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"Sinceramente, sotto l'albero vorrei trovare solo un po' di pace quest'anno!" Non potrei essere più d'accordo con Ashley in questo momento.

Dopo aver passato le ultime due settimane a sostenere Dylan nella sua guerra contro Bella, senza esclusione di colpi, meritiamo tutti un po' di riposo; ma soprattutto chi, come me, Ashley e Allison, era sempre presente ad asciugare i begli occhioni blu del nostro amico dopo ogni battaglia.

Bisogna ammettere che è stata davvero dura: come è possibile combattere per qualcosa se si è dalla parte che non ha voce in capitolo? Come si può lottare tanto strenuamente e allo stesso tempo cercare di tenere nascosta la faccenda?

Ma è stato proprio Dylan a chiederci riservatezza: dopo lo scandalo di sua madre che andava a letto con un adolescente, l'ultima cosa di cui ha bisogno la sua famiglia è un ragazzo padre sulla bocca di tutto l'Upper East Side. Certo, se per una qualche misteriosa grazia divina, riuscisse ad averla vinta e a convincere Bella a tenere il bambino, ad un certo punto, inevitabilmente, tutti verrebbero a saperlo.. ma per ora sarebbe inutile sollevare un polverone per qualcosa che forse è destinato a non esistere.

Dylan, comunque è anche più distrutto di noi. Naturalmente un figlio da adolescente non era nei suoi piani, ma ora sento quanto disprezza Bella, che invece è convintissima di voler abortire.

Mentre Ashley mi saluta per andare allla cena della vigilia con la sua famiglia, mi chiedo cosa provo io, invece. Sicuramente non voglio che Bella interrompa la gravidanza, ma non la biasimo: disprezzo il gesto, non chi lo commette. Ma soprattutto sono confusa. Mi sto ritrovando in situazioni complesse e, grazie al cielo, Cameron non ha lasciato soli nè Dylan nè me.. ma, se devo essere completamente sincera con me stessa, lui è un'altro motivo di confusione nella mia testa. Con tutti i suoi segreti e i suoi misteri, mi sta uccidendo.

Quasi mi viene da ridere se penso che l'unica mia certezza in questo periodo è proprio Nash, con cui, per colpa della mia fatina malvagia, sto ancora progettando lo spettacolo per il professor Fitz. Almeno so che lo detesto e questo è un punto fermo nella mia vita.

"Anna! Entra che prendi freddo!"

"Tranquilla nonna.. un po' di neve non ha mai ucciso nessuno." Rispondo, ma mi chiudo comunque la porta alle spalle, obbediente, dopo aver salutato la mia amica che, finalmente va a godersi un po' di meritato riposo a casa sua. Conosco mia nonna Delia: è un tesoro nella maggior parte delle situazioni, ma se si tratta di mangiare poco o di ammalarsi non dà tregua a nessuno.

"Ne sei proprio sicura? Se ti viene una polmonite poi che fai?" mi sfida lei, guardandomi dal basso della sua minuscola statura.

"Esistono gli antibiotici al giorno d'oggi.."

"Ai miei tempi si moriva di polmonite, sai?" Io non capisco assolutamente come questo sia rilevante nella nostra conversazione, perchè è altamente improbabile che io mi ammali e poi venga catapultata indietro nel tempo, per morire di raffreddore su un letto del primo dopoguerra. Decido comunque di non contraddirla, tanto sarebbe inutile e, mentre lei comincia a parlarmi di quanto la salute sia importante, io quasi mi addormento.

Non è esattamente una tradizione della nostra famiglia la cena della vigilia: noi preferiamo il pranzo di Natale e trasferirsi in America non ha assolutamente cambiato le nostre abitudini.

"..e poi quei telefonini vi uccideranno, sai? Camminate per strada senza nemmeno guardare se un aereo cade dal cielo!" 

Non ho la minima idea di come mia nonna sia passata dalle malattie ai cellulari, ma, istintivamente, sblocco il mio e scopro  di avere tre chiamate perse da Cameron e un messaggio in cui mi chiede di richiamarlo appena posso.

JUST LIKE A THUNDERSTORM || Cameron Dallas||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora