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Quando suona la sveglia, sento il desiderio di sparare a qualcuno.

Questa notte non ho chiuso occhio. Ho passato le ore a tormentarmi per il messaggio di ieri sera.

Quelle parole mi rimbalzano in testa ancora adesso: che cavolo stai facendo Anna? Torna a casa.

Non capisco: perché Leo mi ha chiesto di fare una cosa così stupida come tornare a casa?
Sa benissimo che non posso farlo e pensavo che lui, essendo il migliore amico che abbia mai avuto, avrebbe capito più di chiunque altro.

Lui c'è sempre stato, con quei suoi teneri occhioni verdi, con il suo sorriso rassicurante.. era il mio sole, la mia allegria: in ogni momento, anche il più brutto o difficile, lui sapeva tirarmi su.

Non faccio altro che pensare a tutte le volte in cui lui mi ha salvata: da una sgridata di mia mamma, da una punizione a scuola, da una litigata con gli amici.. c'è stato fino alla fine, quando ho deciso che era troppo.

Ma non c'era quando sono partita, era in vacanza.. e io non ho detto nulla: sapevo che, se gli avessi rivelato il mio desiderio di partire, lui mi avrebbe convinta a non fare una follia del genere.. e non potevo permettermi di cambiare idea.

Non dopo tutto quello che è successo, non dopo aver perso tutto.

Probabilmente, appena tornato a casa, è passato da casa mia, come fa, faceva, praticamente ogni giorno. Ormai era parte della famiglia.
Poi avrà scoperto tutto.. sapevo che questo momento sarebbe arrivato e avevo abbastanza paura.

Non avevo idea di come avrebbe reagito, ma ero ben consapevole che saremmo stati molto male entrambi in ogni caso.

Non mi aspettavo però un dolore così. Solo ora mi rendo conto del vuoto che mi sono costruita nel petto: lui è là, io qui. Non lo ho nemmeno salutato, la nostra amicizia è così, sospesa.. e lui intanto sta male. Sono un'egoista: come ho potuto pensare di lasciarlo così?

Ora che faccio? Ignoro il messaggio? Rispondo? Se rispondo, cosa potrei dire?

"Anna, la scuola! Farai tardi.." la voce di mia madre che mi chiama dall'ingresso mi distoglie da questo mare di domande che mi tormentano.

"Arrivo mamma" rispondo. Oggi merito di passare una giornata tranquilla: penserò più tardi a cosa fare.

Quando arrivo davanti alla porta, mia sorella mi fulmina con lo sguardo.

"La prossima volta non ti aspetto! Sono sempre in ritardo per colpa tua."

"Calmati Sofi, non muore nessuno: siamo in perfetto orario." Rispondo seccata. Deve sempre farmi storie per ogni cosa?

Come avevo previsto, arriviamo quando ancora le lezioni devono cominciare e i corridoi sono pieni di persone che chiacchierano tranquillamente.

Ormai sono due settimane o più che frequento questa scuola, ma mi sono appena resa conto di non esserci mai stata veramente. Fino a oggi non avrei nemmeno saputo dire di che colore sono le pareti o dove si trovano gli spogliatoi della palestra.

Raggiungo il mio armadietto mentre mi guardo attorno e finalmente comincio a notare quante persone diverse mi circondano: coppiette, gruppi di amici, ragazze vestite alla moda, ragazzi con la felpa della squadra di calcio e professori che già da ora sembrano sconvolti.

Ma dove ero con la testa in questi giorni? Forse sono stata così concentrata a diventare invisibile che avevo reso invisibile tutto il mondo ai miei occhi.

Ma forse uscire con dei nuovi amici mi ha davvero fatto bene.

"Ehi ciao! Alla prima ora sei con me a letteratura vero?" Sento una voce femminile alle mie spalle.

JUST LIKE A THUNDERSTORM || Cameron Dallas||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora