una pioggia torrenziale. È sollevato, incredulo, quasi, ma orgoglioso e pieno di una luce nuova.
Gli altri tre si voltano contemporaneamente, seguendo lo sguardo di Captain America, ansiosi e speranzosi di vedere ciò che stanno attendendo da un tempo che pare quasi infinito.
Invece, la vista riesce regalargli qualcosa che non avrebbero mai nemmeno potuto immaginare e, per evitare che possa essere soltanto un'allucinazione data da un desiderio profondo, Rogers prende ad avanzare a passo sostenuto, verso la nuova figura che si è imposta nella scena, appena uscita dal buio di quel buco infernale.
Loki è lì, a cercare di porre un passo davanti all'altro, mentre le gambe gli tremano visibilmente per lo sforzo e, nonostante lo sguardo rivolto a terra, sembra quasi leggersi in ogni sua fibra il dolore e la fatica che sta sopportando. Forse perché, oltre al suo peso, sta trasportando anche quello del fratello, adagiato su una spalla e, a giudicare dalla posizione abbandonata, privo di sensi.
Steve fa per andargli incontro e aiutarlo, quando un dettaglio lo costringe ad arrestarsi. Non è possibile, gli suggerisce la sua testa, portandolo a sbattere le palpebre una decina di volte, per svegliarlo da quella che non può che essere una finzione data dal suo essere mentalmente provato.
-Quello è...?- prova a domandare l'agente Romanoff, raggiungendo il fianco del capitano, prima che il finale di quella richiesta le muoia in gola.
-Il martello di Thor.- sorride il biondo:-Lui è degno.-.
Loki, dio degli inganni, figlio del re dei giganti di ghiaccio, nonostante tutte le orribili azioni di cui si è macchiato, ora è davanti agli Avengers, col capo chino, suo fratello su una spalla e Mjolnir stretto nella mano destra.
Chi l'avrebbe mai detto.
Mentre Steve rilassa la mente e i muscoli, rassicurato dalla consapevolezza di aver fatto la cosa giusta a fidarsi e supportare il giudizio di Thor, il moro, davanti a lui, crolla sulle ginocchia, finendo poi steso a terra, con il viso coperto dai lunghi capelli corvini e suo fratello riverso al suo fianco, ignaro di tutto.
Il primo vendicatore torna alla realtà e, vedendo con la coda dell'occhio Natasha, decisamente più attenta di lui, precipitarsi sul dio del caos, lui scatta a sua volta verso l'amico, per assicurarsi della sua salute.
Senza aspettare un attimo in più, con delicatezza gira l'erede al trono di Asgard in posizione supina, sollevandogli la testa sulle sue ginocchia, per poi controllargli il battito, all'altezza della giugulare.
-È solo svenuto.- rassicura i presenti, notando che, anche il moro, a quella notizia, pare tirare un sospiro di sollievo.
-Ci penso io.- si intromette Banner, inginocchiandosi al fianco del capitano e sfilandosi la tracolla della sua valigetta, che ha con sé da ore.
Un grido costringe tutti a voltarsi verso colui che li ha salvati e che, adesso, ha le dita conficcate nella terra, oltre i muscoli talmente in tensione da essere definibili dalla pesante divisa in pelle.
Di riflesso, la Vedova Nera, ancora al suo fianco, gli poggia una mano sulla spalla, ma, prima che riesca anche solo a chiedergli che cosa gli stia accadendo, si ritrova con la schiena a terra e un dolore non indifferente al petto dove, in un momento che lei non ha saputo nemmeno comprendere, Loki l'ha spinta.
-Non toccarmi.- ringhia quest'ultimo.
La sua voce, però, pare sovrapposta ad un'altra, più profonda, inquietante e gutturale.
-Allontanatevi da qui, portate via Thor.- continua, poi, questa volta quasi supplicandoli.
Cap, lanciando una veloce occhiata a Clint, che aveva già raggiuto Nat per aiutarla ad alzarsi, si alza in piedi, muovendo qualche passo in direzione dell'asgardiano.
-Che ti succede?-.
In tutta risposta, il semi-dio solleva il braccio sinistro e, con il palmo rivolto verso l'alto, porta tutti i presenti a lievitare in aria. In un grido soffocato tra i denti, poi, li scansa via, facendogli fare un volo di numerosi metri, ma assicurandosi che l'impatto con il suolo non sia in alcun modo traumatico.
Barton, innervosito e diffidente, appena un secondo dopo aver toccato terra con le ginocchia, si rimette in piedi, afferra una delle sue frecce e la punta in direzione del moro.
-Fermo!- ordina il primo vendicatore:-L'ha fatto per non coinvolgerci.-.
Per Cap è chiaro che sia così, perché se avesse davvero voluto ucciderli, l'avrebbe già fatto, considerando i poteri di cui ora dispone.
-In cosa, esattamente?- chiede Hawkeye, in tono contrariato.
L'agente è ben consapevole che il suo compagno abbia ragione, ma, nonostante tutto, non riesce ancora a togliersi la manipolazione di Loki dalla testa e, per questo, ogni comportamento vagamente fraintendibile del semi-dio, lo porta ad agire di istinto, senza riuscire a ragionare.
-Questo non lo so, ma non è ancora finita, non per lui.-.
Al biondo non è sfuggita la sensazione strana, scomoda e potente che ha percepito mentre era al suo fianco; qualcosa dal quale il suo istinto di sopravvivenza gli suggeriva di scappare il più lontano possibile e dal quale, probabilmente, è stato proprio Loki a sottrarli.
-Quel demone, credo sia dentro di lui.- si intromette la Romanoff, di nuovo in piedi, pronta ad accogliere lo sguardo perplesso del leader.
-Ragazzi.-.
Il richiamo del dottor Banner interrompe quello scambio silenzioso di battute, costringendoli a girarsi verso di lui e, di conseguenza, portare l'attenzione su Thor che, lentamente, sta riprendendo conoscenza.
-L-loki.- sussurra appena il semi-dio, prendendo a sbattere le palpebre, nella speranza che la sua vista riesca man a mano a distinguere qualcosa di più rispetto a macchie indistinte di colore.
-Loki!- esclama di nuovo, scattando seduto, appena gli ultimi ricordi si impongono nella sua mente.
Bruce gli porta una mano dietro la schiena, per evitare che cada nuovamente all'indietro, a causa dell'instabilità e il capogiro dato da quel movimento repentino.
Captain America, intercettando la fatica dell'amico nel trattenerlo in quella posizione, si china a sua volta, prendendo il compagno di battaglia per le spalle e, seguendo il movimento confuso dei suoi occhi, capisce che il dio del tuono sta cercando di riordinare nella sua testa tutti gli elementi di quell'esperienza ultraterrena che, forse, richiederà un po' di tempo prima di assestarsi dentro di lui.
-Dov'è mio fratello?- domanda l'asgardiano, allarmato.
-Thor, devi calmarti.- gli intima Bruce, ottenendo soltanto uno sguardo truce del dio biondo.
-Rispondetemi!- insiste, cercando poi, con lo sguardo, di superare le figure dei suoi compagni, alla disperata ricerca del suo obiettivo.
Grazie alla sua sagoma fuori dall'ordinario, non risulta per niente difficile identificare il minore dei principi di Asgard; è distante, parecchi metri da loro, ma non abbastanza per non mostrare agli occhi sovraumani di Thor le sue condizioni. Lo vede chiaramente, chinato su sé stesso, con le ali spiegate sulla schiena e un'inquietante aura nera attorno a lui.
Ali.
Quel dettaglio, che a causa della confusione dentro di lui realizza con qualche secondo di ritardo, immobilizza il dio del tuono. Non riesce nemmeno ad osservare come si deve, ad essere meravigliato, o anche solo chiedersi per quale assurdo motivo suo fratello abbia un paio di ali, che la sua mente collega immediatamente il tutto ad Angel.
Si guarda intorno, con un groppo in gola, alla disperata ricerca della giovane, come se già non fosse certo che lei non è lì con loro. Sa bene che, se lei stesse bene, sarebbe accanto a Loki.
A quella consapevolezza, il suo respiro inizia a farsi più irregolare, le mani perdono sensibilità e lui si sente sopraffare da una sensazione di rabbia e orrore, ma, prima che questa riesca a raggiungergli il cuore, bloccandogli definitivamente l'apporto di ossigeno al cervello, un urlo lo costringe a tornare lucido. Riconoscendo la provenienza di quella voce, in un attimo, il suo corpo guadagna la spinta necessaria a divincolarsi dalla presa dei due Avengers e correre verso il fratello.
Cap, di riflesso, si prepara ad inseguirlo ma, prima che possa anche solo compiere il primo passo, Natasha lo afferra per un braccio, costringendolo a voltarsi verso di lei.
-Lascialo andare.-.
-Non è lucido.-.
-No, ma potrebbe essere d'aiuto a Loki.-.
O farsi uccidere nel tentativo, continua Rogers nella mente, serrando la mascella e stringendo i pugni, contrariato. Poi, però, correndo con gli occhi sul moro, si accorge dello stato in cui riversa e, mentre le sue grida arrivano a riempirgli i timpani, provocandogli brividi su tutto il corpo, il biondo socchiude le palpebre, sospirando e annuendo alle parole dell'amica che, come sempre, riesce a vedere le situazioni nel loro insieme, senza farsi sopraffare dai sentimenti.
L'affetto che il capitano prova per Thor lo avrebbe portato a trattenerlo fuori dai guai, senza pensare che, dall'altra parte, c'è un uomo che sta combattendo da solo contro una minaccia sconosciuta e temibile e che, magari, potrebbe trovare nuova forza dal supporto di suo fratello.
Così, rimane immobile, a pregare per la vita di un amico e per quella di un essere che, in un certo senso, considera ancora suo nemico.
Intanto, in poche falcate, l'erede al trono di Asgard raggiunge il minore e, stremato da quella breve corsa, a causa delle poche energie, crolla in ginocchio, appena davanti all'altro che, in risposta, alza appena lo sguardo.
Il maggiore sente ogni parola morirgli in gola, mentre il cuore si blocca e il sangue si gela nelle vene. Loki ha il viso tirato in una smorfia di dolore, gli occhi iniettati di rosso vivo e le labbra sanguinanti, probabilmente a causa del continuo torturarle con i denti per scaricare il dolore.
-Che cosa hai fatto?- domanda il biondo, tremando, quasi in un sussurro, perché già consapevole della risposta.
Infatti, seppur in modo poco chiaro e confuso, quando si trovavano all'Inferno, era sicuro di aver colto la voce di suo fratello parlare con quel demone e, suo mal grado, era stato spettatore passivo dell'orrenda decisione.
-Gli hai permesso di prendere il tuo corpo per salvarci. Per salvare me.-.
-N-no.- balbetta Loki, tornando a puntare le iridi infuocate su quel terreno arido.
-Sono secoli che convivo con i miei demoni. Tu non hai nessuna speranza di avere la meglio su di me.- grida poi e il maggiore si rende conto che non sta affatto parlando con lui.
-Ti relegherò in un angolo della mia mente e lì sarai prigioniero della mia volontà. Ti torturerò così, per ciò che hai fatto a lei, nel modo più terribile che esista.- continua, urlando con tutto il risentimento che ha in corpo.
Le sue dita, a quelle parole, sono conficcate nella terra, i suoi muscoli talmente tesi da sembrare sull'orlo di lacerarsi e la sua aura così forte da rendere terribilmente difficile per Thor restargli accanto.
Il biondo ha compreso bene cosa stia cercando di fare l'altro, anche se non può fare a meno di rimanerne sconvolto; Loki vuole imprigionare Arioch, uno dei demoni più potenti mai esistiti, all'interno di sé, diventando sua prigione e carceriere.
Questo, ovviamente, solo se riuscirà, nella lotta contro l'entità, a sopraffarlo e, soprattutto, se il suo povero corpo di carne ed ossa sarà in grado di reggere quella battaglia, senza consumarsi.
Quasi a conferma di quel timore, lo sguardo del maggiore viene rapito da una piuma scura che, leggera, cade davanti al suo viso, per poi adagiarsi al suolo, ad appena pochi centimetri da lui. Automaticamente, la sua attenzione si sposta in alto, a quelle ali misteriose, spiegate e tese come corde di violino. Thor rimane quasi incantato dalla loro imponenza; il colore inusuale le rende uniche, dona loro fascino, mistero ed incute persino timore.
Adesso, però, che tutta la figura del dio del caos è attraversata da una tangibile energia oscura, quelle splendide ali sono le prime a mostrare segni di cedimento; tremano, perdendo vigore e forza, si disgregano e scompongono, lasciando cadere al suolo le loro piume, quasi fossero foglie d'autunno.
Lui deve farcela.
Spinto dalla disperazione, il dio del tuono si solleva sulle braccia, afferrando con le mani possenti le spalle del fratello, fino a costringerlo ad alzare gli occhi su di lui. A quel punto, poggia la fronte a quella del minore, senza mai perdere il contatto visivo.
-Io credo in te, Loki, così come ha sempre fatto Angel.- ruggisce, a denti stretti:-Tu puoi farcela. Dai a quell'orrendo essere ciò che si merita per tutto ciò che ha fatto!-.
Il moro, insieme alla forza di quelle parole, riesce a percepire anche il fluire dell'energia di Thor dentro di sé, prorompente e distruttiva, come quella del tuono.
Raccogliendo ogni stilla di potere rimastagli, Loki si concentra più che può sulla sua lotta interna. Grida, con tutta la sua voce, per scaricare uno sforzo insostenibile, mai provato prima, e Thor, di riflesso, fa la stessa cosa. Non saprebbe dire se per simbiosi col minore, o perché, anche lui, debole e prosciugato di tutte le sue energie, ora sta cercando con tutto sé stesso di non cedere, di fare il fratello maggiore.
Qualunque sia il motivo, comunque, lui non muove un dito, rimane lì, con la vista annebbiata dalle lacrime, a guardare l'altro soffrire, autodistruggersi; infatti, nei punti dove i loro corpi si toccano, percepisce la pelle diafana del moro andare letteralmente a fuoco, tanto da bruciargli anche le vesti, che vede raggrinzirsi e consumarsi in un fumo scuro.
Ormai al limite della sopportazione di quello che si dimostra un incubo peggiore persino dell'Inferno, il grido di Thor assume toni di terrore, rabbia e disperazione.
Sente la testa pesante, l'intero corpo pervaso dal dolore e il cuore che lo prega di fermare Loki, ma non può cedere, lasciare che le emozioni prendano il sopravvento o abbandonare l'altro nella sua lotta, nonostante, materialmente, sia consapevole di non essergli di alcuna utilità.
-Fratello, mi dispiace.- riesce a dire il biondo, soffocando le urla nel petto, per l'urgenza di dirgli quelle parole:-Mi dispiace averti lasciato solo. Ti darei la mia vita, se servisse a salvare la tua, ma non posso, non servirebbe. Tu sei molto più forte di me, lo sei sempre stato.-.
Quelle frasi, ricavate dal dolore di una vita, arrivano chiaramente alle orecchie di Loki, tanto che le sue lacrime, prima puro frutto della fatica, ora si riempiono di sentimenti forti, combinazione di commozione e senso di colpa, che le fanno apparire diverse, cristalline.
Nutrita da quel ritrovato senso di fratellanza, la potenza scaturita dal minore dei figli di Odino, nonostante lo sforzo infinitamente prolungato, adesso sembra aumentare, raggiungendo livelli inimmaginabili.
Thor deve stringere i denti e lasciare la presa su una delle spalle del minore, per trovare stabilità al suolo e sopportare quella forza che lo sta costringendo ad appellarsi ad ogni brandello rimasto della sua volontà.
Poi, un grido più forte, più intenso di tutti gli altri, lascia sulla pelle del dio biondo un senso di profonda disperazione, ma, allo stesso tempo, anche di indomita tenacia e agognato sollievo.
L'aura intorno a loro si spegne lentamente e, prima che il dio del tuono riesca a comprendere cosa sia successo, il minore gli crolla addosso. Istintivamente, Thor abbandona il sostegno sul terreno, sporgendosi in avanti col busto per trattenere l'altro, ma, troppo debole per riuscire nell'impresa, cade anche lui sotto il peso di entrambi, ottenendo solo un impatto col suolo un po' meno traumatico.
Una volta a terra, sdraiato su un lato, gli occhi azzurro cielo del futuro re di Asgard cercano nuovamente il contatto che hanno perso, ma Loki ha già le palpebre abbassate. Il suo respiro è corto, irregolare e tutto il suo corpo trema, con i muscoli presi da spasmi incontrollabili.
Il maggiore muove un braccio e, a fatica, lo trascina sul terreno, fino a sfiorare il viso del minore, per attirare la sua attenzione.
-Ce l'hai fatta.- sussurra, cercando di trattenere una smorfia di dolore, dovuta al calore della pelle dell'altro.
Il moro, facendo appello a tutto ciò che gli resta, riapre gli occhi, puntandoli in quelli del fratello. Ancora, quegli oceani in tempesta si mostrano sofferenti, sconvolti e, per questo, il sorriso tirato che si apre sul suo viso stremato sembra stonare terribilmente.
Come frutto di una decisione ben sofferta, il minore sospira e, in un'espressione contrariata, fa leva sulle braccia per sollevarsi, mentre ogni suo muscolo protesta, inviando al cervello fitte lancinanti. Una volta in ginocchio, poi, inspira tutta l'aria che i suoi polmoni brucianti possono contenere e, afferrando Mjolnir, in un gesto quasi automatico, si alza in piedi, barcollando.
-Io sono il dio del caos.- pronuncia, con tutto l'odio, la rabbia e il risentimento che ha in corpo, rivolgendosi all'entrata di quel Regno crudele:-Il Male non può controllarmi.-.
-Nessuno può.- aggiunge Thor, con un tono che vuole sembrare solenne ma che, in realtà, tradisce affetto e profondo orgoglio.
Loki si volta a sorridergli, trovandolo già al suo fianco, a ricambiare la sua espressione.
Thor, comprendendo le intenzioni del fratello, avvolge le sue dita attorno a quelle del minore, sul manico dell'arma e, scambiandosi un cenno di intesa, entrambi tornano a fissare l'ultimo conto in sospeso.
In un profondo respiro, trovano la forza per alzare Mjolnir verso il cielo e, consumando ogni risorsa ancora disponibile, raccolgono nell'oggetto la potenza del tuono che, prorompente, prende a scorrere nelle vene dei due, lasciando nel più piccolo, non abituato a quel tipo di potere, una strana sensazione di intrusione e fastidio.
Poi, come fossero una cosa sola, puntano il martello verso quel varco infernale, liberandone l'energia distruttiva in un grido di battaglia e, con l'adrenalina come unica fonte di sostentamento rimasta, guardano quell'orribile buco implodere, soccombere alla luce che gli è stata scagliata contro.
Appena l'ultima pietra torna a far parte di quello che, prima di quel conflitto, era semplicemente il fondo di un lago, entrambi lasciano cadere Mjolnir e, stremati, crollano al suolo, uno accanto all'altro.
Ora che, finalmente, quella guerra è finita, il dolore prende a farla da padrone, tanto che, entrambi, arrivano persino a chiedersi come abbiano fatto a resistere fino a quel punto.
-Hey, Loki.- pronuncia il maggiore, ansimando e mantenendo gli occhi chiusi, rivolti verso un sole che ora si impone, attraverso le nuvole grigie.
Ottenendo in risposta un suono a metà tra un grugnito e un lamento, questo continua:-Mjolnir è mio, non farti strane idee.-.
A quelle parole, nutrite di una familiare leggerezza, il moro scoppia in una fragorosa risata, così spontanea e liberatoria da far passare in secondo piano lo sforzo muscolare necessario a produrla. Di riflesso, anche l'altro lo imita, voltando il viso verso di lui e studiandolo in ogni dettaglio, per non rischiare, un giorno, di dimenticarne qualche sfumatura.
È così tanto che non lo vede ridere in quel modo che, in qualche modo, quella reazione lo ripaga di ogni dolore o conflitto vissuto.
Thor sorride, sincero, mentre una lacrima silenziosa sfugge dalle sue ciglia chiare.
Forse ha quasi perso la vita, ma ha riavuto suo fratello.Eccomi :) e prima di ogni mia più ottimistica aspettativa, considerando le lezioni universitarie😹
Beh, che dire, questo capitolo è abbastanza carico di emozioni, ma ci tenevo particolarmente a dare spazio al rapporto tra Thor e Loki e renderlo, in qualche modo, determinante.
Ormai manca davvero pochissimo alla chiusura della storia e ammetto che una parte di me non è ancora pronta a lasciarla andare🙀
Detto ciò, spero che il capitolo possa avervi tenuto un po' di compagnia in questo momento piuttosto difficile e, prima di diventare troppo melodrammatica, vi saluto...un abbraccio e al prossimo aggiornamento😽🌹
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Salvation || Loki
Fanfic~COMPLETATA~ (In revisione -> capitoli corretti: 12) Tutti conoscono Loki come il dio degli inganni, delle malefatte o, più ufficiosamente, lingua d'argento. Nomi utili a mettere in guardia da un uomo apparentemente senza cuore, con una mente subdo...