24. Fear

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-Cosa intendi fare?-.
Il sole accecante, del primo pomeriggio di un settembre appena cominciato, costringe Lady Sif a portarsi una mano sopra gli occhi, per poter vedere meglio la giovane ibrida davanti a sé, in contro luce.
Thor e Hope se n'erano andati quella mattina presto e loro erano tornate all'ormai abituale routine, ma, allo sguardo attento della guerriera, Angel era parsa, più del solito, preoccupata e pretenziosa con sé stessa. Dati i vari cedimenti, la donna le aveva consigliato più volte di fermarsi e permettere al suo fisico di riprendersi, ma la midgardiana non ne aveva voluto sapere, rispondendo che in battaglia nessuno avrebbe aspettato i suoi comodi.
-La regina in persona ti ha caldamente sconsigliato di cambiare forma.- continua la mora, ben conscia, ormai, delle intenzioni dell'altra.
La ragazza non l'ascolta, non vuole farlo. È stanca di non essere mai abbastanza, frenata dalla sua debole umanità; a casa sua la situazione è sfuggita di mano e lei non ne conosce nemmeno il motivo, ma, continuando in questo modo, non potrà far altro che vedere tutti soccombere davanti ai suoi occhi, perché impreparata, inadeguata.
Se il suo destino sarà morire, almeno vuole farlo combattendo fino in fondo.
Chiude gli occhi, iniziando a respirare profondamente, per visualizzare nella sua mente le ali, mentre concentra la forza al centro del petto e l'attenzione sulla schiena, ora coperta, come sempre, dagli indumenti, per nascondere le cicatrici, che si porta dietro dalla prima trasformazione. Certo, fortunatamente, tra sieri e guarigione accelerata dell'altra sua natura, non ha mai avuto a che fare con ferite sanguinanti, ma, quasi per ricordarle la sua vergogna, le rimangono sempre due solchi, di un colore appena più scuro della sua carnagione.
Ormai conosce bene la sequenza e, per questo, tende al massimo tutti i muscoli, per prepararsi ad un dolore che, ogni volta, pare sempre peggiore e che lei, non avendo termini di paragone, può associare solo alla sensazione fisica di qualcuno che tenti di strapparle via le scapole. Mentre un grido di dolore lascia le sue labbra, costringendola a serrare con forza le palpebre e appoggiarsi sulle ginocchia, delle ali piumate dilaniano la sua pelle e il tessuto che la ricopre, mostrandosi in tutta la loro maestosità.
Ancora sofferente, in ogni fibra del suo corpo che pare volersi ribellare a quell'assurda natura, lei stringe i pugni, cercando di controllare ogni minimo centimetro di sé e, ansimando, si alza in piedi, aprendo gli occhi, ora dello stesso colore del fuoco.
-Sono pronta.- incalza lei, agganciando lo sguardo della guerriera.
La donna rimane immobile, con la spada ancora stretta nella mano destra, indecisa sul da farsi.
Sa bene che la ragazza non potrà tenere quella forma per molto e, inoltre, non sa come reagirà il suo corpo nel tornare alla normalità, ma, d'altro canto, è la prima volta che vede Angel sotto quella luce, mentre, fiera, lotta contro sé stessa, sprezzante delle conseguenze, per ottenere ciò che vuole. Per ciò, vorrebbe accontentarla, permettendole, per la prima volta, di testare quella forma sul campo, con un vero avversario e non in una stanza misera, dove un soffitto le impedisce persino di tentare a volare.
Però, d'altro canto, quella sua voce, così flebile, così delicata, le ricorda che lei non è una guerriera esperta, pronta a compiere il suo destino, ma poco più che una bambina, senza nessuna esperienza su un campo di battaglia.
-Prendi la tua spada.- ordina l'asgardiana, accontentandola, ma con uno strano peso nel petto che non saprebbe definire.
La ragazza obbedisce, raccogliendo da terra la sua arma da allenamento, smussata sulla lama, per evitare brutti incidenti.
L'insegnante fa un balzo in avanti, in modo lento, per essere ben visibile, ma muovendo un fendente deciso dall'alto verso il basso, puntando alla testa della sua allieva. Quest'ultima, in sua difesa, mentre cerca di controllare il corpo tremante, solleva la spada in aria, come scudo, per parare il colpo che non tarda ad arrivare. Appena le due armi entrano in contatto, la più giovane adopera una pressione verso l'alto, per respingere l'avversaria, che, incredibilmente, viene sbalzata in aria per parecchi metri fino a che, con estrema maestria, non compie una capriola in aria, puntando la spada nel terreno per fermare la corsa e atterrando su un ginocchio.
La guerriera cerca gli occhi dell'altra, ora preoccupati, colpevoli, ma lei, di rimando, le mostra un sorriso fiero, rimettendosi in piedi e gettando l'elsa a terra.
-Vediamo come te la cavi a mani nude.- la provoca, tornandole addosso in un secondo e caricando un pugno diretto al suo viso, piuttosto veloce, ma che viene comunque bloccato dalle dita di Angel. Quest'ultima, subito, contrattacca con un calcio all'addome che, per quanto Sif riesca a parare con le mani, la allontana ugualmente di alcuni metri, creando dei veri e propri solchi nel terreno sotto i suoi piedi.
-Adesso, vola.- la incita l'asgardiana, sorridendo sincera:-Io non sono un'avversaria adatta a questa tua natura.-.
La midgardiana continua a fissarla, indecisa, consapevole di essere ormai al limite della sua sopportazione per quella forma, ma, d'altra parte, con un'attrazione viscerale per quel cielo azzurro, privo di nuvole.
In fondo, cos'ho da perdere?, si domanda, mentre concentra la sua attenzione su quelle ali che, a sensazione, percepisce quasi come fossero un altro paio di braccia, seppur ancora sconosciute. Inizia a sbatterle, prima piano, poi, prendendo confidenza, più veloce, fino a sentire la terra sotto i piedi mancarle. In pochi secondi, si ritrova a guardare Sif dall'alto farsi sempre più piccola, mentre la sua espressione felice le scalda il cuore, portandola ad imitarla e volteggiare in aria, libera, senza pensieri, dimenticando per un secondo il suo tempo limitato, le sue paure, le sue ansie e persino il controllo su quelle estremità così nuove, eppure, ora, così sue.
La guerriera rimane ad osservarla, mentre nel suo cuore sente un calore nuovo, diverso; magari perché si tratta della sua prima vera allieva o, forse, perché l'ultimo mese lo ha passato sempre al suo fianco e, nonostante il suo carattere, deve ammettere che è fiera di lei, molto più di quanto non lo sia mai stata di altri.
-Ce l'hai fatta.- sussurra appena, senza neanche rendersene conto.
All'improvviso, però, qualcosa allarma terribilmente Sif, che cambia completamente espressione: la sagoma, ormai lontana, della giovane inizia a precipitare a forte velocità e...senza ali.
Lei serra i pugni, passando con lo sguardo dalla piccola al terreno e viceversa, per calcolare il punto esatto in cui poterla intercettare con un salto, per salvarla da una morte sicura.
Prima che possa anche solo caricarsi sulle gambe, una figura le sfreccia di fianco, balzando in aria e afferrando la ragazza tra le braccia, per poi atterrare aggraziatamente qualche metro più avanti.
-Non era necessario un tuo intervento.- comunica Lady Sif, piuttosto dura e cercando di ignorare il macigno che sente in gola, mentre avanza a passi decisi verso i due.
L'asgardiano non dice nulla, ma, appena le sue iridi verdi agganciano quelle della donna, quest'ultima si sente gelare il sangue nelle vene. Lui sembra spaventato, sconcertato e la motivazione non tarda ad arrivare: appena l'attenzione della guerriera va sulla giovane, nota il suo viso contratto in una maschera di dolore e del sangue, troppo, che ricopre i pantaloni della sua divisa, dal cavallo fino alle caviglie.
-Questo non...era mai successo.- pensa ad alta voce lei, allarmata.
Prima che Regan riesca a dire qualsiasi cosa, la midgardiana si divincola dalla sua presa, costringendolo ad abbassarsi sulle ginocchia per non farla cadere a terra, mentre questa, in uno sforzo evidente, fa forza sulle braccia per sporgere la testa verso il terreno e vomitare. Il problema è che non si tratta di qualcosa di normale, bensì di un liquido denso, dall'inconfondibile colore rosso scuro.
Sif e il ragazzo si guardano di nuovo, come a cercare una rassicurazione, un consiglio o almeno un indizio su cosa stia accadendo.
-Credo sia meglio domandare aiuto alla regina.- esordisce lui, cercando di controllare la voce dal cedere.
-Ne convengo, ma penso io a lei.- controbatte lei, allungando le braccia per sostituirsi a lui che, vedendo la guerriera sinceramente in apprensione, non si oppone, decidendo di assecondarla.
Il giovane scompare velocemente, attraversando l'intero palazzo fino alla stanze della regina, col cuore in gola e una paura che, forse, non aveva mai conosciuto.
Fortunatamente, la reggente è esattamente dove si era immaginato, con alcuni dei suoi apprendisti, dedita agli incantesimi, ma, alla vista di Regan, che mai si era presentato senza prima annunciarsi formalmente, la donna, senza fare troppe domande, si appresta a seguirlo fino ai giardini.
Una volta arrivati a destinazione, Frigga non pare sorpresa nel vedere Angel in quelle condizioni, cosa che non passa inosservata per Sif, nonostante, però, decida di non sottolinearlo, conscia che, al momento, l'urgenza sia un'altra.
-Ti ringrazio del tuo prezioso aiuto, mia cara.- sorride la moglie di Odino.
-Mia regina, lasciate che vi sostenga. Ho studiato a lungo al vostro fianco, potrei esservi utile.- si intromette Regan, con la sua voce dolce, ma allo stesso tempo virile e profonda.
-Certamente, ragazzo mio. Avrò bisogno di tutto l'aiuto possibile.- concede Frigga, tornando poi sulle donne:-Solleva la nostra guerriera dal peso della midgardiana, per favore.-.
-Hai seguito i nostri addestramenti, perché?- chiede la mora, stringendo la giovane tra le sue braccia ed indietreggiando appena, mentre lui avanza verso di loro.
Sif si è accorta che, durante ogni allenamento, lui è rimasto ad osservarle dai balconcini del palazzo, ma, probabilmente, il ragazzo non ha mai nemmeno provato a nascondersi. Non a lei, almeno.
-Mi dispiace, mia Lady. Ho agito in questo modo per studiare Angel, alla ricerca di una soluzione al suo malessere.-.
-E il suo contributo è stato essenziale per lo sviluppo continuo dei sieri che la stanno tenendo in vita.- gli riconosce la sua insegnante, facendo poi segno alla donna di concedergli la giovane.
Lei, seppur non troppo convinta, obbedisce all'ordine, lo sguardo attento su quel ragazzo, che, però, non lo ricambia; troppo occupato a non distogliere nemmeno per un attimo la sua attenzione dalla piccola ibrida.
-La porteremo nell'ala nord.- ordina la regina, incamminandosi con il suo seguito.
La guerriera muove un passo, ma, poi, si blocca, serrando la mascella e contraendo i muscoli, mentre rimane immobile, ad aspettare che gli altri spariscano dal suo campo visivo.
Appena questo succede, lei sguaina la spada e, voltandosi, si lancia verso un paio di piante verdeggianti ad una ventina di metri di distanza, per superarle e sferrare un colpo deciso, con entrambe le mani.
Il suo avversario schiva quel fendente, aiutato da un piccolo pugnale che, prontamente, estrae dalla manica.
-Dammi una sola motivazione per non ucciderti.- ringhia lei, continuando a tenere la presa salda sulla sua elsa, mentre fissa con occhi infuocati l'espressione divertita dell'uomo di fronte a sé.
-Perché ne usciresti sconfitta, immagino.- provoca lui, spazzando via la spada della donna e abbassando la guardia, per ricomporsi.
-Torna da dove sei venuto, perché non ti permetterò di avvicinarti a lei. Hai idea di quanto stia soffrendo?- lo aggredisce, fuori di sé:-No che non puoi saperlo. Sono stata io a vedere il suo viso ogni giorno, dopo che tu l'hai abbandonata.-.
-Lady Sif.- esclama lui, fingendosi stupito:-Se solo non fossi certo delle tue preferenze sessuali, sarei tentato a dire che tu ti sia presa una bella infatuazione.-.
-Non essere ridicolo, Loki. È una bambina.-.
-Allora è questo il punto.- ghigna lui, senza mai perdere il contatto visivo:-Alla fine, anche la nostra indomita guerriera si è trovata sottomessa all'istinto che tanto credeva lontano da sé.-.
Sif non abbassa gli occhi, nonostante sia stata colpita dritta al cuore. Era ovvio che lui l'avrebbe capito e anche che glielo avrebbe rinfacciato; ormai lo conosce, ma lei non ha nulla di cui vergognarsi, non più. Non avrebbe mai pensato potesse accadere una cosa simile, è vero, ma, con tutta probabilità, ciò che è successo dentro di lei era inevitabile. È ben chiaro, a questo punto, che sia Angel ad avere questo effetto: lei fa innamorare chi ha bisogno di amore, in qualsiasi sua forma.
Onestamente, poi, la guerriera ne è felice, perché, da sempre frustrata dall'altro sesso, ha conosciuto un tipo di sentimento genuino, che, per natura, non può deludere.
-Io non ho paura di ammettere il mio affetto per lei. Tu, invece?- lo provoca, infine.
-Io credo di dover andare. A meno che tu non voglia organizzarle la celebrazione funebre.- svia lui, muovendo un passo, ma ritrovandosi subito la lama di lei alla gola.
-Ho detto che non ti lascerò avvicinare di nuovo a lei. Hai scelto di andartene.-.
In una frazione di secondo, il moro ribalta la situazione, disarmando la donna e prendendola per la gola, per poi avvicinarsi e sibilare, con rabbia:-Perché credi che l'abbia fatto? Ho visitato ogni regno alla ricerca di una cura, per unire la nostra magia a quella che i popoli nascondono a voi Æsir pieni di superbia.-.
-Non è solo questa la ragione.- controbatte lei, liberandosi dalla morsa, consapevole che lui gliel'abbia lasciato fare.
-Hai trovato la soluzione al suo male, durante i tuoi viaggi?- domanda poi, rendendosi conto di pretendere troppo e, anzi, già stupita del fatto che, seppur in un momento di rabbia, lui abbia ammesso di aver agito per la salvezza di qualcuno che non fosse lui.
-Credo che lo scopriremo presto.- risponde il dio dell'inganno, teso, incamminandosi, seguito dalla donna.
-Mi dirai che cos'ha?-.
-Per nessuna ragione.-.
-Anzi, non vedo il motivo per cui tu mi stia seguendo.- aggiunge, poi, guardandola per un momento.
-Attenderò fuori, ma non me ne andrò.-.
-E suppongo che non permetterai nemmeno a Regan di assistervi.- continua lei, dopo una breve pausa, consapevole che quel nome non sarebbe passato inosservato e, infatti, il principe rinnegato arresta il passo per un momento, voltandosi verso la guerriera, con sguardo contrariato.
-Quella nullità è con lei?-.
-Sembra tenerci davvero.- sottolinea Sif, quasi come avvertimento, fissando con insistenza Loki che, invece, ha gli occhi ben puntati davanti a sé.
-Non mi piace.-.
-Lo credo.- ride la donna, ottenendo un'occhiataccia.
In realtà, non è questo ciò che il semi-dio intendeva e la guerriera lo sa bene; sì, sicuramente il dio dell'inganno prova fastidio per i sentimenti di Regan verso Angel, ma lo ha sempre guardato di traverso, anche molto prima dell'arrivo della ragazza. Sif, inizialmente, credeva fosse per gelosia nei confronti delle attenzioni di Frigga, ma no, Loki non è così semplice. Magari è solo questione di sensazioni, chi lo sa, ma anche lei, nonostante sappia bene che si tratti di un uomo dalle mille doti, non ha mai apprezzato la sua presenza, a differenza della maggior parte degli asgardiani.
Che dire, lei e il moro non sono sicuramente due degli esseri più espansivi e predisposti al sociale nell'universo e, a conti fatti, questi tratti potrebbero essere gli unici che hanno in comune.
-Come hai fatto ad arrivare qui al momento giusto?- interroga la guerriera, attraversando l'enorme arco che segna l'ingresso all'ala nord, la più antica del palazzo, utilizzata per lo più per le arti magiche, contraddistinta da colori più scuri e ambienti quasi completamente in pietra e marmo.
-L'amuleto che le ho dato mi ha permesso di monitorare la sua salute.- la accontenta il moro, davanti ad un immenso portone di legno, intagliato con scene di riti e celebrazioni ormai in disuso.
Avrei dovuto immaginarlo, pensa la donna, accennando un sorriso, mentre varcano quella soglia, trovandosi in una camera enorme, illuminata da vetrate colorate ed enormi candelabri, quasi completamente spoglia, se non fosse per qualche tavolo di pietra, dove, su uno di essi, è distesa Angel.
-Loki, dobbiamo sbrigarci. Non riusciremo a mantenere stabili le sue funzioni vitali a lungo, sta perdendo troppo sangue.- incalza la regina, tradendo il suo solito tono pacato con uno chiaramente allarmato, mentre, aiutata da Regan, sta maneggiando con strane energie arancioni, che fluttuano sopra il corpo della giovane.
-Appena lui uscirà di qui.- risponde il dio dell'inganno, ancora a pochi passi dalla porta.
-Regan, ragazzo mio, vai pure.- ripete Frigga, per convincere il giovane, consapevole di non avere altra scelta se non quella di assecondare quella richiesta.
-Mia regina, non sappiamo cosa l'affligga, se vi doveste trovare in difficoltà, le mie conoscenze potrebbero aiutare.- insiste lui, interrompendo, poi, il suo operato, appena sente i passi del moro dietro di sé.
-Se non esci di qui, adesso, lei morirà, perché io non muoverò un dito.- lo minaccia.
Il ragazzo dagli occhi smeraldini si volta, gli occhi ridotti a due fessure e i pugni serrati, mentre ringhia, a poca distanza dal viso dell'altro:-Come puoi anteporre un'infantile competizione alla sua vita?-.
-Esci.-.
-Bene.- sputa il più giovane, per poi afferrare il braccio di Loki, appena quest'ultimo fa per superarlo.
-Tu toccami ancora e con quelle dita ti strapperò gli occhi.- sibila il principe rinnegato, divincolandosi dalla presa, ma mantenendo il contatto visivo.
-E tu sappi che, se lei non ce la farà, ti riterrò responsabile. Mi addestrerò giorno e notte per diventare più potente di te e, quando accadrà, non vi sarà un solo posto in tutto l'universo in cui potrai sfuggire alla mia vendetta.- pronuncia Regan, sicuro, furioso, talmente tanto da stupire anche l'uomo di fronte a sé, che non lo riteneva capace di tale passione.
Forse per questo, Loki, soddisfatto di aver stremato talmente tanto quel damerino da tirare fuori la sua parte peggiore, solleva appena un angolo delle labbra, senza ribattere a quella frase, per lui, così ben fatta e tornando sui suoi passi, verso il suo compito.
Il nipote del re, d'altro canto, sa bene di non averlo intimidito, ma, per non rischiare davvero la vita di Angel, raggiunge in silenzio Lady Sif alla porta, per poi uscire con lei.
Il dio delle malefatte, senza nemmeno voltarsi e solo tramite un veloce movimento delle dita, con una delle sue illusioni fa sparire l'entrata di quella stanza, in modo che, se a qualcuno venisse in mente di entrare, dovrebbe abbattere il muro.
Successivamente, va, per la prima volta, con lo sguardo sul corpo della giovane, per metà ricoperto di sangue e preso da tensioni estreme ed innaturali.
Non saprebbe spiegarsi il motivo, ma una forza incontrastabile dentro di sé, gli impedisce di salire con gli occhi fino al viso di lei.
-Figlio mio, non è completamente incosciente, anche se sono minuti che non risponde ai nostri richiami.- lo informa la donna, destandolo dai suoi pensieri.
-Addormentala. Sarà il modo migliore.-.
La reggente di Asgard porta le dita sulla fronte della ragazza che, nello stesso momento, muove la mano sinistra, strisciandola su quella pietra, fino a sfiorare quella del moro e, a fatica, cercarne le dita, senza, però, riuscire a stringerle come vorrebbe.
-L-loki?- sussurra poi, cercando a fatica di aprire le palpebre, in uno sforzo che le costa una sofferenza estrema e solo per riconoscere una sagoma, poco chiara alla vista, ma inconfondibile per il suo cuore.
Frigga alza lo sguardo sul suo secondogenito, in una silenziosa preghiera, ma lui continua a fissare il ventre della ragazza, apparentemente, senza nessuna intenzione di incrociare né gli occhi dell'una, né quelli dell'altra.
Angel cerca di fare forza su quella debole presa, come per chiamarlo, timorosa che non abbia udito la sua flebile voce.
Il dio dell'inganno, però, sente tutto forte e chiaro; ogni suo sospiro, ogni suo timore e, persino, il suo dolore. Anche lui lo prova, più forte che mai. Talmente tanto da non riuscire nemmeno a negarlo. Per questo non vuole voltarsi; se lei non dovesse farcela, preferisce ricordarla con il suo sguardo combattivo e determinato e non così, ad un passo dalla morte, dove l'unica speranza che ha per sopravvivere risiede in un uomo che, per tutta la sua esistenza, non ha fatto altro se non disseminare caos e discordia. O almeno, questo è ciò che si racconta.
-Addormentala, madre.- ripete, senza far caso all'appellativo che ha appena usato, troppo occupato a zittire le voci dentro di sé, che urlano a gran voce che lui non potrà mai riuscire in quell'impresa.
La regina, lasciandosi sfuggire una lacrima, esegue quell'ordine, osservando la mano della ragazza tremare, per contrastare una forza più grande di lei, poi, esausta, cedere, costretta a separarsi dalle dita di Loki e, senza vita, crollare sul marmo.
Forse, il moro, si è già pentito della scelta fatta. Se lei non dovesse più svegliarsi, lui avrà la colpa di averla lasciata morire da sola.























Ciao a tutti :D
Chiedo scusa per il ritardo, ma mi sono ostinata a voler revisionare i capitoli vecchi e, anzi, colgo l'occasione per dire che sono riuscita a sistemarli fino al 10 e mi scuso con chi li ha letti prima (erano una cosa orribile T.T).
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che vi sia sorto qualche dubbio su alcune faccende :D
Grazie come sempre e al prossimo aggiornamento♡

Salvation || LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora