31. Message

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-Posso entrare?-.
La richiesta di Regan, preceduta da alcuni colpi sul legno, non sorprende affatto Angel che, avendo accidentalmente ascoltato la conversazione del ragazzo con Sif, lo aspettava già con le dita poggiate alla maniglia dell'uscio e il cuore in gola.
Giusto il tempo di concludere la domanda, infatti, che il giovane si ritrova a fissare la midgardiana negli occhi, colto alla sprovvista dalla velocità di quel gesto.
-Hey.- incalza lei, abbassando subito lo sguardo, rendendosi conto, dall'espressione confusa di lui, di essere stata un po' troppo tempestiva e precipitosa.
Si sposta di lato per farlo entrare, mentre nella sua testa passa al setaccio mille e più frasi per poter iniziare il discorso che li attende.
-Sai...sarei venuta io da te, ma non volevo cambiare i tuoi piani.- sputa poi, un po' per giustificare il fatto che si trovasse già dietro la porta, ma soprattutto per zittire le voci che si stanno accavallando nella sua testa.
Davvero, Angel? È la cosa più stupida che avresti potuto dire, si rimprovera, maledicendosi per non aver avuto il coraggio di affrontare subito l'inevitabile e aver detto una cavolata senza senso, che si mostra chiaramente per quello che è. Spera, forse, da qualche parte dentro di sé, che questo sia in grado di far dimenticare ad entrambi il vero punto della situazione?
Il ragazzo sorride educatamente, evitando di riderle in faccia o di farle notare di aver compreso il tentativo.
-Hai udito di cosa abbiamo parlato io e Lady Sif?- domanda, invece, stando al gioco della giovane, per concederle un po' di tempo, mentre si siede sul modesto letto ad una piazza.
-No.- si giustifica lei, accompagnando distrattamente l'uscio e raggiungendolo, ma senza sedersi:-Ma eravate sotto la mia finestra. Questi vetri sono sottili.-.
-Ciò significa che hai ascoltato.- sorride appena il nipote dei regnanti.
-Mi dispiace.-.
-Figurati, non era di certo qualcosa di così privato.-.
-No.- ammette la midgardiana, stringendo i pugni e fissando i suoi stessi piedi, trovando il coraggio a causa dei sensi di colpa che, ora, hanno la meglio su di lei:-Mi dispiace che tu sia venuto a sapere di me e Loki in quel modo.-.
-Angel.- sussurra lui, prendendole la mano e attirandola a sé, fino a che le ginocchia di lei si ritrovano a sfiorare il copriletto:-Io non sono arrabbiato con te, anche se, forse, mi ci è voluto un po' per comprenderlo.-.
La terrestre alza gli occhi, incontrando quelli del ragazzo, brillanti, sinceri, vicinissimi e, per la prima volta, poco più in basso dei suoi, data la posizione.
-Quello che provo per te non è colpa tua, così come non lo è ciò che senti per Loki.-.
-Beh, se può consolarti, ho avuto quello che meritavo.- ironizza lei, distogliendo l'attenzione per l'imbarazzo.
-Cosa intendi?-.
-Non lo sai?- chiede la giovane, sfilandosi da quel contatto e indietreggiando appena.
Non ricevendo risposta, lei prende a studiare l'asgardiano, cercando di scavare dentro il suo sguardo confuso e, sicura della sincerità dipinta su quel viso, in un sorriso amaro, continua-:Non ero malata. Aspettavo un bambino. Solo che secondo loro era l'Anticristo o qualcosa del genere e hanno pensato bene di...-.
Prima ancora che riesca a concludere la frase, si ritrova avvolta dalle forti braccia di Regan, in una stretta che si sostituisce al meglio a mille e più banali parole di conforto.
Angel, presa alla sprovvista, chiude i suoi occhi scarlatti, per analizzare meglio le sensazioni che attraversano quell'abbraccio; non saprebbe definire cosa prova, se non che si tratta di qualcosa di completamente diverso da tutto ciò che conosce. Apprezza la dolcezza e la spontaneità di quel gesto, nonostante non riesca a lasciarsi andare ad esso e, anzi, si ritrovi addirittura attraversata da un opprimente senso di fastidio; forse per l'orgoglio di non voler crollare a piangere, ma, più di questo, sicuramente per l'inadeguatezza che le provoca la consapevolezza del restare avvinghiata a qualcuno che vorrebbe decisamente molto più di ciò che lei è disposta a dare.
Sentendola fare resistenza e, probabilmente, pensando che lo faccia solo per imbarazzo, lui la stringe più forte, permettendole, così, di percepire distintamente il tremore di cui è vittima l'intero corpo dell'asgardiano.
-Regan, che ti succede?- chiede lei, allontanandosi quanto basta per guardarlo in viso e, nel farlo, il suo cuore perde un battito, appena una sola e singola lacrima, sfuggita dalle ciglia chiare del giovane, le si infrange sullo zigomo.
-Perché stai piangendo?- domanda, in un sussurro, sentendosi terribilmente in colpa per aver detto certe cose in modo così leggero, senza pensare alle conseguenze.
-E tu, perché non lo fai?- ribalta il ragazzo, senza provare a nascondersi, ma continuando a fissarla intensamente, così tanto da stravolgere la piccola ibrida che, per la prima volta, riconosce una forza invidiabile nel riuscire a mostrarsi in quel modo: vulnerabile.
Quanto coraggio ci vuole per riuscire ad esprimere forza dalle proprie fragilità, senza vergogna? Lei non saprebbe proprio rispondere a questo quesito, perché, di fatto, non è mai riuscita ad esternare i suoi sentimenti senza paura.
-Forse ho esaurito le lacrime.- ironizza la midgardiana, alla luce di quei pensieri, mostrando un sorriso forzato.
-Angel.- la richiama lui, sollevandole con delicatezza il volto:-Quando te l'ha detto?-.
-Lui...non l'ha fatto. In qualche modo sono entrata in un suo sogno.-.
-Ti prego, non dirmi che davvero credi a questo.- sbotta lui, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e camminando a passi pesanti verso la finestra.
Lei studia i suoi movimenti, confusa, osservando le spalle larghe del ragazzo alzarsi e poi abbassarsi lentamente, probabilmente nel tentativo di calmarsi attraverso dei respiri profondi.
-Nessuno può entrare nella mente di Loki senza che lui lo voglia.- continua poi, voltandosi nuovamente verso di lei, ancora visibilmente nervoso.
-Magari il senso di colpa per le sue azioni ha fatto si che in un momento del genere, nel quale le sue difese erano basse, me lo permettesse.-.
Davvero lo sto difendendo?
-Angel, te lo chiedo per favore, non essere così ingenua.-.
-Dove vuoi arrivare, Regan?- domanda lei, infastidita sia dalle sue insinuazioni, che dallo sguardo pieno di pietà e compassione che le sta riservando.
Sono stufa di essere guardata in questo modo, pensa e, inevitabilmente, le viene in mente che l'unico a non averla mai trattata come una povera vittima è stato proprio l'uomo di cui ora stanno mettendo in discussione le intenzioni.
-Lui ti sta ingannando. Lo fa dal primo momento e, a questo punto, è chiaro si stia prendendo gioco anche della regina.- risponde lui, tornando da lei e prendendole le mani nelle sue con delicatezza, anche se, ora, questo gesto appare in netta contraddizione con tutto il resto, a partire dallo sguardo e dalla tensione delle vene sul collo, che tradisce rabbia.
-Stai davvero sottovalutando Frigga?-.
-Affatto.- sorride lui:-Ma lei lo ama. Ed è questo che permette a Loki di controllare entrambe.-.
-Ti sbagli.- ringhia lei, sottraendosi alla sua presa e girandosi, nel tentativo di nascondere le lacrime che sente già pizzicare tra le ciglia e che, con ogni forza, tenta di ricacciare indietro.
-So che è difficile da accettare, ma...-.
-Tu non puoi sapere cosa c'è tra di noi, Regan!- grida la midgardiana, riagganciando il suo sguardo e interrompendolo.
Lui abbassa il viso, un momento, per poi tornare su di lei e cambiare espressione; riassume la sua solita immagine comprensiva che, a tratti, ricorda tanto quella della moglie di Odino, anche se, a differenza di quest'ultima, in lui è piuttosto chiaro il dolore che si cela al di là.
-No, certo. Tu, però, sei certa di saperlo?-.
D'un tratto, quel minuscolo filo sulla quale lei era in equilibrio dalla notte passata, lo stesso che la separava dall'oblio, permettendole di mantenere una parvenza di sanità mentale, si spezza, facendola precipitare nel vuoto, senza preavviso.
Erano state le parole di Sif, per prime, a farla pensare, è vero, ma lei era stata meno diretta, permettendo alla giovane dagli occhi del colore del sangue di poter continuare a negare ciò che a tutti gli altri pare ovvio.
Ora, però, che qualcuno ha detto ad alta voce ciò che lei non voleva sentire, il ragionamento che ne risulta sembra troppo sensato per poter continuare rifiutarlo senza sembrare pazza.
C'è davvero Loki dietro tutto questo? Forse, non essendo riuscito a conquistare la Terra in un modo, ha deciso di provarci in un altro? Oppure, è addirittura qualcosa di più antico? Un disegno più grande di quello che si possa immaginare, che vede il dio dell'inganno al centro, come reincarnazione del caos, per piegare tutto l'universo?
Magari, lei rappresenta soltanto un potenziale e pericoloso ostacolo e, quindi, portandola dalla sua parte e rendendola vulnerabile a lui, non avrebbe più nessun impiccio.
Ma...i suoi occhi.
Quelle iridi, quegli oceani in tempesta...no, loro non le hanno mai mentito, non possono averlo fatto. Lui non è malvagio, non lo è mai stato; è solo un essere fragile e sì, forse, dalla mente non esattamente stabile, ma soltanto a causa dei continui rifiuti e ingiustizie che ha dovuto subire.
Lei sa cosa prova quando è con lui. Loro sono fatti della stessa sostanza. Altrimenti, perché si sentirebbe così bene, così completa e in pace, solo quando sono insieme?
-Sì, Regan.- risponde, poi, la ragazza, tremante e con i pugni stretti:-Io lo conosco. So quando mente e quando non lo fa.-.
-Perché ho visto il vero Loki, non il dio dell'inganno, ma l'uomo che si nasconde dietro quella maschera perfetta. Quello che soffre, che difende, che odia, che ama.- continua lei, avanzando, mentre le sue gambe sottili tremano talmente tanto da rendere incerto ogni passo.
-Guardati.- sussurra appena l'asgardiano:-Non sembri nemmeno tu, mentre dici queste cose. Il tuo sguardo è vuoto, perso.-.
Con gli occhi tremanti, lui crolla in ginocchio davanti a lei, sfiorandole la guancia in una leggera carezza, nella speranza di ottenere la sua attenzione che, però, ora pare in un altro mondo:-Ti prego, non lasciare che ti manipoli in questo modo. Affronta la realtà, Angel. Per favore, trova in te il coraggio di farlo.-.
La ragazza muove accidentalmente gli occhi e, incrociando quelli di lui, affranti, ma, allo stesso tempo, stracolmi di speranza, sente le gambe cedere sotto il suo stesso peso.
Il nipote della regina la sorregge, afferrandola per le spalle, mentre lei si ritrova a terra, nella stessa posizione di lui, con il volto rigato da lacrime amare, che non saprebbe nemmeno dire quando hanno iniziato a scorrere.
-Regan, non è possibile. Lui mi ha aiutata ad affrontare il mio incubo peggiore, trasformandolo in qualcosa di così meraviglioso che non potrò mai dimenticarlo. Come può essere tutto una finzione? Come può avermi salvata, se in realtà è stato lui l'artefice di tutto il male che è capitato?- grida quasi lei, la voce rotta dal pianto.
-Non può essere così. Non può avermi fatto questo.- continua, affondando il viso nel petto di lui e stringendo con forza la sottile stoffa della sua veste scura.
-Se solo potessi evitarti tutto questo lo farei, credimi. Ma la cosa migliore che io possa fare per te, ora, è quella di aiutarti ad aprire gli occhi.- confessa lui, abbracciandola più forte che può, ma attento a non farle male:-Loki è molto abile a soggiogare la mente; sa bene cosa le persone desiderano, di cosa hanno bisogno e sceglie di concederglielo per legarle a sé, per usarle. Sono troppi anni che glielo vedo fare.-.
La giovane, con la testa che pare scoppiarle e il cuore a pezzi, non è più in grado di dire nulla; non riesce a trovare nessuna giustificazione o scusa sensata che possa dare torto al ragazzo, anche se, nel profondo, non sa ancora accettare quella che, a rigor di logica, pare proprio la verità.
Che sia semplicemente troppo testarda, sciocca o innamorata? Forse, ma darsi addosso, comunque, non basta a cambiare ciò che prova.
-Io non so se ci sia davvero lui dietro tutto ciò che è accaduto. L'unica certezza che ho è che ti sta uccidendo, Angel. E io non resterò a guardare.-.

Salvation || LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora