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"..il 911.."

"..ma dal nulla?.."

"..svegliare Leo.. quest'ora?"

"..Mamma?"

Le voci che sento sono distanti e vorrei riuscire a raggiungerle, ma non ne ho proprio la forza.
Voglio solo che il male passi.

Non riconosco le voci e non vedo nulla. L'unica cosa che sento è che non sono più sul pavimento: dove sono?

Mamma ho paura! Mamma, per pietà, non lasciarmi sola.. dove sei? Vieni qui. È buio, mamma. C'è odore di asfalto bagnato e di sangue.
È buio, è freddo e ho paura.
Mamma andiamo a casa, dai...
Mi coccoli un po' sul divano..
MAMMA! Mamma..

E tutto quello che riesco a pensare è lei, la mia mamma, la persona che mi ha sempre protetta dai mostri sotto al letto e dalle ginocchia sbucciate.
Ma ora non è qui.. ora sono sola nel mio buio e nel mio male.

                                  ***

Aprire gli occhi è davvero faticoso: mi sembra di avere le palpebre incollate.
Il soffitto è bianco e l'aria sa di disinfettante.

Non mi servono nemmeno due secondi per capire dove sono: sono rimbambita e sembra che tutto ruoti, ma l'ospedale lo riconoscerei anche da cieca.

Sono sdraiata in un letto scomodo ma non intendo rimanerci: sorprendentemente non sono attaccata a nessun tubicino, ma sono completamente libera di muovermi.

Mi metto seduta e mi accorgo di quanto mi faccia male la testa, ma almeno il petto sta meglio.

Quando mi guardo attorno cominciano i dubbi: che ore sono? Da quanto sono qui? Dove sono mia mamma e Sam? Perché nessuno viene a controllarmi?

Almeno a quest' ultima domanda trovo risposta: Sam entra trafelato nella mia stanza con un bel camice bianco addosso.
Questo significa che è qui come mio medico, non come Sam, e che ora, se Dio vuole, scoprirò cosa mi è successo.

"Non sei stata bene, Anna. Hai avuto una ricaduta polmonare abbastanza grave.."
Nonostante la notizia non sia delle migliori, mi sento rassicurata perché chi, come me, è già stato suo paziente, sa quanto sia bravo nel suo lavoro.

"Fra quanto potrò uscire? Stasera sarò a casa?"

"Anna.. so che non ti piacciono gli ospedali.."

Lo interrompo, già imbronciata, appena capisco dove vuole andare a parare: "E a chi piacciono?"

Sam sorride amaramente: "Abbiamo dovuto operarti. Non é stato un grandissimo intervento, ma dovrai stare qui per questa notte, sotto osservazione."

Sotto quel camice bianco c'è una persona che mi conosce bene, un uomo che mi vuole bene e sa quanto per me sia insopportabile l'idea di stare qui.

"Una ricaduta del genere è abbastanza normale.. ma non dovrebbe capitare mai più grazie all'operazione. Starai meglio presto.."

Mi ritengo una paziente brava: vorrei urlare per tutto quello che mi sta dicendo Sam. Vorrei scalciare, piangere e stropicciare tutte le coperte, ma non lo faccio.

Per questo meriterei almeno un palloncino con la scritta "SEI STATA BRAVISSIMA!"... non voglio mica la Luna dopotutto.. ma magari qui non si fa così. Che tristezza.

"Chiamo tua mamma e.." Sam interrompe il filo dei miei pensieri, abbandonando per un momento il tono professionale.
"..sono contento che tu stia meglio."
Mi fa l'occhiolino e mi lascia da sola con i miei pensieri.

Grazie al cielo mia mamma si precipita subito nella stanza, senza lasciare il tempo alla mia mente di perdersi in ricordi troppo spiacevoli.

"Io lo sapevo! Tu, signorina, devi semtterla di andare a dormire troppo tardi!" Mia mamma é furente.

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