Non è molto che Thor ha fatto ritorno ad Asgard e, prima che potesse anche soltanto riuscire ad aprir bocca per salutare Heimdall, lo stesso gli ha riferito di aver seguito le sue mosse su Midgard e conoscere, quindi, già ogni cosa, ma, purtroppo per il dio biondo, anche lì a palazzo la situazione non è certo delle più tranquille. Dopo una breve spiegazione, infatti, l'erede al trono è corso in direzione dell'ala nord, come indicato dall'amico, speranzoso di avere rassicurazioni sulla salute di Angel.
Superando il grande arco che segna l'ingresso a tale area, si è subito imbattuto nella figura di Regan, in piedi, con la schiena appoggiata ad una colonna di marmo e, non ottenendo risposta durante i vari tentativi di attirare la sua attenzione, si è avvicinato, scoprendolo con lo sguardo perso a fissare il vuoto e, nel complesso, una pessima cera. Il figlio di Odino, preoccupato, ha cercato di riportarlo alla realtà scuotendolo appena, ma, anche così, ha ottenuto solo parole sconnesse e confuse, nelle quali ha compreso soltanto che Lady Sif è appena entrata in quella stanza.
Fortunatamente, non c'è voluto molto prima di vedere un'enorme porta materializzarsi e spalancarsi sulla parete davanti a loro, facendo scattare il più giovane, che si è destato dal suo stato confusionale appena la guerriera ha fatto la sua apparizione con Angel tra le braccia, ancora incosciente.
-Sei già di ritorno, figliolo?- chiede Frigga che, dopo aver richiuso l'uscio con la magia, supera la mora, per celare agli uomini la vista del corpo della giovane, ancora sporco e coperto solo da una sottile stoffa e, soprattutto, per permettere all'asgardiana, non in condizioni adatte per intavolare una conversazione, di evitarsi qualunque quesito.
-Sì, ma vorrei sapere delle sue condizioni, prima di tutto.- precisa il dio del tuono, soffermandosi un momento sulle mani della reggente, ricoperte di sangue.
-Lei sta bene.- sorride la regina, sollevata:-Grazie a tuo fratello.-.
-Dov'è lui?- interroga Thor, muovendo un passo verso quella camera, ancor prima di sentire la risposta.
-Non è al suo meglio.- lo ferma lei, poggiandogli le dita sulla spalla e mostrandogli i suoi occhi chiari, adesso velati dalle lacrime.
Il biondo serra i pugni e, lanciando un veloce sguardo a Sif, ormai lontana e affiancata da Regan, si convince ad entrare; in fondo, non è la giovane quella rimasta sola con i suoi demoni, al momento.
Facendo un cenno di saluto a Frigga, spalanca l'uscio, mantenendo lo sguardo incollato al pavimento, per poi spostarlo su quella porta di legno, una volta serrata. Ha come la sensazione che una qualche forza insormontabile gli impedisca di guardare oltre, di cercare in quell'ambiente una risposta alle parole di sua madre, ma, forse, è solo paura. L'aria lì dentro è pesante, intrisa dell'odore inconfondibile del sangue, le energie che circolano non gli piacciono per niente e il fatto di non essere stato accolto da una battuta ben fatta del minore, lo preoccupa non poco.
Proprio grazie a questa constatazione, prende coraggio e, in un profondo respiro, si volta, alzando lo sguardo, anche se, per un momento, ciò che vede lo disorienta, bloccandogli il battito.
Tra i vari tavoli di pietra presenti, solo uno è coperto da un lenzuolo bianco, intriso di un rosso cremisi, a coprire qualcosa di piccolo, data la curvatura appena accennata.
Non è questo, però, ad averlo sconvolto, bensì suo fratello, seduto a terra, ai piedi di quella struttura, con i capelli spettinati, riversi ai lati del viso, un gomito appoggiato al ginocchio piegato e il viso nascosto tra le dita di quella mano, sporca, fino quasi metà avambraccio.
Non ricorda di aver mai visto Loki in uno stato del genere e, anzi, non crede di averlo mai colto con qualche dettaglio del suo aspetto fuori posto. Lui è sempre stato impeccabile, esternamente, almeno; probabilmente per nascondere ad occhi e giudizi esterni il caos che ha dentro, rimandandogli una bellezza unica, impossibile da non apprezzare.
Per questo, dev'esserci una spiegazione davvero poco digeribile a tutto ciò e Thor se ne rende conto: cosa può aver reso il dio dell'inganno talmente disperato da far cadere quel muro di surreale e patinata perfezione?
Il dio del tuono muove un passo in avanti, raccogliendo tutta la sua forza di volontà, trascinando un corpo che, ora, sembra più pesante che mai e, mentre la distanza che lo divide dall'altro diminuisce, un'insopportabile morsa sembra invece stringersi sempre più forte attorno al suo cuore, costringendolo a serrare la mascella per sopportare il dolore.
-È così terribile, ciò che vedi?- domanda il moro, con una punta di ironia, ma con tono afflitto, appena l'ombra del fratello entra nel suo campo visivo.
Non ha più voglia di fingere, nemmeno lui: il dio degli inganni.
-Mi dispiace, Loki.-.
-Per quale ragione? Tu non hai nessuna responsabilità per ciò che è accaduto.-.
-Sì, ce l'ho.- inizia il maggiore, dimenticando per un momento Angel, il sangue, il lenzuolo bianco; perché quella visione gli ha ricordato tutte le sue colpe nei confronti del minore.
-Io ti ho lasciato solo, ancora.-.
Il moro alza gli occhi, per la prima volta, mostrandoli lucidi, arrossati, spaventati, indifesi.
Il suo viso è segnato dalla fatica, dal dolore e questo distrugge il principe di Asgard che, con tutto sé stesso, adesso vorrebbe solo stringerlo a sé, per dirgli che tutto si sistemerà, come quando erano bambini, ma sa di non poterlo fare; le loro mani ora hanno preso innumerevoli vite, le loro colpe sono impossibili da cancellare e di quei ragazzini, ormai, rimane ben poco.
-Sai, Thor, io li vedo ogni notte.- lo richiama il minore, mentre prende a fissare il vuoto.
-Di chi parli?-.
-Di coloro che ho ucciso su Midgard. Tutti gli innocenti morti a causa dei miei errori.-.
Il dio del tuono, ad una confessione del genere, si sente letteralmente morire dentro e, ad essere onesti, non credeva potesse essere così straziante. Ogni parte del suo corpo, della sua anima, del suo essere, sta urlando, mentre brucia nei sensi di colpa, nel rimorso. Non sa ricordare quante volte negli ultimi anni abbia desiderato sentire la verità, ma, adesso, vorrebbe cancellarla dalla sua mente, perché troppo crudele, troppo pesante da sostenere.
-Madre mi ha detto che cosa ti ha fatto quel Titano.-.
-Questo non cambia nulla.- alza la voce il minore, tornando a guardarlo, disperato:-Gliel'ho permesso. E sempre io ho tentato di ucciderti, di piegare Asgard.-.
-Eri arrabbiato, deluso, ferito.-.
-E questo dovrebbe giustificarmi?- grida il moro, quasi allarmando l'altro, per quella reazione esagerata.
Loki si alza in piedi, appoggiando le mani su quel tavolo, la testa bassa, il respiro irregolare.
-Questa è la mia natura. Odino ha provato a nasconderla, ma non è possibile.-.
-Padre ha sbagliato, con entrambi. Ci ha cresciuto fomentando il tuo rancore e il mio egoismo. Lui non ti ha salvato, per quanto le sue intenzioni fossero buone.-.
-Perché ti ostini a difendermi?- domanda il dio delle malefatte, alzando gli occhi, ora stracolmi d'ira, e puntandoli in quelli dell'altro.
-Perché so che sei molto di più di quello a cui ti sei costretto per anni.-.
-Thor, tu devi aprire gli occhi, vedere la realtà.-.
-Lo sto facendo, finalmente.-.
-Ne dubito.- continua il più piccolo, sollevando quel lenzuolo, fino a farlo crollare a terra.
Il dio del tuono inizialmente non ne comprende il motivo, guardando il fratello con aria interrogativa, ma, appena la sua attenzione si sposta su quel lettino di pietra, le sue palpebre si spalancano all'inverosimile, mentre una strana sensazione di fastidio inizia a crescergli alla bocca dello stomaco.
-Che cos'è?- chiede il biondo, osservando la massa informe su quel tavolo che, pur non essendo più grande di sei o sette centimetri, ha una forma singolare, come se fosse ripiegata su sé stessa, una strana lucidità che, persino senza toccarla, la definisce senza difficoltà viscida e molle e un colore rosso scuro, ricoperto da orribili venature nere.
-Per lo più l'utero di Angel.-.
-Che cosa significa?-.
-Che quella cosa la stava uccidendo, si nutriva di lei. Aveva diramato radici fino al suo stomaco. Sono riuscito a distruggerle, per salvare le altre parti del suo corpo, ma non ho potuto fare meglio di così.-.
-Loki, io non riesco a seguirti. Di cosa stai parlando?- domanda il maggiore, mentre la sua testa inizia a pulsare talmente forte da fargli male.
-Era incinta, Thor.-.
Il biondo percepisce l'universo crollargli addosso, inesorabile e con una furia impossibile da placare; si sente svuotato, devastato nel profondo. Non riesce a comprendere appieno quelle parole, ma davanti ai suoi occhi compare l'immagine del primo momento in cui ha visto Angel: sovrastata da Loki, sanguinante, martoriata nel corpo e nell'anima e, ora, si rende conto che tutto questo non era la cosa peggiore. Lei stava portando in grembo una vita concepita da una violenza.
"la nascita del figlio del male, che, senza riserve, avrebbe portato, altrimenti, l'universo alla sua fine".
Queste parole, che nemmeno pensava di ricordare così perfettamente, lo colpiscono in faccia senza preavviso, lasciandolo per un momento instabile sui suoi stessi piedi e portandolo ad una consapevolezza terribile di cui, francamente, avrebbe volentieri fatto a meno.
Stringe i pugni, furioso e, senza nemmeno accorgersi della lacrima silenziosa che ha appena solcato la sua guancia, torna a guardare il moro che, nel frattempo, sembra aver seguito tutto il suo ragionamento, dato il suo sguardo distrutto.
-Quello è l'Anticristo?-.
-Non posso esserne certo. Potrebbe semplicemente essere il figlio di una delle razze meno apprezzate dei Nove Regni.-.
-La stava uccidendo. Ha creato radici oscure in lei, non è sufficiente?-.
-Non lo è. È un'umana. Forse se quell'embrione fosse mio avrebbe il medesimo aspetto.- risponde Loki, senza riuscire a nascondere il chiaro cedimento nella voce.
Oh, fratello, trema il biondo, tra sé e sé, mentre inizia a comprendere i tormenti che popolano la vita di quell'uomo che si è sempre mostrato impenetrabile, insensibile e freddo. Lui teme che credano sia stato lui; a rapirla, torturarla, metterla incinta di un mostro. Perché, infondo, è proprio così che il Trattato di Angylionheim recita: il figlio che Ariel aveva concepito era dello Jotun traditore.
Thor scatta verso il moro e, in un gesto disperato, lo circonda con le sue braccia, dando libertà ad un gesto desiderato, ma trattenuto per anni, mentre l'altro, impreparato a qualcosa del genere, rimane immobile, come un blocco di ghiaccio, senza nemmeno respirare.
-Loki. Io so che non sei stato tu. Ucciderò chiunque sostenga il contrario.-.
Il minore sbatte gli occhi, sorpreso e, forse, persino sconvolto da quelle parole, quella stretta così forte che, ormai, non ricordava nemmeno avesse il sapore della rassicurazione, del calore, di casa.
-Ho sbagliato tutto, fratello.-.
Thor apre la bocca per rispondere, ma, appena metabolizza quell'appellativo, si rende conto che il moro non sta parlando di Angel. Quella frase è rivolta a lui.
Fratello.
Era così tanto che non lo chiamava così, senza ironia, almeno, che credeva di aver dimenticato il suono morbido e familiare di quella parola pronunciata da Loki e, invece, ora si rende conto che il tempo pare non essere passato; lui è ancora al suo fianco, sempre lo stesso.
-Ma ora hai salvato tutti noi. Ed Angel.- sorride il maggiore, allontanandosi da quel contatto, perché resosi conto della difficoltà del fratello nel mantenerlo e, per lo stesso motivo, decide di cambiare argomento. Meglio non rischiare di perdere la complicità che sono riusciti ad instaurare.
-No, Thor. Io l'ho ingannata.-.
-Lo hai fatto per lei.-.
-No.- ammette il moro, un sorriso amaro dipinto sul viso stanco, mentre gli occhi iniziano ad essere visibilmente lucidi:-Io l'ho fatto per me.-.
Thor rimane un secondo in silenzio, valutando quelle parole e scrutando quelle iridi cangianti, per poi abbassare le sue, appena un passo prima della caduta in quel baratro di disperazione in cui, involontariamente, lo sguardo del minore lo sta spingendo.
-Non volevi perderla. Nessuno potrebbe fartene una colpa, in ogni caso.-.
-Lei sì. La scelta doveva essere sua, non mia.- risponde l'altro, evitando volontariamente il "non volevi perderla" che, invece, gli ha fatto scattare una morsa dentata attorno al petto.
-Hai solo voluto sollevarla da questo peso, è nobile, Loki, non deplorevole.-.
-Sai che non è la verità.- scuote la testa il minore, tornando ad appoggiarsi con i gomiti al tavolo, per nascondere il viso:-Temevo avrebbe scelto di portare avanti la gravidanza, per comprendere la natura di questa cosa, prima di ucciderla. Come ha fatto sua madre.-.
-Non si tratta della stessa situazione.-.
-Forse, ma sarebbe morta per scoprirlo, ne sono certo.-.
-Lei non lo saprà. Io non glielo dirò, hai la mia parola.-.
-Thor. Lei non avrà mai dei figli, adesso.-.
-Troverai una scusa per questo. Una malattia del suo mondo, magari.-.
-Sì, a questo ci ho già pensato, ma lei non mi crederà.- ammette il dio dell'inganno, alzando gli occhi per guardare il vuoto.
-Loki, è forte, intelligente. Se deciderai di raccontarle la verità, sono certo che una volta sbollita la rabbia e capite le tue ragioni, ti ringrazierà.-.
-Io invece sono certo che la perderei.-.

STAI LEGGENDO
Salvation || Loki
Hayran Kurgu~COMPLETATA~ (In revisione -> capitoli corretti: 12) Tutti conoscono Loki come il dio degli inganni, delle malefatte o, più ufficiosamente, lingua d'argento. Nomi utili a mettere in guardia da un uomo apparentemente senza cuore, con una mente subdo...