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C'è un momento, appena svegli, in cui siamo come tavole bianche: non ci rendiamo conto di chi siamo e i nostri ultimi ricordi non esistono.

Ma mi bastano pochi secondi per metabolizzare la voce di mia mamma che mi urla che sono in ritardo e mia sorella che mi chiede il mio maglione rosso.

Mi rigiro nel letto, senza la minima intenzione di alzarmi dal letto: è sabato.
Per cosa cavolo sarei in ritardo?
E perché mia sorella è sveglia di prima mattina se non c'è scuola?

Al posto di una risposta alle mie domande, sento solo un'onda di gelo percorrermi le gambe e risalire fino al mio collo.

Spalanco gli occhi, mentre una parte di me si chiede quale marchingegno infernale sia in grado di trasportarmi dal mio lettuccio caldo e morbido ad un ghiacciaio in meno di tre secondi.

"Anna! Primo, sono le 11 passate e tu dovresti prendere in considerazione l'idea di alzarti.. e secondo, ho bisogno di quel cavolo di maglione rosso. Subito."

Di solito voglio bene a mia sorella, ma la mattina non riesco davvero a sopportare nessuno: "Ma prenditelo! Sai dov'è.. e poi a che ti serve?"

Lei si allontana e rovista nel mio armadio: "Devo andare dal parrucchiere e ho appuntamento a mezzogiorno perciò sono più che in ritardo."

Parrucchiere...

Mi soffermo su questa parola e mi incanto nel tentativo di afferrare un pensiero che galleggia sopra la mia testa, ma non vuole farsi afferrare.

È come se dovessi collegare qualcosa alla parola "parrucchiere"...

E poi mi illumino: salto giù dal letto e corro in bagno, urlando a mia sorella di non partire senza di me.

Che scema a non pensarci! Le spie, nei film che guardano sempre mia mamma e Sofia, quando vengono scoperte, si trasformano e si rendono irriconoscibili con la chirurgia plastica.

Si rifanno il naso, cambiano taglio di capelli, cambiano il colore degli occhi,  l'altezza della fronte, la forma delle labbra, la larghezza dei fianchi e tante altre cose.

Ecco io, se non voglio essere riconosciuta, devo fare come loro.

Ovviamente non mi affiderò alla chirurgia: non sono certo una spia in incognito e non sono esattamente il tipo di persona con così tanti soldi che non sa cosa farsene.

Ma i capelli.. quelli li posso cambiare! Addio lunghe code scure, addio interminabili colpi di spazzola, addio miei cari capelli.

Li taglio. Ho deciso: un caschetto leggero e liscio. Elegante ma sbarazzino allo stesso tempo.

Non penso di essermi mai cambiata così velocemente: in meno di un quarto d'ora io e la mia biondissima sorella siamo in strada a farci lo sgambetto e buttarci giù dal marciapiede a vicenda.

L'ansia di questa notte sembra quasi dissolta. Rimane solo una piccola ombra fredda che mi impedisce di godere completamente del bel momento con la mia sorellina.

So che dovrei parlarle di cosa è capitato.. dopotutto, anche lei è coinvolta nei miei problemi. Se non lo fosse, probabilmente a quest'ora sarebbe ancora in Italia, circondata da ragazzi scemi che non mi sembrano mai abbastanza per lei.

Invece è a New York, ancora circondata da un mucchio di ragazzi troppo scemi per lei.

Ma è a New York, con me.. per me.. per causa mia.

"Anna, che c'è?"

"Eh?..."

"Sei un po' strana. Cioè.. più del solito." Fa sempre così: butta sul ridere anche le cose più serie.

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