16. Dirty Hands

1.5K 82 21
                                        

Le prigioni. Certo, ora tutto gli appare più chiaro.
Davanti alle celle, Loki è sicuro di avere tutte le risposte, di non aver perso in alcun modo la ragione: cerca semplicemente vendetta, nei confronti di chi merita ben altro, rispetto alla semplice reclusione.
Un sorriso oscuro compare sul suo viso.
Per quanto sia convinto di stare bene, di essere perfettamente in sé, non si rende affatto conto di avere la mente annebbiata dal rancore, mentre si diletta nella scelta delle torture più adatte da mettere in atto.
Avanzando in quel corridoio, infatti, solo appena la punta di una lancia sfiora il suo petto torna a percepire il mondo esterno, fermandosi e dirigendo la sua attenzione verso la guardia che ha osato disturbarlo.
Gli occhi del semi-dio terrorizzano il poveretto che, nella speranza di non restare vittima della sua ira, ritrae l'arma, assumendo la postura consona alla presenza di figure importanti, con le braccia allineate al corpo e testa alta, seppur evitando in ogni modo lo sguardo del principe.
-Mi dispiace, signore. Per ordine del Re, nessuno ha permesso di accesso alle prigioni.- dichiara questo, fingendo sicurezza, mentre altri sette compagni lo raggiungono, imitando la sua posizione.
Il moro non risponde. Con un gesto delle sue abili dita apre il pannello trasparente che chiude la cella vuota alla sua sinistra e, sprigionando un'accecante bagliore verde, scaraventa al suo interno tutti quegli uomini al servizio di Odino, chiudendoli, poi, lì dentro.
-Cosa intendete fare?- grida uno di loro, appoggiandosi su un ginocchio, per sollevarsi da terra.
-Alleggerirvi il lavoro, dovreste ringraziarmi.-.
Detto ciò, Loki insonorizza il loro ambiente, per non udire ulteriori proteste, e avanza in quel corridoio, fino alla sua fine.
Ovviamente, è solo uno dei tanti: i sotterranei dedicati ai fuorilegge sono numerosi, soprattutto quelli per coloro che hanno osato osteggiare la corona.
Nonostante il semi-dio sia convinto che la quantità di nemici di Odino dovrebbe far dubitare quest'ultimo delle sue doti di re, si rende conto che, gli arresti degli ultimi tempi, potrebbero non essere del tutto una sua colpa.
Ormai, è chiaro che qualcuno, nell'universo, è a conoscenza della profezia degli angeli, di Angel e, probabilmente, non ha obiettivi nobili. Sta agendo in sordina, collezionando alleati, magari proprio con la scusa di ribaltare Padre Tutto.
Il dio dell'inganno non è stupido. Ha collegato i tasselli da parecchio, leggendo i resoconti degli interrogatori di tutti i ribelli.
Sa che nessuno di loro ha capito per cosa stava realmente combattendo.
Le descrizioni di quella che dovrebbe essere la "mente" delle operazioni non corrisponde mai. Per qualcuno è una creatura celeste, altri non l'hanno mai vista, per alcuni ancora è un comandante asgardiano.
L'unica cosa comune a tutti è il fatto che questa persona sia in grado di piegare tutti al suo volere, manifestando una strana fiducia che, inconsciamente, porta tutti quanti a seguirla.
Molti dei prigionieri avevano dichiarato di non provare sentimenti negativi verso il Padre degli dei, di non sapere la ragione per la quale avevano agito in quel modo.
E Loki gli crede. Sa che non possono mentire davanti alla magia dei grandi maestri di Asgard, di Frigga.
Probabilmente, è quello l'essere di cui tutti si dovrebbero preoccupare: un mutaforma, o addirittura, un vero e proprio demone.
Ora, però, non è questo ciò che gli interessa.
In quell'ala, sa che ci sono tutti i suoi arresti della settimana precedente. Coloro che non aveva ucciso su quel pianeta. Non ne rimangono molti: una quindicina, circa.
Lui, però, ricorda bene i visi impressi nella mente di Angel: loro li lascerà per ultimi.
Si ferma davanti ad una prigione, con quattro persone al suo interno, che lo fissano terrorizzate: forse, sono tutti innocenti, vittime di un gioco mentale che non potevano evitare, ma al semi-dio non importa.
Entra, disattivando il pannello di energia dall'esterno e, con la magia, blocca tutti con la schiena al muro, ad osservarlo mentre, con inesorabile lentezza, fa la sua entrata trionfale, respirando a pieni polmoni, per godersi al meglio il terrore dei loro volti, le loro grida, le loro preghiere.
Si avvicina ad un ragazzo, sulla ventina, forse, che fatica a trattenere le lacrime, mentre lui estrae uno dei suoi pugnali dalla manica.
Il giovane sussulta, appena Loki gli appoggia una mano sulla fronte.
-Sono fortunato nelle scelte. Tu hai portato Angel nella sua prigione, mi pare di vedere.- comunica il moro, osservando le lacrime inondare gli occhi azzurri di quel poveretto.
-Chiedo perdono, Signore. Mi dispiace per quella ragazza. I-io...non ero in me. Non faccio altro che sognarla.-.
Loki ghigna, chiudendo, poi, gli occhi, mentre il suo corpo viene attraversato da un bagliore, che parte dai piedi fino ad arrivare alla testa, mutando la sua immagine.
Il ragazzo sbarra gli occhi, scoppiando in un pianto disperato, appena, davanti a lui, il principe assume le sembianze della midgardiana che da giorni popola i suoi incubi, ricordandogli le sue colpe.
-E sarà questa l'ultima cosa che vedrai.- sussurra il principe dannato, a pochi centimetri dal suo volto, con la dolce voce della sua prediletta.
Nello stesso istante, con maestria, passa il coltello sulla gola del ragazzo, recidendo la giugulare e continuando, senza cambiare aspetto, a tenerlo in piedi, per costringerlo al contatto visivo, senza curarsi del sangue che sta iniziando ad imbrattare, oltre le vesti dell'asgardiano e il pavimento, anche il suo stesso viso.
Dopo aver ripreso le sue sembianze, uccide i superstiti allo stesso modo, tagliandogli la gola, con terrificante lentezza, per aumentare la sofferenza di coloro che sapevano di essere i successivi.
A detta sua, è stato clemente con loro, perché, la maggior parte, non aveva nemmeno avuto a che fare con Angel o, comunque, non era consapevole delle proprie azioni.
Adesso, però, mancano altri due prigionieri. Quelli che ha lasciato ultimi di proposito, perché sa bene cosa hanno osato fare; mai potrà dimenticare quei volti.
Rabbrividisce, mentre alcune scene dei ricordi della ragazza ricompaiono nella sua mente, ma lui, per non perdere il suo obiettivo, le caccia via, avanzando verso le celle di quei due esseri immondi.
È molto infastidito per il fatto che ne manchi uno all'appello, ma, probabilmente, quello doveva essere proprio il leader; colui che è riuscito a scappare.
Ti troverò, i Nove Regni non sono abbastanza grandi perché tu possa sfuggirmi, si dice il moro, nella mente, fomentando, ancora di più, la fiamma carica di odio che già arde nel suo petto.
A differenza di tutti i precedenti, la coppia di reclusi rimasta è separata: ognuno è solo, nella sua prigionia, sicuramente, per ragioni di sicurezza.
I soggetti pericolosi ricevono quel tipo di riguardo: com'era successo anche al dio dell'inganno, del resto.
-Immaginate perché io sia qui?- domanda Loki, fermandosi tra le due prigioni, una di fronte all'altra, fingendo una calma che, in verità, sta già iniziando a perdere.
-Se vuoi sapere chi ci comandava puoi anche torturarci, ma noi non conosciamo niente di lui.- risponde l'uomo di mezza età alla sua sinistra, poco più basso di lui e con lunghi capelli castani.
-No, lui vuole vendetta.- interviene l'altro, portando il semi-dio a voltarsi verso di lui, sorpreso nel trovarlo appoggiato al pannello, con un'espressione di sfida dipinta sul viso dai tratti marcati.
-Mi sembri più perspicace. E conosci anche il motivo?-.
-La piccola umana, immagino.- ride questo, la sua voce roca che risuona nel corridoio.
Sembra un tipico guerriero asgardiano: fisico scolpito, lunghi capelli biondi ed ego smisurato.
-Mi dispiace, mio principe, ma nemmeno noi siamo stati i primi, se è questo che ti preme.- continua.
-Non dirmi cose che già so.-.
-Se vuoi sapere dov'è, non so risponderti.-.
-Inizi a ripeterti.-.
-Allora, cosa vuoi?-.
Il moro, in uno scatto, si trasporta davanti a quell'uomo, sbattendo la mano a pochi centimetri dalla sua faccia e facendolo balzare all'indietro.
-Voglio vedervi soffrire, implorare la morte e vergognarvi della feccia che siete.-.
Il biondo ride.
-Lo avresti fatto anche tu.-.
-Non paragonarmi a te.-.
-Giusto. Tu sei peggio, lingua d'argento. Sei qui solo perché qualcuno si è preso quell'umana prima di te. Non sai nemmeno condividere.-.
Un brivido sale lungo la schiena del dio degli inganni, facendogli tendere tutti i muscoli e ripensare al suo piano, per evitare di ucciderlo all'istante.
-Non è molto intelligente, per uno nella tua posizione, parlare in questo modo.-.
-Tu non cambierai idea, hai già in mente la nostra fine, non importa quali parole dirò, allora, tanto vale divertirsi. Magari, se sarò abbastanza bravo da farti arrabbiare, mi guadagnerò una morte più veloce.-.
-Avevo bisogno di un motivo per decidere da chi cominciare. Grazie, per aver reso tutto più semplice.- ghigna il semi-dio.
Si volta, dirigendosi verso l'altro uomo che, non provando nemmeno a fingere indifferenza, arretra, fino al muro alle sue spalle, nel tentativo di tenere il suo aguzzino il più lontano possibile.
Appena Loki entra nella cella, senza curarsi di richiuderla, l'asgardiano si accascia a terra, tremante.
Il dio delle malefatte alza gli occhi al cielo: come vittima non gli darà molte soddisfazioni.
In uno scatto, gli poggia il palmo sulla testa, sentendolo sussultare per lo spavento.
Per un millesimo di secondo, il moro stringe un po' troppo la presa, estremamente infastidito sia da quel comportamento, che dalle immagini che riesce a vedere, in quanto, insieme, rendono la sua preda qualcosa di terribilmente deplorevole: un codardo.
-Ti sei approfittato di una ragazzina, con la sicurezza che lei non potesse difendersi, e poi strisci ai miei piedi. Tu non sei un uomo, ma tutto ciò che di più ignobile e ripugnante esista...e come tale ti tratterò.- ringhia il moro, mentre gli episodi salienti della vita di quell'asgardiano attraversano la sua coscienza, distraendolo, in parte, dalle suppliche di quest'ultimo.
Una vita infelice, è questo ciò che Loki coglie: incapacità di fronteggiare le difficoltà, di amare, come meritava, la donna della sua vita, rinnegato dalla famiglia e costretto a non vedere mai più la sorellina minore, unica persona al mondo per la quale riusciva ad essere migliore. Presto, è finito ai margini della società, fuori dallo splendente regno di Asgard, perché il re non ammette né mendicanti, né soggetti inutili.
Con il tempo, l'invidia per tutti coloro che avevano un posto nell'universo si è trasformata in odio, portandolo a partecipare ad ogni ribellione in atto, compresa quell'ultima, fatidica, per lui.
Tutto ciò è sufficiente per il semi-dio: sa cosa fare.
D'un tratto, l'ambiente intorno a loro cambia, diventando una stanza di un'umile dimora dalle pareti di legno, dove trova spazio un letto dalle lenzuola rosa, nel quale una bambina riposa, abbracciando un pupazzo che ricorda un cavallo alato.
L'uomo, ora libero, è convinto di sognare; corre allo specchio appeso al muro di fronte a sé, toccandosi il viso, incredulo nel vedersi ringiovanito di molti secoli. Poi, con un sorriso sincero, si alza, per correre a braccia aperte verso la piccola, rivolgendosi a lei come "sorellina adorata", svegliandola, così, dal suo sonno e spingendola a saltare giù dal letto, per raggiungerlo. In quel momento, dei soldati, dalle armature nere e il viso coperto, entrano nella stanza, alcuni immobilizzando l'asgardiano che, disperato, cerca di divincolarsi, mentre uno si avventa sulla giovanissima. Quest'ultima grida spaventata, ottenendo uno schiaffo in piena guancia che, a causa della violenza dell'impatto, la fa cadere sul pavimento, portandola a sanguinare e piangere di dolore.
-Vi prego, lasciatela stare.- grida il fratello maggiore, in ginocchio, a pochi metri da lei, costretto ad osservare la scena.
L'aggressore, non curandosi di lui, solleva per un braccio la bambina, stringendo talmente forte da spezzarglielo, in un rumore raggelante, secondo solo all'urlo di dolore della poveretta.
Estraendo una spada, dal fodero sul fianco, senza pietà, trapassa il cuore della sua vittima, lasciandola, poi, cadere al suolo ad esalare i suoi ultimi respiri, mentre l'uomo, rilasciato, incespica fino a quel piccolo corpicino che, però, una volta raggiunto, sparisce nel nulla.
Il ribelle dai capelli castani osserva, anche se con vista appannata dalle lacrime, la realtà ricomporsi, pezzo per pezzo: è di nuovo nella sua cella dalla luce fredda, con Loki al suo fianco.
Era ovvio si trattasse di un'inganno, ma, adesso, quella scena pare sovrapposta ai suoi ricordi, tanto da portarlo a dubitare del vero destino della sorella.
-Cosa mi hai fatto?- grida il prigioniero, disperato e ancora in ginocchio a terra.
-Ho usato la magia nera.-.
-Che ne è stato di lei, veramente?- lo supplica.
-La risposta la conosci, molto meglio di me.-.
L'uomo, palesemente in preda al panico, inizia ad incastrare le dita tra i capelli, strappandoli senza accorgersene, mentre tutto ciò che trova nella sua testa, come risposta a quella domanda, è la scena che ha appena vissuto.
Un passo del dio dell'inganno verso di lui lo riporta fuori da quel loop, costringendolo ad indietreggiare, sedendosi a terra e strisciando con i palmi fino al muro.
-Basta, ti prego, uccidimi, ma non portarmi di nuovo lì.- lo scongiura, tra le lacrime.
Il moro, con sguardo infiammato da rabbia e rancore, lo afferra per i capelli, costringendolo a guardarlo nella sua espressione distorta, demoniaca.
-E quando lei ti ha pregato di smetterla, tu l'hai accontentata?-.
L'asgardiano grida, serrando le palpebre, consapevole del riferimento e, rendendosi conto, per questo, di non avere scampo.
-Ora, vedrai cosa significa quello che hai fatto.-.
Quella frase riecheggia nella mente del prigioniero, quasi fosse frutto della sua coscienza, mentre strani rumori che, da lontani, sembrano avvicinarsi sempre di più, lo portano a riaprire gli occhi, trovandosi, ancora, in un luogo diverso: buio, umido, angusto. La cosa che colpisce la sua attenzione, però, facendogli dimenticare tutto il resto, è la donna di fronte a lui, giovane, con dolci occhi azzurri e lunghissimi capelli biondi, che invoca il suo aiuto tra le lacrime, mentre si trova legata con i polsi sopra la testa, accasciata a terra: è lei, l'unico amore della sua vita, che, per mancanza di coraggio, aveva lasciato andare.
Un uomo, enorme e armato, dai contorni scuri e il volto coperto, si avvicina alla giovane e, senza il minimo rispetto, le strappa le vesti di dosso, apprestandosi a fare qualcosa che, al ribelle, prima di quel momento, non era mai sembrata tanto terribile.
Quest'ultimo, rendendosi conto solo ora di essere bloccato dietro a delle sbarre, quasi fosse in una gabbia, cerca di forzare le grate, senza, però, nessun risultato.
Inizia a piangere, gridare, scongiurare quell'uomo di smetterla, di lasciare stare la sua amata.
Nella disperazione più totale, abbassando la testa e seguendo una lacrima infrangersi sul terreno, coglie la silhouette di un coltello, vicino alle sue ginocchia. In un gesto di estremo dolore, lo afferra e, con un urlo disumano, si trapassa la gola da parte a parte. Crolla a terra, insieme alla sua arma e, mentre sente la vita scorrergli via, insieme al suo stesso sangue, vede la stanza, ormai sfocata, mutare ancora: sparisce l'aggressore, la donna, ma quel color cremisi e l'odore acre rimangono, insieme a dolore, vuoto e desolazione.
Loki volta l'uomo sulla schiena, accucciandosi al suo fianco, per guardarlo bene negli occhi e assicurarsi che oda bene le sue parole, prima di spirare:-Avresti potuto provare a salvarla, liberandoti con quel pugnale, invece hai deciso di ucciderti, per non soffrire più. Ora, soccombi nella tua codardia, essere indegno.-.
Nel vedere le pupille dell'uomo svuotarsi, il dio dell'inganno si alza in piedi, dirigendo lo sguardo verso la sua prossima vittima che, nonostante la scena appena assistita, sembra impassibile, con un mezzo sorriso di sfida dipinto sul volto.
-Certe cose non funzionano con me.-.
-Ne prendo atto.- ghigna il semi-dio, arrivando davanti alla sua vittima e poggiandogli una mano, sporca di sangue, sulla fronte, per studiare anche la sua vita.
Una risata, inquietante e sadica, porta il prigioniero a cambiare espressione, diventando serio, preoccupato.
-Sarà molto divertente. Pensavi davvero di mettermi alle strette, in questo modo?- domanda il moro, allontanando il palmo:-Il fatto che non ti importi di nessuno, non implica che tu non abbia un punto debole.-.
-E sentiamo, traditore, quale sarebbe?-.
-Te stesso. Il tuo orgoglio, la tua dignità.-.
Il biondo sbianca, ma, nel tentativo di non mostrare la sua paura, ribatte:-Sei bravo a parole, ma i tuoi giochetti mentali non funzioneranno.-.
-Nessun giochetto mentale.- sorride Loki, mostrando uno dei suoi pugnali:-Ti torturerò fisicamente, fino a che non mi pregherai di morire.-.
Detto ciò, sferra un calcio contro il prigioniero che, però, quest'ultimo schiva, indietreggiando.
Ovviamente, lo avrebbe colpito, se avesse voluto, ma preferisce fare il suo gioco, per valutare il livello di combattimento.
L'asgardiano avanza, passando all'offensiva al massimo delle sue possibilità, turbato nel vedere il suo avversario evitare e parare prontamente ogni suo tentativo, senza apparente sforzo, fino a che, dopo qualche momento di studio, quest'ultimo decide di assestargli un pugno alle costole, piegandolo per alcuni secondi.
Il biondo, nonostante il fiato corto e le poche speranze, torna alla carica, concentrando tutte le sue forze in un'assalto, ma Loki, stufo di quella messa in scena, appena alla sua portata, lo allontana con un calcio allo sterno e, una volta a terra, lo afferra per i capelli, trascinandolo fino al muro retrostante.
Con una sola mano, aiutato dalla sua magia, lo solleva in piedi, per poi bloccarlo a polsi e caviglie con la stessa cementificazione del muro che, al suo comando, muta forma, per creare delle morse adatte ai suoi desideri.
-Ora, giochiamo.- sibila il moro, per poi afferrare un solo dito della vittima e piegarlo all'indietro, in una posizione innaturale, mentre l'uomo si morde il labbro inferiore, per soffocare un lamento che accompagna il suono di ossa rotte.
Compie la stessa operazione con tutte le dita, mantenendo lo sguardo fisso in quello del prigioniero, che, dopo alcune volte, inizia a lasciarsi scappare delle grida che, per lo stato mentale di Loki, sembrano musica dolcissima.
-Voglio che tu senta bene quello che sto per fare, quindi ne approfitto ora, che sei ben sveglio.-.
Il semi-dio ha, ora, in mano il coltello e, in una frazione di secondo, crea un breve spostamento d'aria, muovendo appena il polso, con talmente tanta eleganza e senza neanche puntare il suo obiettivo, che nemmeno la vittima stessa riesce a capire cosa sia successo. Questo, almeno, fino a quando, iniziando a sentire un dolore acuto crescere, il prigioniero non abbassa lo sguardo, ritrovandosi a gridare sconvolto, nel comprendere cosa gli sia appena stato portato via.
Insieme alla consapevolezza, anche il male fisico sembra divenire insopportabile; parte minore, se confrontato alla sofferenza per la perdita della sua tanto cara virilità.
Il sangue inizia a scorrere sulle sue gambe, nello stesso modo con cui una singola lacrima sfugge al suo controllo, mentre il suo aguzzino non perde mai il contatto con i suoi occhi, per umiliarlo, deriderlo.
-Questo è ciò che merita uno come te.- ruggisce Loki, tagliandogli via l'armatura, in un solo colpo, e lasciandolo a petto scoperto.
Con la sua arma, inizia ad incidere il corpo del biondo, abbastanza in profondità da farlo penare, ma non troppo da ucciderlo.
Su di lui, dopo minuti interminabili, sono impresse le rune antiche di tutti i crimini da lui commessi che, secondo alcune credenze, assicurano il peggiore destino, una volta nel regno di Hel.
Non contento, il moro appoggia il palmo sull'addome della sua preda, provocandone all'istante urla strazianti, che altro non fanno, se non nutrire il suo sadismo, ormai fuori controllo, mentre brucia i suoi organi interni, per mezzo della magia oscura. È molto attento nel farlo: non deve ucciderlo nell'immediato, ma fargli provare il dolore più grande della sua vita, consumando le sue funzioni vitali in modo lento e irrecuperabile. La sua vittima, succube di quella tortura insopportabile, perde tutto l'orgoglio che la caratterizzava, arrivando a scongiurare, tra versi confusi e fatica inspiegabile, il suo aguzzino:-Ti prego, basta.-.
Loki ride, gli occhi famelici, posseduti da chissà quanti demoni interiori e, come motivato a continuare, da quelle parole, sprigiona dalle sue dita una luce di un verde più intenso, carbonizzando dall'interno solo le parti che gli avrebbero permesso di vivere altri minuti di quell'inferno.
-Uccidimi.- quel grido straziante, disperato, porta il semi-dio a fermarsi un momento.
Il moro gli afferra il volto, con forza, per poi ruggire, con voce ferma:-Hai visto? Sei arrivato esattamente dove volevo, ma sai? Non ti accontenterò. Vedremo se ti consumerà prima il dolore o la vergogna.-.
-Loki!-.
Il dio dell'inganno sbarra gli occhi, nello stesso istante in cui un brivido gli attraversa la colonna vertebrale. Chiude le palpebre, nella speranza che quella voce sia solo nella sua testa.
D'istinto, si volta e, appena lo fa, il suo sguardo si posa sull'ultima persona che avrebbe dovuto assistere a quello spettacolo: Angel è lì, immobile, spaventata, con i suoi grandi occhi, ora tremanti, su di lui, mentre Thor, desolato, ha la mano sulla spalla di lei.
La giovane soffoca un grido con le mani, crollando sulle ginocchia, riconoscendo, solo dopo qualche secondo, il prigioniero dietro il principe dannato.
-Non saresti dovuta venire.-.
-Fratello.- l'apostrofa l'erede al trono, con voce grave, attirando l'attenzione del minore.
Quest'ultimo è sicuro che le prossime parole del maggiore saranno un rimprovero rispetto le sue azioni, ma, onestamente, il pensiero non lo infastidisce come sempre e, anzi, lo turba, perché, ora, di fronte allo sguardo della ragazza, ciò che ha fatto comincia a diventare più chiaro nella sua testa, costringendolo ad un peso insopportabile nel petto.
-La porto via, continua con quello che stavi facendo.- dice invece, il più grande, sconvolgendo tutti i presenti.
Loki perde un battito: tutto si aspettava, tranne parole simili. Angel, invece, come colpita da un fulmine, si volta verso il biondo, con sguardo interrogativo.
-Meritano tutto quello che di peggio puoi fargli.- continua, poi, sollevando la ragazza per un braccio.
-No!- grida la giovane, divincolandosi e correndo verso il principe dannato.
Si ferma, ad alcuni passi di distanza, cercando volontariamente di non guardare quell'uomo morente, ora, coperto dalla figura del semi-dio, ma non riuscendo a restare indifferente davanti a tutto quel sangue, che, in parte, copre anche il viso di Loki.
Il principe dannato, adesso, per qualche strana ragione, sente una strana morsa allo stomaco, insieme allo smanioso desiderio di urlare e lavare via le sue ignobili azioni.
-Guardati.- continua Angel, con gli occhi tremanti, mentre poggia una mano sulla guancia del dio dell'inganno, non preoccupandosi più di dover trattenere alcune lacrime:-Ti stai divorando.-.
Il moro si allontana, sottraendosi a quel contatto e osservando che, a causa sua, ora, anche la mano di lei è macchiata di rosso.
-Ti stai sporcando.-.
-Lo sono già, da tempo. Da quando ho scelto te.-.
Non se n'è mai resa conto, ma è la verità. Lei si è innamorata di Loki, poco importa se a mente fredda non sia in grado di ammetterlo.
I suoi sentimenti hanno ignorato tutto ciò che di male c'è in lui, passando sopra a cose terribili, come la strage di New York.
Solo ora, Angel comprende la gravità della cosa: lei è sua complice. Quelle colpe, sono anche sue. Quelle vittime, sono anche sulla sua coscienza. Quel sangue versato, è anche responsabilità sua. E, la cosa terribile, è che alla terrestre va bene.
Lui ha fatto tutto questo per lei: nonostante sia profondamente sbagliato, ha trucidato gli uomini che le avevano fatto del male e, anche se fosse solo per possesso, lei non riesce a comprenderlo, ora.
La rabbia inizia ad invaderla, come una malattia, sovrastando ogni pensiero lucido.
Quell'orribile essere che l'ha quasi uccisa è ancora vivo e lei non riesce a sopportarlo.
Senza accorgersene, avvicina le sue dita a quelle del semi-dio, avvolgendole intorno all'elsa del coltello, per sfilarlo a lui.
-Che vuoi fare?- domanda Loki, alzandole il viso per guardarla.
-Fallo uccidere a me. Sono io quella a cui ha rovinato la vita.- risponde lei, con decisione.
Lui abbassa gli occhi, consapevole di non poterle negare la vendetta che lui, fino ad ora, ha portato avanti al suo posto. Lascia la presa sull'arma e, lentamente, si sposta, permettendo alla giovane di osservare da vicino quella feccia.
La speranza del moro che lei decida di cambiare idea, vedendo quello spettacolo raccapricciante, svanisce, appena nota gli occhi di questa diventare completamente rossi e, insieme, vuoti, inespressivi, così come anche il suo volto, mentre, con un gesto troppo deciso per una ragazzina nuova a certe orribili abitudini, solleva il coltello, per puntarlo alla gola della vittima, ora, appena cosciente e incapace di proferire parola.
In un lampo, il principe disarma la giovane, sfilandole il pugnale di mano e tagliando, al suo posto, la gola del prigioniero, mentre, lasciando cadere l'arma a terra, fa voltare Angel verso di sé, per nasconderla a quella scena e agganciando i suoi occhi, ora spalancati, sorpresi e arrabbiati, allo stesso tempo.
-Non ti permetterò di divorarti.- sussurra lui, a pochi centimetri dalle sue labbra, le mani sul suo viso, il respiro corto, usando la stessa espressione con cui lei l'ha salvato da sé stesso, qualche attimo prima.








Ciao a tutti :D
Rieccomi con un nuovo capitolo!! È lunghissimo, lo so, vi chiedo scusa T.T ma non potevo tagliare questa scena...prometto che i prossimi saranno più ragionevoli :)
Beh, che Loki nascondesse una parte simile forse era chiaro a tutti (mi dispiace se ho urtato la sensibilità di qualcuno), ma Angel? Che combinano questi due??
Chissà...
Ringrazio, come sempre, del supporto e al prossimo aggiornamento <3

Salvation || LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora