9. Monsters

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Loki ride sonoramente, quasi in modo eccessivo, ma, Angel, per una volta, è sicura di aver centrato perfettamente il punto. Però, per evitare che lui possa iniziare a sputare veleno nella speranza di eliminare quell'idea dal cuore di entrambi, lei si volta, dandogli le spalle e lasciando quel discorso in sospeso.
Sotto lo sguardo interrogativo del semi-dio, la ragazza cerca con gli occhi un albero adatto ai suoi scopi, dai rami robusti e folti e, una volta individuato, ci si avvicina. Poi, poggiando un piede sul ceppo più basso e stringendo con le mani altri due poco più in alto, inizia a salirci.
-E ora cosa ti è saltato in mente?-.
-Voglio vedere il panorama.-.
In un istante, la ragazza sente ogni appiglio mancarle al tatto e, appena la sua vista riesce a rimettere a fuoco figure coerenti, si ritrova sulla cima di quel tronco, tra le braccia del moro.
-Ce l'avrei fatta anche da sola.-.
-Non sei ancora in forze e, anche se lo fossi, così è molto più veloce.-.
-Dov'è la Terra?- domanda lei, ignorando la sua frase e scrutando l'orizzonte, colpita dai colori brillanti di un'immensa distesa d'acqua.
-Midgard è esattamente nella direzione in cui stai guardando, ma non puoi vederla, è troppo lontana.-.
Un groppo in gola la costringe a sbattere velocemente le palpebre, per evitare di concedere il campo ad altre lacrime.
-Cosa c'è dopo il mare?-.
-Nulla.-.
-In che senso?- chiede lei, confusa, voltandosi ad incontrare i suoi occhi.
-Asgard è una dimensione magica, molte cose vanno contro a quella che voi chiamate fisica.-.
-Perché, allora, mi sembra tutto così familiare?- continua, osservando il piccolo centro abitato, poco distante da loro, piuttosto somigliante a qualche borgo medievale, tipico dell'Europa, che ha visto su qualche rivista geografica.
-Perché lo è. La grande differenza tra Asgard e Midgard è che la durata della vita non vi permette di espandere i vostri poteri magici al pianeta.-.
-Vuoi dire che tutti noi umani potremmo usare la magia?-.
-Potenzialmente, ma dovete ancora imparare tanto a riguardo.-.
-E, a parte questo, cosa c'è di diverso?-.
-Beh, il tuo Regno è molto più grande e alcune specie animali e vegetali differiscono dalle nostre, ma per lo più troverai similitudini.-.
-Vorrei tanto visitare questo pianeta, sembra tutto così fiabesco e ordinato.-.
A quella richiesta implicita, il dio degli inganni salta giù dall'albero, sentendo la giovane perdere per un attimo il respiro e stringere la presa sui suoi vestiti.
-Non ti porterò a fare il giro turistico, ragazzina.- comunica, poggiandosi aggraziatamente al suolo e facendo scendere la terrestre.
-Perché hai paura che io dimentichi il tuo ruolo di aguzzino o non sei ben accetto tra la gente?-.
Il semi-dio solleva un angolo delle labbra, incapace di trattenere un sorrisetto per la perspicacia della midgardiana.
-Potresti chiederlo a Thor, sembra che tu abbia un debole per il suo buon cuore.-.
Lei si volta, lo sguardo fisso nel suo, divertita e decisa a marciare su quella provocazione.
-Che dire...lui è così gentile, ha un sorriso perfetto, muscoli incredibili e poi...è davvero bellissimo, non trovi?-.
-Non credo che prenderti gioco di me sia la scelta giusta.-.
-Pensi che io non parli seriamente?-.
Loki si avvicina alla giovane, con la sua solita espressione compiaciuta, che a lei fa tanto venir voglia di prenderlo a schiaffi e baciarlo, allo stesso tempo; anche se, razionalmente, non ammetterebbe mai a sé stessa la seconda.
-Non lasceresti nessun altro avvicinarsi a te e, considerando che Thor non farebbe mai nulla contro la tua volontà, direi che non vi è alcuna speranza.-.
-E cosa ti dice che io non sarei d'accordo?-.
-E me lo chiedi?- ride lui, per poi sussurrarle:-Tu brami me. Non puoi mentirmi.-.
-Non posso?- lo sfida lei, inebriata da quel turbine di sensazioni.
-I tuoi occhi. Le loro sfumature vermiglie sono più evidenti quando siamo così vicini.- spiega lui, disegnando con l'indice il contorno del viso e del collo della giovane, in modo talmente delicato da portarla a socchiudere le palpebre e mordersi il labbro inferiore, per rimanere, in qualche modo, ancorata alla realtà.
-A proposito.- si sveglia lei, all'improvviso, scattando all'indietro, come colpita da uno schiaffo.
Questo perché, il suo cervello, al momento rallentato, ha impiegato svariati secondi a processare la parola "occhi" e ad associarla alla conversazione avuta nella sala del trono.
-Cosa sapete, tutti quanti, che io ignoro?-.
-Molto, direi, ti riferisci a qualcosa in particolare?- tenta di fare il vago il principe rinnegato, per innervosirla.
-Odino ha vaneggiato qualcosa sulla mia natura.-.
-Semplicemente, non sei solo umana.-.
-Mi prendi in giro, vero?- domanda lei, ridendo nervosa.
Era sicura che lui avrebbe smentito, con una battuta delle sue o deridendola, magari, ma mai che confermasse la cosa.
-Puoi anche non credermi, ma ho controllato personalmente il tuo DNA per averne la certezza.-.
-Questo è assurdo. Come me lo spieghi che sulla Terra non se ne siano mai accorti?-.
-Forse, non hai mai fatto accertamenti genetici specifici, ma, anche se fosse, probabilmente la tecnologia umana che usano per la gente comune non avrebbe trovato le anomalie, ed è meglio così, altrimenti ti avrebbero rinchiusa in una di quelle stanze piene di ferraglia che chiamate laboratori.-.
Lei barcolla un momento, scioccata, disorientata, senza sapere cosa pensare. Possibile che tutto ciò che credeva di essere possa venire spazzato via in così poco tempo? Non sono abbastanza le violenze e i soprusi? Ora anche la sua umanità viene messa in discussione.
-Loki, non è possibile. Ti assicuro che mia madre era umana e mio padre, per quanto della peggior specie, immagino anche.-.
Quelle sue stesse parole, però, le fanno venire un orrendo dubbio: effettivamente, lei non ha alcuna idea di chi possa essere l'uomo che ha messo incinta sua mamma e, considerando le cose assurde che le capita di vedere e sentire ultimamente, perché escludere che sia una sorta di alieno?
Quel pensiero, di colpo, le blocca l'apporto di ossigeno, creandole un cappio alla gola che rischia di soffocarla.
Le sembra di non riconoscersi più; guarda ai suoi ricordi come una spettatrice esterna, prendendone le distanze, sentendoli lontani, sempre più.
La sua casa, la sua famiglia, la sua vita, le sembrano tutte cose senza senso, mai successe e lei stessa si sente vuota, smarrita, come una persona senza passato che avanza in un mare di nebbia.
-Non mi sorprende che tu abbia problemi con tuo padre.-.
-Io non ho nessun problema con lui, non ci ho nemmeno mai parlato.- sbotta lei, sull'orlo di un crollo, ma ringraziando inconsciamente il semi-dio per averla tirata fuori dalla sua stessa testa.
-Cosa diavolo sono, Loki?- domanda poi, cercando gli occhi del moro, mentre i suoi sono già lucidi e spaventati.
-Se lo sapessi, non saremmo tutti qui a preoccuparci di capirlo.- ammette lui, distogliendo lo sguardo.
-Ottimo. Quindi, sono un qualcosa di talmente strano che nemmeno in un mondo di fenomeni da baraccone si conosce. Perfetto, grazie per la bella notizia.- continua lei, nel pieno di una crisi di nervi, iniziando a tremare visivamente, mentre, con tutte le sue energie, cerca di convincersi a non urlare o tirare un pugno contro un albero.
-E da quanto lo sapete, tutti quanti?- chiede allora, chiudendo gli occhi per un attimo e appoggiandosi ad un tronco, nel tentativo di placare le sensazioni di vertigini e nausea che la stanno invadendo.
-Ho sempre avuto il dubbio, ma la conferma ci è stata data dai curatori che ti hanno trattata.-.
-E quando me l'avreste detto?-.
-Mi pare che tu lo sappia già.-.
-Intendo tu e Thor, smettila di trattarmi da stupida!- ringhia, tornando a guardarlo.
-Per quanto mi riguarda, avrei preferito evitarlo, mentre Thor, sicuramente, sarà rimasto vittima di uno dei suoi ritrovati scrupoli morali.-.
-Come puoi parlarne in questo modo, come fosse nulla? Io...n-non so nemmeno più cosa pensare.- si lamenta lei, portando le mani a coprire il viso, per poi sussurrare, rassegnata:-Ma stupida io, ad aspettarmi che uno come te possa capirmi.-.
-Credi che io non sappia come ci si sente?- indaga lui, con rabbia, mentre lei si gira di scatto, stranita da quel cambio di umore repentino.
Il moro, nonostante l'espressione furente, rimane immobile, limitandosi a chiudere gli occhi, mentre il suo corpo inizia ad essere attraversato da un leggero bagliore di un color verde chiaro. Inaspettatamente, la pelle toccata da quell'incantesimo inizia a cambiare colore, diventando centimetro dopo centimetro, partendo dalle sue mani, completamente blu. Il suo viso perfetto è l'ultima parte che si trasforma, mostrando, adesso, diverse linee sulla fronte e, quasi impercettibili, sugli zigomi e il mento. Un occhio ingenuo, come quello di Angel, potrebbe paragonarle solo a cicatrici, ma, ovviamente, data la loro regolarità e precisione, devono essere parte della forma appena assunta.
-Alla nascita, questa era la mia natura.- pronuncia il moro, con tono solenne, aprendo gli occhi, ora rossi come il sangue, ma, ad eccezione del colore, esattamente uguali a prima, così come tutto il resto.
Lei indietreggia, colta di sorpresa e, continuando a fissarlo, con voce tremante, sussurra:-Cosa significa?-.
-Non provengo da questo pianeta, non sono un perfetto asgardiano, come quella che si finge la mia famiglia. Nella mia terra natia vivono enormi mostri di ghiaccio, malvagi e spregiudicati: gli Jotun.-.
La midgardiana rimane in silenzio, immobile, mentre lui avanza, studiando ogni sua reazione, in attesa di vedere il terrore impossessarsi di quel bel visino.
-L'ho scoperto due anni fa, dopo aver vissuto secoli e secoli nella menzogna. A chi pensi sia andata peggio?-.
Lui cerca di entrarle dentro, con quello sguardo quasi demoniaco, ma lei non reagisce, in nessun modo.
-Ora hai paura, non è vero?- indaga il dio dell'inganno.
-No.-.
-Non mentirmi.-.
-Cosa dovrei temere, un colore della pelle diverso dal mio? Per quale motivo?- ribatte lei, accennando un sorriso e muovendo un passo verso di lui.
Di rimando, è lui ad indietreggiare, guardandola come se non riuscisse a comprendere quelle parole e quel comportamento, che non si sarebbe mai aspettato.
-Anche perché, sai, agli occhi cremisi ci sono abituata.- scherza lei, notando che è il semi-dio, adesso, quello che pare spaventato.
Il principe, allora, abbassa il viso e, tirando appena un angolo delle labbra, riprende il suo aspetto originale.
-Loki.- lo richiama lei, per ottenere di nuovo il contatto visivo e, tornando seria, ammettere:-Sei sempre tu.-.
Timidamente, una leggera sensazione di sollievo si fa strada dentro di lei, tanto da alleviarle momentaneamente un po' di dolore dovuto l'amara rivelazione sulla sua umanità.
È consapevole di dover fare i conti anche con questo ma, a differenza del resto che la tormenta, le fa meno paura, perché sa di non essere sola.
-Dovrò mettervi un campanello al collo.-.
Una voce profonda, ma dal tono scherzoso, porta i presenti a voltarsi in direzione del palazzo, interrompendo un momento che, in effetti, ai due stava sfuggendo di mano.
-Che cosa vuoi, Thor?-.
-Stare lontano da nostro padre per un po'.- ammette:-Mi sono ritirato con la scusa di venirvi a cercare.-.
-Se era una scusa, perché lo hai fatto davvero?-.
Il biondo alza gli occhi al cielo, per poi puntarli sul fratello, in un tacito rimprovero.
-Guarda che nemmeno i midgardiani sono così stupidi. È palese che sei qui per assicurarti rispetto le sue condizioni.- continua il minore, rendendo definitivamente vano ogni sforzo dell'altro.
La ragazza, di nuovo invasa dalla rabbia, lancia un'occhiataccia al dio delle malefatte, per poi ignorare completamente il maggiore, girare i tacchi e iniziare a camminare, senza una meta precisa.
-Angel!- la richiama l'erede al trono, trattenendole un braccio.
-Vattene.- ordina lei, scrollandoselo di dosso.
-E portati via anche lui.- aggiunge, indicando il moro che, di nuovo, si è dipinto un fastidiosissimo ghigno divertito sul viso.
Il solo riferimento tra le righe alla questione sulla sua umanità le ha fatto dimenticare quanto appena condiviso, riportandola nella sua dimensione di risentimento e disperazione.
-Mi dispiace, Angel. Ho creduto che avrebbero gestito la situazione meglio di così.-.
-Questo non cambia nulla!- sbotta lei, ora con le lacrime agli occhi:-Avrei voluto fossi tu a parlarmene e invece l'hai lasciato fare a loro.-.
Il dio del tuono, davanti a quel viso provato, sente lo stomaco contorcersi per il senso di colpa e le parole morirgli in gola.
-Ti credevo dalla mia parte.- continua la terrestre, troppo sconvolta per rendersi conto di prendersela con la persona sbagliata.
-Angel, so che sei arrabbiata, ma devi credermi: non te l'ho detto solo perché ancora nessuno di noi conosce la verità. Volevo avere delle risposte da darti, prima di consegnarti un peso simile.- cerca di spiegarsi il biondo, usando le sue stesse parole per sedare il proprio malessere.
-A quanto pare Odino se n'è fregato dei tuoi scrupoli.-.
-Lo so e ti chiedo scusa per questo, ma ora prova a calmarti.-.
Con quella frase, detta solo perché preoccupato per il colorito pallido della giovane, Thor non si rende conto di aver peggiorato la situazione, creando una valanga nell'animo di lei.
-Calmarmi? Nell'ultima settimana la mia vita è andata in pezzi!- grida la terrestre, trattenendo i singhiozzi:-Io non ho più niente. Non sono più niente.-.
A quelle parole, Angel crolla sulle ginocchia, perdendo il contatto con la realtà, mentre lacrime amare sfuggono ai suoi occhi vuoti.
-Sei sempre tu.- pronuncia Loki, in un chiaro rimando alle parole che lei stessa aveva riservato per lui.
A quella frase, la ragazza torna a sentire l'aria nelle narici e il cuore battere, mentre alza gli occhi per incontrare quelli di Loki che, sicuri e determinati, le forniscono un'ancora di salvezza per tornare padrona del suo corpo.
-Alzati.- la invita il moro, seppur in tono fermo.
-Tu sai cosa sei, io no.- risponde lei, con un filo di voce.
-Ti prometto che lo scopriremo. Noi non ti abbandoneremo, Angel.- si intromette il dio del tuono che, negli ultimi secondi, aveva preferito restarsene zitto, per capire quei non detti tra i due.
-Ma non è questo il problema, non è vero?- domanda, poi, l'altro, senza mai distogliere le sue iridi inquisitrici da quelle di lei.
La giovane, sentendo lo strano impulso di scappare, cerca di alzarsi in piedi, mentre, di nuovo, il respiro viene a mancarle.
-Forse, questa è una scusa più semplice da digerire, ma non ti aiuterà. Devi accettare che il tuo sentirti così è il risultato di ciò che ti hanno fatto, non di ciò che sei.-.
-Stai zitto.- trema la terrestre, iniziando ad indietreggiare.
Dentro di sé, sa benissimo che è proprio quella la verità: lei non ce l'ha con Thor per non averle detto ciò che sapeva e, razionalmente, non ha motivo per sconvolgersi così rispetto la rivelazione sulla sua natura.
In fondo, se per tutta la vita è stata in un modo, perché ad un certo punto dovrebbe cambiare o trasformarsi in chissà quale mostro? Magari, la sua altra metà potrebbe semplicemente spiegare la sua intelligenza, la sua resistenza al dolore o, chissà, farla vivere di più. Inoltre, anche se non fosse così, tra le cose che la tormentano, il suo presunto sangue ibrido non arriva nemmeno sul podio.
Soltanto che ammettere una cosa simile significherebbe accettare ciò che le è accaduto e lei, in tutta onestà, non ne ha intenzione.
-Loki, è troppo presto.- sussurra il più grande, ammonendo il minore, per poi avvicinarsi a lei.
-Non toccarmi.- sibila Angel, tentando disperatamente di riacquisire il controllo sul suo respiro.
-Non lo farò, ma tu devi sapere che non sei sola. Nessuno ti farà più del male, capito?- cerca di rassicurarla l'erede al trono, mantenendo una certa distanza di sicurezza.
-Senti, ragazzina, se continui in questo modo, l'unica cosa che otterrai sarà impazzire.- incalza il principe dannato, perdendo, per un attimo, il suo aspetto composto ed impenetrabile.
-Non mi ascolteresti se ti dicessi di non fuggire a quello che è stato, quindi, anche se significa solo farti altro male, scappa pure per ora, ma, mentre lo fai, vedi di non farti soggiogare dal dolore della tua stessa mente. Rischieresti di restarne intrappolata per sempre.- continua, provocando una stretta al cuore del maggiore che, come destinatario di quell'avvertimento, adesso, non vede la ragazza, bensì una versione più giovane dello stesso Loki.
Ricomponendosi, per evitare alla sua stessa sofferenza di venire completamente a galla e fargli perdere il controllo sulla situazione, il moro distoglie lo sguardo, sottraendosi alla richiesta di aiuto dipinta sul viso pallido della midgardiana.
-Andiamo.- invita allora, superando entrambi.
-Dove?- domanda Thor, confuso e frastornato dalla sua stessa visione.
-Alla cascata.-.

Il posto dove Loki li ha accompagnati non era affatto nuovo al fratello: una piccola oasi immersa nel verde, dove una sottile cascata d'acqua si infrange in un laghetto dal fondo sassoso.
Da bambini erano soliti andarci a giocare, ma poi, col passare tempo, si erano dimenticati di far visita a quel luogo.
Lo stesso, però, non vale per i loro cavalli; infatti, per quanto possa sembrare strano, i due animali vivono liberi per i boschi e i giardini del Regno, perché ben addestrati a tornare dai principi al loro richiamo magico.
A differenza dei fratelli, quelle bestiole sono rimaste fedeli compagne e si ritrovano spesso in quel piccolo angolo di paradiso dove, da puledri, hanno imparato a servire i loro cavalieri.
Non è stata una sorpresa, quindi, trovarli lì, sulle sponde della piccola distesa d'acqua, a provocare il sorriso della ragazza che, ignara della cosa, ha percorso con la meraviglia negli occhi ogni centimetro del manto splendente delle creature.
Dopo quell'ultima discussione, lei non ha più detto una parola, ma quel pomeriggio le è servito a riprendersi, almeno un po'. Le carezze e le attenzioni ai cavalli l'hanno calmata e, dopo qualche ora, lo scrosciare dell'acqua le ha permesso di addormentarsi sull'erba morbida.
Ora, che il sole sta tramontando sul Regno di Asgard, Loki osserva una roccia ai piedi della cascata, colpita dall'incessante infrangersi dell'acqua. Sta pensando a quanto questa si sia deformata, rispetto a come la ricordava, sorridendo all'idea che un materiale forte come una pietra possa piegarsi all'insistenza di qualcosa di apparentemente innocuo come l'acqua.
I suoi ragionamenti, però, sono costantemente disturbati dalle chiacchiere di Thor che, seduto ai piedi dell'albero accanto, non fa altro che rievocare aneddoti della loro fanciullezza, convinto di essere ascoltato dalla giovane che, invece, ha già smesso di farlo da un po'.
-E quella volta che abbiamo corso con i cavalli per i corridoi del palazzo, la ricordi?- continua, richiamando, adesso, l'attenzione del minore.
-Certo, ho vinto, non potrei dimenticarlo.-.
-Sì, abbiamo vinto entrambi la punizione esemplare di nostro padre, mi pare.- esclama Thor, lasciandosi andare ad una risata.
Il moro torna a guardare la midgardiana, raggomitolata su sé stessa tra i loro fedeli cavalli, probabilmente infreddolita a causa della temperatura che, con lo scendere della sera, sta iniziando a calare.
-Credo sia ora di andare.- comunica il più piccolo, alzandosi in piedi.
Il biondo, allora, dirige a sua volta l'attenzione verso l'oggetto d'interesse dell'altro e, tornando serio, domanda:-Davvero non ti importa del suo destino?-.
Il principe dannato alza gli occhi, per incontrare quelli azzurri del fratello, ma senza rispondere alla sua domanda.
-Sono anni che non riesco più a decifrare i tuoi sguardi, dovrai esser più chiaro con me.- ammette l'erede al trono, con una punta di amarezza nel tono.
-Una parte di me vorrebbe ucciderla.-.
-E l'altra?-.
-Non ti riguarda.- ribatte il dio degli inganni, prendendo tra le braccia la ragazza e incamminandosi verso il palazzo.
Il primogenito sorride, per poi seguire il fratello, senza più proferire parola; è già felice di ciò che ha ottenuto.

Salvation || LokiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora