34. Lady Sif

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-Sif!-.
Angel è in preda al panico, sa che, nella migliore delle ipotesi, nel giro di pochissimi secondi Regan sarà al suo seguito e, completamente stremata da tutto quel dolore, non è sicuramente in grado di pensare ad un piano decente per fronteggiarlo.
Con il solo desiderio di soccorrere l'asgardiana, sale gli ultimi gradini, letteralmente aggrappata al corrimano, con il cuore in gola e il terrore dipinto sul viso, mentre i suoi arti le paiono veri e propri macigni, che si trascina dietro a fatica.
-Sif!- urla ancora, anche se persino la sua voce risulta debole e affaticata.
Si lancia nel corridoio, sbattendo la spalla contro il muro opposto alla scalinata, stringendo i denti e soffocando un grido, per mantenere il peso sulle gambe tremanti e non crollare a terra.
-Sif, ti prego.- supplica, sottovoce, spingendo con la mano contro la parete, per rimettersi in piedi e riprendere la sua corsa.
Quel gesto le provoca una fitta tremenda, che dal suo palmo sale fino al cervello, costringendola a mordersi il labbro inferiore, per non urlare.
Se ancora riesce a trovare la forza di andare avanti, in una situazione senza possibilità di vittoria, lo deve soltanto alla paura di perdere chi ama. Il viso della guerriera, infatti, è un chiodo fisso nella sua mente, che la spinge a proseguire fino alla camera nella quale si era addormentata ore prima, convinta di poterla trovare lì.
Apre la porta e, davanti ai suoi occhi, si palesa l'immagine che, con ogni speranza, stava supplicando di non dover vedere. La donna è seduta a terra, appoggiata alla parete di fronte all'uscio, con la testa abbandonata su una spalla e un'enorme macchia di sangue sotto di lei. In una mano stringe ancora la sua spada, la stessa dalla quale non si separa mai, mentre, a poca distanza dall'altra, adagiata al suolo e con le dita semi-dischiuse, Angel nota i resti del cellulare che le aveva affidato quell'asgardiano.
-Sif.- chiama la giovane, iniziando a sentire un immenso vuoto nel petto, al quale saprebbe soltanto dare i nomi di terrore e disperazione.
La terrestre avanza con foga, crollando sulle ginocchia appena davanti alla donna e, con mano tremante, le sposta i capelli dal viso, per poi indugiare nel gesto di poggiarle due dita sul collo e controllare i suoi segni vitali. Teme quella risposta, terribilmente.
Di colpo, la ragazza si sente afferrare il polso e l'asgardiana spalanca i suoi occhi chiari, puntandoli in quelli della sua allieva.
-Oh mio Dio, grazie!- sorride la più piccola, non curante delle lacrime di gioia che iniziano a solcare il volto.
-D-devi andartene.- sussurra la donna, tossendo.
-Ce ne andremo insieme.- risponde l'altra, affiancandosi a Sif, per poi prenderle il braccio, farselo passare dietro il collo e appoggiarselo sulla spalla, con l'intenzione di sorreggerla.
-Non ce la farai, Angel. È una trappola.- trema la maggiore, con l'orrore negli occhi.
La ragazza la fissa, cercando una risposta nella sua espressione rassegnata, sicura di non averla mai vista in quello stato e, per questo, fortemente sconcertata.
-Lui è un demone.-.
La giovane perde un battito; non perché non lo avesse compreso, in fondo, ormai è chiaro. Dopo essersi addormentata con lui, si è risvegliata con dolori atroci, spaventosamente simili a quelli già provati e, seppur non abbia avuto tempo di pensare a cosa diavolo potesse significare o come lui abbia fatto a rimetterla in quella condizione, è chiaro che ci sia Regan dietro a tutto.
Perciò, inevitabilmente, lei si sente una stupida ad aver dubitato di Loki e ad aver, invece, creduto ad ogni parola di quella maledetta storia sugli angeli. Doveva ascoltare il suo istinto, che l'ha sempre spinta tra le braccia del principe rinnegato e non in quelle del Vanir dagli occhi smeraldini. Alla fine, sapeva di non aver preso un abbaglio con il dio delle malefatte, ne era certa, ma chissà se avrà mai modo di uscire dall'orribile situazione in cui si trova, per poterglielo dire, per potersi scusare.
È stata lenta e, forse per inesperienza, ingenua: ha capito la verità troppo tardi.
Accompagnando certi pensieri, i sensi di colpa la investono come una valanga: sarebbe cambiato tutto, se solo avesse dato più credito ai dubbi di Sif. Ora, le viene in mente ogni sguardo sospettoso della donna nei confronti di Regan, il suo tenerlo costantemente d'occhio e il modo di fare scontroso che gli riservava. Lei aveva intuito che qualcosa non andasse e, forse, ne ha avuto conferma quando lui si è rifiutato di toccare quell'ampollina con l'acqua santa, oppure quando hanno parlato lì alla villa o, ancora, quando si è accorta che la giovane era sparita.
In ogni caso, lei è in fin di vita, perché ha voluto difendere una stupida ragazzina.
-Lo so, Sif. Mi dispiace.- sussurra la terrestre, abbassando il viso e stringendo la presa sulla donna, mentre trema di rabbia.
-Abbiamo poco tempo prima che si riprenda.- aggiunge, poi, concentrando tutta la sua forza nelle gambe, per alzarsi in piedi, soffocando un grido di dolore e sollevando anche Sif, incapace di sostenersi da sola.
-No, Angel.- si oppone la donna, puntando la sua arma nel pavimento, per appoggiarsi anche ad essa.
-Devi andartene. Lui te l'ha lasciato fare.-.
-Cosa intendi?- domanda la ragazza, voltandosi appena, per guardarla.
-Vuole dire che qualche goccia d'acqua non serve a molto, non con me.-.
Al suono di quella voce così familiare, ma, allo stesso tempo, così diversa e spaventosa, Angel sgrana gli occhi, indirizzando la sua attenzione verso la porta.
Davanti a loro, adesso, c'è il ragazzo che ha sempre creduto suo alleato, con il quale si è confidata a lungo, anche se, ormai, con l'espressione stravolta in quel sorriso inquietante, quasi fatica a riconoscerlo.
-Perché, Regan?- chiede la giovane, cercando di muovere un passo in avanti, per fare da scudo a Sif.
Lui, in tutta risposta, fa una smorfia disgustata, per poi portarsi una mano davanti al viso, puntata verso le due e, mentre una strana luce dai colori scuri prende a scintillare dal suo palmo, lui muove le dita, probabilmente seguendo lo schema di un incantesimo.
Subito, un dolore lancinante si impossessa della mente di Angel che, liberando un urlo, crolla a terra, portandosi dietro anche la guerriera che, facendo leva sulla sua spada, riesce a malapena a rimanere in ginocchio.
-Regan non è il mio nome, ma soltanto l'appellativo dato a questa insulsa anima, prima che io decidessi di usurparne il corpo, ovviamente.- ride lui, assumendo un tono di voce più grave.
-C-chi sei?- interroga, allora, la ragazza dagli occhi cremisi, mentre cerca di sollevarsi sui gomiti, il viso contratto di una maschera di sofferenza e contornato da venature nere, che continuano ad avanzare sul suo corpo.
-Non sperare di potermi controllare, conoscendo il mio nome. Sono troppo potente per questo.- risponde lui, avanzando di un passo.
-Ah, a proposito.- incalza il mostro, provocando una potente onda di energia diretta soltanto alla terrestre, che la scaraventa contro il muro.
Lei, stordita da tutto quel dolore, si trova costretta chiudere un momento gli occhi, mentre, dal canto suo, Sif tenta di trascinarsi verso di lei e soccorrerla.
-Non ho ucciso questa inutile asgardiana solo perché mi pareva più giusto farlo davanti ai tuoi occhi.-.
A quelle parole, la ragazza spalanca le palpebre, percependo il respiro morirle in gola e il sangue smettere di scorrerle nelle vene.
Davanti a lei, a pochissima distanza, la guerriera sta lievitando, sollevata da una forza misteriosa. Il volto, stanco e provato, è rivolto verso la giovane e, guardandola negli occhi, sembra quasi sorriderle, muovendo le labbra a formare un "perdonami", ma, prima ancora che Angel riesca a realizzare il tutto, qualcosa di oscuro trafigge Sif da parte a parte, aprendole il petto e riversando una quantità spropositata di sangue sul pavimento e sul viso della terrestre, ora incredula.
Un urlo disperato si libera dalle viscere di quest'ultima, mentre un'illusa speranza le da la forza di spingersi fino alla sua insegnante, per sollevarle la testa e adagiarla tra le sue braccia.
-Sif, ti prego.- piange la ragazza:-Devi resistere.-.
La donna apre appena gli occhi, con una fatica che, probabilmente, la più piccola non può nemmeno immaginare e, con sguardo ormai vitreo, muove appena il braccio, strisciando sul pavimento la spada che, incredibilmente, ancora stringe.
-È t-tua.- sussurra la guerriera, con un filo di voce, tra un colpo di tosse e l'altro.
-No, Sif.- si trattiene l'altra, rifiutando di credere ciò che sta accadendo:-Tu la userai ancora e un giorno, molto lontano, la darai al tuo erede.-.
La donna sorride, mentre una lacrima le sfugge dalle ciglia:-L-lo sto facendo ora.-.
Il mondo, all'improvviso, sembra crollare addosso ad Angel; non esiste più nulla, se non buio e freddo e lei, senza sapere perché, si sente vulnerabile, debole e priva della volontà che tanto la contraddistingue.
-Ti prego, non lasciarmi.- piange, mostrandosi, di colpo, come una bambina abbandonata:-Per favore, Sif.-.
La guerriera, lasciando scorrere le lacrime, per la prima volta, si mostra spogliata della sua maschera, mettendo da parte la combattente senza macchia e senza paura, per permettere ai suoi sentimenti di svelarsi:-S-so cosa stai pensando, ma nulla di tutto questo è colpa tua.-.
-Lo è.- grida quasi la ragazza, stringendo le palpebre.
-R-restare al tuo fianco è stata una mia scelta.-.
L'asgardiana, guardando in faccia la morte e obbligandola ad attendere per avere la sua anima, concentra ogni sua fibra per muovere la mano e, con dita tremanti, raggiunge il viso di Angel, riottenendo i suoi occhi.
-E la rifarei.- continua, poi, fissando le iridi cremisi della giovane e il suo viso stravolto, a causa del dolore fisico ed emotivo che la sta divorando.
-Sei la cosa più simile ad una madre che io abbia mai avuto, Sif.- ammette la ragazza, sentendosi persa, ma cercando di nasconderlo il meglio possibile, per non far pesare anche questo alla sua compagna che, già, sta visibilmente patendo una sofferenza indescrivibile, per non lasciarsi morire.
L'asgardiana serra la macella, consapevole di non poter resistere all'infinito al suo destino, ma, d'altra parte, incapace di accettare di dover abbandonare Angel, ora che quella battaglia è iniziata, infliggendole, così, altro male.
La terrestre, intanto, seppur sovrastata dalla disperazione, riesce a cogliere ogni minima sfumatura di quei tormenti e, col cuore a pezzi, comprende di non avere altra scelta se non quella di lasciarla andare. Nel farlo, però, deve, senza riserve, fare ogni cosa in suo potere per evitare che si spenga con qualche tipo di senso di colpa.
Deve fare la cosa giusta.
Così, la midgardiana ingoia un enorme macigno, cercando, poi, di prendere un respiro e placare il flusso delle lacrime, trovando in sé la forza di fingere un sorriso e guardare la donna negli occhi, nella speranza che lei possa cogliere ogni emozione che, adesso, non è in grado di esprimere a parole.
-Non ti dimenticherò mai, Sif.- confessa:-Combatterò sempre. Ti renderò fiera.-.
La donna sospira, quasi si sia liberata, anche lei, di un opprimente peso che gravava sul suo cuore e, tirando le labbra a formare un mezzo sorriso, a sua volta, sussurra:-L-lo sono...già.-.
Le sue iridi chiare, sul finire di quella frase, si svuotano e l'espressione della donna si rilassa, così come ogni singolo muscolo del suo corpo.
Lady Sif, la guerriera inarrestabile e nobile, che per secoli ha servito al fianco di Thor, come sua migliore spada, ora giace immobile, morta, tra le braccia della mortale che ha amato e difeso fino al suo ultimo respiro.
L'asgardiana aveva sempre considerato l'amore un punto debole, infatti, durante tutta la sua vita, non aveva fatto altro che negarselo, senza accettare il fatto che, nonostante tutto, lo bramasse, come chiunque altro.
Chi va avanti senza di esso non vive davvero e Sif lo aveva capito quando, per la prima volta, aveva incrociato quegli occhi del colore del sangue.
Per anni aveva creduto di provare cose simili per Thor, ma, col senno di poi, aveva compreso il suo errore di valutazione; il sentimento nei suoi confronti era molto più semplice e controllabile. Probabilmente, si trattava di attrazione fisica e fortissima stima, ma niente di più.
Non pensava al fatto che l'amore potesse avere molteplici facce e, quindi, non per forza lo si dovesse trovare in un compagno.
Lei, per l'appunto, lo ha saputo scoprire nella sua forma più genuina, che, alla fine, si addice perfettamente alla sua nobiltà d'animo e di cuore.
Tutto questo l'ha portata ad una morte cruenta e prematura, è vero, ma, anche se ne avesse avuto la possibilità, non avrebbe cambiato nulla delle sue ultime scelte. Perché, alla fine, ha avuto una morte degna di una vera guerriera, impartendo, inoltre, all'universo una lezione indispensabile: qualcosa che dona coraggio, determinazione e speranza non deve più essere definito una debolezza, ma, al contrario, merita di essere esaltato come vera e propria forza.
Angel, ignorando tutto il resto, adagia la donna sul pavimento, per poi accarezzarle il viso, mentre le sue stesse lacrime lavano via il sangue su quel volto che, ormai, è soltanto parte di un corpo senza vita.
Nel fissare gli occhi dell'asgardiana, ora irriconoscibili, la ragazza percepisce qualcosa dentro di sé cambiare. Sif è morta, lo è davvero; non si risveglierà, nemmeno continuando a guardarla.
Questo pensiero, rapidamente, alimenta un fuoco nel suo petto, che riesce a farle bollire il sangue nelle vene e, allo stesso tempo, trasformare il dolore in ira, annebbiandole la ragione e portandola ad indirizzare tutto il suo astio verso l'unico responsabile di quell'orribile vicenda.
-T-tu.- ruggisce, mentre, incurante del suo corpo martoriato, si alza in piedi, con i pugni serrati, che emanano scintille dalle sfumature nere, e gli occhi, completamente color cremisi, fissi sul demone.
Il mostro, dal canto suo, non muove un passo e, anzi, la osserva, con un sorrisetto provocatorio, lo stesso che ha mantenuto durante quei lunghi minuti, godendosi la scena.
-Tu me l'hai portata via!- grida lei, provocando un'onda d'urto in grado di fare a pezzi tutti i mobili di quella stanza e sbalzare via la creatura degli Inferi, che, ora, si trova con la schiena a terra.
In un attimo, la giovane gli è sopra, completamente fuori di sé e con il viso stravolto da un'espressione furente, mentre, con la mano sinistra, afferra il collo del suo avversario e, con l'altra, carica un colpo, accumulando energia per liberare un incantesimo che, nella sua mente, ha tutta l'intenzione di essere scagliato per uccidere.
Lui non si scompone, continua a fissarla con lo stesso ghigno, ma, proprio in quello sguardo, Angel coglie una stonatura; quegli occhi verdi, così umani, così estranei ad un essere infernale, la fanno indugiare alcuni secondi, sul suo stesso riflesso in essi. Al momento, è lei ad avere lo sguardo di un demone, di qualcuno in procinto di porre fine alla vita di un altro essere.
In un attimo, un pensiero attraversa la sua mente, ricordandole le parole della storia degli angeli, di come Ariel abbia ucciso colui che credeva l'omicida di suo figlio, lasciando entrare il male dentro di sé.
-Io non ti darò questa soddisfazione.- sussurra poi, abbassando lo sguardo e rilassando le braccia, restando seduta su di lui.
-Perché a perdere la vita sarebbe solo un innocente, che tu hai imprigionato dentro il suo stesso corpo.- cerca di razionalizzare lei, ma con ogni singolo muscolo che trema, per la frustrazione di essersi costretta a fermare quella vendetta, convincendosi che non avrebbe portato a nulla di buono e che, soprattutto, Sif non avrebbe mai approvato.
-Sei più sveglia di Ariel, te lo riconosco.- sorride lui, per poi emanare una forte luce dai colori scuri, riottenendo l'attenzione di Angel su di sé.
-Ma io ho avuto molto tempo per prepararmi a tutto.- ghigna lui, mentre le sue iridi, adesso, diventano azzurre e un'espressione sinistra si riapre sul suo volto.
Lo sguardo della midgardiana, al completarsi di quella mutazione, si svuota, così come la sua testa, che perde il controllo su ogni sua fibra. Lei si sente morire, letteralmente, arrivando a pensare che il dolore fisico provato sin ora fosse nulla, in confronto a questo.
Davanti a lei, adesso, c'è un uomo dal fisico statuario, con lunghi capelli neri e un leggero accenno di barba sulla mascella squadrata. Un guerriero come tanti, agli occhi di chiunque, forse, ma non a quelli della giovane, che ora non riesce più a muoversi o a percepire il suo stesso corpo, preso da tremori piuttosto visibili.
-Non hai idea di quanto sia stato difficile trattenermi con te, per non rischiare di ucciderti.- continua lui.
-Ma non potevo certo perdere questo prezioso gioiellino, solo per soddisfare appieno i miei desideri carnali.- continua poi, accarezzando la coscia della ragazza, ancora immobile sopra di lui.
A quel contatto, lei sussulta, svegliandosi dal suo trance e scattando all'indietro, ritrovandosi seduta a terra ad indietreggiare con foga, fino a raggiungere il muro con la schiena.
La midgardiana cerca di riprendere aria, ma l'ossigeno sembra essere scomparso, mentre la stanza prende a girare e il cuore pare impazzire. Si prende la testa tra le mani, come se questo possa bloccare le immagini che, prepotentemente, le stanno comparendo davanti agli occhi. Era lui l'uomo che mancava all'appello, quello che nemmeno Loki era riuscito a trovare e uccidere, il leader del gruppo di ribelli che l'aveva rapita e che, a questo punto, non è nemmeno più il caso di definire in questi termini.
Tutte quelle rivolte, quindi, le aveva orchestrate lui, assumendo aspetti diversi ogni volta, per creare una cortina di fumo, con la scusa di opporsi ad Odino, e sviare, così, tutti dal comprendere il suo vero piano.
-Andiamo, non fare così.- ironizza lui, alzandosi in piedi e muovendo qualche passo verso di lei:-In fondo, tra noi c'è un legame speciale, non credi?-.
-Io sono stato il primo per te.- sibila il demone, piegandosi sulle ginocchia e sollevando il viso della ragazza, ora rigato da dolorosissime lacrime e sconvolto, provato.
-Perché?- domanda lei, incapace di reagire, ma schiacciata dai ricordi di qualcosa che sperava con tutta sé stessa di dimenticare.
-Perché io sono Arioch, demone dell'Odio, il più potente tra i miei fratelli, nato dal peccato del primo angelo che ha solcato il suolo terrestre. Lo stesso che poi ha dato vita a lei, la stronza che ha osato ostacolarmi.- ringhia lui, mentre la ragazza cerca di divincolarsi, per sottrarsi a quel tocco che, come veleno, le sta togliendo ogni forza, aumentando il suo dolore.
-Ti sembra giusto quello che ha fatto? Io, suo primogenito, relegato all'inferno e quella puttana glorificata come una divinità.- continua, l'odio nei suoi occhi, ora iniettati di sangue.
-E tu hai il suo cuore.- le ricorda, poggiandole una mano sul petto, in un contatto che la costringe a liberare un grido.
Qualcosa in lei sta cambiando; percepisce una strana forza, qualcosa di oscuro, che tenta di prendere il sopravvento e lei, con ogni sua energia, tenta di ostacolarla, ottenendo, in cambio, solo una sofferenza indicibile.
-Sai, con lei ho sbagliato. Ho atteso troppo e si è fatta ingravidare da quello sporco Jotun dal cuore tenero.- spiega:-Lui è riuscito a sfuggirmi, smascherarmi e, così, ho dovuto uccidere entrambi, ma, ovviamente, sapevo di non aver vinto la mia guerra. Quella bastarda è sempre stata troppo potente e, beh, sappiamo tutti com'è andata.-.
La giovane si morde il labbro inferiore. Ormai, sospettava fosse quella la verità; quando ha compreso che c'era Regan dietro a tutto, ha realizzato che parte della storia degli angeli non fosse verità.
Solo, le sfuggiva il motivo. Ora, invece, tutto è ovvio: Arioch, desideroso di farla pagare a chi aveva relegato tutti i figli degli angeli all'Inferno, aveva deciso di ribaltare la situazione e, per farlo, si era impossessato del corpo del giovane sovrano dei Vanir, portando tutti a credere che fosse lo Jotun a mentire.
Smascherato e colpito da Ariel, poi, si è trasferito nel corpo del fratellino minore dello sventurato re, raccontando la storia in modo da uscirne pulito.
Tutta quella sofferenza, quel dolore, quel male sono sempre stati causati da un solo essere.
-Però, piccola sfortunata umana, l'esperienza insegna e, questa volta, ho giocato d'anticipo.- riprende lui, riportandola alla realtà:-Il figlio del male può avere vita solo dall'unione tra il cuore più oscuro e il più puro del creato.-.
La ragazza torna a fissarlo, con l'espressione terrorizzata, mentre lui, invece, ghigna soddisfatto.
La giovane cerca di cacciare via quei ricordi, ripetendosi che non è possibile tornare indietro, cancellare tutto, ma, se ora non fa nulla, tutta la sua sofferenza e quella di quei poveri Vanir, che lui ha costretto alla prigionia a vita nei loro stessi corpi, sarà inutile.
Ora capisce perfettamente le ragioni di Ariel; lei, in un attimo, si era resa conto di aver ucciso un innocente e che, per la sua ingenuità, il suo amato era morto, insieme a suo figlio.
Lei, la creatura più pura, aveva causato la morte di tre esseri senza colpa.
No, Angel non commetterà lo stesso errore.
Raccogliendo ogni briciolo di forza, la terrestre scatta in avanti, lanciandosi letteralmente addosso al suo avversario che, non aspettandoselo, cade sulla schiena.
Lei gli è sopra, di nuovo, le mani appoggiate sul suo petto e, appena un'accecante luce bianca si libera dalle sue mani, le sue ali maestose, finalmente, spuntano dalla sua schiena. Grida, cercando di sfogare tutta la fatica e la sofferenza di quel tentativo.
-Cosa stai facendo, insulsa umana?- urla lui, a sua volta, non riuscendo a muoversi.
-Libero la tua vittima.- ringhia lei, gli occhi fiammeggianti, mentre, in un gesto estremo, riesce a separare un'aura informe e oscura da quel corpo, per poi allontanarla e colpirla con un fascio di luce, fino a vederla dissolversi in sé stessa, annientata dalla magia bianca.
Stremata, in ogni fibra del suo essere, le ali di Angel scompaiono e lei crolla sul petto del ragazzo che, nell'impatto, sbarra le palpebre.
-A-angel?- sussurra questo, per poi alzare una mano davanti al viso, incredulo.
Osserva le sue dita, muovendole e, senza riuscire a trattenersi, inizia a respirare velocemente, agitato, ma felice, come non mai.
-T-tu mi hai salvato!- esclama lui, abbracciando la giovane sopra di lui e scattando seduto, per poi iniziare a piangere come un bambino.
Lei, lentamente, riapre gli occhi che, stordita e dolorante, aveva chiuso per un momento, mentre lui la stringe all'inverosimile.
-M-mi fai male.- si lamenta, con voce flebile.
-Oh, scusami!- sussulta lui, allontanandosi e cercando di sollevarla con garbo, per poi adagiarla seduta, con la schiena appoggiata alla parete.
-Grazie.- piange lui, prendendole le mani e baciandole ripetutamente.
-Ti prego, devi perdonarmi per tutto ciò che ti ho fatto.- supplica, poi, nascondendo il viso, mentre il suo tono risulta terribilmente colpevole:-Io ho provato ad impedirgli di farti del male, ma non riuscivo a fare nulla, devi credermi.-.
L'espressione della midgardiana cambia; nonostante il dolore la stia uccidendo, riesce a provare sincera compassione per quel giovane. Chissà cosa può voler dire dover osservare qualcuno che controlla il tuo stesso corpo per secoli e, per giunta, che lo usa per far del male, senza poter assolutamente fare niente.
Probabilmente, è questa la ragione per la quale occupava corpi di bambini. Per quanto sia orribile, sono più facili da sottomettere e, così facendo, si impedirebbe alla loro essenza di crescere e diventare più forte.
-Quanti anni avevi, Regan?- domanda Angel, il cuore stretto in una morsa, timorosa di sapere a quale età lui è ancora fermo.
Il giovane alza i suoi occhi, pieni di lacrime, puntandoli in quelli di lei, per poi lanciarle le braccia al collo e iniziare a piangere sulla sua spalla, come il bambino che, alla fine, è stato costretto a rimanere.
-S-sette.- singhiozza appena lui, mentre nella sua mente ricompare, per la milionesima volta in quegli anni, la scena di quella finta invasione, dove aveva perso la sua vita normale e anche suo padre, comprendendo una verità che, purtroppo per lui, non ha mai potuto rivelare a nessuno.
-Angel!-.
Una voce, allarmata, ma, allo stesso tempo, rassicurante e profonda, costringe la ragazza a voltarsi all'istante verso la porta, mentre un sorriso sincero si apre sul suo viso, insieme ad una sensazione familiare di calore e pienezza.
-Loki.-.










Ciao a tutti♡
Chiedo scusa per il tempo che ho impiegato a pubblicare, ma ho avuto molto da fare in questo periodo e, in più, mi sono impuntata e ho voluto revisionare tutti i capitoli precedenti, cosa che mi ha richiesto tantissimo tempo...Però dai, questo capitolo è lunghissimo, quindi, in un certo senso, mi sono fatta perdonare così :P
Che dire...innanzi tutto chiedo scusa per Sif...è stata una sofferenza scrivere quella scena, ma, purtroppo, era necessaria.
Invece, qualcuno si immaginava questi risvolti? Che il nostro Regan (super gettonato come "cattivo") fosse in realtà un povero bambino posseduto per secoli e secoli?
Chissà cosa ci riserveranno i prossimi capitoli ^.^
A presto e buon Ferragosto☆

Salvation || LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora