*XXV*

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Il tempo non passava più.
Ad Anna sembrava di aver parlato con Davide secoli prima, e invece era stato solamente un giorno prima.

Non si erano incontrati in condizioni particolarmente piacevoli, perciò Anna non vedeva l'ora di rivederlo lontano dal casinò, alla luce del sole e per più di un quarto d'ora.

Per di più, un'altra cosa aveva contribuito nel rendere quell'unico giorno troppo lungo: Leo.

Anna non si era mai trovata in difficoltà con Leo: era fin troppo semplice parlare con lui, non si doveva vergognare di nulla e sapeva bene che non c'erano segreti tra loro.

Ma questa volta un segreto c'era, ed era grande come una casa.

Anna, seduta al tavolo della cucina, con un libro di latino aperto davanti, cercava di studiare qualcosa, ma le continue domande di Leo la distraevano troppo.

"Dai Anna! Non puoi usarmi come scusa e non dirmi dove sei stata veramente!"

Ma come poteva raccontare al suo migliore amico del casinò, del ricatto e del poker? L'avrebbe messo in pericolo: se Lorenzo l'avesse scoperto, anche Leo sarebbe stato a rischio, come lei e sua madre.

Anna guardava quegli occhi imploranti, e anche un po' delusi, e non aveva la più pallida idea di cosa fare.

"E va bene.." il bisogno di parlare con qualcuno dello schifo in cui si trovava e la voglia di parlare proprio con Leo la stavano convincendo a sputare il rospo.

Una parte del suo cervello la costringeva a mordersi la lingua e le gridava che, se voleva davvero bene a Leo, non lo avrebbe mai messo così in pericolo.

E fu proprio quella parte della mente di Anna a parlare: "Ho conosciuto un ragazzo.."

"COSA? Anna Jones! Come puoi tenermi nascoste queste cose?" Gli occhi di Leo si spalancarono più che mai.

E Anna continuò a nascondere il suo segreto dietro a mezze verità che sperava fossero sufficienti per distrarre l'amico.

"Te l'avrei detto.. ma non sapevo ancora se ne valesse la pena, ecco.."

Leo si fece sospettoso: "Quante volte l'hai visto?"

"Due" ammise Anna, con gli occhi bassi.
"Ma la prima volta non ci ho nemmeno pensato ecco.. ci siamo incontrati per caso e abbiamo parlato un quarto d'ora. La seconda volta.. mi ha chiesto di incontrarci per un appuntamento. Almeno credo che sia un appuntamento."

I due amici si guardarono per qualche secondo e poi tutta quell'elettricità nata da un discorso così sensibile scoppiò in una risata.

"Bene dai! Ho pensato a cose molto peggiori.. tipo che ti fossi messa a spacciare o a fare scommesse illegali."

Leo rideva, ma il sorriso di Anna lasciò il posto ad uno sguardo assorto.

"Anna? Ho detto qualcosa di male?" Leo si alzò immediatamente e le si avvicinò, per accarazzerale una guancia.

Anna si rese conto solo dopo un momento che l'amico non la stava accarezzando, ma stava asciugando le lacrime che le rigavano il volto.

"..Oh.. no, non è niente. Non ti preoccupare, davvero." Ma la voce tradì la ragazza, spezzandosi e lasciando posto ai singhiozzi.

Non era possibile continuare con quella farsa: era troppo difficile continuare a nascondere al mondo ciò che provava, ma nasconderlo a Leo era davvero troppo.

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