38. Hell

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Cap serra la mascella, osservando gli occhi castani del compagno di battaglia farsi sempre più spenti, vuoti e sofferenti.
Tony percepisce quel dolore interiore in modo talmente chiaro e tangibile da confonderlo con qualcosa di fisico, come un parassita affamato o una malattia fulminante, che sta portando il suo corpo ad annientarsi da solo; infatti, il sangue che il suo cuore pompa brucia nelle sue arterie, tanto da sembrare intriso di un veleno mortale, che corrode e divora ogni organo che attraversa, uccidendolo lentamente.
Nonostante ciò, è grato a quelle sensazioni, perché in grado di fargli male, in un modo che non avrebbe mai ritenuto possibile, e, al momento, è esattamente quello che vuole.
Questo perché Iron Man sta odiando sé stesso con tutta l'anima e, per quanto non sia una novità, è sicuro di non aver mai raggiunto certi livelli. Se solo fosse un po' meno orgoglioso, avrebbe addirittura chiesto a quel dannato asgardiano dal look dark di torturarlo a morte, perché, a quanto sembra, il suo masochismo non è ancora soddisfatto del male che già sta sopportando.
Come diavolo ha fatto a non rendersi conto di come stavano le cose? La verità era talmente semplice, così banale. Il ricordo di Obadiah che organizza il suo rapimento, per farlo uccidere ed ottenere l'azienda di suo padre, è ancora così fresco, che il miliardario riesce persino a vederne chiaramente le scene davanti agli occhi, oltre che percepirne ogni singola sensazione di smarrimento, rabbia, delusione, dolore.
Alla luce di certi trascorsi, seppur col cuore a pezzi, il suo pensiero non può che andare a quell'uomo.
Rose, in fondo, si fidava di lui, ci passava molto tempo, quando Tony non c'era, e non è strano immaginare che, forse, lei avesse potuto confessare lui la sua gravidanza.
In un momento del genere, magari, aveva visto nel socio del futuro Iron Man una sorta di figura paterna, potenzialmente in grado di consigliarla e rassicurarla.
Stane, poi, venendo a conoscenza di quella verità, deve aver pensato che separare la giovane coppia sarebbe stata la strada migliore da percorrere; un erede avrebbe rappresentato la rovina per l'obiettivo di appropriarsi delle Stark Industries, ma, vista la natura innocente della sventurata vittima, persino uno come lui deve aver cercato vie alternative all'omicidio.
-Me ne sarei dovuto accorgere.- ruggisce Stark, non rendendosi conto di aver parlato ad alta voce e di aver, addirittura, colpito il terreno con un pugno, crollando nuovamente in ginocchio.
-Tony, non puoi darti la colpa per tutto questo.- interviene Steve, piegandosi a sua volta e poggiandogli una mano sulla spalla, mentre inizia a sentire lo stomaco contorcersi letteralmente su sé stesso.
-Avrei dovuto capirlo.-.
-Non potevi. Eri giovane e...ti fidavi di lui.-.
Steve, seppur di riflesso, riesce a percepire la sofferenza del compagno di battaglia quasi fosse sua. Forse, a causa della sua spiccata sensibilità o, magari, perché ormai ha imparato ad apprezzare ed ammirare profondamente l'uomo al suo fianco, nonostante il suo carattere pungente. Fatto sta che, qualunque sia la ragione, il biondo ha tradito un chiaro cedimento nella frase che ha pronunciato; infatti, pur non avendo mai visto Obadiah Stane, conosce la sua deprecabile storia e, ora più che mai, si ritrova a chiedersi come possa una persona ingannare, in un modo così meschino per giunta, qualcuno che si fida ciecamente di lei.
Il miliardario, dal canto suo, non riesce a rispondere, troppo occupato a recuperare dalla sua memoria ogni singolo ricordo della ragazza che aveva amato più della sua vita, ottenendo, per questo, un'opprimente sensazione di peso e senso di colpa a gravare sulla sua povera gabbia toracica, che pare scricchiolare e minacciare di distruggersi ad ogni respiro.
Loki, intanto, sotto l'attento sguardo degli Avengers rimasti in disparte, si avvicina ad Angel, con passo incerto e i muscoli in tensione, nel vano tentativo di celare tutto quel dolore che, adesso, lo sta invadendo nell'anima. Non può permettergli di sopraffarlo, è costretto a ribellarsi, almeno per ora, nonostante il suo desiderio più grande sia proprio soccombere a quella sofferenza così crudele.
Socchiude gli occhi, ispirando a fondo e cercando quel piccolo barlume di speranza che ancora nasconde silenzioso nel suo cuore, per sfruttarlo appieno, prima che sia troppo tardi.
-Dimmi che non è finita.-.
La voce di Hope, per la prima volta tremante e insicura, lo porta a voltarsi alla sua destra, dove la giovane agente ha deciso di muoversi, lasciando Captain America a supporto dell'amico.
-Non finché Hel non deciderà di reclamare la mia anima.- risponde lui, ottenendo un sorriso commosso e sincero di lei.
Il moro si piega sulle ginocchia, incespicando un momento a causa del peso delle ali che, in tutta quella situazione, non aveva nemmeno realizzato di avere e delle quali, sicuramente, non può iniziare a preoccuparsi ora.
Sempre concentrato sul suo unico obiettivo, delicatamente poggia le dita affusolate sul petto di Angel, un millimetro alla volta, quasi spaventato che lei possa disintegrarsi da un momento all'altro.
-Deve funzionare.- sussurra, quasi tra sé e sé, mentre chiude gli occhi e libera dalle sue mani un'energia dai contorni blu che, in un attimo, investe l'intero cadavere della giovane dagli occhi vermigli, ricoprendolo di ghiaccio.
-Credevo tu non potessi utilizzare i poteri di criocinesi*.- commenta l'agente 965 che, nel suo periodo ad Asgard, aveva cercato di ottenere ogni informazione possibile sull'uomo che ronzava attorno alla sua amica.
Ricorda chiaramente di aver letto che, pur essendo uno jotun, Loki non era in grado di manipolare e creare il ghiaccio, anche se niente e nessuno era stato in grado di spiegarle il motivo.
-Semplicemente, non ho mai voluto farlo.- ammette il semi-dio, senza guardare negli occhi la sua compagna di conversazione che, adesso, abbassa il viso, per nascondere un sorriso tra i lunghi capelli.
Nonostante non ammetterebbe mai ad alta voce di essere rincuorata dal fatto che, finalmente, quell'asgardiano sia riuscito ad accettare la sua natura ibrida, dentro di sé inizia a farsi spazio l'idea che, in fin dei conti, lui non le dispiace così tanto, come, al contrario, tende a far credere.
Ho passato troppo tempo con Cap, si giustifica nella mente, scuotendo la testa e tornando con lo sguardo sulla sua amica, consapevole di non poter indugiare su dettagli simili.
-Perché congelarla?-.
-Poco fa ho intrappolato la sua anima all'interno del corpo, ma sarebbe stato inutile se i suoi organi fossero morti.-.
-Stai dicendo che puoi riportarla qui?- domanda la ragazza, mentre il suo cuore inizia ad impazzire, saltandole letteralmente in gola.
-Credi che le avrei mai permesso un gesto simile se non avessi avuto una strategia in mente?- risponde lui, guardandola negli occhi, forse, per la prima volta da quando si trovano in quella situazione:-Ma tu devi condurla ad Asgard. Mia madre saprà cosa fare.-.
-Andrò anche io.-.
I due si voltano e, seppur senza troppa sorpresa, si ritrovano a guardare il volto distrutto di Iron Man, il cui sguardo, però, non è mai stato così deciso. Anche Captain America si alza in piedi, fermandosi leggermente dietro il compagno di squadra, come chiara espressione della sua volontà di supportarlo in ogni sua mossa.
Loki annuisce appena, alzandosi e allontanandosi, a malincuore, dal corpo della sua amata, per permettere al padre biologico di sollevare la lastra di ghiaccio dal suolo; cosa che, effettivamente, Hope da sola non avrebbe mai potuto fare, ma il moro non aveva dubbi sul fatto che quell'umano si sarebbe fatto avanti.
-Non vorrei interrompere, ma cosa ne dobbiamo fare di tutti loro?- chiede la Vedova Nera, abbandonando lo sfondo di quella scena e parlando con un accento volontariamente pungente.
Avanza, solo per rendere consci i protagonisti che, per tutto quel tempo, ci sono sempre stati anche lei e Hawkeye, ad occuparsi di tenere sotto controllo la situazione e a comunicare con Banner, al lavoro davanti ai computer nel loro jet.
Nella testa di Tony, Steve e Hope, a quella domanda, torna a palesarsi l'enorme problema che avevano momentaneamente accantonato: le povere persone possedute, abbandonate, immobili come statue e investite da quegli ultrasuoni che, ancora, potranno tenerli stabili per pochi minuti.
Che fare, con loro?
Il dio del caos, senza nemmeno voltarsi, chiude gli occhi, sollevando le braccia fino ad averle parallele al terreno e rivolgendo i palmi verso l'alto.
Subito, una luce quasi accecante, dai toni blu-verdastri, si libera dal suo corpo e dalle sue ali, invadendo ogni essere umano vittima di quei demoni.
In pochi secondi, i presenti osservano inermi delle energie di colore nero venire estratte con decisione da quei corpi martoriati e, nonostante i tentativi di resistenza, una volta in aria, venir disintegrate dalla stessa forza che le ha costrette ad abbandonare i loro involontari ospitanti.
Questi ultimi, finalmente svuotati dagli sgraditi parassiti, crollano a terra, privi di sensi. Gli Avengers, così, quasi contemporaneamente, tornano a guardare Loki che, adesso, ha già abbassato le braccia e risollevato le palpebre.
-Puoi ritirare la tua ferraglia.- ordina solo, in tono neutro, puntando i suoi occhi cangianti in quelli di Iron Man.
Quest'ultimo, serrando la mascella, fa cenno alle sue creature di sospendere l'azione e avvicinarsi al gruppo; il tutto senza mai distogliere il suo sguardo dubbioso da quello misterioso del moro.
-Andate.- ordina poi il dio del caos, passando l'attenzione ad Hope che, annuendo decisa, si avvicina di più a Tony Stark.
-Jarvis, consenti il controllo delle armature al Capitano Rogers.- ordina il miliardario, per poi fare un cenno d'intesa a Steve, che non controbatte quelle parole.
-Subito, Signore.-.
Alle parole del sistema operativo di Stark, tutte le creature del genio si posizionano una di fianco all'altra, immobili, con i loro occhi meccanici puntati su Captain America, in attesa di ordini.
-Heimdall!- grida Loki, cogliendo di sorpresa chi, fino a quel momento, non aveva mai assistito all'arrivo o alla partenza di qualche asgardiano.
Subito, un potentissimo bagliore intrappola l'agente Coals e Tony, costringendo tutti a distogliere lo sguardo, per non giocarsi la vista e, dopo appena una manciata di secondi, al loro posto rimane soltanto un cerchio di terra bruciata e dai simboli indefiniti.
-Le persone, coloro che sono stati posseduti, si riprenderanno?- domanda Captain America, riportando l'attenzione di tutti alla situazione precedente.
-Sì, ma necessiteranno di tempo, dovrete curarli.-.
I presenti rimangono in silenzio, seri; nessuno degli Avengers è disposto a ringraziarlo per le azioni appena commesse, non possono perdonare il suo passato, le vittime di New York. Loro non sanno i motivi che l'hanno spinto, non sono a conoscenza della manipolazione del Titano pazzo sulla sua mente, allora fragile.
Tra tutti, però, l'agente Romanoff lo studia con maggior attenzione; i suoi movimenti, la tensione dei suoi muscoli, l'espressione sul suo viso, i segreti nei suoi occhi. Non riesce a smettere di pensare che quell'uomo le ricorda sé stessa, la sua versione più giovane che aveva deciso di cambiare vita, di unirsi allo SHIELD. Lui le sembra pentito, come lo era lei e, nonostante Loki sia l'ingannatore per eccellenza, è certa di quello che percepisce, il suo istinto non ha mai sbagliato su certe cose.
È cauta, però, non dimentica che lui è un semi-dio, con alle spalle secoli e secoli di azioni orribili, non alcuni anni, come ne aveva lei. Soprattutto, poi, non può lasciarsi alle spalle ciò che ha fatto a Clint, suo migliore e unico amico, per diverso tempo. Probabilmente, è anche grazie a lui se è stata capace di lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita. Certo, Natasha era motivata a cambiare, ma senza l'aiuto di Occhio di Falco non sarebbe diventata quella che è oggi. Nessuno si fidava della Vedova Nera prima di lui, nemmeno lei stessa.
Secondo un acuto ragionamento della Romanoff la cosa migliore sarebbe mentire, nonostante, in realtà, il suo lato meno calcolatore vorrebbe soltanto sparare in testa a quell'alieno. La sua testa, però, le suggerisce caldamente di fingere, come solo lei è in grado di fare, e mostrarsi a lui imitando ciò che Clint aveva fatto con lei.
In fondo, se vogliono uscire da quell'assurda situazione, devono trovare il modo di assicurarsi che lui agisca nel modo giusto.
-Cosa accadrà, adesso?- domanda lei, alla luce della sua veloce elaborazione, solo per ottenere lo sguardo del semi-dio.
-Mio fratello...Thor, è lì dentro.- pronuncia distrattamente questo, quasi si tratti più che altro di un ragionamento a voce alta, per decidere il da farsi.
-Vorresti entrare lì dentro?-.
-Hai altre idee, agente Romanoff?-.
-Andrò io.- si intromette Cap, prima che lei riesca anche solo ad accennare parola e attirando tutti gli occhi su di lui.
-Se tu dovessi restare intrappolato lì, per Angel non ci sarebbe più speranza e nessuno di noi sarebbe in grado di chiudere l'entrata per l'Inferno o gestire situazioni come quella di oggi.- spiega:-Non possiamo permetterci di rischiare così tanto.-.
-Attraente ed impavido. Nei miei giorni di ardita gioventù avrei certamente tentato di sedurti.- ammette Loki, con un sorrisetto provocatorio:-E ci sarei riuscito.-.
Nonostante sia più che trasparente che quella frase fosse soltanto per lasciare Captain America senza parole e costringerlo, così, a desistere dall'insistere con la sua idea, quest'ultimo cade comunque nella sua trappola a piedi pari, portando per un momento gli occhi altrove, per nascondere il suo chiaro imbarazzo, seppur ben consapevole delle intenzioni dell'asgardiano.
-C'è ancora rischio che quei mostri invadano corpi umani, se non chiudiamo quel portale?- domanda Clint, avanzando di un paio di passi, ma continuando a tenere le dita sul suo arco e guardando il semi-dio con disprezzo e diffidenza.
-Agente Barton, allora non hai perso la parola.- provoca il moro, avvicinandosi all'altro, palesemente divertito.
-No, ma tu potresti perdere la testa.- ruggisce l'umano, tendendo la sua arma e puntando la punta della sua freccia esattamente in mezzo agli occhi del principe di Asgard.
Lui, meno di tutti potrebbe mai riuscire a perdonare Loki, a dimenticare il gioco crudele al quale ha costretto la sua mente che, ancora, risente degli effetti.
-Vi pare il momento adatto per misurare i vostri livelli di testosterone?- li riprende la rossa.
Il dio del caos sorride divertito, per poi, da un secondo all'altro, tornare serio, abbandonando il suo personaggio costruito su sorrisi pungenti ed ironia, che puntualmente utilizza per non mostrare la sua vera essenza in situazioni simili.
-Per rispondere al quesito dell'agente Barton, ho motivo di pensare che la situazione possa essere momentaneamente sotto controllo.- riprende il moro, puntando i suoi occhi in quelli verdi dell'agente Romanoff, mentre Occhio di Falco abbassa la guardia.
-I demoni hanno preso forza dall'Anticristo che cresceva in Angel, ora che...- l'asgardiano si ferma un attimo, colto alla sprovvista da un macigno formatosi improvvisamente all'altezza della gola, che lo costringe a fermarsi e respirare profondamente, prima di poter continuare, fingendo che nulla sia accaduto:-Ora che è stato distrutto, non potrebbero più ottenere quel tipo di potere.-.
La Vedova Nera continua a fissarlo, mentre analizza ogni informazione nella sua mente, per assicurarsi di cogliere ogni dettaglio di quella spiegazione fantascientifica.
-In ogni caso, non è sicuro tenere aperto un passaggio fisico per l'Inferno. Quelle creature sono astute, troverebbero un altro modo per invadervi.- aggiunge poi il moro, cercando di nascondere quel senso di vomito che lo sta invadendo e tornando a guardare davanti a sé.
-Uno di noi può chiuderlo?- domanda Clint.
-No, servono le arti magiche.- risponde il semi-dio.
-E, allo stesso modo, nessuno di voi riuscirebbe ad uscire vivo da lì.-.
-E tu sì?- si informa Cap.
-Se così non fosse Asgard verrebbe in vostro soccorso per sigillare il portale. Heimdall ci osserva.-.
-Non possiamo fidarci.- sbotta Occhio di Falco, passando lo sguardo dall'amica di una vita al capitano e viceversa:-Come minimo troverebbe un modo per fraternizzare con quei mostri e tentare di nuovo di invaderci.-.
-Agente Barton, se desideri così tanto passare l'eternità in quel luogo, addentrati pure.- lo invita Loki, mantenendo un tono calmo, velato da una punta di ironia:-Per quanto mi riguarda, siete liberi di entrarvi tutti e tre, ma sappiate che, quando arriverà il mio turno, non sprecherò nemmeno un istante per pensare a come salvare le vostre insulse anime.-.
Natasha lo studia, un centimetro alla volta, senza nemmeno dare peso a quelle parole, che hanno lo stesso valore di una moneta bucata, ma per comprendere se, davvero, rischiano un suo inganno.
-Se non dovessi farcela, noi come potremo capirlo? Dopo quanto tempo?- domanda poi lei, giungendo alla sua conclusione.
La Vedova Nera, che non ha perso una sola sfumatura dei movimenti e delle espressioni del principe di Asgard, è pronta a scommettere che lui non volterà loro le spalle: tutto nel semi-dio tradisce dolore, che, seppur ben celato, non è riuscito a sfuggirle.
-Ho permesso ad Heimdall di potermi vedere e sentire la mia energia. Se dovessi sparire, se ne occuperebbe lui.-.
Natasha annuisce appena, in un gesto che l'altro capisce essere un velato tentativo di approvazione; Loki, infatti, ha compreso benissimo la tattica della terrestre per assicurarsi che lui non ceda al male e, in fondo, trova l'idea piuttosto acuta, se non fosse che il moro, sull'arte dell'inganno, ha dell'esperienza in più e quindi poca difficoltà nel coglierla.
Inoltre, un'umana, per quanto incredibilmente brillante, non può riuscire ad accorgersi che, ormai, il semi-dio rappresenta qualcosa che va oltre luce e oscurità.
In ogni caso, lui decide di farla semplice, cogliendo l'invito della donna e, senza più rivolgersi agli altri due presenti, si avvia a passo sicuro verso quel portale.
A mano a mano che la distanza da esso diminuisce, un'opprimente sensazione di disagio prende ad invaderlo, mentre una strana energia, dai tratti inconfondibilmente malvagi, sembra attirarlo a sé. La cosa, però, non pare preoccupare il dio del caos, già preparato psicologicamente a dover affrontare le piaghe del Male.
Ad un solo passo dall'ingresso, stringe i pugni, ma non osa fermarsi; sa che anche il più minimo cedimento potrebbe essere usato contro di lui.
Pensa a suo fratello, ad Angel e, sicuro di ciò che prova dentro di sé, si addentra nell'oscurità più totale.






* criocinesi= è un superpotere che permette a chi lo possiede (definito "criocineta") di generare e controllare il ghiaccio. Nei fumetti Loki (oltre ad avere altri mille e mila poteri che nel MCU non sono minimamente considerati) possiede tutte le capacità dei giganti di ghiaccio, tranne questa, ma io ho deciso un po' diversamente per lui ^.^.


Ciaooo!
Eh si...sono viva (più o meno) e mi scuso con tutto il cuore con chi ancora sta seguendo questa storia. Davvero, mi vergogno di aver fatto passare così tanto tempo dall'ultima pubblicazione, ma la sessione di esami quest'anno non mi ha davvero lasciato un attimo di tregua e non avevo proprio la testa per mettermi a scrivere. Inoltre, ammetto che ho avuto molti momenti no in merito a questa storia, ma, nonostante questo, non voglio lasciare le cose incompiute e, quindi, seppur dovendo sottostare agli impegni universitari, giuro che la porterò a termine. Per lo meno per me, poi se ci saranno ancora persone disposte a leggerla mi farà solo che piacere e, anzi, colgo l'occasione per ringraziare coloro che sono ancora qui♡
Al prossimo capitolooo (che arriverà con tempi più brevi, promesso 🙈)
🌹😽

Salvation || LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora