Sta accadendo qualcosa di insolito. Avevo deciso di sfruttare appieno qualche ora di riposo, per permettere anche alla mia mente di riprendersi, ma, inspiegabilmente, i piani sembrano essere cambiati, anche se non per volontà del sottoscritto.
Sono cosciente e fuori dalla mia forma fisica, però, anche assolutamente certo non si tratti di un sogno e, tanto meno, di proiezione astrale, poiché io non ho mai deciso di indurla. Se ciò non bastasse, inoltre, non riesco nemmeno a riprendere possesso del mio corpo in alcun modo, nonostante gli sforzi.
È vero, nell'ultimo periodo è capitato che il mio impeccabile controllo cedesse durante il sonno, ma una cosa simile, a livello di assurdità, potrebbe persino superare l'episodio, seppur anch'esso estremamente fastidioso ed inopportuno, della notte scorsa.
Ancora, se ci penso, non posso far a meno di domandarmi come mi sia venuto in mente di attirare Angel nel mio incubo. È inspiegabile che io abbia sentito il bisogno di mostrarle quell'orrenda visione e, soprattutto, che questo sia bastato a farmi compiere un'azione tanto riprovevole.
La parte di me più antica, che per lunghi anni ho tentato di placare fino a farla quasi scomparire nella sua vergogna, ultimamente ha ripreso ad imporsi un po' troppo spesso nella mia testa, nel mio agire e, soprattutto, nei miei sogni; quando la razionalità abbassa la guardia. Inevitabilmente, poi, ha lasciato dietro sé un disastro, senza tener conto delle ovvie conseguenze.
Un passo.
Sì, ho chiaramente percepito il mio corpo muoversi, ma l'azione non è stata affatto originata dalla mia volontà e, oltre a ciò, la sensazione è piuttosto singolare, estremamente differente rispetto al solito. Lo spostamento è sembrato quasi un eco lontano, come se alla mia coscienza ne fosse arrivata solo una parte, similmente a ciò accade quando ci si ritrova a metà tra sonno e veglia. Era pesante, più del normale, ma allo stesso tempo bilanciato sul mio arto in modo diverso; bizzarro, oserei dire.
Francamente, non comprendo davvero quale possa essere l'incantesimo in grado di provocare sensazioni simili: percepire il corpo, in maniera distorta e distante, senza riuscirne a controllare i movimenti.
Che sia una sorta di nuova punizione di Odino? Ha forse scoperto che mi sono recato, ancora una volta, ad Alfheim, per sfruttare le conoscenze magiche degli Elfi Chiari, con l'inganno?
Eppure, non mi risulta che Padre Tutto abbia questo tipo di conoscenza delle arti magiche.
Un altro passo.
Lo distinguo, ancora più distante rispetto a prima e, nonostante risuoni nella mia testa, non riesco a riconoscerlo come mio.
Concentrandomi, la percezione che ho è quella della mia energia sospesa nel vuoto, a metà tra dentro e fuori il corpo fisico che, a quanto pare, sta continuando per la sua strada. Mente e sensi sembrano essere separati e solo la prima è a mia disposizione.
Sono del parere che non avrebbe senso nemmeno pensare ad una possessione; in quel caso immagino ci si trovi intrappolati dentro il proprio corpo, non sospesi nel nulla, con solo un debole legame alla realtà. Per non parlare, poi, del fatto che la mia essenza è troppo potente per qualcosa del genere e, in più, certe stranezze stanno accadendo solo su Midgard, ben lontano dalla terra dove ora sono ospite, sotto mentite spoglie, assieme a mio fratello.
Vagliando le possibili soluzioni, a questo punto, forse, la più ragionevole è che questa imbarazzante assurdità sia opera di Odino. Motivo in più, quindi, per comprendere il tutto fino in fondo e non lasciargli la soddisfazione di vedermi sconfitto.
Focalizzo tutta la mia attenzione sulla forma materiale che, inspiegabilmente, pare sempre più lontana. Sono appeso ad un filo, che si fa sempre più sottile e, al momento, l'unica idea disponibile, che pretende fastidiosamente la ribalta, deriva proprio da quella parte di me che adoro ignorare. Però, questa volta, potrebbe persino avere ragione: il distacco dalla realtà e il mio costante monitoraggio hanno, forse, un collegamento tra loro.
Soltanto oggi gli abitanti di Aflheim hanno sottolineato questo concetto: allentare il controllo su sé stessi per lasciar espandere i poteri oltre i limiti della mente.
Magari, Padre Tutto è venuto a sapere, in qualche modo, degli insegnamenti che ci hanno impartito in questo regno, decidendo, poi, di usarli contro di me.
Non mi sorprenderebbe affatto che lui sappia dove sono e, onestamente, non ho sprecato alcuna energia per nasconderglielo, né ora, né l'ultima volta che mi sono recato qui, restandoci per quasi tre settimane, con le sembianze di un giovane apprendista della loro stessa razza.
Gli elfi o, almeno, una comunità di essi, chiamata Elfi delle Stelle, sono famosi in tutto l'universo per possedere il dono della magia dei cinque elementi e conoscenze mistiche invidiabili; persino mia madre si è affidata a loro per parte della sua formazione.
Ho viaggiato innumerevoli regni alla ricerca di qualcuno che potesse avere competenze mistiche interessanti e soltanto qui ho trovato ciò che cercavo.
Oggi, alla ricerca di un luogo per prepararmi al meglio alla battaglia imminente, non ho potuto che ritornare ad Alfheim. Non con le sembianze dell'apprendista elfo che avevo improvvisato fino qualche giorno fa, s'intende, anche perché, andandomene, l'ultima volta, avevo inscenato un incidente che potesse far credere loro la sua morte.
Non potendo mostrarmi senza illusioni, per ovvi motivi, ho scelto l'aspetto di uno degli esperti di arti magiche che ho visto qualche volta al seguito di Frigga. Con Thor al mio fianco, in fondo, sapevo che non sarebbe servito un grande sforzo e, infatti, è stato sufficiente questo, oltre all'informarli della situazione attuale, per convincerli ad accoglierci, assicurarci il loro contributo in battaglia e riservarci una preparazione speciale. Cosa, questa, nella quale avrei scommesso di vedere mio fratello impazzire e distruggere ogni cosa, ma, sorprendentemente, ho dovuto ricredermi. Nonostante sia stato un allenamento spirituale, molto diverso da quelli ai quali è abituato, ha mostrato grande dedizione: all'inizio il suo nervosismo era indiscutibile, così come la difficoltà a mantenere la concentrazione, ma, seppur con piccoli risultati, è riuscito a portare a termine l'addestramento.
Devo essermi perso il suo passaggio ad una semi-maturità, in questi ultimi anni.
Una sensazione intrusiva, quasi come ci fosse una calamita che mi richiama a sé, in qualche secondo, mi attira all'interno del corpo, fino a permettermi, finalmente, di essere parte di esso. Come sospettavo, il tutto stava nel smettere di vagliare le soluzioni possibili al mio attuale problema.
I miei occhi si aprono, anche se, per essere franchi, ancora non mi pare affatto che l'azione sia partita da me. Anche i piedi si muovono da soli e non solo quelli: sto camminando su braccia e gambe.
È assurdo, completamente, e, al di là del dovermi disilludere sull'aver trovato la soluzione, sto anche camminando in quadrupedia, come un dannatissimo animale!
La cosa più fastidiosa, inoltre, è che, nonostante la posizione innaturale, non mi sembra che la mia andatura sia intralciata o scomoda: avanzo con tranquillità e, potrei quasi dire, eleganza e grazia.
Il tutto è terribilmente frustrante, nonché umiliante oltre ogni limite. Non riesco in alcun modo a fermarmi, alzarmi in piedi o anche solo abbassare lo sguardo, per osservare i miei arti e comprendere cosa ci sia che non va.
Anzi, adesso, l'unica cosa che mi pare di percepire è una nuova spinta all'indietro e, inesorabilmente, torno a vedere il buio, il nulla.
Bene, Padre, starò al tuo gioco, ma soltanto fino a che non comprenderò dove vuoi arrivare, questa volta, e, dopo di che, augurati di essere in forma, per non soccombere alla mia vendetta.
Cerco di liberare la mente, ma non si tratta di un'impresa facile: i miei pensieri continuano a correre, da possibili incantesimi per farla pagare ad Odino, alla situazione nella quale mi trovo, alle sensazioni di rabbia e frustrazione. All'improvviso, però, tutto si blocca; la mia testa viene riempita dal viso di Angel ed io non posso fare a meno di guardarla. Farlo mi provoca dolore, anche se non saprei spiegarne il motivo, ma, forse, ora dovrei ringraziarla, perché, mentre la sua immagine sfoca lentamente, io torno padrone della mia vista. Certo, non posso decidere dove guardare e, per di più, ciò che osservo non riesco in alcun modo a riconoscerlo: davanti a me c'è un terreno scuro, arido, così come la vegetazione che a tratti lo attraversa e che scricchiola sotto i miei passi. Innumerevoli altri piedi avanzano al mio fianco; le loro gambe nude o coperte da indumenti tipicamente umani si scansano al mio passaggio, aprendomi la strada, un metro alla volta. Non riesco a vedere i volti, comprendere chi siano o perché si comportino in questo modo, perché la mia attenzione è focalizzata davanti, rendendo, quindi, difficile distinguere ciò che si trova ai margini del campo visivo.
Di loro, però, riesco a percepire una sorta di energia oscura, che pare a sua volta celarne una più debole, fatta di paura e sofferenza e, più mi avvicino ad ognuno, maggiormente mi sembra di percepire odio nei miei confronti, disprezzo. Non che questo dettaglio sia nuovo per me, ma lo è, d'altro canto, il fatto di riconoscere emozioni con tanta chiarezza.
L'ambiente nel quale mi trovo è buio, però, nonostante questo, riesco a vedere meglio del solito, anche se ogni dettaglio pare virare verso le tonalità del blu e, per qualche assurdo scherzo, tutto ciò che dista più di qualche metro, risulta completamente sfocato.
In compenso, distinguo il profumo dell'acqua dolce e, onestamente, la ragione per la quale io mi senta sicuro del fatto che non sia salata mi è completamente estraneo, ma, per evitare altri scomodi intralci, vedrò di domandarmelo più tardi.
Un grido. Lontano, ma che risuona, proprio per questo, persino troppo chiaro alle mie orecchie che, ora, sembrano muoversi in modo innaturale.
E quella voce...la riconoscerei tra milioni: si tratta di Angel.
Devo aumentare il passo, scoprire perché siamo entrambi in questo luogo e, soprattutto, cosa le sta accadendo.
Questo dannato corpo, però, non obbedisce; continua ad avanzare con disarmante calma e la cosa mi fa letteralmente uscire di testa.
Come non detto.
Percepisco di nuovo una spinta all'indietro, che mi sfoca la vista e mi allontana da quella che, sempre più, fatico a definire illusione.
Inizio a dubitare sia opera di Odino, ma, non penso neanche si tratti di un contorto insegnamento degli Elfi: loro non sanno chi sono veramente e, in più, non dovrebbero avere questi poteri.
Qual è la verità? Cosa ci faccio qui?
Intanto, mi ritrovo ancora sospeso nel vuoto più totale, con la sensazione viscerale di precipitare nell'oblio e, del mio corpo, sento solo un eco lontano.
Cerco di nuovo il viso di Angel, sperando che, come poco fa, mi riconduca al mio posto.
Grazie a questo stratagemma, ancora una volta, la vista torna chiara in un attimo, mentre mi accorgo che i miei passi si sono arrestati. Davanti a me, però, ora c'è davvero lei.
Il suo corpo trema visibilmente, il respiro è corto e terribilmente irregolare e lei è ruotata verso la sua destra, in un disperato tentativo di fare leva sulle braccia sottili, aggrappate al legno del parapetto alle sue spalle, per alzarsi in piedi. Le mani hanno assunto un colore scuro e innaturale, che contrasta con la sua pelle chiara e che, un millimetro alla volta, sembra espandersi, come un veleno.
Un senso nuovo mi mette in allerta: per qualche motivo, sono certo sia qualcosa di oscuro, infinitamente malvagio, ciò che scorre nelle sue vene, e diventa sempre più forte.
Il suo terrore mi riempie le narici, facendomi girare la testa, così come il dolore che prova, che pare essere anche mio.
No, non ci provo nemmeno a chiedermi come sia possibile che io abbia queste nuove e nauseanti capacità sensoriali; direi che ormai conosco le conseguenze.
È davvero una congiura insopportabile, però, dover restare immobile, davanti a lei, senza poter nemmeno sollevarla da terra, liberarla da tutto ciò che la sta divorando internamente e, soprattutto, allontanare quelle presenze che hanno avanzato al mio fianco e che ora sento chiaramente immobili, dietro di me, impazienti, per chissà quale ragione.
D'un tratto, Angel cade a terra, seduta, fallendo il suo tentativo di sollevarsi e, in un millesimo di secondo, il suo sguardo è su di me.
Mi fissa, con terrore, confusione e, a tratti, disperazione, ma non negli occhi. Guarda la mia bocca, i miei contorni, i miei piedi e, nel farlo, pare non riesca nemmeno a respirare.
Non sembra riconoscermi. Perché? Quali sembianze ho?
Lei inizia ad ansimare, mentre, mordendosi il labbro inferiore, cerca di indietreggiare, inutilmente, considerando la staccionata di legno alle sue spalle.
Serra le palpebre, strizzandole con forza e facendo una smorfia contrariata.
Guardami Angel.
Guardami.
Si sente in trappola, lo percepisco e...sta pensando a me. Non so come io possa esserne certo, ma è così.
Credo di non essermi mai sentito in questo modo. Non voglio andarmene, per nessuna ragione, perché devo comprendere questa situazione assurda e risolverla, ma, d'altra parte, non poter muovere un dito per farlo, pena l'essere cacciato, è davvero una punizione insopportabile.
Devo trovare una soluzione.
Finalmente, i suoi occhi guardano verso l'alto, unendosi ai miei, per sbaglio, forse, ma, improvvisamente, lei cambia espressione; pare non avere più paura e, anzi, sembra studiarmi, confusa.
Di colpo, però, tutto questo viene interrotto, perché i suoi muscoli si irrigidiscono, le sue palpebre si serrano e un urlo strozzato si libera nell'aria.
Assordante; non tanto il suono, quanto più l'eco che crea in me. Un boato di sofferenza, orrore e disperazione.
Non la lascerò a sé stessa, non permetterò che muoia in questo modo.
Mi muovo in avanti, solo di un paio di passi, in modo da accorciare le distanze tra di noi, mentre continuo a guardare il suo viso, nonostante lei non faccia lo stesso.
La porterò via da questo incubo, non importa se sia reale o meno.
Porto la mia mano sul suo petto, per far in modo che comprenda, con i miei gesti, ciò che non riesco in alcun modo a dirle a parole.
Lei apre gli occhi, portandoli a fissare il mio arto e, dopo qualche istante, sento poggiare le sue dita fredde sulle mie, lentamente.
Solo ora, grazie a quel tocco, comprendo che sono stato io a guidare l'azione, a muovermi verso di lei, a toccarla. Adesso, però, non so quanto questo mi importi.
Il suo sguardo si alza, raggiungendo finalmente le mie iridi e, nelle sue venature rosse, più evidenti del solito, ora vedo speranza, sollievo e quel sentimento al quale non voglio dare un nome, perché qualsiasi appellativo lo sminuirebbe. Nonostante ciò, rimane inconfondibile alla mia vista, perché sa mostrarsi così diverso da tutti gli altri che è possibile scorgere nei suoi grandi occhi e, soprattutto, lo riserva solo per me.
Lei mi ha riconosciuto.
-Sei tu?- mi domanda, cogliendomi alla sprovvista e, così, tirandomi fuori dal suo stesso sguardo, facendo in modo che, ora, per la prima volta, io veda il mio riflesso nelle sue iridi.
Non è possibile.

STAI LEGGENDO
Salvation || Loki
Fiksi Penggemar~COMPLETATA~ (In revisione -> capitoli corretti: 12) Tutti conoscono Loki come il dio degli inganni, delle malefatte o, più ufficiosamente, lingua d'argento. Nomi utili a mettere in guardia da un uomo apparentemente senza cuore, con una mente subdo...