Quando il campanello suona mi sto ancora truccando e con il mascara per la fretta faccio una sbavatura grande come un'autostrada, ovvio.
Come al solito, ho dormito poco e male: dormire non è la mia attività preferita, tranne quando sono a scuola...
Comunque mi sono alzata catastroficamente in ritardo e ho pregato per tutto il tempo che Dylan arrivasse in ritardo per andare a scuola.
Invece è puntualissimo e io devo ancora fare colazione, mettermi le scarpe e pettinarmi! Infilo il primo paio di scarpe che trovo in corridoio - perché ovviamente non le ho messe al loro posto - e corro giù dalle scale come una pazza.
Devo sembrare un mostro: spettinata, con le scarpe slacciate, una merendina in bocca e due occhiaie da paura che non sono riuscita a nascondere, mentre litigo con la cerniera della felpa, che non vuole chiudersi.
All'ultimo gradino inciampo nei miei lacci e cado addosso a Dylan, spiaccicando una mano sulla sua faccia e colpendolo su una spalla con il gomito.
Per fortuna lui non è goffo come me e mi recupera al volo dicendo: "Buongiorno anche a te!"
Dall'espressione divertita che ha sulla faccia direi che non si è fatto male ma mi scuso comunque, nonostante il fiatone: "Buongiorno.. Dylan.. Io... scusa non.."
"Ehi, calma: riprendi fiato! Abbiamo tutto il tempo del mondo.." mi rassicura.
Lo guardo e all'improvviso mi rendo conto di quanto deve sembrare ridicola la situazione, perciò scoppio a ridere, gli stampo un bacio sulla guancia e ci avviamo verso il luogo del tormento eterno.. no, non l'inferno: la scuola.
Durante il tragitto chiacchieriamo tranquillamente: parlare con lui mi sembra naturale come se lo conoscessi da sempre.
Ma appena passiamo davanti al locale di Luke, mi ricordo improvvisamente di ieri sera, del modo in cui Cameron si è rivolto a Dylan e provo una gran vergogna per come il bel moro si è rivolto al mio amico.
"Scusa per ieri sera.." dico senza pensare.
Dylan mi guarda dubbioso: "Scusa per cosa esattamente?"
"Ehm, per come si è comportato Cameron.. non so perché vi odiate ma comunque non doveva dirti le cose orribili che ti ha detto.." spiego.
Un'ombra compare sul volto del mio amico: che stupida! Non dovevo ricordarglielo.
Dopo poco torna a sorridere e dice tranquillo: "Tu non mi hai fatto nulla, non hai niente di cui scusarti."
"Cameron dovrebbe scusarsi" affermo convinta "ma non ha voluto dirmi perché ti ha detto delle cose tanto brutte.."
Dylan sembra esitare: ".. Vorresti saperlo?
Io non so cosa rispondere: ovviamente vorrei saperlo, ma l'espressione sul viso di Dylan mi dice che forse è meglio evitare l'argomento.. perciò mi mordo un labbro e non rispondo.
"Io e Cameron eravamo molto legati una volta.. poi però è arrivato Nash. All'inizio pensavo potessimo essere amici tutti e tre ma loro due dopo un po' hanno cominciato ad escludermi: avevano dei segreti, non mi parlavano.."
"E ora sai di cosa si trattava?" Domando, sinceramente incuriosita.
"In parte: mia madre in quel periodo era sempre fuori casa, agitata, scontrosa con me e mio padre.. pensavo fosse per colpa del lavoro e invece aveva una relazione.."
Il suo tono è terribilmente triste: non posso sopportare di vederlo così.
"Una relazione? E come facevano loro due a saperlo mentre tu non ne sapevi nulla?" Chiedo con il tono più gentile che ho.
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JUST LIKE A THUNDERSTORM || Cameron Dallas||
FanfictionAnna è a New York per dimenticare un passato che la tormenta e che deve rimanere in Italia, quel posto che un tempo amava tanto. Il piano? Diventare invisibile. E ci riuscirebbe alla grande! Se Cam, come una tempesta, non stravolgesse tutto quello...