36. The Price to Pay

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Loki percepisce una sgradevole ed inadeguata sensazione di intrusione, come se qualcosa di estraneo si stia lentamente imponendo nel suo essere, carbonizzando al suo passaggio ogni singola cellula, quasi al pari di una lava bollente, che dalle labbra di Angel invade il suo corpo.
La cosa peggiore, però, è che lui ha compreso benissimo cosa sta accadendo e, nonostante ciò, non può nulla per impedire alla ragazza di portare a compimento le sue intenzioni. Questo perché, il dio del caos, è completamente paralizzato da un dolore acuto ed intenso, tanto da tendere ogni suo nervo e rendere i muscoli incapaci accennare un qualsiasi movimento.
Nella sua mente, invece, è in atto una vera e propria guerra: la sofferenza non la fa da padrona, non del tutto, almeno, perché lui, grazie alle sue capacità, è in grado di tenerla a bada, concedendole meno potere possibile. Negli ultimi anni e, soprattutto, tra le mani di Thanos, ha imparato a non lasciarsi sopraffare da certe orribili sensazioni e, anche quando il corpo si ritrova sottomesso, la sua mente è in grado di sostenersi, di concentrarsi su tutto ciò in grado di mantenerla vigile, cosa che, in determinate condizioni, gli ha permesso di sopravvivere.
Anche ora, infatti, la sua volontà è sul campo di battaglia, decisa ad impedire in ogni modo l'inevitabile, ma, suo malgrado, anche il senso di colpa si aggiunge alla schiera rivale, ricordandogli che Angel, oltre al suo potere, sta utilizzando la magia oscura, che proprio lui le ha permesso di imparare.
Adesso, vorrebbe tornare indietro nel tempo, strappare quello stupido biglietto che le aveva lasciato ed evitare, così, tutto questo. Ancora una volta, gli è sfuggito qualcosa: non credeva che lei potesse usare le arti oscure per tali scopi e, soprattutto, che sapesse padroneggiare incantesimi quasi impossibili.
D'un tratto, sente una pressione sul petto e, come se nell'atmosfera fossero sparite le particelle di ossigeno, gli manca l'aria; provando ad inspirare, la sensazione è la stessa di inalare frammenti di vetro che, infidi, arrivano ai suoi polmoni, perforandoli e facendoli sanguinare.
La sua vista è sfocata e l'udito compromesso, ma è certo di sentire un lontano e flebile "perdonami", prima di cadere all'indietro, fendendo l'aria, incapace di impedirlo in qualche modo.
Poi, l'impatto; lo percepisce, anche se distante, mentre davanti ai suoi occhi vi è solo un grigio piombo, indistinto e opprimente.
Spalanca la bocca, per tentare ancora una volta di riprendere fiato, mentre, istintivamente, si porta le mani al collo, sentendosi la gola chiusa, ostruita da qualcosa di pesante.
Finalmente, l'ossigeno riesce a passare, ma con la conseguenza che quel fastidiosissimo macigno, quasi come se si fosse rotto, riversa il suo pericoloso veleno in ogni angolo del suo corpo.
Il dolore, così, diventa più acuto e reale, destandolo dal suo torpore e costringendolo a contorcersi su sé stesso, mentre delle grida strozzate si librano dalle sue membra.
Si sente ardere, di nuovo, tanto che persino i suoi bulbi oculari paiono andare a fuoco, costringendolo a serrare le palpebre, mentre il centro di quelle orribili sensazioni pare spostarsi sempre di più nel profondo del suo petto, entrandogli nelle ossa e portandolo ad affondare le unghie nel terreno, nel tentativo di scaricare la sofferenza e riprendere il controllo di sé.
Deve farlo, non per salvare sé stesso, ma per lei.
-Mi dispiace.- sussurra Angel, con gli occhi già invasi dalle lacrime, mentre anche lei è crollata sulle ginocchia, dolorante e svuotata.
Adesso, che si è staccata dal potere ereditato da Ariel, donandolo a Loki, non resta più nulla in lei da difendere, niente che possa servire a salvare la situazione; il suo corpo è solo un involucro che sta per essere sottratto alla sua volontà. Il male, infatti, l'ha già riempita, rendendole difficile persino i movimenti. Per questo, le resta un'ultima cosa da fare, ad ogni costo.
Sta tremando e, questa volta, perché è terrorizzata; non vuole fare ciò che ha in mente e spera, con tutta sé stessa, di trovare un'altra miracolosa soluzione.
Lentamente, quasi cercando di rimandare il tutto quanto più possibile, solleva un palmo da terra e, in modo incerto, avvicina le dita al suo fianco sinistro dove, all'altezza della vita, sono posizionate tre cinghie a chiusura della corazza. Le sfila, passando poi al lato opposto ed, infine, alle chiusure sulle spalle.
Inesorabile, l'armatura crolla sul terreno, alzando un sottile strato di polvere. Lei la osserva giacere immobile, davanti ai suoi occhi, e una lacrima le sfugge dalle ciglia, perché, seppur nessuno possa essere in grado di capirlo, Angel si sente terribilmente affine a quell'oggetto senza vita: inutile, anzi, d'intralcio, se non posizionata nel punto giusto, a ricoprire un compito preciso.
Il suo sguardo, vuoto e fisso su quel pezzo di acciaio, non accenna a muoversi, mentre, con la mano destra, cerca l'elsa della spada di Sif e, trovandola, sospira, serrando finalmente le palpebre.
La estrae, stringendo i denti, nella stessa maniera con cui si toglierebbe un coltello da una ferita, poi, fissando quella lama lucida e, per la prima volta, terribilmente spaventosa, porta la punta di quell'arma all'altezza del suo cuore, poggiandosela sul petto.
Il suo sguardo viene catturato dalle sue braccia sottili, prese da tremori molto visibili e, soprattutto, completamente nere. Abbassa gli occhi, ancora di più, sporgendosi in avanti e, scorgendo il suo riflesso deformato sul metallo, osserva che, ormai, non rimane più nulla di lei. È spaventosa, letteralmente.
Trattiene il fiato, mordendosi il labbro inferiore per soffocare un singhiozzo.
Perdona la delusione che ti sto dando, Sif.
-Angel.-.
Il cuore della ragazza, di colpo, smette di battere, il sangue le si congela nelle vene e, istintivamente, alza gli occhi, per raggiungere la fonte di quel richiamo debole e affaticato, dal sapore di profonda disperazione.
Appena il suo sguardo affoga nelle iridi di Loki, però, capisce di aver commesso un errore imperdonabile, perché, ora che lui la guarda con occhi che, a lei, hanno sempre mostrato la verità, la ragazza è certa di cogliere quel dolore inspiegabile che lui sta tentando di nasconderle e, per questo, non le sarebbe sufficiente nemmeno tutto il coraggio del mondo, adesso, per riuscire a togliersi la vita.
-Ti prego.-.
Possono due sole parole uccidere? Perché è questo ciò che la giovane umana prova, in questo momento. Una sofferenza che nulla ha a che vedere con quella fisica, che in confronto pare solo un piccolo fastidio. Il suo fragile corpo prende a tremare con più forza, rendendole difficile persino mantenere la spada in quella posizione di equilibrio e, tutto ciò che la sua mente riesce ad elaborare è l'espressione del semi-dio: a terra, che con ogni sua forza tenta di mantenere la testa sollevata dal suolo per guardarla, mentre sopporta quel male che lei, la donna che ama, gli ha inflitto. Il corpo del moro si sta trasformando, per accogliere qualcosa di nuovo e lui lo sa, ma non gli importa, perché, al momento, la cosa che più lo distrugge è il non potersi alzare per togliere quell'arma dalle mani della ragazza e farle capire che mai più, nella vita, dovrà osare anche solo a pensare di compiere un gesto del genere. Invece, non riesce a muoversi e, così, la disperazione ha la meglio, per la prima volta, sul potente dio del caos. Il terrore di perderla, il pensiero di dover vivere anche solo un minuto senza di lei lo sta mangiando vivo, dall'interno.
Eppure, era stato lui, tante volte, ad allontanarla, a mandarla via, a trattarla male, senza mai arrivare a soffrire in quel modo atroce. Forse perché, le altre volte, lui sapeva che, in qualche modo, quella ragazzina testarda lo avrebbe ritrovato e, guardandolo con quei suoi occhi incantatori, avrebbe cancellato ogni suo proposito, incatenandolo di nuovo a lei. O magari, semplicemente, il saperla comunque viva e controllarla da lontano, gli bastava per non cedere all'oblio.
Adesso, per la prima volta nella sua vita, si ritrova in ginocchio, a supplicare l'universo, il Valhalla o qualsivoglia divinità di non portargliela via, non costringerlo a vederla morire, non separarli di nuovo.
Ora, Loki comprende cosa voglia dire amare una persona, sapere che, senza di lei, non ci sarà nemmeno più lui, perché, finalmente, dopo secoli e secoli a nascondersi, insieme a lei lui si è sentito davvero sé stesso e stava iniziando a piacersi, addirittura, senza finzioni. All'esterno, infatti, aveva sempre mostrato di essere un narcisista, di considerarsi superiore a chiunque, ma, seppur lo negasse persino a sé, quello era solo il più grande dei suoi inganni che riservava al suo povero cuore. Il moro si odiava, si sentiva inadeguato e mai abbastanza, per questo si impegnava in mille arti, voleva eccellere dove gli altri non riuscivano e si era lasciato tentare dal male, arrivando quasi a distruggere la sua famiglia.
Tutto questo, però, aveva iniziato a cambiare, appena le dita di quella umana lo avevano accidentalmente sfiorato, in quella maledetta cella, accarezzando il suo cuore maltrattato e dandogli una nuova forza per combattere e ribellarsi all'odio, suo carceriere. E, nonostante le mille lotte interne, alla fine ce l'aveva fatta: aveva accettato i suoi sentimenti, ma per cosa? Per ritrovarsi vittima lui stesso di un inganno, essere sbeffeggiato e poi ricondotto al punto di partenza?
In fin dei conti, aveva ragione a non volerne sapere nulla di emozioni simili; dopo soltanto alcuni attimi di felicità, infatti, l'amore sta facendo in modo di infliggergli il dolore più grande che abbia mai provato e dal quale, con ogni certezza, non guarirà mai.
Eppure, anche dopo questa consapevolezza, guardando quei grandi occhi puntati nei suoi, attraversati dalla sofferenza e dal fuoco del più forte ed infimo dei sentimenti, non riesce a pensare di voler tornare indietro, sperare di non averla mai incontrata.
Che stupido, si dice, mentre capisce di essere come tutte quelle insulse creature che aveva sempre disprezzato e, come loro, una vittima dell'amore.
Angel, dal canto suo, non riesce a riprendersi dalle parole dell'asgardiano, perché sa per certo che mai, nella vita, il semi-dio si sarebbe abbassato a supplicare qualcuno in modo sincero, se non fosse davvero l'ultima risorsa che possiede e, leggendo dentro quello sguardo sofferente, vede, per la prima volta, mostrarsi la purezza del principe rinnegato di Asgard. Una luce brillante e sconvolgente a prova che, finalmente, per lei, ha deciso di abbattere le difese e scavalcare i suoi inganni.
Angel vorrebbe saltargli al collo, urlare al mondo che lo ama, ma le sue lacrime e il suo dolore le impediscono di fare o dire qualsiasi cosa, tanto che rimane immobile a guardarlo, quasi fosse una statua di cera.
Di colpo, senza nemmeno realizzare come, lei si ritrova a terra, battendo la spalla destra contro quell'arido terreno, mentre la spada le sfugge di mano, scivolando ad alcuni centimetri dalla sue dita.
Serrando la mascella per soffocare un grido di dolore, si volta sulla schiena, ma, prima che riesca ad aprire gli occhi, sente qualcosa di freddo, metallico e pesante ancorarle i polsi, bloccandoglieli ai lati della testa.
Sbarra le palpebre e, con sua enorme sorpresa, si ritrova Iron Man, con la maschera del casco sollevata, a fissarla, con il viso è a pochi centimetri dal suo e gli occhi paiono infuocati di rabbia.
-Cosa avevi intenzione di fare?- ringhia lui, lasciando intravedere, in quelle iridi intense, una stilla di terrore.
-Signor Stark, lei non capisce.-.
-Qui non si lascia indietro nessuno, hai capito, ragazzina?- grida l'uomo, interrompendola, mentre lei tenta di divincolarsi, seppur senza risultato.
Ora è solo un'umana: cosa può contro l'armatura di Iron Man?
-Se non lo faccio moriremo tutti.- risponde la giovane, cercando di trattenere le lacrime.
Per qualche assurdo motivo, quegli occhi puntati nei suoi le regalano uno strano calore nel petto, un qualcosa che non ha mai provato, ma che, seppur non sia in grado di identificarlo, le pare di aver desiderato per tutta la vita.
-Non accadrà. Noi troveremo una soluzione.- cerca di convincerla il milionario, iniziando a sentire le braccia tremare e, con esse, anche le sue labbra, che morde, per evitare che lei se ne accorga.
Non è la prima volta che prova paura, anzi, nell'ultimo periodo, è una costante della sua vita e, soprattutto, dei suoi incubi, ma un terrore così intenso, da congelargli il sangue nelle vene e costringerlo ad abbandonare i suoi soliti modi controllati ed impeccabili, non lo aveva mai sperimentato.
Teme di perdere questa sfida e non è disposto a pagare il prezzo della sconfitta, non di nuovo.
-Non si parla di un alieno o di un uomo con manie di potere, Signor Stark.- si scalda lei, ormai a corto di tempo, fissandolo dritto negli occhi:-Nemmeno gli Avengers possono nulla contro i demoni, contro l'Anticristo.-.
Appena pronunciata l'ultima parola, un dolore acuto ed insopportabile si impossessa della cassa toracica della ragazza, espandendosi, poi, in tutta la colonna vertebrale, fino alla testa, che sembra volerle esplodere. Serra le palpebre, la mascella e i pugni, tendendo ogni muscolo del corpo e inarcando la schiena, tutto per contrastare quel mostro che lei stessa sta diventando: quell'oscurità spaventosa che sente dentro di sé e che, inesorabile, sta prendendo il controllo, cacciando la sua povera essenza nell'oblio, nel nulla.
Iron Man si allontana appena, vedendo quella giovane in agonia, fissandola preoccupato, ma, comunque, non accennando a mollare la presa; quella giovane gli sembra piuttosto sveglia, non vuole rischiare che si tratti di una messa in scena.
Man mano che i secondi passano, però, la tensione e la preoccupazione dell'uomo si moltiplicano, iniziando a credere che sia tutto vero, soprattutto perché, la sua pelle, lentamente, diventa sempre più scura e una sorta di aura negativa sta impregnando l'aria, talmente tanto che persino lui, un umano, riesce a percepirla e quasi a vederla, attorno alla ragazza.
-Che cosa ti sta accadendo? Dimmelo!- ordina lui, scuotendole i polsi, per attirare la sua attenzione.
Angel apre gli occhi, puntandoli in quelli dell'uomo che, per un attimo, perde il respiro; le iridi di lei, adesso, sono completamente rosso sangue, mentre la sclera*, normalmente bianca, si mostra del tutto nera.
-Non lasciare che io mi trasformi. Non lasciare che vi uccida!- grida la giovane, dimenticandosi la forma di cortesia, mentre tenta, con uno scatto, di divincolarsi.
Lui, senza troppa fatica, la trattiene, continuando a guardarla, con decisione.
-Ho detto che non accadrà.- insiste lui, parlando a denti stretti, ma tradito da pupille tremanti.
Angel si morde il labbro inferiore, cercando una via di fuga da quella situazione assurda; Anthony Edward Stark in persona è davanti a lei, a tentare di salvarle la vita, ma, la cosa che davvero non sa spiegarsi, è perché lui le sembri così familiare, così affine. Cosa potrebbe mai legare un uomo simile a lei?
-Non posso rischiare.- risponde, poi, la ragazza, di getto, dando un taglio a quei pensieri che, purtroppo, richiedono qualcosa che la forza oscura dentro di lei non è disposta a darle: il tempo.
Concentrando tutte le sue energie nella mano destra, libera un colpo diretto al viso dell'uomo, unica parte del suo corpo priva dell'armatura e, per quanto si odi per una scelta tanto sleale, le sue poche forze, altrimenti, avrebbero appena scalfito il metallo e, quindi, non avrebbe avuto alcuna speranza di fuga.
Come sperato, l'eroe, colto alla sprovvista, lascia la presa sul polso sinistro di lei, portandosi una mano al volto, ora sanguinante.
Cogliendo l'occasione, la ragazza ruota su un lato, dà un calcio all'incavo del gomito dell'altro braccio del miliardario, che già aveva diminuito la pressione su di lei, e sguscia via, fino ad afferrare nuovamente la sua spada.
Soffocando il dolore tra i denti, si solleva in ginocchio, riprendendo da dove si era interrotta.
Ancora, però, il paladino della Terra sembra non volersi arrendere e, in un millesimo di secondo le è ancora di fronte, allargandole le braccia, per ostacolare le sue intenzioni e costringerla a lasciar cadere nuovamente l'arma.
-Dovevi uccidermi.- ringhia lui, fissandola con rabbia.
-Succederà!- grida lei, ormai senza speranze, per poi crollargli addosso, esausta e senza più un briciolo di forza in corpo:-Per favore, deve lasciarmi andare.-.
-L'ho già fatto con tua madre. Non commetterò lo stesso terribile errore.-.
Di colpo, nonostante la sua spada sia a terra, a pochi centimetri dalla sua gamba, lei percepisce chiaramente una lama, forse addirittura incandescente, considerando il dolore che le provoca, conficcarsi nel suo petto, uccidendola, in ogni modo possibile.
Istintivamente, Angel alza gli occhi, affondando in quelli di Tony Stark, ma, nonostante le sembri di sentire un sollievo, di essere più leggera, in un certo senso, quella spada continua a girarsi e rigirarsi nel suo cuore, facendole sanguinare il cuore.
Apre la bocca, ma, prima di riuscire a dire qualsiasi cosa o anche solo a pensarla, Iron Man sparisce dal suo campo visivo.
Un'onda di energia, infatti, lo scaraventa ad alcuni metri e, seppur non ne capisca il motivo, è ben consapevole di chi sia l'artefice e, senza che la ragione possa nulla per impedirlo, si volta verso l'origine di quell'attacco.
Ad attenderla, così, si ritrova due oceani in tempesta, che, per lei, sono sempre stati un rifugio, anche se, adesso, si mostrano sofferenti, terrorizzati, pentiti, disillusi.
-Dovessi muovere guerra contro il Valhalla, giuro sul mio nome che ti riporterò da me.- ruggisce lui, tra i denti, seppur con voce tremante, mentre le sue iridi diventano più brillanti, segno di un indicibile dolore trattenuto.
Oltre al resto, Loki sta patendo qualcosa che un corpo normale non avrebbe mai sopportato, ma, come è chiaro, questo non basta per fermarlo e, infatti, durante quei lunghi minuti, la sua mente non ha mai smesso di reagire. Il dio del caos ha pensato, lo ha fatto per quella che gli è parsa un'eternità e, solo alla fine, è arrivato alla conclusione di doverla aiutare.
L'Anticristo è qualcosa di incontrollabile, al quale non importerebbe del destino dei vivi. È stato nutrito dalle guerre, dall'odio, dalla crudeltà dell'universo e così agirebbe, distruggendo l'universo, imprigionando ogni anima e rendendola schiava di un nuovo Regno nel quale solo i demoni sarebbero sovrani.
Nessuno potrebbe impedirlo, perché come può, una persona, o gli Avengers stessi, confrontarsi con tutto il male che per millenni è andato accumulandosi?
In più, un dubbio orribile continua a frullargli in testa e, probabilmente, è questo che lo ha convinto ad agire: e se quell'essere, una volta occupato il corpo di Angel, la costringesse ad esistere in lui? A vedere e vivere tutto quel male per l'eternità?
Solo il pensiero lo paralizza, convincendolo che, forse, la morte non sarebbe poi così male, considerando che lei, sicuramente, sarebbe destinata al Valhalla, o Paradiso, che dir si voglia.
Vorrebbe tanto che, come per magia, appaia una soluzione, ma, al momento, la cosa migliore che può fare è sostenerla in quell'orribile atto che, con tutta certezza, nemmeno lei vuole portare a termine.
Non può permettere che se ne vada con i sensi di colpa, nonostante desideri, in ogni modo, prendere lui il suo posto.
Se lo meriterebbe, per tutto il male che ha seminato, per l'odio con il quale ha convissuto e, invece, non può.
La sua punizione, forse, è vedere lei, una creatura pura, che non ha fatto altro se non portare amore, morire per le crudeltà compiute da lui e da tutti.
Angel, dal canto suo, rimane spiazzata davanti a quel gesto, ma, dalle sue parole, così come dal suo sguardo, disperato e rassegnato, comprende lo sforzo che sta compiendo.
Anche lui sa che è la cosa giusta da fare, ma, come lei, preferirebbe qualsiasi altra cosa a quell'epilogo.
Dimenticando per un attimo il tempo nemico e il destino dell'universo sulle loro spalle, lei si rende conto che, ancora una volta, per lei, Loki ha distrutto i suoi muri, bruciato le sue maschere e zittito i suoi demoni per dirle "ti amo". Non lo ha fatto a parole, ma, probabilmente, uno come lui non lo dirà mai e, pensandoci, ad Angel va bene così. Perché il modo in cui Loki ama è diverso da quello di ogni altro essere; è più profondo, più intimo, qualcosa che non passa mai, che ti riempie l'anima, mentre ti dona la sua. Quindi, "ti amo", una frase che da sempre lei avrebbe voluto sentirsi dire, ora le sembra vuota, comune, perché lei ha molto di più.
Chiude gli occhi e, sorridendo, afferra la spada, puntandosela al petto.
Sollevando di nuovo le palpebre, con un ritrovato coraggio, torna alle iridi del moro, ma, inspiegabilmente, non è un uomo quello che ha davanti; d'un tratto, le sembra di scorgere, in quel blu profondo, gli occhi di un bambino. Lo vede come non l'ha mai conosciuto: neonato, abbandonato sulle lande desolate di Jotunheim, a morire, solo e spaventato. E lei, adesso, si sente come quel padre indegno, anzi, anche peggio, perché a differenza sua, lei lo ama e, comunque, lo sta abbandonando, costringendolo a fronteggiare il Male da solo, per salvare un universo che non ha fatto altro se non torturarlo.
Il suo coraggio, a questo punto, prende ancora a vacillare, perché, persa in quel viso, farlo soffrire ancora è davvero l'ultima cosa che vuole.
Egoisticamente, se potesse scegliere tra il restare per sempre con lui e lasciar morire tutti gli altri o il sacrificarsi per salvare l'universo intero, sceglierebbe lui, senza pensarci due volte, ma, se lei non si toglie la vita, nemmeno lui sopravvivrà.
A questo pensiero, inevitabilmente, si sente in colpa, orribile; sarebbe pronta a dire addio a tutti, a lasciarli al loro destino, piuttosto che separarsi da lui. È l'amore che porta a questo? O è solo paura di morire?
In ogni caso, Angel Rose Clark, sa di non avere scelta. Ha avuto una vita breve e non delle più felici, però, ora, muore con l'amore nel cuore, quello vero, e nella consapevolezza di aver salvato l'uomo della sua vita.
Lasciando scivolare un'ultima lacrima sul suo volto, lei sospira e, desiderando che sia Loki, l'ultima immagine della sua esistenza, rimane con lo sguardo nel suo.
-Ti amo più della mia vita, abbi cura di te.- sussurra, per poi, con ogni forza rimasta, spingere quella spada attraverso la sua carne, fino a sentirla come una parte di sè e, inesorabilmente, crollare a terra.
Non sente più dolore, ora, ma solo delle voci lontane e l'odore del sangue, il suo, probabilmente, che le riempie il cervello.
Due braccia la sollevano, ma la sensazione è soltanto quella di un tocco leggero e lei non riesce subito a distinguere la persona davanti a sé. La sua vista è sfocata, ma, scorgendo, piano piano, una sagoma rosso fuoco, la sua mente, in uno dei suoi ultimi momenti di lucidità, le suggerisce che si tratti di Iron Man.
-T-tu...- sussurra appena, seppur non completamente consapevole né di aver parlato, né di cosa vorrebbe dire.
-Resisti.-.
Le pare di udire, in modo ovattato, mentre si sente muovere, tanto da provocarle un senso di vomito.
-S-sei m-mio...-.
-Sì, lo sono.- risponde l'uomo, intuendo la parola successiva e desideroso di aiutarla, per evitarle lo sforzo di parlare:-Se solo lo avessi saputo io...-.
La frase però, gli muore in gola, perché Tony, con gli occhi fissi sulla giovane, si rende conto che, dopo aver tirato le labbra in un sorriso appena percettibile, lei ha smesso di ascoltarlo. I suoi muscoli, infatti, si stanno rilassando, gli occhi sono già vuoti e la sua espressione, lentamente, sta diventando neutra, mentre la pelle, un centimetro alla volta, prende a tornare della sua normale tonalità.
-Non è possibile.- sussurra Iron Man, tremando visibilmente, mentre, con il terrore nello sguardo, osserva le iridi della ragazza diventare castane e rendendo, così, quei grandi occhi identici ai suoi, seppur vuoti, spenti e senza vita.
Perché?, si domanda, lasciando cadere una lacrima sul viso della figlia che non sapeva di avere e che, nemmeno, ha potuto conoscere.
Prima, quando non credeva esistesse un Dio, forse era più facile accettare cose del genere, ma, ora, che è stato costretto da quegli avvenimenti ad accettare qualcosa, per lui, così lontano dalla logica, come può spiegare tutto questo?
Perché Dio gli ha fatto vivere la morte dei suoi genitori, la perdita di Rose e tutto ciò che c'è stato dopo? E, soprattutto, perché gli ha negato sua figlia, per poi portarla a lui solo per vederla morire?

*sclera=bianco dell'occhio, circonda l'iride.

Piccola precisazione, che avrei dovuto fare molto tempo fa (ma ammetto di non averci pensato...pardon🙈): nella mitologia Hel e Valhalla non corrispondono completamente ad Inferno e Paradiso, ma, considerando che nel MCU non è mai stato specificato in modo preciso questo aspetto e parlando comunque di qualcosa di molto astratto e non scientificamente determinato, mi sono presa la libertà di fare questa unione, soprattutto per semplificare un po' le cose. Anche perché, avendo infilato in questa fanfiction una miriade di cose, mi sembrava più che necessario rendere il tutto più facile dove possibile😹

Ok, detto ciò, un immenso bentrovati alle anime che ancora, con enorme coraggio (complimenti, davvero💪😹), mi seguono...ci tengo a dirvi che vi ringrazio di cuore, soprattutto coloro che "si fanno presenti", perché, seppur io scriva per un piacere personale, è sempre ben accetto avere dei riscontri (anche negativi, ovviamente), perché, anche se non ne comprendo il motivo, capita spessissimo di vedere un sacco di letture (e ciò significa che la storia un minimo piace, altrimenti uno non la legge nemmeno) e pochissimi voti o addirittura persone che votano solo l'ultimo capitolo e dicono "ho divorato la tua storia in pochissimo tempo", che, per carità, fa molto piacere, ma se è piaciuta così tanto, perché non votarla?
Scrivo tutto questo non solo per me, ma anche perché mi pare di vedere questa realtà troppo spesso su Wattpad e, a volte, leggendo storie davvero valide, mi dispiace tantissimo.
Quindi, seppur questa mia fanfiction sia molto "umile" voglio comunque, nel mio piccolo, lanciare un appello:
SE UN CAPITOLO VI PIACE, non vi dico di commentare, perché quello è già un discorso molto diverso, ma, per lo meno, VOTATELO, perché dietro a quelle parole c'è una persona che ci ha messo l'anima per scriverle e, sicuramente, apprezzerebbe tanto :) Poi, ovviamente, ognuno è libero di fare quello che vuole, ma io mi sono sentita di far presente questa cosa, perché magari potrebbe far pensare qualcuno e, comunque, perché è una questione che tocca me e persone a me care.

Ok, momento paladina della giustizia terminato, possiamo tornare al capitolo ahahah😹
Ehm...che dire...non odiatemi troppo per ciò che ho scritto. O, per lo meno, abbiate pazienza fino alla fine, prima di farlo😹 per ora non c'è nulla di deciso e la battaglia è ancora in atto, quindi...chissà cosa ci combineranno i nostri eroi😉
Grazie mille a chi è arrivato fino alla fine di questo "angolo autrice" infinito e al prossimo capitolooo😺❤

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