*39*

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"Stai dritta con la schiena, signorina! Non vorrai sembrare una plebea qualunque!"

Cerco di non far vacillare il mio sorriso falso mentre accolgo in casa mia nonna: appena arrivata e già mi tortura!
E io che pensavo che i Californiani fossero tutti simpatici.. nonna Evangeline in questo caso è l'eccezione che conferma la regola.

"Perché noi non siamo plebei, nonna?" Mia sorella arriva alle sue  spalle, tutta rossa e piegata in due dal peso della valigia della nonna, che è invece ferma e rilassata sulla porta d'ingresso.

"Assolutamente no! Ricorda che mio padre era membro del governo Irlandese durante le rivolte all'inizio del Novecento! Siamo arrivati in America sul Titanic con tutti gli onori dal re d'Inghilterra! Non siamo comuni proletari."

Non ho parole per descrivere la faccia di mia sorella, che deve aver sentito questa trafila per almeno duemila volte nel tragitto dall'aeroporto a casa.
Grazie al cielo io sono rimasta qui a sistemare e a "non affaticarmi", secondo le istruzioni del medico.

"Qui nevica come se fossimo in un frigorifero!" Riprende a lamentarsi la nonna.

"Ma hai mai visto un frigo?" Non vorrei essere scortese, ma in frigo non nevica, fino a prova contraria.

"Che domande sono? Non sono così vecchia, signorina!" Questo appellativo, signorina, mi fa sentire continuamente sotto esame con lei... e già la mia pazienza sta crollando.

"Ma bando alle ciance! È arrivata tua nonna? La cara Delia.. non la vedo da moltissimo tempo." Il tono della mia nonna paterna è affettuoso quando parla della sua consuocera, ma dentro di me sento che vuole solo vedere se è invecchiata meglio di lei: questa donna ha la competitività nel sangue.

"Ho sentito dire il mio nome.. chi c'è?" La mia nonna materna arriva nell'ingresso, piccola come non mai, appoggiata ad un bastone che in realtà non le serve.

"Oh! Evangeline, che piacere cara.."
Io non so come facciano a capirsi: una parla solo inglese e l'altra é tanto se parla italiano e non dialetto... ma a quanto pare vanno d'amore e d'accordo come due amiche d'infanzia.

Beh.. almeno una è risolta! Ho passato troppe ore, tra ieri e stamattina, a sopportare la storia: "Da giovani con tuo nonno siamo andati a Milano a cercare lavoro.."

Mentre le mie adorabili nonne si spostano con calma snervante in salotto per raccontarsi non so quali emozionanti avventure in non so quale lingua, io decido di svignarmela.

A gesti informo mia mamma che esco: prendo la giacca, la borsa, infilo le cuffie e scorro le mie playlist per trovare la più adatta.
Mi fermo su Love Me Tender di Norah Jones, che è una delle canzoni che mi ispirano di più in assoluto quando c'è la neve.. per di più io e la cantante condividiamo il cognome forse questo è uno dei motivi per cui sono così affezionata a lei.

Mentre cammino mi sento come in un video ufficiale di qualche canzone triste, fino a quando non mi arriva un messaggio che mi distrae totalmente dal mio mood depresso.

*Aspettami al parco, vicino al laghetto. Cam*

Sorrido e, con calma, inizio a camminare verso quello che d'estate sarebbe davvero un laghetto a tutti gli effetti, ma ora sembra più una pista da pattinaggio decisamente poco sicura. 

Mi sto chiedendo cosa abbia in mente quel ragazzo fuori di testa e come faccia a sapere che sono qui, quando sento nuovamente vibrare il telefono.

*A proposito, sei bellissima sotto la neve.*

Sento le guance aprirsi in un sorriso a trentadue denti e arrossarsi, ma questa volta non per il freddo.

Come fa un ragazzo a scatenare emozioni così forti nella mia testa solamente con un messaggio? Pensavo che non avrei mai trovato nessuno in grado di farmi battere di nuovo il cuore di corsa o di far volare così tante farfalle nel mio stomaco da farmi quasi svenire.

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