Take me now, baby, here as I am
Pull me close, try and understand
Desire is hunger is the fire I breathe
Love is a banquet on which we feed
Come on now try and understand
The way I feel when I'm in your hands
Take my hand come undercover
They can't hurt you now(Patti Smith - Because the Night)
Angel è immobile davanti allo specchio, da svariati minuti. È furiosa, nei confronti di Odino e tutti coloro che la vogliono diversa, impeccabile.
È stanca di essere una marionetta alla ricerca di approvazione; costretta a pettinature, trucco e vestiti in perfetta linea con quella che è Asgard.
Che piaccia o meno, lei viene dalla Terra ed è questo ciò che tutti vedranno: un'umana imperfetta che, seppur con i suoi sentimenti sbagliati, non accetterà più di farsi mettere i piedi in testa.
Non ha voluto nessuno a prepararla. Ha distrutto completamente l'abito rosso che Frigga le ha fatto portare, stravolgendolo e riassemblandolo con ago e filo, come sua nonna le aveva insegnato per permetterle di creare e rammendare suoi indumenti da ballerina, per poi rifinirlo con la magia, grazie a quello che ha imparato dai libri della regina.
Il risultato è un vestito lungo fino ai piedi, a maniche lunghe, con una scollatura modesta e contenuta, aderente, forse persino troppo per i suoi gusti, e con la schiena completamente nuda, per lasciare scoperte le sue cicatrici. Quelle imperfezioni che, ad occhio poco attento, possono sembrare impercettibili, ma che, per la giovane, hanno sempre rappresentato un peso, a memoria di un potere che non riesce a controllare.
Adesso, invece, capisce il loro vero valore: non sono simbolo di qualcosa di cui non è degna, ma bensì della sua virtù, perché, nonostante il prezzo piuttosto alto di quelle ali, lei non si è mai arresa, sfidando continuamente i suoi limiti a testa alta e dimostrando forza di volontà e determinazione. Per questo, per la prima volta, non si vergogna e non intende nascondere quei segni sulla sua pelle.
Persa nei pensieri, viene riportata al suo riflesso dalla carezza di alcune ciocche di capelli che, sfuggendo dalla spalla su cui li aveva appoggiati, le ricadono sulla schiena, provocandole un leggero brivido. Lì ha lasciati sciolti, come le piace portarli, mentre sul viso ha applicato un trucco nero attorno agli occhi, non troppo marcato, e un rossetto dello stesso colore dell'abito, che fa risaltare le sue labbra piene.
Adesso, nel guardarsi, quasi non si riconosce; non ricordava che le sue forme fossero così femminili, ma, forse, non ci aveva mai fatto troppo caso. Onestamente, infatti, non le è capitato così spesso di indossare un indumento del genere, che sottolinea ogni dettaglio del suo corpo e che, ora, si pente di aver creato in una forma così audace.
Tradita da certi sentimenti di insicurezza e timore, si rende conto che nemmeno il trucco riesce a nascondere la parte di lei che è ancora bambina, chiara e visibile nei suoi occhi tremanti, nella quale non si sofferma più di un secondo.
Non può permettersi di cambiare idea proprio adesso; per questo abbassa lo sguardo, allontanandosi dallo specchio per sedersi sul letto e indossare un paio di sandali neri col tacco, molto semplici e senza dettagli, che ha deciso di lasciare esattamente come glieli hanno portati.
Si alza, avvicinandosi alla porta e iniziando a fare avanti e indietro per la stanza, il tutto per evitare di osservare di nuovo la sua immagine e rischiare di mandare tutto all'aria, optando per un vestito asgardiano e legando i capelli, come vorrebbero loro.
Thor le aveva detto che sarebbe passato a prenderla e non manca molto all'ora stabilita.
Per tutto il giorno, la ragazza aveva provato a concentrarsi sui libri, ma, purtroppo per lei, con risultati più scarsi del solito; non aveva detto niente al dio biondo, ma, dopo la loro chiacchierata della sera precedente, non aveva fatto altro che pensare.
Non le era sfuggita la frase uscita per errore dai pensieri dell'erede al trono "l'ha fatto per lei e io ho rovinato tutto" e, per quanto lei avesse fatto finta di nulla lì per lì, aveva capito benissimo che la questione che riguardava Regan non si fermasse alla semplice parentela con la famiglia reale.
Fortunatamente, non ci era voluto troppo a trovare delle risposte e, con la scusa di dover prendere altro materiale dalla libreria della regina, era riuscita a trovare una genealogia dei reggenti di Asgard e, nel leggere "Vanir" nel ramo familiare di Frigga, a momenti le viene un colpo; per non parlare poi del desiderio quasi incontenibile di urlare e lanciare qualsiasi cosa contro il muro.
Ovviamente, è stato questo che le ha impedito di concentrarsi su altro che non fosse collegato a quella faccenda o al fatto che, spaventosamente, ogni parola scritta in quel dannatissimo trattato degli angeli sembra ripercuotersi su di lei e ogni sua scelta.
Ormai è chiaro quale sia il ruolo che ricoprono tutti, Loki e Regan in particolar modo, ma, invece che convincersi di aver sbagliato sin dal primo momento e metabolizzare quelle constatazioni funeste, la ragazza sembra vittima di un profondo stato di negazione; rifiuta di accettare che la sua vita debba essere già stabilita e i suoi sentimenti dipendenti da un libro appena uscito da una leggenda.
-Angel?- la voce del dio del tuono, al di là della porta, la desta dai suoi tormenti, facendola scattare verso l'uscio e incrociare gli occhi cristallini di lui.
Il principe di Asgard la osserva a bocca aperta e con gli occhi sbarrati, percorrendola più volte da capo a piedi, mentre lei esce dalla sua stanza.
-Hai intenzione di scatenare una guerra con mio padre, a quanto vedo.- ironizza lui, per poi fermarsi nei suoi occhi e, vedendoli preoccupati, continuare:-Stai molto bene, ti dona il rosso.-.
-Grazie.- risponde lei, abbassando lo sguardo.
-Dove hai preso questo vestito?- domanda il semi-dio, per distrarla da qualsiasi cosa la stia chiaramente turbando.
-Ho fatto qualche modifica a quello che mi ha fatto portare tua madre.-.
-Non era di tuo gusto?-.
-Era asgardiano.- risponde lei, agganciando le sue iridi:-E Asgard è un mondo leggendario, dorato, all'apparenza perfetto, ma, nonostante l'ostentata superiorità, le persone non sono migliori di quelle del mio mondo. Giudicano senza conoscere.-.
Lui abbassa il volto, non perché si senta offeso, anzi, condivide la rabbia della ragazza e la verità di certe affermazioni, ma si vergogna di essere stato così anche lui, prima di conoscere Jane, gli Avengers, i midgardiani.
-Noi terrestri non saremo la razza migliore, è vero, ma conosciamo le nostre debolezze, i nostri limiti e questo non ci ferma mai. Sbagliamo, spesso e volentieri, ma sappiamo imparare dai nostri errori. Sono fiera di essere un'umana ed è questo ciò che voglio mostrare questa sera.-.
Il principe di Asgard torna sulla giovane, cogliendo una scintilla nei suoi occhi e una strana luce sul suo viso. Sorride, ripensando che, negli ultimi anni, gli è capitato spesso di vedere lo stesso sguardo brillare nei suoi compagni Avengers, che gli hanno insegnato a vivere, semplicemente essendo sé stessi, trasformandolo in poco tempo nella persona che è ora, senza chiedere nulla in cambio, che non fosse la sua amicizia.
-Sono certo che desterai Asgard. Qualcuno coglierà il tuo monito.- le riconosce poi lui, offrendole il braccio.
La giovane ricambia la sua espressione e, senza dire nulla, appoggia le dita sull'avambraccio del biondo, incamminandosi con lui.
-Da che parte si terrà la festa?-.
-Veramente...Angel, prima ho parlato con Regan e lui, insomma...vorrebbe vederti.- ammette lui, arricciando il naso e portandosi una mano alla nuca.
-Adesso? Non dovrei passare la serata a fingermi una futura mogliettina felice?- chiede lei, infastidita.
-Credo voglia mettersi d'accordo con te in privato, a proposito di questo.-.
-Bene, ci mancavano i suoi discorsi da perbenista, stasera.- si infuoca lei, aumentando il passo.
Il semi-dio tace, limitandosi a condurre la ragazza attraverso i corridoio e fino ad una delle stanze della regina, solitamente dedicata alla lettura.
-Preferisci che io aspetti qui?- chiede il biondo, mentre lei ha già le dita appoggiate alla maniglia.
-No, vai pure.- risponde la midgardiana, sfoggiando un sorriso fintissimo e salutandolo con la mano.
La giovane apre la porta, notando subito Regan alla finestra che, appena sente il rumore dei suoi passi, si volta.
-Angel...tu...- incespica lui, trattenendo il respiro.
-Sì, Regan, anche tu stai molto bene. Ora che abbiamo finito i convenevoli, vuoi dirmi perché sono qui?- domanda lei, con la rabbia accumulata pronta ad esplodere da un momento all'altro, mentre si chiude l'uscio alle spalle.
-Mi dispiace davvero per quello che ti sta accadendo, credimi, ma io sono qui per...-.
-Non fate altro che dirmi tutti che vi dispiace, ma intanto continuate a mentire, usarmi. Credete che io sia stupida?- lo attacca lei, nera.
-Possibile che non comprendi di prendertela con l'unico che tenta di aiutarti?- alza la voce lui, avanzando fino a sovrastarla, costringendola ad indietreggiare, impreparata ad una reazione del genere e ai suoi occhi, normalmente dolci e rassicuranti, adesso attraversati da una fiamma viva.
-Sono stato paziente con te. Ho sopportato. Ti ho giustificata quando hai cercato di baciarmi per un tuo capriccio. Ti rendi almeno conto di quanto sia difficile la mia posizione?-.
La giovane rimane immobile, schiacciata da quello sguardo furioso; non l'ha mai visto così e, forse, non si è mai resa conto di quale fosse la verità dietro al suo agire. Ora, che capisce di averlo inconsciamente sfruttato, facendosi meno remore morali per lui che per tutti gli altri, quando invece sarebbe stato il primo a meritarle, sa di non potergli dare torto e, davvero, non ha idea di cosa poter dire per scusarsi.
Il ragazzo distoglie l'attenzione dalla terrestre, portandosi una mano sugli occhi e prendendo a camminare per la camera.
-Hai la minima idea di cosa io provi a vederti con lui? Sapere che non potrebbe mai meritarti, eppure rimanere in disparte, per correttezza nei tuoi confronti.- continua, poi.
-Per questo non mi hai detto chi sei?- domanda lei, i sensi di colpa ad attanagliarle lo stomaco.
-Inizialmente volevo mi vedessi semplicemente come un amico, qualcuno di cui poterti fidare, senza gravati con titoli nobiliari che non significano nulla. Poi, mi sono reso conto di aver avuto una visione un po' troppo ottimistica della situazione, in quanto non ho mai potuto starti accanto come avrei sperato, ma la mia scelta è sembrata quasi perfetta quando sono venuto a conoscenza delle parole di quel trattato. Per questo ho continuato sulla mia linea.- risponde lui, per poi tornare a guardarla intensamente:-Quello che provo per te, però, è nato prima di tutto questo, te lo assicuro.-.
-Ma se ci eravamo visti mezza volta.- ride lei, nervosa.
-Ti sbagli.- ammette lui, con un sorriso amaro dipinto sul suo volto:-Tra i guaritori che hanno cercato di rimetterti in sesto quando sei arrivata qui...c'ero anche io.-.
-Che cosa?- interroga lei, facendo una smorfia, a causa della sensazione fisica di un pugnale che, letteralmente, pare lacerarle la carne e trafiggerle il cuore.
-Ti avevamo data per spacciata, ma tu mi hai fatto ricredere, convincendomi a provare l'impossibile, insieme a te. Sai...ho visto guerrieri con secoli di esperienza arrendersi per molto meno e tu, invece, nonostante fossi solo una giovane umana, hai dimostrato una forza inaudita.- spiega lui, senza curarsi della visibile emozione nei suoi occhi, ora lucidi:-La determinazione cieca con la quale ti sei attaccata alla vita, lottando contro la morte...è stato questo a colpirmi dritto al cuore, nonostante io abbia cercato di negarlo per molto.-.
La giovane vorrebbe sparire, supplicare il perdono di quel ragazzo che, a quanto pare, le è stato accanto sin dall'inizio, seppur in disparte, nascondendo quello che provava, quello che era davvero, solo per aiutarla a superare il suo dolore, senza ulteriori pressioni.
Lei, invece, cosa ha fatto per lui? A parte farlo soffrire, si intende.
-Non so se questo dipenda dalla tua natura, sono sincero, perché non mi è mai accaduto di perdere la testa così, da un momento all'altro. Però, sono certo di ciò che provo per te, Angel. Posso giurartelo.- confessa lui, prendendole le mani e stringendole nelle sue, mentre lei sfugge al suo sguardo.
-Per questo non ti sposerò.-.
Il giovane, a quella dichiarazione, lascia la presa e la midgardiana alza gli occhi su di lui, sconvolta, confusa.
-Era questo ciò che volevo dirti. Ho parlato con Odino.- sorride l'asgardiano, non riuscendo, però, a nascondere il dolore nello sguardo:-Proclamerò davanti a tutti il nostro fidanzamento e assicurerò che le nozze saranno soltanto rimandate a momenti migliori, dopo la battaglia. E una volta finito tutto, non preoccuparti, ci inventeremo qualcosa.-.
Una lacrima silenziosa attraversa il volto di Angel, l'unica che non è stata in grado di trattenere.
Lui sta rischiando di macchiare la sua immagine per me, pensa, odiandosi per non essere in grado di ricambiare i suoi sentimenti o, almeno, per non averlo trattato come davvero meritava, nonostante gli sforzi e i sacrifici che lui ha sempre fatto per aiutarla.
-Ti chiedo solo di presentarti con me, sederti al mio fianco, per pochi minuti e poi potrai andartene con una scusa. Tornare da Loki, se è questo che vuoi.-.
La ragazza spalanca ancora le palpebre, intercettando lo sguardo di lui e sentendo il pavimento mancarle sotto i piedi, nel vederlo trattenersi, ancora, solo per darle sostegno.
-Angel, promettimi solo che non ti vedrò più in certe condizioni. Se è lui la tua scelta, va bene, ma fai attenzione, sempre.-.
Lei gli si lancia letteralmente addosso, nascondendo il viso tra le sue vesti e stringendolo con tutte le sue forze.
-Perdonami, Regan, mi dispiace.- sussurra lei, mentre alcune lacrime le rigano le guance:-Tu meriti molto di più.-.
Lui le avvolge le braccia attorno al corpo, chiudendo gli occhi, trasportato da un piacevole calore che gli riempie il cuore, ostacolato, però, da un groppo in gola, che gli ricorda che, in ogni caso, lui non avrà mai il potere di renderla felice.
-Non preoccuparti, le cose andranno meglio. Ne sono certo.- risponde lui, cercando di nascondere il suo malessere persino a sé stesso, sforzandosi di essere fiducioso, per poi prendere il viso della ragazza tra le mani, asciugandole le lacrime con le dita.
-Ora dobbiamo proprio andare.- le sorride poi, guardandola intensamente.
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Salvation || Loki
Fanfiction~COMPLETATA~ (In revisione -> capitoli corretti: 12) Tutti conoscono Loki come il dio degli inganni, delle malefatte o, più ufficiosamente, lingua d'argento. Nomi utili a mettere in guardia da un uomo apparentemente senza cuore, con una mente subdo...